Si è conclusa domenica sera la XXII edizione del Festivaletteratura di Mantova. Il comunicato stampa ufficiale degli organizzatori parla di 62 mila biglietti staccati e circa 60 mila presenze agli incontri gratuiti, confermando così i numeri della passata edizione.
Un successo quindi, mi sento di dire, soprattutto tenendo conto della differenza ben evidente tra il programma di quest’anno e quel del 2017, che si componeva di grandi, grandissimi nomi (soprattutto della letteratura nordamericana) che quest’anno, invece, scarseggiavano un po’. Ma credo che il Festivaletteratura di Mantova, per come è strutturato, per la bellezza della città e la sua incredibile capacità di fondersi con il festival e di accogliere chi va a visitarlo, riuscirebbe ad attirare gente anche invitando dei completi sconosciuti.
Noi siamo stati solo due giorni quest’anno, rispetto ai tre che avevamo previsto, ma sono stati sufficienti per confermare il Festivaletteratura come il mio evento letterario nazionale preferito in assoluto (almeno di quelli che ho visto finora, mi manca ancora Pordenonelegge e Una marina di libri).
Come ho già detto diverse volte, adoro l’atmosfera, adoro sedermi al bar e vedere gli scrittori passeggiare o fermarsi a un tavolo vicino, adoro i saluti per strada più o meno frettolosi con persone che magari vedi solo una volta l’anno o che non hai mai avuto occasione di incontrare prima (Cristina, Altea, Mascia, Sara, Elena e tutti gli altri... è stato un vero piacere!), adoro spostarmi da un posto a un altro per gli eventi (anche se Palazzo San Sebastiano se sta diluviando e tu hai l’auto lungo il Mincio è lontanissimo), adoro l’essere all’aperto e non in padiglioni claustrofobici, adoro fermarmi a riposare su uno degli sgabelli sotto la tenda Sordello, adoro il cibo... insomma doto il Festivaletteratura.
Nonostante il primo impatto con il programma per me sia stato un po’ meno entusiasmante rispetto all’anno scorso, alla fine abbiamo partecipato a diversi eventi, tutti molto interessanti.
Il primo è stato giovedì sera, subito dopo aver mangiato il risotto alla Pilota (risotto con la salsiccia mantovana... tanta roba), con John Niven e Peter Florence a Palazzo San Sebastiano.
Niven mi piace da matti, perché è esattamente la persona che ti aspetti che sia leggendo i suoi romanzi. Un po’ stronzo e senza problemi ad ammetterlo, ma anche simpatico, con la battuta pronta e ricco di aneddoti da condividere. Anche se il libro di cui si è parlato, Invidia il prossimo tuo, non è il mio preferito, è stato comunque un incontro divertente e a tratti anche illuminante.
Il venerdì è cominciato con un bel giretto alle bancarelle dei libri usati sotto i portici di Palazzo Ducale, un appuntamento fisso del Festival nonché una tappa imprescindibile per ogni appassionato.
Poi ci siamo spostati nel cortile di Palazzo Castiglioni (che è forse la location più bella in assoluto di tutto il festival) con Bianca Pitzorno che, insieme a Federico Taddia, ha parlato del libro più divertente che ha letto: Il piccolo scapolo di Pelham G. Wodehouse.
La Pitzorno, che io conosco per lo più come scrittrice per bambini (Sulle tracce del tesoro scomparso è uno dei miei libri preferiti di quando ero ragazzina) ma che ha scritto anche molti romanzi per adulti, si è interrogata sulle sorti della scrittura umoristica, ormai sempre meno diffusa, e sull’importanza di leggere sempre ma con il dovuto distacco (per non fare la fine di Emma Bovary o Don Chisciotte), raccontando anche nel mentre buffi aneddoti sulla sua infanzia.
Subito dopo pranzo (e che pranzo, mamma mia: affettati con mostarda mantovana, tortelli di zucca e torta sbrisolona con zabaione) ho rotolato di nuovo verso palazzo San Sebastiano, per l’incontro con Tom Drury e Luca Briasco.
Da Mantova per un momento ci siamo ritrovati nella Grouse County, dov’è ambientata la trilogia di questo scrittore americano, che secondo me purtroppo qui in Italia non sta ancora avendo tutto il successo che si meriterebbe. L’incontro si è concentrato per lo più su Pacifico, l’ultimo volume della trilogia, ma Drury ha parlato anche dell’evoluzione dei personaggi e della sua scrittura nel corso del tempo.
Alle 21.30 è toccato poi a Andrew O'Hagan che, con Carlo Annese, ha parlato del suo La vita segreta – Tre storie vere dell’era digitale, edito da Adelphi.
Un incontro interessante (penalizzato un po’ dal luogo infausto... se palazzo Castiglioni è la location più bella del Festival, l’aula magna dell’università è senza alcun dubbio la più brutta) sull’uso e sui pericoli della rete, partendo dai suoi incontri con Julian Assange e Satoshi Nakamoto, e da un suo inquietante esperimento sui social.
Sabato mattina abbiamo fatto in tempo ad andare a vedere Gianrico Carofiglio in tenda Sordello, che in mezz’ora ha parlato di una sua mania: le arti marziali.
Ho perso di vista Carofiglio come scrittore da quando è passato a Einaudi, devo dir la verità. Per quanto amassi Guido Guerrieri (un’altra mia grande cotta letteraria insieme a Rocco Schiavone), leggere i suoi romanzi senza il blu Sellerio non mi piaceva più tanto. Seguo però Carofiglio su twitter e apprezzo tantissimo tutta l’opposizione che sta facendo a questo governo (uno dei pochi scrittori che ci sta mettendo la faccia) e quindi volevo andarlo a sentire. L’incontro è stato davvero divertente, lui sa come parlare in pubblico e come intrattenerlo, anche quando non si parla specificatamente di libri.
Poi, a causa di un falso allarme felino (Luna, la gatta di casa, deve aver fatto festa quella notte e al mattino, quando sono venuti a darle da mangiare, anziché fare le caprioline come fa sempre è rimasta addormentata nella cuccia... da lì al “oddio, Luna sta malissimo” il passo è breve, soprattutto se sei un po’ ansioso. Per fortuna stava benissimo, aveva solo sonno), siamo tornati di corsa a casa.
Nonostante la partenza un po’ affrettata, è stato comunque un bel Festival. La prossima edizione si terrà dal 4 all’8 settembre 2019. Io spero di riuscire ad andarci anche il prossimo anno. E se mi permettete un consiglio, se siete amanti dei libri e degli incontri (ma anche delle belle cittadine e del cibo) almeno una volta ci dovreste proprio andare anche voi.
Il prossimo anno mi attrezzo con i tortelli della nonna (o qualche risotto alternativo alla pilota) e chiacchieriamo a tavola! Mi è dispiaciuto che il mio Festivaletteratura sia stato un appuntamento-lampo, ma sono contenta che sia stato l'occasione per incontrarci di nuovo e spettegolare di librerie "matrimoniali"! :)
RispondiEliminaIl prossimo anno tutti a mangiare da tua nonna! :D
EliminaCiao Elisa!
RispondiEliminaIo ho mancato il festival per un soffio, ero in vacanza. Prima o poi, però, dovremo beccarci in una di queste occasioni.
Un abbraccio
Ce la faremo prima o poi, sì :)
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