Basta così.
Chiude la pagina e si illude di cancellare, come ha fatto con la scritta sullo specchio, tutto quello che prova. Poi rivede il suo sorriso e i buoni propositi vanno a farsi benedire.
Del resto, i sintomi dell'altra malattia ci sono tutti: uno dei più eclatanti è che ogni canzone d'amore trasmessa alla radio gli fa venire il magone. Oltre al fatto di controllare ogni trenta secondi se lei gli ha mandato un sms
Capitano a tutti, anche ai lettori più incalliti, dei periodi in cui non si ha voglia di leggere. O meglio, in cui qualunque libro si tenti di aprire, dopo poche pagine, si riveli quello sbagliato. Personalmente trovo questi periodi molto irritanti, perché se da un lato mi sembra di essere infastidita dal leggere, dall'altro mi manca non avere un libro tra le mani.
Per uscire da periodi così, di solito mi basta leggere un romanzo giallo. Se non riesce a sbloccarmi il racconto di un omicidio, di un’indagine, tenuta magari da un qualche investigatore figo, con una certa personalità e un certo fascino, vuol dire che la situazione è molto grave.
Questa volta il compito è toccato a Una perfetta geometria, romanzo d’esordio di Giorgio Serafini Prosperi, uscito il 30 giugno per NN Editore.
Protagonista è Adriano Panatta, ex commissario cacciato dall'arma a causa di uno scandalo non ben definito ma che riguarda una donna, che un giorno viene ricontattato da Olivia, uno dei grandi amori della sua vita, che gli chiede un aiuto. Non per se stessa, ma per la figlia Vera, che non riesce a riprendersi dalla morte della sua migliore amica, Alice, perché convinta non si sia trattato di suicidio. Adriano Panatta non riesce a resistere al richiamo delle indagini, un po' per orgoglio personale un po' per l'attrazione che prova per Vera, e si ritrova invischiato in un caso molto più grande di quanto non sembrasse all'inizio, che coinvolge sette religiose, esponenti della Roma bene e anche il mondo politico.
La trama del romanzo funziona, è fuor dubbio. Lo si intuisce già da quanto incollato ti tiene alle sue pagine. Così come funziona il personaggio di Adriano Panatta, che si porta dietro il nome del celebre tennista e un passato da mangiatore compulsivo che ancora oggi influenza il suo modo di essere.
Un po' meno riusciti sono forse i personaggi di contorno, non tanto per la loro caratterizzazione, ma per il loro numero eccessivo: a un certo punto, quando ci si avvicina alla fine, mi sono ritrovata a pensare "oddio, ora ne arriva un altro" e a perdermici un po'.
Tutti hanno un loro scopo preciso, assolutamente, ma forse il tutto avrebbe funzionato lo stesso anche con tre o quattro persone in meno. E lo stesso vale un po' per il finale, che sì è tutto coerente e incastrato alla perfezione, ma forse un pochino troppo macchinoso.
Protagonista è Adriano Panatta, ex commissario cacciato dall'arma a causa di uno scandalo non ben definito ma che riguarda una donna, che un giorno viene ricontattato da Olivia, uno dei grandi amori della sua vita, che gli chiede un aiuto. Non per se stessa, ma per la figlia Vera, che non riesce a riprendersi dalla morte della sua migliore amica, Alice, perché convinta non si sia trattato di suicidio. Adriano Panatta non riesce a resistere al richiamo delle indagini, un po' per orgoglio personale un po' per l'attrazione che prova per Vera, e si ritrova invischiato in un caso molto più grande di quanto non sembrasse all'inizio, che coinvolge sette religiose, esponenti della Roma bene e anche il mondo politico.
La trama del romanzo funziona, è fuor dubbio. Lo si intuisce già da quanto incollato ti tiene alle sue pagine. Così come funziona il personaggio di Adriano Panatta, che si porta dietro il nome del celebre tennista e un passato da mangiatore compulsivo che ancora oggi influenza il suo modo di essere.
