"Anch'io voglio andare sulla Luna" disse la nonna. "Mi porti con lei.""Ma certo" rispose il nonno. "Un modo lo trovo."
Purtroppo, non ho avuto la fortuna di conoscere i miei nonni. Solo uno, il mio nonno paterno, era ancora vivo quando sono nata, ma è mancato pochi anni dopo. Di lui ho qualche ricordo confuso, qualche immagine: lui che fa la maionese a mano, lui che si toglie la dentiera sul muretto di fronte a casa, lui che monta la panna e poi ci sparge sopra il cacao, lui seduto sulla poltrona con la flebo al braccio negli ultimi mesi di malattia e poi lui la mattina in cui è mancato. So poi qualche cosa che mi è stata raccontata, su di lui e sugli altri tre nonni, ma ne ho sempre sentito un po’ la mancanza. Mi sarebbe piaciuto che mi raccontassero la loro storia (mio nonno materno, per esempio, durante la Seconda guerra mondiale è tornato dalla Russia attaccato a un camion) e la loro vita: come si sono conosciuti, come si sono innamorati, quanto è stato difficile vivere in tempo di guerra e dopoguerra, cose così. Sono rimpianti inutili e senza soluzione, mi rendo conto, però ogni tanto mi capita di pensarci. Così come mi capita di pensare che i miei futuri ipotetici figli non potranno conoscere mio padre e già mi dispiace per loro.
Per questo, libri come Sognando la luna di Michael Chabon, pubblicato da Rizzoli con la traduzione di Matteo Colombo, mi piacciono molto, ma al tempo stesso mi intristiscono anche un po’.
Il romanzo, infatti, è la storia del nonno e della nonna di Chabon, che lo scrittore ha ascoltato direttamente da suo nonno, quando è andato a fargli visita a casa della madre, dove l’uomo si trovava per trascorrere gli ultimi istanti della sua vita. I potenti antidolorifici che il medico gli ha prescritto lo hanno reso molto loquace e si ritrova quindi, in una settimana, a raccontare al nipote tutta la sua vita affinché la scriva.
«E comunque è una gran bella storia» dissi. «Devi ammetterlo.»«Sì?» Appallottolò il kleenex, cancellata la lacrima solitaria.«E allora prenditela. Te la regalo. Quando non ci sarò più scrivi tutto. Spiega. Trova un significato. Usa tante belle metafore come piace a te. Metti tutto in un bell’ordine cronologico, senza mescolarlo a casaccio come faccio io. Parti dalla sera che sono nato. 2 maggio 1915. Quella notte ci fu un’eclissi lunare, lo sai cos’è?»«Quando la Terra proietta la sua ombra sulla Luna.»«Molto significativo. Di sicuro è la metafora perfetta di qualcosa. Comincia da quella.»
Una vita travagliata, quasi picaresca, dai tempi della guerra fino alla conoscenza con sua nonna, ragazza madre che non è mai riuscita a liberarsi dei traumi del suo passato da donna ebrea; ma anche il racconto della vita dopo la morte della moglie nel residence per anziani in cui si è rifugiato, dei suoi mesi in guerra e di quelli trascorsi poi in galera, senza mai dimenticare il suo sogno di una vita di conquistare la luna.
Quello che ne viene fuori è un memoir romanzato, in cui realtà e finzione sono mescolati non si sa esattamente in quale misura, che racconta settant'anni di storia d’America, dalla guerra e i suoi strascichi alle missioni spaziali; ma soprattutto una storia d’amore, che ha resistito e superato grandi avversità.
"Secondo te sono mai stati felici?"
"Assolutamente" risposi.
"Assolutamente?"
"Senza dubbio."
"Lei ha dato di matto. A lui è fallita l'azienda. Figli loro non sono riusciti ad averne. Lui è finito in galera. A lei la terapia ormonale ha fatto venire il cancro. Io ho sparato a suo fratello in un occhio e sposato l'uomo che gli è costato l'azienda. Quand'è che sono stati felici?"
"Tra una cosa e l'altra" dissi.
"Tra una cosa e l'altra"
"Sì."
Sognando la luna è un libro davvero molto bello, che alterna momenti commoventi e drammatici (la storia del passato della nonna e dei fantasmi che l’hanno perseguitata per tutta la vita è qualcosa di davvero duro), ad altri divertenti. E il nonno di Chabon doveva essere un vero fenomeno, che non ha mai abbandonato i suoi sogni, ma al tempo stesso ha saputo metterli da parte quando si è trovato di fronte a cose per lui più importanti, come il bene di sua moglie e sua figlia, ma anche quello di un gatto.
Non conoscevo Michael Chabon prima di questo romanzo. Sì, lo so, è uno scrittore americano molto conosciuto e molto stimato, che nel 2001 ha vinto il premio Pulitzer con Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay, eppure non aveva ancora incrociato il mio cammino di lettrice. Lo ha fatto ora, con un libro dolce e intenso, drammatico e divertente, e molto, molto commovente, da cui traspare tutto l’amore dell’autore per la scrittura e le parole come mezzo per raccontare storie e vite, ma anche, e soprattutto, quello di un nipote per suo nonno.
TITOLO: Sognando la luna
AUTORE: Michael Chabon
TRADUTTORE: Matteo Colombo
PAGINE: 526
EDITORE: Rizzoli
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formato cartaceo:Sognando la luna
formato ebook: Sognando la luna
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