lunedì 23 giugno 2014

Di discriminazioni letterarie e di leggere un po' quel cavolo che ci pare.

Non sono mai stata una fervente femminista. Mi rendo conto che questo mio esordio forse farà storcere un po' il naso, ma è quello che effettivamente sento. Nel senso che è ovvio che ci debbano essere gli stessi diritti tra uomini e donne. Tra tutti gli esseri umani, indipendentemente dal sesso, insomma. Ed è ovvio che una donna non dovrebbe mai essere discriminata perché fisicamente più debole rispetto a un uomo, o perché un giorno potrà rimanere incinta o lo è rimasta in passato. Non penso nemmeno che sia il caso che io specifichi queste cose. Però, ecco, ad esempio, alla recente proposta di legge in Parlamento per l'introduzione delle quote rosa io avrei votato no. Non perché non voglia lo stesso numero di uomini e di donne in Parlamento, ma perché se viene imposto da una legge, secondo me, non vale poi molto. 
Uno dovrebbe entrare in Parlamento per i suoi meriti (sì, lo so, fa ridere anche me questa frase), non in base agli organi genitali di cui madre natura l'ha dotato. Se serve una legge perché questo succeda, beh, per me rimane un grande fallimento nella parità di diritti.

Illustrazione di Adolfo Serra
Ok, mi sa che è ora che smetta di divagare e spieghi cosa vorrei provare a scrivere in questo post, che mi sta frullando in mente da quando ho letto sul blog Le mele del Silenzio di Andrea (blog che vi consiglio caldamente di seguire, che il ragazzo legge davvero dei bei libri) il suo pensiero in riferimento all'articolo comparso qualche giorno fa su la 27ora del Corriere, e in particolare ai commenti che ne sono seguiti. L'articolo in questione, che, diciamolo subito, mi è parso molto frettoloso e superficiale, denunciava una qualche discriminazione nei confronti delle scrittrici da parte dei lettori uomini che tendono a preferire romanzi scritti da persone del loro stesso sesso. Parla di suoi amici lettori che pensano che le donne scrivano solo romanzi stucchevoli e melensi, di premi letterari che premiano sempre e solo uomini (chi ha vinto il Pulitzer quest'anno? Donna Tartt. E due anni fa? Jennifer Egan. E il Bancarella l'anno scorso? La Premol... vabbè, forse questa non vale per confutare la tesi), e di classifiche di vendita in cui i libri scritti da uomini sono più venduti di quelli scritti da donne, e questo è sicuramente colpa degli uomini.

La cosa buffa è che proprio qualche giorno prima che uscisse l'articolo (che, ammetto, inizialmente avevo un po' ignorato) e che Andrea pubblicasse il suo post, ho guardato le mie letture degli ultimi mesi e mi sono resa conto che si trattava prevalentemente di romanzi scritti da uomini. Ho letto anche autrici eh, ma in misura minore. Non chiedetemi perché, perché non ne ho proprio idea. Anche perché io leggo un libro in base a se questo mi ispira o meno, indipendentemente da chi ne sia l'autore. E, onestamente, credo che faccia così la stragrande maggioranza di lettori appassionati. Leggo ciò che immagino mi possa piacere, che l'abbia scritto un uomo, una donna, un cane, un gatto o una giraffa onestamente non mi cambia di nulla (ok, se sapete di un libro scritto da una giraffa vi prego di farmelo sapere, che sarei proprio curiosa).
Qualche autrice donna che ho scoperto di recente e di cui sono follemente innamorata c'è, ovviamente. La Munro, scoperta grazie al Nobel qualche mese fa ed entrata di diritto nella mia top 5 di scrittori preferiti, o Miriam Toews o Elena Ferrante.
Però, sì, lo devo ammettere, credo di leggere principalmente uomini. Il fatto è che non riesco nemmeno a capire cosa ci possa essere di male, in questo. Né perché si debba per forza cercare di fare una questione di discriminazione anche nei gusti letterari di ognuno. Le scrittrici brave ci sono, proprio come ci sono gli scrittori bravi. Le scrittrici mediocri ci sono, e idem gli scrittori mediocri. Se sono nello stesso numero, onestamente non lo so. 

Per scrivere un post come quello comparso sul Corriere, a cui  si sapeva che inevitabilmente sarebbe seguiti commenti spiacevoli e sessisti, perché di gente spiacevole e sessista è purtroppo pieno il mondo, secondo me, bisognava innanzitutto aver chiaro di quali libri si volesse parlare. Se di letteratura o se di semplice intrattenimento. Perché onestamente, anche fosse vero che tutti gli uomini non leggono autrici donne, non mi sentirei di biasimarli di fronte all'ultima trilogia porno o all'ultimo pasto da Tiffany giunto in libreria (sto aspettando che esca un "In bagno da Tiffany", quello sì che lo comprerei). Nemmeno io, donna, riesco a leggerli certi libri. E anche volendo, non si può negare (perché bisognerebbe farlo, poi?) che siano indirizzati principalmente a un pubblico femminile. Se i lettori uomini non li leggono, non penso sia per discriminazione ma perché semplicemente quello che viene raccontato li annoia. Che ci sia una sensibilità diversa, tra uomo e donna, è inutile negarlo. Così come c'è anche tra ogni donna, ogni uomo, tra tutti.