Un po' meno riusciti sono forse i personaggi di contorno, non tanto per la loro caratterizzazione, ma per il loro numero eccessivo: a un certo punto, quando ci si avvicina alla fine, mi sono ritrovata a pensare "oddio, ora ne arriva un altro" e a perdermici un po'.
Tutti hanno un loro scopo preciso, assolutamente, ma forse il tutto avrebbe funzionato lo stesso anche con tre o quattro persone in meno. E lo stesso vale un po' per il finale, che sì è tutto coerente e incastrato alla perfezione, ma forse un pochino troppo macchinoso.
Una perfetta geometria è il classico giallo, alla Manzini mi verrebbe da dire visti tutti gli elementi comuni che ci sono (e non per niente di Manzini è la citazione sulla quarta di copertina, oltre che il cognome di uno dei personaggi coinvolti).
C'è un investigatore tormentato dal passato misterioso, un amore difficile e alcune spalle che lo aiutano nel risolvere il caso e con cui si crea un legame che va oltre il professionale. Elementi che si ritrovano spesso in questo genere di libri, e che fanno intendere che anche Giorgio Serafini Prosperi, prima di scriverne uno, di gialli ne ha letti molti.
Insomma, Una perfetta geometria è un buon giallo d'esordio, con sicuramente qualche imperfezione, ma che comunque riesce a coinvolgere il lettore fino all'ultima pagina.
Certo, Adriano Panatta rimarrà sicuramente più famoso come tennista, ma anche questo investigatore, bisogna dire, non se la cava per niente male.
C'è un investigatore tormentato dal passato misterioso, un amore difficile e alcune spalle che lo aiutano nel risolvere il caso e con cui si crea un legame che va oltre il professionale. Elementi che si ritrovano spesso in questo genere di libri, e che fanno intendere che anche Giorgio Serafini Prosperi, prima di scriverne uno, di gialli ne ha letti molti.
Insomma, Una perfetta geometria è un buon giallo d'esordio, con sicuramente qualche imperfezione, ma che comunque riesce a coinvolgere il lettore fino all'ultima pagina.
Certo, Adriano Panatta rimarrà sicuramente più famoso come tennista, ma anche questo investigatore, bisogna dire, non se la cava per niente male.
Titolo: Una perfetta geometria
Autore: Giorgio Serafini Prosperi
Pagine: 328
Editore: NN Editore
Prezzo di copertina: 17,00€
Acquista su Amazon:
formato brossura:Una perfetta geometria
formato ebook: Una perfetta geometria
Ho da poco scoperto Manzini tramite Rocco Schiavone e terminato Canto della Pianura. Per la citazione, per la casa editrice, per i tuoi consigli che si sono rivelati ottimi e perché,insospettabilmente, questa si sta rivelando un'estate in giallo, segno anche questo.
RispondiEliminaCiao e grazie!
Ormai tengo d'occhio le pubblicazioni NN come se fosse di vitale importanza e ammetto che questa l'avevo un po' snobbata...la tua recensione mi ha fatto ricredere e adesso metto in lista anche questo. Sono un'amante dei gialli e sicuramente questo attira il mio interesse :)
RispondiEliminaSono un amante dei gialli soprattutto in questo periodo di caldo estremo (lo so che è una caratteristica comune... forse ci illudiamo che i brividi di un "thriller" - letteralmente - possano rinfrescarci un po'), e di solito prediligo quelli nordici, ma che bella notizia quando vengo a sapere di un bel giallo italiano, e ambientato nella mia bella Roma, per di più.
RispondiEliminaGrazie per questa tip molto interessante, oltretutto la tua recensione invoglia molto alla lettura.
Concordo parzialmente con la recensione. Il numero dei personaggi non mi è sembrato eccessivo, ma l'epilogo è risultato un po' scontato. Nessun reale colpo di scena.
RispondiEliminaUn vero peccato per un libro scritto benissimo e con personaggi caratterizzati in modo eccellente. In ogni caso, ne consiglio la lettura e rimango in attesa di una nuova prova di questo interessante autore.