venerdì 31 agosto 2012

LA CASA DI CARTA - Carlos María Dominguez

L'Io narrante è un docente argentino di ispanistica all'università di Cambridge, che ha sostituito una collega, Bluma Lennon, travolta mortalmente da un'auto mentre leggeva, incantata nel verso, una poesia di Emily Dickinson. Il professore riceve un libro a lei spedito, La linea d'ombra di Conrad, impastato con frammenti di cemento, recante una dedica della stessa Bluma che sembra accennare a un'avventura amorosa. Una restituzione, secondo tutte le apparenze. E non resiste alla tentazione di entrare nell'intimità di Bluma, di decifrare il mistero di un legame tranciato dal destino, che, attraverso quel testo dell'amato Conrad recuperato da chissà quale distruzione, gli manda una specie di messaggio imperioso racchiuso in un silenzio da squarciare. Approfitta così di un ritorno al suo paese, per trovarsi, tra Buenos Aires e Montevideo, dietro le tracce evanescenti di un uomo, Carlos Brauer. Era il destinatario, all'inizio di tutto, di quel volume dedicato poi restituito; e in una occasione aveva espresso su Bluma una profezia stranamente precisa. Celebre bibliofilo, prigioniero della divorante passione per le collezioni bibliotecarie, Carlos era svanito verso terre estreme, dopo aver inseguito una chimera di dominio che lo aveva precipitato nell'inquietudine o nell'insania. Raggiunto il rifugio finale del bibliofilo, sulla costiera di una finisterre sudamericana, il professore apprende finalmente il segreto che lega Bluma a Carlos: un capriccio, una beffa del tempo circolare.


"La casa di carta" è un piccolo gioiello. Appartiene a quella categoria di libri che vanno letti tutti d'un fiato, senza distrarsi mai dalla lettura per non rischiare di perdere nulla.

E' un libro che parla dell'amore per i libri, di quanto intenso possa essere, intenso al punto da diventare ossessivo ed esasperante. Avete presente Don Chisciotte? Ecco, Carlos Brauer, protagonista indiretto del romanzo, è un moderno Alonso Quijano. Non si trasformerà in cavaliere errante, non combatterà contro i mulini a vento né si innamorerà della bella Dulcinea. Ma si lascerà comunque totalmente invadere dai libri e dai loro autori: apparecchierà la tavolo per sé e per il libro con cui ha deciso di cenare, costruirà uomini di libri con cui conversare, sarà ossessionato dalla disposizione dei volumi nella sua biblioteca (mai mettere vicine le opere di autori che non si sopportano), fino all'apice della follia, che consisterà nella costruzione di una casa di cui i libri sono mattoni. Così li avrà sempre con sé, faranno sempre parte della sua vita ma non si lascerà più sopraffare da loro. Vicini, vicinissimi, ma intoccabili.
Fino a che un giorno non gliene verrà chiesto uno indietro. Il regalo che una donna, Bluma Lennon, gli aveva fatto e che ora vorrebbe indietro.
Il lettore scopre tutto questo tramite l'io narrante della vicenda, un docente argentino ispanista a Cambridge che, sostituendo una sua collega morta investita da un'auto mentre leggeva le poesie di Emily Dickinson, si vedrà recapitato un libro di Conrad, "La linea d'ombra", tutto impastato di cemento. L'uomo, per curiosità, deciderà di scoprirne di più e, tornato a Buenos Aires per le vacanze, intraprenderà un viaggio alla ricerca di Carlos Brauer.

E' un libricino incredibile, di amore e passione per i libri.  Un esempio, esasperato certo, di quanto, volenti o nolenti, i libri e ciò che leggiamo possono influenzare le nostre vite, cambiare il nostro destino. Una volta entrati nella nostra vita, infatti, diventano qualcosa di cui non possiamo più fare a meno, da cui non possiamo scappare, perché se anche proviamo ad allontanarcene (e ammetto di averci provato ogni tanto, a leggere "meno") prima o poi torneranno da noi.

Ammetto che il libro è riuscito anche a farmi sentire un po' ignorante, se penso alla quantità di libri che ho letto io in confronto a quella di ciascuno dei protagonisti (tutti accademici comunque!). Ma questo è ovviamente inevitabile.

In ogni caso, se siete degli accaniti lettori, se avete sempre con voi un libro ovunque andiate, se la vostra libreria è il posto che più vi fa sentire a casa, dovete assolutamente leggere questo romanzo.

Nota alla traduzione: decisamente ben fatta!
Nel corso degli anni ho visto libri destinati a equilibrare un tavolo zoppo; ne ho visti trasformati in comodini, disposti a torre con una tovaglietta sopra; tanti dizionari sono serviti per stirare e appiattire foglie e fiori più spesso di quanto non siano stati consultati, e non pochi libri conservano, dissimulati tra le pagine, lettere, denaro, segreti.
Anche le persone cambiano il destino dei libri.


Titolo: La casa di carta
Autore: Carlos María Dominguez
Traduttore: Maria Nicola
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Sellerio
ISBN:978-8838925559
Prezzo di copertina: 10 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: LA CASA DI CARTA

mercoledì 29 agosto 2012

IL PASSATO E' UNA TERRA STRANIERA - Gianrico Carofiglio

Giorgio, studente modello figlio di intellettuali borghesi, ha ventidue anni e una vita normale e un po' noiosa. Senza crepe, in apparenza. Francesco è torbido, misterioso e affascinante. E baro. Le loro vite viaggiano separate fino all'incontro che segnerà il destino di entrambi. I due diventano amici e passano da una partita di carte truccata all'altra, da una bravata all'altra, in un vortice ubriacante che a poco a poco diventa un'inarrestabile discesa agli inferi. In parallelo corre un'indagine dei carabinieri su una serie di misteriose violenze. Una storia struggente sull'amicizia e il tradimento. Un'avventura picaresca in una Bari segreta e allucinata.

Prima di scrivere una recensione su questo romanzo di Carofiglio sarebbe utile fare un po' di ricerche. E' un romanzo autobiografico? Lo è solo in parte? L'autore prende spunto dalla sua vita ma poi inventa una trama a sé stante?
La risposta a queste domande infatti è fondamentale per poter dare un'opinione sul libro.
Se fosse un romanzo autobiografico non potrei dire nulla, onde evitare una querela (mi scusi, signor Carofiglio, ma non ho saputo resistere... io amo molto i suoi romanzi e il suo stile, ma il suo aver querelato una persona per aver criticato un suo libro proprio non mi è andato). Se fosse solo in parte una storia vera sarebbe interessante capire quali parti sono realmente successe e quali sono invece frutto della fantasia dell'autore: la seduzione del poker? la crisi esistenziale che colpisce più o meno tutti durante la carriera universitaria? La cocaina e gli stupri? Il potere che un'altra persona può esercitare su di noi senza che possiamo fare nulla per impedirlo?

