venerdì 17 settembre 2010

UNA FRASE UN RIGO APPENA- Manuel Puig

Nella pampa argentina durante gli anni trenta un impenitente vitellone di provincia, tisico ma bellissimo, miete le sue vittime secondo schemi da romanzo rosa. Gelosie, rancori, intrighi casalinghi tingeranno di nero il romanzo.


Avevo voglia di recensire un libro e dato che al momento ne sto leggendo uno molto bello ma un po' impegnativo ("Il Vangelo secondo Gesù Cristo" di José Saramago) che mi ci vorrà ancora un po' per finire, ho guardato la mia lista di "Imperdibili" e scelto da lì di quale libro parlare.
"Una Frase un Rigo Appena" è un libro magnifico a cui sono molto legata. L'ho scoperto all'università, durante il corso di letteratura ispanoamericana e me ne sono innamorata. Un paio di anno dopo ho avuto anche la fortuna di conoscere il grande traduttore che l'ha tradotto e che purtroppo ora non c'è più. Insomma, un libro a cui tengo molto.
Manuel Puig prende eventi della vita quotidiana di un gruppo di persone molto semplici e li rende degni di apparire in un romanzo. Per narrare utilizza molti espedienti, molti sistemi diversi: ritagli di giornale, verbali, certificati di nascita e di morte, struggenti flussi di coscienza, riviste femminili e folletín. Per non parlare del filo conduttore del bolero Boquitas Pintadas, che lega tutto il romanzo. Insomma, tutto viene usato per narrare le vicende di questo bulletto, dietro a cui sbavano tutte le ragazze del paese, generando invidie, rancori e amori che in alcuni casi dureranno per sempre.
Un libro semplicemente bellissimo, che forse non molti conoscono ma che meritebbe di essere un best seller.

Nota alla traduzione: dovrei prendere e incollare la nota scritta in fondo al libro da Angelo Morino, il secondo traduttore di questo romanzo. Pessima la prima traduzione di Cicogna (ma realizzata anche in tempi diversi, con mezzi molto limitati), corretta quella di Morino. Due parole vanno spese sul titolo: "Boquitas pintadas" l'originale, da un celebre bolero, "Una frase un rigo appena" quello italiano, dalla canzone "Scrivimi". Una scelta azzeccatissima, fatta per rispettare il senso di folletín e di popolarità del romanzo originale.

"amore scrivimi, non lasciarmi più in pena, una frase un rigo appena calmeranno il mio dolor"

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