All'origine del "caso Vargas", c'è la simpatia con cui è ritratto il mondo del distretto di polizia del XIII arrondissement dove si muove il commissario Jean-Baptiste Adamsberg. "Spalatore di nuvole", antirazionale, flemmatico e filosofico, Adamsberg preferisce procedere a zigzag e aspettare, brancolare nel buio finché non viene folgorato da una delle sue intuizioni geniali, lontane dal rigore della "classica" logica dell'investigatore, che lo conducono alla rivelazione finale. "L'uomo dei cerchi azzurri" segna la prima apparizione assoluta dell'insolito commissario che si trova alle prese con dei misteriosi cerchi tracciati sui marciapiedi di Parigi, in mezzo ai quali Adamsberg sente che presto comparirà un cadavere. Nel secondo romanzo che lo vede protagonista, L'uomo a rovescio", il poliziotto sui generis deve risolvere invece una catena di orrendi delitti il cui autore potrebbe essere un lupo mannaro. Zeppa di simboli e superstizioni che parrebbero affondare nei tempi bui della Morte Nera è l'intricata vicenda in cui si trova coinvolto Adamsberg nell'ultimo romanzo di questa trilogia, "Parti in fretta e non tornare".
Adoro i gialli della Vargas. Sono semplicemente incredibili e perfetti. Questo libro raccoglie i primi tre casi dell'investigatore Adamsberg: un uomo sui quarantacinque, che si basa su teorie e intuizioni, che tende a rispondere sempre "non lo so" ma che alla fine riesce sempre ad arrivare alla soluzione.
De " L'uomo dei cerchi azzurri" ho già parlato qualche post fa. Mi era piaciuto parecchio. Anche se credo che gli altri due romanzi di questa raccolta lo superino nettamente. Il personaggio del commissario si delinea meglio e anche la fantasia dell'autrice si lascia andare, dando vita così a due "gialli" d'eccezione. "L'uomo a rovescio" stupisce per lo stile narrativo, se non ci fossero dei morti di mezzo potrebbe quasi passare per un romanzo comico, un viaggio on the road su un vecchio carro bestiame per tre investigatori d'eccezione, a cui solo successivamente si unisce Adamsberg. Mi è piaciuto molto per il colpo di scena, solo leggermente prevedibile (diciamo che non ho iniziato a sospettare a metà librò, ma sono nel momento esatto in cui si scopre chi è il colpevole mi sono resa conto di averlo sempre saputo... ed è una bella sensazione).
In "Parti in Fretta e Non Tornare" si trova invece un intreccio geniale e strepitoso, del tutto imprevedibile e che l'autrice gestisce maestralmente. L'idea di recuperare la peste, e scoprire la psicosi che una malattia ormai debellata riesce ancora a creare (e ciò che descrive la Vargas sono sicura sia quello che realmente succederebbe), mi ha stupito e conquistato. E poi mi è piaciuta molto la scelta della scrittrice di "citarsi", permettendo ai "tre evangelisti" di aiutare Adamsberg nel risolvere l'indagine.
Tre gialli, uno più bello dell'altro.
Nota alla traduzione: due traduttori si alternano per questi tre romanzi. I primi due sono tradotti da una madrelingua francese, indubbiamente brava, ma che ogni tanto, soprattutto nel caso de "L'uomo a rovescio" in cui si usano parolacce, fa scelte non proprio felici. Il terzo invece è tradotto da un'altra persona e, a parte qualche errore (soprattutto nei congiuntivi) e qualche refuso, fa una traduzione abbastanza buona.