Se invece è una storia totalmente inventata con solo qualche spunto autobiografico, beh... ragazzi, che noia! La trama è scontata e prevedibile sia nel suo svolgersi sia nell'epilogo, e risulta quasi difficile credere che un ragazzo di 25 anni, con una certa cultura alle spalle, si lasci influenzare così tanto da un suo coetaneo, affabulatore e misterioso, certo, intelligente e affascinante, anche... ma con delle debolezze e delle incongruenze troppo evidenti per non essere notate.
Eppure il rapporto tra Giorgio e Francesco è così. Giorgio, studente modello di giurisprudenza, si lascia totalmente ammaliare e conquistare da Francesco al punto da andare completamente fuori di testa. Si inizia con il poker, che gli farà assaporare per la prima volta l'ebbrezza di avere tanti soldi, per arrivare poi a qualcosa di più grande, troppo grande da gestire.
Possibile che la morale del protagonista sia così facile da zittire e venga fuori solo alla fine? (e meno male che almeno lì è venuta fuori!!) Possibile che i soldi possano far passare in secondo piano cose più importanti e rendere accettabili cose che accettabili non sono? Il protagonista ha studiato, ha una casa, una famiglia, non è povero o ignorante. Eppure si lascia conquistare da una persona che non ricambia minimamente questa sua venerazione, che lo usa come se niente fosse.
Possibile che le debolezze umane possano trascinare le persone sempre più in basso, in un vortice da cui solo una botta (o tante, meritate, nel caso di Giorgio!) ci può fare uscire?

Beh, se è un romanzo autobiografico, la risposta direi che è sì.

Rispetto agli altri romanzi di Carofiglio, "Il passato è una terra straniera" mi è piaciuto meno. Lo stile dell'autore è sempre magnifico e impeccabile, capace di tenerti ancorato alle pagine senza possibilità di fuga (e non per niente l'ho iniziato e finito in poche ore). 
Eppure qualcosa mi ha lasciata perplessa. I personaggi, forse. Giorgio, troppo debole e incosciente. Francesco, troppo misterioso e inesplicabile. Il giovane tenente, la cui storia non si capisce molto cosa possa centrare con tutto il resto (seppur molto bella, eh!). Oppure la trama, perché non riesco a credere che quanto raccontato nel libro possa davvero succedere. O ancora, perché odio i bari (mi arrabbio sempre con il mio ragazzo e mio fratello quando, sempre in coppia insieme, imbrogliano contro me e mia mamma a briscola) e chi mente in generale, e tutto il romanzo si basa su menzogne e giustificazioni.

Non sto dicendo che il libro non merita di essere letto, anzi. Amo talmente tanto Carofiglio che di questo autore leggerei anche la lista della spesa. Però boh, forse inizierei dagli altri.

Comunque, alla fine mica sono riuscita a capire se è o meno autobiografico.


Titolo: Il passato è una terra straniera
Autore: Gianrico Carofiglio
Pagine: 297
Anno di pubblicazione: 2008
Editore: BUR
ISBN:978-88-09-05657-2
Prezzo di copertina: 10€
Acquista su Amazon:


lunedì 27 agosto 2012

INSEGUENDO L'AMORE - Nancy Mitford

Il primo romanzo di Nancy Mitford, in parte autobiografico, nel quale l'autrice ci offre un ritratto irriverente dei vizi e delle virtù della nobiltà inglese nella prima metà del nostro secolo: al centro della narrazione si trova la famiglia dei Radlett, signori di campagna dai gusti un po' eccentrici, presso i quali la nipote Fanny trascorre lunghi periodi della propria infanzia e adolescenza. Nei ricordi di Fanny ormai adulta spicca la cugina Linda, bella, passionale, sventata e coraggiosa: è proprio lei a "inseguire l'amore". La seconda guerra mondiale segna la fine di un'epoca, ma non appanna mai l'umorismo irresistibile e la frizzante ironia con cui le stravaganze dei Radlett meritano di essere raccontate.

L'altro giorno sono tornata nella libreria Giunti di cui vi avevo già parlato in precedenza per acquistare altri due romanzi a 3,90 €. Una volta scoperto, dopo aver letto "Male d'Amore", che non si tratta di romanzi dalla trama insulsa e dall'edizione pessima, mi è sembrato giusto approfittare dell'offerta e farne incetta: insieme a questo ho acquistato "Il nulla quotidiano" di Zoé Valdés. (Ok, in realtà non li ho comprati io ma me li ha regalati il mio ragazzo, e credo che nemmeno a lui sia dispiaciuto farmi tanto contenta spendendo così poco).

Ho scelto "Inseguendo l'amore" per puro caso, attratta dal titolo e dalla quarta di copertina. Sebbene il primo lasciasse presagire una banale storia d'amore, leggendo la trama mi sono resa conto che quasi sicuramente ci sarebbe stato qualcosa di più.
 E poi, mi sono fermata un attimo a riflettere sul nome dell'autrice. Mi sembrava di averlo già sentito da qualche parte, ma non sugli innumerevoli blog e siti letterari che seguo. No, questo nome mi diceva qualcosa di diverso.
Mi ci è voluto un po' per ricordami che "Inseguendo l'amore" di Nancy Mitford è il secondo romanzo che la regina Elisabetta II prende in prestito dalla biblioteca ambulante in "La sovrana lettrice", e per la precisione è il libro che "si rivelò un ottima scelta, a suo modo determinante. Se Sua Maestà si fosse orientata verso un altro macigno [...] avrebbe potuto scoraggiarsi per sempre e la faccenda si sarebbe chiusa lì. Avrebbe pensato che leggere era un lavoro. Invece fin dalle prime pagine il romanzo della Mitford la coinvolse tanto che quella sera il duca, passando davanti alla sua stanza con la borsa dell'acqua calda, la sentì sbellicarsi dal ridere"
Insomma, scoperto questo e, soprattutto, visto quanto ho amato il romanzetto di Bennett, non potevo non leggere questo libro.

La prima cosa però che devo dire, e spero che la regina Elisabetta non me ne voglia, è che "Inseguendo l'amore" in realtà non mi ha fatto molto ridere. Forse perché non sono inglese e quindi l'umorismo nella descrizione della nobiltà di quel paese non è un argomento che mi fa spanciare dalle risate. O forse semplicemente perché la storia di Linda e delle sue peripezie amorose mi ha conquistato talmente tanto da non riuscire a vedere altro che quelle.
Il romanzo si divide in due parti: nella prima le protagoniste, l'io narrante Fanny e la cugina Linda, sono giovani e raccontano della loro vita presso la casa di campagna dei Radlett, negli anni '20. Fanny, dopo essere stata abbandonata dal padre e dalla madre, soprannominata "la puledra" per la sua passione per gli uomini, viene ospitata tutte le estati in casa dallo zio e partecipa alla vita di questa famiglia di nobili. Linda, sua cugina, ha più o meno la stessa età, e un animo delicato e sensibile, destinato alla passione e all'amore. Il romanzo racconta del rapporto tra i vari membri della famiglia: le stravaganze di zio Matthew, i debutti in società delle varie donne della famiglia, i primi corteggiamenti e i sogni delle due bambine.
Fino a che poi anche Linda non debutterà in società e conoscerà quello che crederà essere il grande amore della sua vita.
Da quel punto la narrazione cambia un po'. E' sempre Fanny che continua a narrare le vicende ma questa volta senza che ne sia testimone. Ci vengono raccontate le peregrinazioni di Linda, l'amore fallito con il primo marito troppo diverso da lei, la passione per un altro uomo, che ama più il comunismo che la donna, e il vero, unico, grande amore per Fabrice, a cui si concede completamente e senza remore. Sullo sfondo, c'è lo spettro della seconda guerra mondiale, che arriverà a turbare e distruggere per sempre tutti gli equilibri, più o meno stabili, che Linda, ma anche Fanny avevano costruito.
Si ritroveranno alla fine da dove sono partite, con tutti i mariti/amanti impegnati al fronte, nella grande casa di campagna, come quando erano bambine.

