Ci sono cose che sono proprio giuste, cose che semplicemente devono succedere per quanto sono belle, anche se poi non succedono. Ma non c'è problema, perché magari succedono domani, o il giorno dopo domani o quando gli pare a loro.
Mi capita spesso di scoprire un autore dall’ultimo romanzo che ha pubblicato e poi da lì, pian piano, riscoprire tutti i suoi lavori precedenti. Ovviamente lo faccio solo se il romanzo mi è piaciuto, o mi ha in qualche modo dato lo stimolo per leggere altro.
Il primo romanzo che ho letto di Fabio Genovesi è stato Chi manda le onde, uscito nel 2015 per Mondadori e anche finalista al premio strega di quell’anno (vinto poi da Nicola Lagioia). Mi ci ero avvicinata incuriosita dalla copertina, senza neanche lontanamente immaginare quanto me ne sarei poi innamorata.
Quel libro è stato per me una grandissima rivelazione: per la storia, per lo stile, per l’incredibile caratterizzazione dei personaggi (il piccolo Zot rimarrà per sempre nel mio cuore) e per tutte le sensazioni che mi ha lasciato una volta terminata la lettura. E quindi, capite anche voi perché volessi assolutamente leggere qualcos’altro di Fabio Genovesi.
Poi, l’altra sera, in un Libraccio (sì, a Milano c’è un Libraccio aperto fino a mezzanotte, una cosa bellissima, soprattutto quando fuori piove e tu ci arrivi sottobraccio a una persona speciale) ho trovato in condizioni eccellenti e a un prezzo incredibile Esche vive. L’ho comprato e, la mattina dopo, ho iniziato a dare un’occhiata alle prime pagine. Senza sapere bene come, mi sono ritrovata in Toscana, a Muglione, completamente coinvolta nella storia di Fiorenzo e del campioncino.
Loro due sono i protagonisti della storia raccontata da Fabio Genovesi. Fiorenzo era una giovane promessa del ciclismo su cui molti, tra cui il padre stesso che lo allenava, puntavano. Finché non decide insieme a due suoi amichetti di provare a stanare il mostro del fossato dove va a trascorrere i suoi pomeriggi estivi. Come? Fabbricando una specie di bomba fatta di petardi, che non solo non stanano il mostro, ma gli portano via anche una mano. Fine dei sogni di gloria per Fiorenzo e, soprattutto, per suo padre.
Da quel giorno sono passati alcuni anni, Fiorenzo ha imparato a vivere con una mano sola e sta per finire le scuole superiori, anche se al frequentare le lezioni preferisce andare a pescare o lavorare nel negozio di articoli per la pesca di suo padre. Suona in una band metal e non ha alcuna esperienza con le ragazze. Ma, soprattutto, si ritrova a fare i conti con un’altra grande tragedia: l’improvvisa perdita della madre, avvenuta l’anno precedente e di cui si sente in qualche modo responsabile.
A peggiorare il suo stato d’animo arriva Mirko, un ragazzino tanto forte e bravo in bicicletta quanto ingenuo, che il padre di Fiorenzo porta a vivere a casa sua per trasformarlo in un vero campione. Fiorenzo, ovviamente, lo odia. Ma proprio grazie ai suoi tentativi di boicottarlo conosce Tiziana, che dopo aver studiato all’estero, ha deciso di tornare a Muglione per provare a cambiare le cose, e che ora si ritrova incastrata in una vita fatta di disincanto e disperazione.
Le storie di Fiorenzo, Tiziana e Mirko si intrecciano per tutto il romanzo, dando vita a una storia l’apparenza potrebbe essere banale, ma che invece va in profondità e tratta temi importanti. L’amicizia e l’amore, sicuramente, ma anche il non arrendersi, il darsi seconde possibilità e il fare i conti con se stessi e con il proprio passato. Il tutto scritto con uno stile divertente, scanzonato e serio al tempo stesso.
Sono scoppiata a ridere più volte, mentre leggevo Esche vive. E più volte mi sono anche fermata anche a riflettere di quel che veniva raccontato, su quel senso di insoddisfazione e di immobilità che riguarda un po’ tutti quelli che vivono in paesini come Muglione (e ce ne sono davvero tanti).
Ho riso e un pochino mi sono anche commossa, perché Fabio Genovesi dà seconde possibilità a tutti, dà a tutti una speranza, anche quando sembra davvero impossibile.
Fiorenzo ha detto che il suo sogno era comprarsi una barca e girare i mari, tu gli hai ricordato che il suo sogno era diventare famoso con la sua band e lui ha detto che era vero, ma che nella vita è meglio avere tanti sogni perché funziona come con le cartelle della tombola: più ne hai e più è probabile che vinci.
Non so se mi sia piaciuto di più Esche vive o Chi manda le onde. Non lo so davvero. Però so che mi piace tantissimo il modo in cui Fabio Genovesi racconta le sue storie e il modo in cui mi sento una volta arrivata alla fine.
Insomma, che cosa state aspettando a leggere Fabio Genovesi? Sono sicura che non ve ne pentirete.
Titolo: Esche vive
Autore: Fabio Genovesi
Pagine: 388
Editore: Mondadori
Anno: 2013
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formato brossura:Esche vive