Per qualche motivo in questo periodo mi ritrovo sempre più spesso coinvolta in discussioni su termini dialettali e regionalismi. Io sono piemontese e, sebbene non parli in dialetto e nemmeno lo capisca poi così tanto, quando parlo e quando scrivo mi capita spesso di utilizzare termini ed espressioni che in altre parti d’Italia non verrebbero nemmeno capite. Eppure, per quanto mi sforzi, non sempre riesco a evitare l’utilizzo di queste parole.
C’è da dire poi che essere piemontese mi piace un sacco. Mi piace il nostro buffo accento (io non parlo con la e aperta, né?), mi piacciono espressioni come “facciamo che andiamo” o “solo più” , mi piace il nostro cibo e la nostra presunta riservatezza. E poi, mi piacciono molto un paio di scrittori piemontesi, che hanno fatto di questa “piemontesità” il loro cavallo di battaglia.
Tra questi, c’è sicuramente Margherita Oggero, autrice torinese doc. L’amica americana è il suo secondo romanzo che leggo (pur essendo il terzo della serie che ha come protagonista la profia Baudino, di cui ho letto La collega tatuata, che è invece il primo. Il secondo, per ora, me lo son persa per strada). Serie da cui è stata tratta la serie tv “Provaci ancora Prof” con Veronica Pivetti. Serie di cui ho visto qualche puntata, prima di decidere che leggere i libri sarebbe stato molto meglio
Come i romanzi precedenti, anche L’amica americana è ambientato a Torino e ha come protagonista, appunto, la profia Baudino, che in questa sua nuova avventura si ritrova suo malgrado coinvolta nell’omicidio di Dora Vernetti. La donna è da poco rientrata in Italia dagli Stati Uniti, dopo l’improvvisa morte del marito, per mettere in vendita una bellissima villa nel capoluogo piemontese. Camilla, che ha sempre amato quella casa, pur sapendo di non potersela permettere, chiede a Dora di poterla vedere. Da quell’incontro, le due donne iniziano a frequentarsi e diventano amiche, soprattutto per insistenza di Dora, che è terribilmente sola. Peccato che la don a poi muoia, proprio una mattina in cui è a spasso con Camilla, che diventa, ovviamente, la principale indiziata. Ad aiutare la profia ad uscire dai guai ci sono Gaetano, il bel commissario conosciuto nel primo libro della serie, uno studente brillante che sta patendo le prime pene d’amore, il matto Indistruttibile, con cui la donna ha molto legato, oltre ovviamente al marito, alla figlia Livietta e al fantastico bassotto Poti.
La forza del libro, per quanto mi riguarda, non sta solo nella trama, che comunque è davvero ben strutturata (con colpi di scena continui e indagini e deduzioni vecchio stile), ma soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi (Livietta è fenomenale) e nella “piemontesità” dello stile della Oggero. Non so se questa definizione possa avere un senso riferita a uno stile narrativo, né se si capisca effettivamente cosa voglia intendere. Le origini di questa scrittrice sono evidenti a ogni riga e di Torino, oltre che la geografia, riesce a ricreare perfettamente anche il clima e gli atteggiamenti tipici delle persone, quella serietà mista a ironia, quel prendersi a volte troppo a volte troppo poco sul serio.
Devo ammettere che non sono poi così sicura che un non piemontese riesca ad apprezzare così tanto questa lettura. A me ha fatto letteralmente impazzire.
Fate che leggerlo e poi mi venite a dire che ne pensate.
Titolo: L'amica americana
Autore: Margherita Oggero
Pagine: 315
Editore: Mondadori
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formato brossura:L'amica americana
Non sono piemontese ma ho letto tutti i libri della Oggero: tutte letturine leggere ma molto piacevoli, e, come dici, personaggi davvero spassosi :)
RispondiEliminaBene! Sono contenta che la "piemontesità" piaccia anche fuori! :)
EliminaLa voglio leggere da tanto!!! Io sono piemontese e adoro esserlo, mi ci sento proprio un po' barotta :D quindi sono sicura che mi piacerebbe! Devo assolutamente trovarlo, magari il volume unico dato che adoro anche quei bei mattoncini che raccolgono più romanzi e se esistono devono essere miei... Provvederò ^^
RispondiEliminaAnche io mi sento un po' barotta :D
EliminaNon so dirti se esiste un volume con la serie completa, perché i romanzi più recenti sono ancora solo in edizione rilegata. Però secondo me prima o poi la faranno!
Anche io sono attratta dai regionalismi. Dall'italiano regionale che non è dialetto e non è italiano standard, ma solo una variante capace di dare espressività allo stile di un autore e di rendere i suoi dialoghi corposi e non asettici. Mi piace perciò la Oggero, ma anche Malvaldi e Desiati in cui rintraccio questa patina. Diversamente ho la sensazione che la scrittura non abbia sostanza...
RispondiEliminaConcordo con te!
Elimina(anche se quando ce n'è troppo, tipo nei romanzi di Montalbano, faccio un po' di fatica)
"Fate che leggerlo" non mi sembra proprio italiano, deve essere piemontese! XD
RispondiEliminaOps :P
EliminaIo ho un marito piemontese che ogni tanto ha attacchi di piemontese e mi fa morir dal ridere.
RispondiEliminaAnche 'che metà basta' deve essere di quelle parti, perchè in Toscana non lo avevo mai sentito.
E poi accusa me di parlare strano :D
Comunque grazie per la recensione, non sapevo che la Oggero avesse questa caratteristica, proverò sicuramente. Io adoro i regionalismi