Il libro mi è piaciuto molto, anche se a volte ammetto di aver trovato la narrazione un tantino superficiale e sbrigativa. Sarebbe stato bello se la parte finale, quando la famiglia si riunisce per sfuggire alla guerra, fosse stata approfondita un po' di più.
Ma la bravura dell'autrice sta a mio avviso nell'incredibile caratterizzazione di certi personaggi. Linda, prima di tutto, innamorata dell'amore ma anche della vita mondana e delle comodità. Zio Matthew, con la sua visione antiquata della vita, tipica del nobile, che non accetta che si sfugga al proprio destino di combattere per la patria e che, sebbene duro e severo, non è in grado di resistere alle lacrime della figlia. Davey, personaggio bislacco che funge un po' da colonna portante e risolutore di problemi di tutta la famiglia. Christian, prototipo del perfetto comunista. E molti altri ancora con loro.

Insomma, il ritratto che ne viene fuori della società è davvero molto fedele e, soprattutto, molto piacevole da leggere. Il libro si divora in poche ore, talmente si ha voglia di scoprire cosa succederà dopo nella vita della donna, così come in quella di tutta l'Europa davanti alla guerra.
Consigliatissimo! (da me e dalla regina Elisabetta)

Nota alla traduzione: a parte qualche refuso, il problema più grosso, per quanto mi riguarda, è la mancata traduzione di certi dialoghi in francese che si verificano quando la protagonista è a Parigi. Non ho davvero capito niente. Ma è ignoranza mia.

Ah, sì, un altro problema è che il mio libro è stampato al contrario... ma nulla di che, basta girarlo per leggerlo!


Titolo: Inseguendo l'amore
Autore: Nancy Mitford
Traduttore: Luisa Corbetta
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2008
Editore: Giunti
ISBN:978-88-09-05657-2
Prezzo di copertina: 5,90€
Acquista su Amazon:
formato brossura Inseguendo l'amore

sabato 25 agosto 2012

A PERFECT PROPOSAL - Katie Fforde

Sophie Apperly è considerata una specie di Cenerentola dalla sua famiglia di accademici che, pur disdegnando il suo grande senso pratico, non perde occasione per approfittare del suo buon cuore e della sua disponibilità. Ma stavolta quegli ingrati dovranno cavarsela da soli perché lei ha deciso di accettare l'invito della sua amica Milly di raggiungerla a New York. E si prenderà un'ulteriore rivincita, perché proprio in America si trova la chiave per risollevare le disastrate finanze degli Apperly. Sophie viene subito conquistata dalle luci scintillanti della metropoli, ma soprattutto da Matilda, un'anziana e ricca signora inglese che la prende sotto la sua ala protettrice. L'amicizia, però, è osteggiata da Luke, il fascinoso quanto arrogante nipote di Matilda, che teme che la ragazza voglia abusare della generosità della nonna. Eppure, poco dopo essere rientrata in Inghilterra, Sophie se lo vede comparire davanti. Con una proposta: lui l'aiuterà a salvare la sua famiglia dalla rovina se lei ricambierà il favore. Ma in che modo?

PICCOLA PREMESSA: se ami la Kinsella, ami tutti i romanzi rosa in genere e hai più borse e scarpe che libri in casa, non leggere questa recensione perché potrebbe urtare la tua sensibilità. E, nel caso tu decida di leggerla ugualmente, ti prego, non offenderti.

Un libro idiota. Potrei finire qua la mia recensione e sarebbe più che sufficiente per descrivere la mia opinione su questo romanzo.
Certo, sono stata un po' scema io. Va bene che costava solo 3,95€. Va bene che è sempre utile fare un po' di allenamento leggendo in lingua originale (cosa che purtroppo sto facendo sempre meno). Va bene anche che ero al mare, che non si possono leggere sempre libri impegnati (cosa che comunque non faccio) e che, come vi ho già detto, la selezione tra cui scegliere nella libreria dove ho acquistato questo ad Avignone era molto limitata. 
Però che cavolo, qui mi sono quasi sentita presa in giro.
Mi piace leggere ogni tanto storie d'amore con lieto fine assicurato, quelle che ti fanno emozionare e battere il cuore, pur sapendo che la trama magari non è delle più originali e che dopo non ti rimarrà quasi nulla.
Però, è davvero il caso di riempire questi romanzi di stereotipi?  E soprattutto: ma è possibile che in questo genere di romanzo noi donne dobbiam passare sempre per cretine??
Potevo quasi sopportare i riferimenti a Sex and the City (cioè, tu vai a New York per la prima volta e la prima cosa che ti viene in mente passeggiando per le strade è "oddio, stiamo facendo come Carrie!!!!"), sebbene già quelli mi avessero irritato parecchio, ma quando poi a un certo punto la protagonista se ne esce con la frase "grazie Luke per avermi aiutato a trovare la borsa perfetta", beh,mi è venuta voglia di scrivere all'autrice e dirle che noi donne non siamo tutte così.
Lo so, il target di questo genere di romanzi probabilmente è formato da persone che direbbero davvero una frase così. E forse io, avendo un rapporto molto molto ostico con la moda e lo stile (sostanzialmente, non me ne frega niente. mi vesto come mi piace e fine), leggo questa frase quasi come una presa in giro.
E poi, se a questi dialoghi, si aggiunge una trama stereotipata che più stereotipata non si può, davvero è impossibile non sentirsi irritati.

Sophie è una ragazza inglese incompresa dai famigliari per il fatto di non avere una laurea, che si barcamena tra un lavoro e l'altro per cercare di mettere da parte i soldi per iscriversi ad un corso (di cosa? boh, deciderò sul momento). Lui è un giovane avvocato straricco di New York, divorziato e circondato da bellone che puntano solo al suo patrimonio. A farli incontrare è la nonna di lui, che viene salvata dalla ragazza mentre sta per svenire in una galleria d'arte newyorkese, dove la ragazza si trovata in gita. L'anziana, anch'essa di origine inglese, prende subito in simpatia Sophie, al punto da invitarla nella sua tenuta di campagna per la festa del ringraziamento (massì, tanto ti conosco da due giorni...) e le affida il compito, una volta tornata in patria, di cercare una casa in riva al mare che tanto adorava da bambina.
Ovviamente il nipote si mostra con Sophie molto burbero, pensando che questa stia puntando ai soldi della nonna. Ma come si può pensare una cosa del genere?!? Lei agisce solo perché ha buon cuore, non ci penserebbe mai a fare del male a nessuno.
L'ostilità tra i due si trasformerà a poco a poco in passione, quando lui andrà in visita in Inghilterra per cercare la casa insieme a Sophie. Ma ovviamente ci saranno poi di mezzo ex ragazzi, colleghe di lavoro innamorate, pericoli di annegamento, salvataggi in extremis, baci appassionati e dell'indimenticabile sesso.

Lo so, lo so. I romanzi rosa sono tutti così. Seguono delle linee precise e vivono di stereotipi e dei sogni che si pensa abbiano tutte le donne. E se si sceglie di leggere un libro così, si dovrebbe già sapere a cosa si va incontro.
Eppure, ogni volta che mi capita di leggerli (non tanto spesso, per fortuna), non posso fare a meno di arrabbiarmi e irritarmi (che poi è il motivo per cui mi tengo alla larga dalla Kinsella) per come ne veniamo sempre fuori. Anche io sono fan dei lieti fini e del "vissero per sempre felici e contenti". Ma abbiamo anche altri sogni e altre idee in testa, non siamo sempre così banali e frivole da pensare che non ci sia niente di meglio dell'avere la borsa coordinata con le scarpe.
Insomma, non siamo idiote!
L'unica cosa che potrebbe un pochino salvarsi è il continuo contrasto linguistico che c'è tra i personaggi americani e quelli inglesi: a livello linguistico è molto interessante vedere quante differenze ci possano essere anche con una base comune. Certo, diciamo che disturbare George Bernard Shaw in un romanzo del genere, forse è stato un tantino eccessivo...

Sì, insomma, un libro idiota.

Nota alla traduzione: letto in originale!

Titolo originale: A perfect proposal
Titolo italiano: Una proposta perfetta
Autore: Katie Fforde
Pagine: 384
Prezzo di copertina: 12 €
Editore: Arrow Book - Polillo
Acquista su Amazon:
lingua originale: A Perfect Proposal
lingua italiana: Una proposta perfetta

venerdì 24 agosto 2012

I sette peccati capitali dei libri

Di solito tendo a evitare questi giochini domanda-risposta... non perché non mi piacciano, ma semplicemente perché sono troppo pigra per mettermi a pensare alle risposte (alcune delle quali tendono a mettermi parecchio in difficoltà).
Però a volte, se questi sono veramente carini, mi lascio convincere (mettendoci magari due ore per scrivere un post). I "sette peccati capitali dei libri" sta girando già da un po' nei vari blog letterari che conosco e seguo.
Si tratta di una specie di confessione sui peccati capitali che i libri fanno commettere a tutti i lettori più accaniti.
Ed ecco qui i miei 7 peccati capitali:

Avarizia - Qual è il libro più costoso? E quale il meno costoso?
Il più costoso ora come ora non mi viene in mente, anche perché tendo ad approfittare di Natali, Compleanni e occasioni varie per farmi regalare i libri che da sola non mi comprerei mai (sono una lettrice abbastanza tirchia... odio le edizioni rilegate e amo le economiche, e se un libro costa più di 15 euro faccio davvero davvero tanta fatica a comprarlo).
Il meno costoso sono due, comprati in offerta 1+1 presso una libreria Giunti a 3,95 la coppia: "Male d'Amore" di Angeles Mastretta e "Il tempo delle farfalle" di Julia Alvarez. Un affarone! Anche perché il primo mi è piaciuto proprio tanto!

Ira - Con quale autore hai un rapporto di amore\odio
Sicuramente Niccolò Ammaniti. Adoro leggere i suoi libri, perché sono scritti davvero davvero bene, con uno stile che cattura e che ti obbliga a non smettere finché non hai finito. Però, SEMPRE, ogni volta che arrivo alla fine mi chiedo se quest'uomo è matto e mi riprometto che non leggerò mai più qualcosa di suo, talmente riesce a sconvolgermi e farmi arrabbiare.
Inutile dire che ogni volta ci ricasco.

Gola - Quale libro hai divorato e riletto più volte, senza vergogna?
Me ne vengono in mente almeno quattro. 1984 di George Orwell, letto una volta in italiano e almeno tre in inglese. L'amore ai tempi del colera e Cent'anni di solitudine di García Márquez, letti e riletti più e più volte in italiano e in originale. "Chocolat" della Harris, che apro ogni volta che mi sento particolarmente depressa.

Pigrizia - Quale libro hai tralasciato o messo da parte senza finirlo?
Q di Luther Blisset. Mi dispiace ma non riesco a superare pagina 150. E anche Siddartha di Hesse, in cui mi blocco a pagina 27.

Superbia - Di quale libro ti piace parlare per sembrare intelligente?
La maggior parte dei miei amici divora libri quasi quanto me, sebbene con gusti magari diversi, quindi non mi capita mai di dover parlare di un libro per sembrare intelligente. Con i miei amici che non leggono invece, semplicemente non si parla di libri.
(però ne avrei un paio di cui potrei parlare per sembrare particolarmente scema... ma meglio se non ve li dico)

Lussuria - Quali caratteristiche trovi più attraenti nei personaggi dei libri che leggi (maschili e femminili)
Dipende dal libro, sicuramente. Non ho caratteristiche precise né per i personaggi maschili né per quelli femminili. Certo, odio un po' le donne che se ne escono con frasi tipo "Oddio, Kevin, grazie per avermi aiutato a scegliere la borsa perfetta" (letto qualche ora fa in un libro), mentre tendo a innamorarmi di tutti i personaggi maschili un pochino misteriosi. Ma sta alla bravura dell'autore rendermi attraente un personaggio che magari nella vita reale non considererei.

Invidia - Quale libro vorresti ricevere in regalo?
Questa è una domanda scema, considerando che ho una wish list lunghissima e che ogni volta che entro in libreria esco con un romanzo o due che non ne fanno parte.
A Natale e al compleanno preparo wish list ad hoc da distribuire a chi me le chiede, così da evitare doppioni.

giovedì 23 agosto 2012

UNA FINESTRA VISTALAGO - Andrea Vitali

Di Arrigoni Giuseppe ce ne sono tanti a Bellano, un paese sul lago di Como. Impossibile conoscerli tutti. Anche nella vita di Eraldo Bonomi, operaio tessile del locale cotonificio, ce ne sono troppi. E sarà proprio un Arrigoni Giuseppe a segnare il suo destino, dove brillano l'amore per la bella Elena e la militanza nel PSIUP. Il colpo di fulmine per Elena fa del Bonomi un uomo pericoloso, che sfiora segreti, scopre altarini, esuma scheletri nascosti negli armadi di una provincia che sembra monotona, in quei paesi dove l'omonimia può essere fonte di equivoci ma anche, a volte, il viatico verso la libertà.

Ed ecco qui la recensione dell'ultimo libro letto in spiaggia (ne ho iniziato anche un altro, ma devo ancora terminarlo).
Avevo acquistato questo romanzo di Andrea Vitali tre o quattro mesi fa, stabilendo però già allora che me lo sarei tenuta per le ferie. Mi ero infatti resa conto che stavo leggendo troppi libri di questo autore tutti in fila ed ero vicina all'indigestione.

E questa pausa effettivamente è servita a farmi tornare la voglia e la passione di leggere questo autore, al punto che mi sono ritrovata a fare bagni in mare più corti o a leggere nei momenti più disparati perché volevo sapere come andava a finire. (Fortuna vuole che anche il mio ragazzo è così, se un libro lo appassiona non riesce a staccarsene, e ne stava leggendo uno che rientra in questa categoria)

In "Una finestra vistalago" ritroviamo il solito stile di Vitali, quello stile che si odia o si ama. Abbiamo la solita marea di personaggi che si barcamenano in mezzo a trame e intrecci banalissimi ma avvincentissimi, in quella perfetta descrizione della vita di paese negli anni '50 e '60.
Ancora una volta la trama si alimenta da sola, dando voce ad avventure e vicende che normalmente non ce l'avrebbero. 
E' difficile da riassumere quello che succede. Narra principalmente la storia di Eraldo Bonomi, operaio tessile di un cotonificio che vive ancora con i genitori e che prende in moglie Elena, una donna conosciuta durante una gita a Pontida e che accetta fin troppo volentieri di sposarlo dopo tempo che si conoscono. Alla loro storia si mescola quella a quella di uno dei tanti Arrigoni Giuseppe che vivono in paese, che guarda caso era andato come volontario a Pontida durante il terremoto, e della sua famiglia. A muovere l'azione contribuiscono anche un medico che non vorrebbe mai immischiarsi ma che è sempre invischiato e altri vari personaggi del paese.

La forza sta come sempre nei personaggi, tanti e tutti ben riusciti, e nello stile narrativo di Vitali, semplice da leggere, piacevole e molto molto scorrevole. Mi sento di poter dire che sia il miglior Vitali che ho letto finora.
Consigliatissimo come primo approccio a questo autore!


Titolo: Una finestra vistalago
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 360
Prezzo di copertina: 12 €
Editore: Garzanti
Acquista su Amazon:

MALE D'AMORE - Angeles Mastretta

Emilia Sauri vuole esser viva e libera: dai genitori ha ereditato la passione per la medicina e per la letteratura, dalla zia Milagros l'anticonformismo e la fedeltà ai propri ideali, ma anche agli impulsi del cuore. Emilia vive la rivoluzione messicana, cura le vittime della guerra, ma soprattutto vive la sua duplice storia d'amore e di bigamia. Incantata dal rivoluzionario Daniel fin dall'adolescenza, intreccia con lui una vicenda di legami e abbandoni, in cui la magia sensuale che li afferra a ogni incontro non scema con gli anni. Ma nel cuore di Emilia c'è spazio anche per il dottor Zavalza, con cui vive anni di pace amorosa, a cui attribuisce senza esitazioni la paternità dei suoi tre figli, che sa come curare il "male d'amore" che Daniel le infligge.

E' proprio vero che molte volte prima di decidere di leggere un libro ci lasciamo influenzare da tante cose: una copertina più o meno accattivante, una recensione più o meno positiva, un consiglio/sconsiglio di un amico fidato.
 Una delle cose che molto spesso influenza me è il costo. Certo, anche io amo acquistare libri megascontati, sfruttando promozioni e sconti... e non per niente i periodi in cui compro tantissimo corrispondono quasi sempre ai periodi delle campagne promozionali degli editori.
Eppure, quando vedo un libro a meno di 4 € solitamente mi suona in testa un campanello d'allarme.  Se costa così poco potrebbe voler dire che: l'edizione fa schifo, sarà piena di refusi. La trama non sta in piedi e non ne hanno venduta nemmeno una copia, quindi cercano di farlo fuori puntando sul prezzo. Lo avranno fatto tradurre in italiano da un madrelingua uzbeko. 
Insomma, tendo a starne un po' alla larga.

Rischiando, come in questo caso, di perdere qualcosa di davvero meritevole.
Sarà che io amo molto la letteratura sudamericana (non mi ricordo se ve l'avevo già detto...), sarà che amo molto i romanzi con personaggi femminili forti che lottano per ottenere quello che vogliono e che si lasciano trascinare dalle passioni senza porsi troppe domande, sarà che adoro molto l'ambientazione durante le rivoluzioni. Fatto sta che "Male d'amore" mi è piaciuto proprio tanto.

Narra di una donna, Emilia Sauri, innamorata e ricambiata di Daniel, amico d'infanzia, che appare e scompare dalla sua vita come e quando vuole. Anche lui la ama moltissimo, ma ama anche lottare contro le ingiustizie, vivere e raccontare la rivoluzione. E' uno spirito inquieto, che non riesce ad accettare di stare fermo quando tutti si muovono. Ed Emilia sarà in balia di questo sentimento, di questa storia travagliata, fino a che piano piano acquisterà maggiore sicurezza di sé e si renderà conto che le rivoluzioni si possono fare anche stando fermi: diventando medico, aiutando con il suo sapere chi ne ha più bisogno. Si ritroverà innamorata anche di un altro uomo, medico anche lui, che le da' quella stabilità di qui ha bisogno.

Si tratta alla fine di una storia d'amore molto intensa, al punto che forse la trama è un tantino sbrigativa per quanto riguarda il racconto della rivoluzione. O meglio, se ne parla, e tanto, ma sempre attraverso gli occhi di Emilia e della sua famiglia, senza che si entri però mai troppo nei dettagli.
Una storia d'amore banale forse ma per questo molto profonda. E' davvero possibile amare due uomini contemporaneamente? E' davvero possibile che entrambi gli uomini, consapevoli di questa situazione, la accettino senza fare nulla, se non mostrare un po' di gelosia?

Il richiamo a certi romanzi di una maestra della narrativa sudamericana come Isabel Allende si sentono parecchio, senza però che questo influisca troppo sul giudizio sul libro. Manca tutta la parte "magica" che caratterizza invece molti romanzi della Allende, e offre una visione più terrena dell'amore e della vita.

Certo, il fatto che sia meno conosciuto e abbia avuto meno successo di altri romanzi di suoi conterranei qualcosina forse vuole dire: la scrittura a volte è un pochino macchinosa e si perde un po' e la traduzione non sempre aiuta.
Ma è comunque un libro molto bello e piacevole da leggere. Ancor più se si considera che l'ho pagato meno di 2 euro (3,99 era la coppia).

Consigliato se amate la letteratura sudamericana e se amate le belle storie d'amore!

Nota alla traduzione: insomma, alcune cose che andavano tradotte sono state lasciate in lingua originale e viceversa. Andrebbe un pochino rivista.

Titolo: Male d'amore
Autore: Angeles Mastretta
Traduttore: Silvia Meucci
Pagine: 397
Prezzo di copertina: 5,90€
Editore: Giunti
Acquista su Amazon:
formato brossura: Male d'amore

mercoledì 22 agosto 2012

Sul comodino (4)

Eh sì, io riesco a comprare libri anche quando sono in vacanza in un paese di cui non conosco la lingua.
Un giorno siamo andati in gita ad Avignone. Dopo aver visitato il Palazzo dei Papi e pranzato con una crepe gigante ripiena di formaggio, prosciutto, olive, pomodoro (e forse anche altro che non mi ricordo), abbiamo fatto due passi per il centro e ci siamo imbattuti in una libreria che vendeva libri in lingua inglese a 3, 95€ l'uno. Libri NUOVI.
Ovviamente, sebbene fossimo già carichi come muli tra acqua, guide turistiche, biscotti e tutto quel che ci poteva servire per sopravvivere a una giornata di turismo, non abbiamo potuto fare a meno di fare qualche acquisto.
Ed eccoli qua:


"The brightest star in the sky" di Marian Keyes, "Calling Romeo" di Alexandra Potter e "A perfect proposal" di Katie Fforde (i due in secondo piano sono del mio ragazzo)

Ok, mi rendo conto che si tratta di romanzetti rosa particolarmente leggeri che mai avrei comprato se non fossero stati in superofferta ma la selezione era quella che era (romanzetti rosa, romanzi thriller oppure romanzi che avevo già letto in passato). Ho scelto i tre che mi sembravano meno peggio, basandomi anche sulla copertina (che trovo molto bella in tutti e tre i casi).
E poi oh, comunque un po' allenamento in inglese non fa mai male... e alla peggio, li massacro qui sul blog!

LE SCARPE ROSSE - Joanne Harris

Sono passati quattro anni da quando Vianne Rocher e la figlia Anouk hanno lasciato il paese di Lansquenet. Hanno peregrinato di villaggio in villaggio, senza mai trovare stabile dimora: lo scandalo e le chiacchiere le hanno seguite, perseguitate, minacciate pericolosamente, ancora di più da quando Vianne ha dato alla luce la piccola Rosette. Alla fine hanno trovato rifugio e anonimato a Montmartre a Parigi e qui si sono rifatte una vita, assumendo un'altra identità. Ma tutto è diverso da prima. Sono spariti i tarocchi, gli incantesimi, persino Pantoufle, il vecchio compagno di giochi di Anouk, non esiste più. Il vento ha smesso di soffiare, almeno per un po'. Ma poi nella loro vita compare Zozie de L'Alba, la donna con le scarpe rosse, e tutto cambia. Zozie è tutto quello che era una volta Vianne: bella, solare e misteriosa. Offertasi di aiutare Vianne in negozio, ben presto lo trasforma pezzo per pezzo, e conquista la fiducia di Anouk e Rosette. Spietata, ambigua e seducente, Zozie ha un piano: distruggere la vita di Vianne, portandole via quello che ha di più caro. E mentre tutto quello che ama è in pericolo, Vianne deve scegliere: fuggire, come ha fatto tante volte prima, oppure affrontare il nemico più pericoloso con le uniche armi a sua disposizione: il cioccolato e la magia. Il libro è il seguito del famoso "Chocolat".

Sono tornata dal mare! Inutile dire quanto questo mi intristisca... però devo anche ammettere che un pochino mi mancava il blog. O meglio, se fossi stata via ancora un po' probabilmente avrei avuto qualche problema nel fare tutte le recensioni.
Ho letto tutti e tre i romanzi che mi sono portata dietro, a cui ne ho aggiunto un quarto, di cui sono circa a metà, comprato là in inglese (altrimenti avrei dovuto leggere il "trono di spade vol.2" del mio ragazzo... e non era proprio il caso).
Inizio con il primo che ho letto, "Le scarpe rosse" di Joanne Harris. Devo ammettere che l'ambientazione francese, seppur parigina, ha influito parecchio sulla scelta di iniziare proprio da questo. Mi sono ritrovata circondata dai paesaggi che l'autrice aveva descritto tanto bene in "Vino patate e mele rosse", letto parecchi anni fa, e quindi la scelta è stata abbastanza naturale e spontanea.
Certo, avrei dovuto tenere conto anche di un'altra cosa. Che poi è la stessa che mi ha fatto ritardare tanto la decisione di leggere questo romanzo: io odio i seguiti. Ancor più se sono seguiti di libri che io ho amato tanto, come appunto "Chocolat". Possibile che l'autrice non si renda conto del grande rischio che corre a riprendere quei personaggi e inventare per loro una nuova storia? Non si rende conto che difficilmente potrà essere perfetta come la prima?

Evidentemente no. Perché altrimenti la Harris avrebbe lasciato in pace Vianne e Anouk e lasciato ai suoi lettori la possibilità di immaginare per loro qualunque futuro avessero voluto. 
Qui invece porta madre e figlia a Parigi, a gestire una chocolateria non loro in cui la donna cerca in ogni modo di nascondere e nascondersi dal suo passato, per proteggere sè stessa, Anouk e l'altra figlia Rosette, dal mondo magico in cui hanno sempre vissuto.
Ci aggiunge poi un paio di personaggi nuovi: l'ambigua e antipaticissima Zozie, che cerca di inserirsi nella famiglia Rocher e prendere il posto di Vianne, il triste e prevedibilissimo Thierry, innamorato di Vianne senza sapere nulla del suo passato, più qualche altro personaggio accessorio di contorno alla trama.
Il problema è che nessuno di questi personaggi, nemmeno la stessa Vianne, ha la forza e la caratterizzazione perfetta che invece si riscontrava in ogni protagonista di "Chocolat": Vianne è una macchietta, lontana dalla donna forte, indipendente e sicura di sé dell'avventura precedente. Anouk è un'adolescente problematica, come lo siamo stati più o meno tutti, che ha dalla sua il potere di fare accadere cose strane, "incidenti" come li classifica sua madre, e il dilemma morale se sia giusto o sbagliato farlo. Zozie, che dovrebbe essere il motore di tutto questo, è, oltrechè antipaticissima, molto prevedibile e forse quasi troppo cattiva per essere vera.
E Roux, quel gran figaccione di Roux, con il suo fascino gitano, la sua imprevedibilità, dove diavolo è finito? Si allontana da Vianne perché lei gli chiede di farlo?  Non cerca Anouk perché Zozie gli ha detto che è la cosa migliore per loro? Va bene che l'amore tende a rincretinire, ma non così!

Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto dover scrivere una recensione così poco lusinghiera di questo romanzo ma non ne posso fare a meno. Non è riuscito a conquistarmi, sebbene lo abbia letto abbastanza in fretta grazie alla sua scorrevolezza e allo stile comunque sempre piacevole da leggere della Harris. Forse avrei dovuto pensarlo come un romanzo staccato, che non c'entri nulla con "Chocolat". Ma non ci sono riuscita, perché il richiamo che la Harris ne fa' è veramente troppo forte e impossibile da dimenticare.
Peccato.

Nota alla traduzione: qualche calco qua e là ma nulla di troppo grave.

Titolo: Le scarpe rosse
Autore: Joanne Harris
Traduttore: Laura Grandi
Pagine: 492
Prezzo di copertina: 9,90  €
Editore: Garzanti
Acquista su Amazon:
formato brossura: Le scarpe rosse

giovedì 9 agosto 2012

In ferie!

E finalmente è giunta l'ora anche per me di partire per le ferie!!

La meta scelta quest'anno è la Francia del sud: dopo una tappa ad Antibes da un nostro amico,  trascorreremo i primi tre o quattro giorni a Carcassonne e poi ci sposteremo al mare in Camargue.
Rientro previsto: il 22 Agosto!

Ovviamente non mi sarà possibile aggiornare il blog (anche perché quando sono in ferie sono in ferie anche dalla tecnologia), ma non smetterò certo di leggere. Anzi! Ho scelto con somma fatica i 3 libri che porterò con me quest'anno... sperando che mi bastino...

Eccoli qua:

"Le scarpe rosse" di Joanne Harris, "Una finestra vistalago" di Andrea Vitali e "Male d'amore" di Angeles Mastretta (nella foto vedete anche il mitico "New York", lettura estiva del mio ragazzo)

Ci sentiamo al mio ritorno con le recensioni! E mi raccomando... LEGGETE!!!

martedì 7 agosto 2012

MIRACOLO A MAIORCA - Sebastià Alzamora

Isola di Maiorca, anni Venti: Pere de Son Gall giovane contadino romantico e geniale, ha due sogni. Il primo: costruire una macchina volante dallo stranissimo nome, Cometagiraviò, simile a un elicottero ma molto più leggero e sta secondo: conquistare il cuore della celestiale Maria Boscana figlia dei vicini di casa con cui i suoi - accidenti - sono in rotta da una vita. Come in tutti i paesi del mondo, anche a Llucmajor sparlare è un'arte molto amata, e le voci si diffondono in fretta: Pere viene quasi trattato come il pazzo del villaggio, ricoperto di lazzi e burle. Ma il suo desiderio di volare e il suo amore cieco per Maria non conoscono limiti. Il suo progetto riscuote anche sostegni e apprezzamenti: anzi, una poetessa piuttosto influente prende le sue parti on grande energia. E Maria è tutt'altro che insensibile al ascino di un uomo così originale e temerario. Intanto, da Barcellona arriva una delegazione della "Lliga del Bon Mot": tre donne buffe e indimenticabili che combattono a spada le cattive maniere...

Ormai lo sapete, ho un debole per la letteratura spagnola. E ho un debole anche per i libri editi dalla Marcos y Marcos, una casa editrice indipendente che per ora mi ha sempre regalato dei romanzi stupendi, che ho amato molto. Sono stati loro a portare in Italia la saga di Jasper Fforde con protagonista Thursday Next (che se amate i libri e il mondo della letteratura vi consiglio assolutamente di leggere). Sono stati loro a scoprire il romanzo di Fulvio Ervas "Se ti abbraccio non aver paura" e a dare voce a una malattia, l'autismo, di cui si sa e si parla troppo poco. Quindi un giorno mi sono messa a curiosare nel loro catalogo e ho trovato questo libro, dalla copertina magnifica. Ne ho poi letto la trama e sono rimasta affascinata. Non potevo non leggerlo!


Il libro, ambientato negli anni '20 alle Baleari, prende spunto da una storia vera e ci aggiunge quel tocco buffo, romantico e delicato che solo certi romanzi di autori spagnoli riescono ad avere. Pere de Son Gall, protagonista principale di questa storia, è un contadino da poco rimasto orfano di padre che sogna di volare. E per farlo cerca di costruire il "cometagiroaviò", una specie di elicottero, a cui dedica anima e corpo (nonché tutti i suoi risparmi), perché sa che si tratta di un'idea geniale. E anche perché se non avesse questo suo progetto a distrarlo non riuscirebbe a non pensare alla bella Maria, figlia del suo vicino di casa che, a causa di un misterioso litigio del passato, ostacola in tutti i modi il loro amore. In paese ovviamente il suo progetto viene deriso da tutti: d'altronde il ragazzo è solo un illuso, un sognatore che ha causato solo dispiaceri in famiglia. Ma ben presto tutti si renderanno conto che se si vuole volare, si può.

Accanto a lui, si muovono altri personaggi del paese: il sindaco don Tomás, vedovo da poco a causa di un tragico incidente occorso alla moglie mentre stava per tenere un comizio, l'amico sboccato Busca Llarga che segue Pere in tutte le sue avventure, il prete zozzone che non riesce a resistere al fascino delle belle donne e dell'alcool, e le tre dame della "Lliga del del Bon Mot", che arriveranno sull'isola per cercare di diffondere l'uso delle buone maniere creando non poco scompiglio tra tutti gli abitanti. E poi c'è la poetessa Maria Antonia Salvà che funge da cupido per tutti gli abitanti.



La forza del libro sta nella descrizione incredibile e ben riuscita della vita dell'isola negli anni '20, con tutte le caratteristiche e i rapporti tra i vari personaggi che fungono da motore dell'azione. Non è difficile leggendo immaginare di trovarsi in mezzo a loro, di sorridere di fronte a certi loro atteggiamenti, alla loro ingenuità e al loro modo di vedere il mondo. Si prova immediatamente simpatia per alcuni di loro, antipatia per altri, come succede davvero (e ancora oggi, 90 anni dopo, in certi contesti).
E poi c'è l'amore sullo sfondo, un'amore dolce, ingenuo, passionale, che solo i romantici e i sognatori possono avere.


Davvero carino!

Nota alla traduzione: e qui arriva la nota dolente. Perché io capisco la necessità di adeguarsi al linguaggio tipico dell'epoca, molto meno diretto di quello di oggi. Capisco anche che sia veramente difficile tradurre dal catalano e che certe note e certe scelte traduttive siano inevitabili. Ma qui ci troviamo di fronte a delle scelte davvero azzardate, che più di una volta mi hanno fatto storcere il naso. So di essere pignola, ma trovarsi di fronte a espressioni come "porco dieci", "mi piace la tua patonza" sia un tantino esagerato. Oltre al fatto che troppo spesso mancano virgole, sparisce la consecutio temporum, con presente e passato che si alternano senza motivo nella stessa frase. Il risultato è quasi grottesco. Certo, bisognerebbe leggere l'originale e capire se davvero sia voluto. Ma io credo che questa traduzione tolga al libro parte della sua poesia. Ed è un peccato.

Titolo: Miracolo a Maiorca
Autore: Sebastiá Alzamora
Traduttore: Glauco Felici
Pagine: 286
Prezzo di copertina: 16,50 €
Editore: Marcos y Marcos
Acquista su Amazon:



lunedì 6 agosto 2012

Sul comodino 3


Ieri qui dalle mie parti era brutto tempo, quindi l'unica cosa che si poteva fare per uscire un po' di casa era andare in un centro commerciale (dovevamo anche comprare le ultime cose per il campeggio, che venerdì finalmente partiamo!!).
 Ora, non so voi, ma io non riesco ad andare in un centro commerciale senza fermarmi almeno un minuto nel reparto libri del supermercato o in libreria. Di libri da leggere ne ho ancora parecchi eh, però boh i libri sono una sorta di richiamo. Anche perché non si sa mai cosa si possa trovare!

E anche questa volta infatti sono riuscita a comprare (ok, ok, a farmi regalare dal mio ragazzo, ma è stato uno scambio equo... anche se non posso dirvi cosa ho regalato io a lui o non me lo perdonerebbe mai) due libri... a 3,90€ la coppia!!!
Ed ecco cosa è entrato nella mia libreria:


"Male d'amore" di Angeles Mastretta e "Il tempo delle farfalle" di Julia Alvarez, entrambi editi da Giunti.

Questi libri mi incuriosivano già da parecchio tempo però devo ammettere che il fatto che fossero venduti a un prezzo così basso mi aveva sempre fermato dall'acquisto: lo so, sembra stupido, ma di solito a prezzo basso molte volte corrisponde qualità bassa (non tanto del romanzo in sé, quanto della traduzione o dell'editing). Però questa volta ho deciso che non mi importava. Un po' perché erano in promozione 1+1 (e quindi per un prezzo COSI' posso davvero sopportare una pessima traduzione, al massimo la massacro poi al momento della recensione), un po' perché comunque si tratta di narrativa sudamericana, una narrativa che, come già avete potuto capire, io amo molto,  soprattutto quando narra di periodi di rivoluzione (in Messico "Male d'amore" e nella Repubblica Dominicana "Il tempo delle farfalle)

E quindi direi che vale la pena rischiare!

domenica 5 agosto 2012

NEW YORK - Edward Rutherfurd

New York suscita da sempre un fascino irresistibile. Ma quali sono i motivi che l'hanno resa una città unica al mondo? Dalla metà del Seicento - quando New York si chiamava ancora Nuova Amsterdam ed era soltanto una piccola colonia olandese - alla moderna metropoli dei grattacieli, Edward Rutherfurd ricostruisce il suo mito con questa saga appassionante. Quasi quattro secoli di storia, dai piccoli traffici con le tribù indiane alla dominazione inglese, dalla Rivoluzione alla Guerra civile, dalle moltitudini di immigrati che sbarcavano a Ellis Island tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento ai ruggenti anni Venti, dal crollo della Borsa nel 1929 alle guerre mondiali, fino alla tragedia dell'll settembre. Nel caratteristico stile che lo ha reso famoso, l'autore mescola il rigore storico alle coinvolgenti vicende quotidiane dei suoi personaggi, tra cui diverse generazioni della famiglia Master, di origine anglo-olandese, attorno alla quale si muovono altre figure appartenenti a tutti gli strati sociali e a differenti etnie: nativi americani, africani, irlandesi, tedeschi, italiani, europei dell'Est, ebrei, testimoni e protagonisti dei molteplici eventi che hanno costruito il volto della "Grande mela". Desideri e speranze, avidità e corruzione, una mescolanza di sogno e intraprendenza che è il tratto caratteristico di una città divenuta simbolo, centro nevralgico dell'economia, della finanza e della cultura non solo statunitensi.

Solitamente quando passa tanto tempo tra una recensione e l'altra le cause possono essere due. O per qualche motivo non sto leggendo niente e non ho voglia di iniziare niente (anche se mi capita di rado di avere queste "crisi di lettura", qualche volta sono capitate anche a me), oppure sto leggendo un libro estremamente lungo e impegnativo che mi porta via parecchio tempo.
Quando ho aperto New York sapevo già che questo libro sarebbe rientrato nella seconda categoria. 980 pagine, scritte abbastanza in piccolo (non che questo mi dispiaccia, ma è per farvi capire). Avevo persino un certo timore a iniziarlo, perché venerdì partirò per le ferie e io odio partire con libri incominciati. Quindi si trattava di una sorta di lotta contro il tempo.
Una lotta che, già dopo le prime 150 pagine, sapevo che avrei vinto. Perché questo libro, così come tutti i romanzi storici ben riusciti, ti cattura in modo incredibile, raccontandoti in forma romanzata una storia reale.

Qui si parla di New York, dalle sue origini, nel XVI secolo, quando Inglesi e Olandesi se la combattevano, passando per la dichiarazione d'Indipendenza, la guerra mondiale, la crisi del '29 per arrivare fino al crollo delle Torri Gemelle e a quello che è questo grande attacco ha comportato e ancora comporta a distanza di anni.
I protagonisti sono diversi, diverse famiglie e diverse generazioni che si confrontano con il periodo in cui si ritrovano a vivere: la famiglia Master /Van Dyck è l'unica sempre presenti nel corso di tutta la storia. Padri, figli, nipoti e pronipoti che appartengono a una classe agiata, ricchissimi in alcuni momenti, in balia delle borse e del mercato in altri.  A questa famiglia si aggiungono le vicende di altre, che in qualche modo si intersecano: gli O'Donnell, di evidente origine irlandese, i Caruso, giunti a Ellis Island agli inizi del '900, la famiglia Adler e la famiglia Keller, di discendenza tedesca. Tutte a rappresentare un periodo e una caratteristica fondamentale ancora oggi di New York: l'essere un crogiolo di razze e di provenienza, che all'inizio hanno fatto fatica ad integrarsi ma che poi sono diventati una parte fondamentale della cultura della Grande Mela.

E' difficile fare un riassunto della trama del libro, strettamente legata alla storiografia della città. Rutherfurd, maestro in materia, riesce però grazie ai personaggi fittizi a rendere la storia molto meno noiosa (anche se ammetto che era una delle mie materie preferite), mostrandoci l'aspetto più umano di questi avvenimenti del passato. I personaggi che crea sono tutti personaggi fittizi, che però si trovano spesso a interagire con personaggi reali, proprio come davvero sarebbe potuto succedere in passato. E gli avvenimenti fittizi che l'autore racconta, seppur a volte un po' troppo macchinosi da seguire (soprattutto il periodo legato alla borsa, di cui io personalmente non capisco niente), si inseriscono perfettamente nella storia reale, offrendo un ritratto più realistico di quello che è successo, offrendo anche dei punti di vista che i libri di storia veri e propri non ti mostrano.
Molto, molto toccante è poi il capitolo dedicato alla caduta delle Torri Gemelle. Forse è un avvenimento che tutti quelli che hanno vissuto, anche solo vedendolo in televisione, ricorderanno per tutta la vita. Una grande città, con un grande passato, colpita dritta al cuore. Ma ancora una volta, New York saprà come rialzarsi.

Un libro che consiglio a tutti gli amanti del genere, perché si tratta di un romanzo storico perfettamente riuscito, che cattura e appassiona come non molti libri sono in grado di fare. Come dicevo già all'inizio, la lunghezza incute sicuramente un po' di timore: arrivata intorno a pagina 400, scoprire di non avere letto nemmeno metà dell'opera mi ha sicuramente messo un po' di angoscia. Però poi leggendo le pagine scorrevano via veloci, talmente appassionante era la storia. Mi ritrovato spesso a pensare leggendo "oh ecco, ora succede quello", "ora tocca a quest'altro", "Ma questo invece?" (e la mia conoscenza di New York è parecchio limitata).

Quindi quando avete un po' di tempo, senza angoscia né timori, aprite questo romanzo e immergetevi nelle sue pagine. Vi ritroverete presto, senza accorgervene, a girovagare in una città incredibile. E non ve ne pentirete assolutamente!

Nota alla traduzione: non ho riscontrato grandi problemi traduttivi, ma ammetto di non averci prestato nemmeno la dovuta attenzione, perché un libro così lungo tende un po' ad assorbirli. Quindi nulla da dire.

Titolo: New York
Autore: Edward Rutherfurd
Traduttore: Stefano Viviani
Pagine: 984
Prezzo di copertina: 14 €
Editore: Mondadori
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formato brossura: New York (Oscar bestsellers)