Illustrazione di Miles Hyman
Certo, è sbagliato che si identifichi tutta la letteratura femminile con i romanzi rosa da supermercato. Con il puro intrattenimento, se torniamo alla distinzione che facevo prima. Perché è ovvio che Alice Munro o Jennifer Egan o Agota Kristoff o Aimee Bender o la nostra cara Elena Ferrante non abbiano assolutamente nulla a che fare con E. L. James o con la Kinsella (così come Fabio Volo e Moccia non hanno assolutamente nulla a che fare con Murakami, Auster e Roth). E se qualcuno pensa che la letteratura femminile sia quella, beh, più che discriminatorio mi sembra semplicemente poco informato, poco propenso ad andare oltre a quello che gli viene sbattuto davanti (ok, lo ammetto, stavo per scrivere imbecille, ma mi sono trattenuta).

Quello che più mi irrita, in un articolo del genere, è il cercare necessariamente di accusare, di cercare discriminazioni anche dove, onestamente, non ce ne sono. O almeno, non ce ne sono dal punto di vista dei lettori, secondo me. Leggo quello che più mi piace, quello con cui ho più affinità... e non per niente la maggior parte dei commentatori del post dice che non guarda chi sia l'autore del libro che sta comprando.

Discorso diverso sarebbe invece se parlassimo di una qualche discriminazione da parte degli editori, che preferiscono pubblicare libri scritti da uomini anziché libri scritti da donne. O che dedicano più spazio ai romanzi di scrittori invece che a quelli di scrittrici. Succede? Non lo so, onestamente. Non ho le basi, né le fonti per poterlo dire.

Forse sono ingenua, sono io che non vedo il problema e, più che altro, che trovo del tutto indifferente se il nome in copertina sia maschile o femminile. Ma sinceramente accusare gli uomini di leggere solo gli scrittori uomini, di avere pregiudizi, basandosi su dati di classifica (ma poi, se io compro un libro e poi dopo lo legge anche il mio ragazzo o mio fratello, come viene conteggiato?) e amici per cui Jane Austen e Liala sono la stessa cosa, mi sembra una grande boiata.

25 commenti:

  1. Beh, ma non è 'accusare GLI uomini', è far notare che c'è una fetta di lettori, prevalentemente di sesso maschile, che non pondera l'idea di leggere libri scritti da donne in quanto scritti da donne. Questa, secondo il mio modesto parere, è discriminazione. E i commenti sotto il post non è che diano modo di rifuggire da questa tristissima considerazione, è un fiorire di 'non leggo donne perché non mi piacciono i romanzi rosa'. Non ho fatto la prova, ma credo che se facessimo un'analisi statistica tra chi fa affermazioni del genere e il numero di persone che hanno commentato, verrebbe fuori una stima rilevante.
    Poi uno può leggere quello che gli pare, assumere chi gli pare, o votare chi gli pare, ognuno ha il diritto di fare quel che preferisce con la propria libertà individuale. Però dove in mezzo a una scelta compare il binomio uomo/donna, o bianco/nero o quel che l'è, sempre pregiudizio è.
    ... a meno che non si debba assumere uno scaricatore di porto, ecco xD

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    1. Ma in base a cosa viene fatto notare? Alle classifiche di vendita? Agli amici dell'autrice del post? Mi sembra un tantino riduttivo lanciare un'"accusa" su quelle basi. Tutti gli uomini lettori che conosco io leggono libri in base al contenuto, non al genere in copertina. Sotto al post, su tre pagine di commenti, che avvallano questa tesi ci sono i tre, terribili, riportati da Andrea. La maggior parte dice che nessuno ci fa caso. E non si può nemmeno negare che le librerie, ultimamente, siano davvero invase da una valanga di romanzi rosa di dubbio gusto scritti da donne (qualcuno anche da uomini eh, vedi Sparks).

      Non concordo sul dicorso che se c'è un binomio se scelgo una voce anziché un'altra faccio discriminazione. O almeno non nel mondo letterario. Io non leggo narrativa tedesca, mica discrimino i tedeschi... per dire.

      Secondo me si tende anche a esagerare un po' su certi aspetti, perché si sa che colpiscono di più di altri

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    2. >>E non si può nemmeno negare che le librerie, ultimamente, siano davvero invase da una valanga di romanzi rosa di dubbio gusto scritti da donne (qualcuno anche da uomini eh, vedi Sparks).

      Verissimo. Infatti il problema è anche a monte. Ci sono case editrici che puntano su un certo tipo di comunicazione-copertina, quando il libro è scritto da una donna, arrivando anche a tralasciare la trama. Tipo tacchi a spillo per un giallo, in quanto la protagonista è donna.

      Il binomio... ecco, dipende da quello che c'è dietro il binomio. Se c'è dietro la convinzione che all'altro capo della categoria 'uomo-donna' c'è incapacità di scrivere in un certo modo o andare oltre determinati temi, si tratta di pregiudizio.
      Anche i miei amici lettori-ommini non si fanno di 'ste fisime nella scelta librosa, ma non credo faccia testo. Cioè, te lo vorresti un amico che in libreria ti gela con una sparata sulle donne che scrivono solo rosa? ò_ò

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    3. Non lo vorrei, no... però dopo la sua sparata non direi certi "tutti gli uomini la pensano così". Proverei a citargli magari qualche scrittrice donna che non scrive rosa.

      Oltre alle case editrici che puntano su un certo tipo di comunicazione-copertina, ci sono però anche quello che pubblicano solo ed esclusivamente romanzi rosa scritti da donne. Non si può negare questo, secondo me. Quindi in parte è colpa degli editori, ma in parte anche di chi questi libri li scrive (è questo che intendo quando dico che a volte certe donne si discriminano da sole).

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    4. Beh, ma nessuno ha detto che tutti gli uomini la pensano così ò_ò

      Beh, il 'rosa' è un genere e ha le sue collane dedicate. Non vedo malvagio il notificare il 'rosa' in quanto 'rosa', ma mi scoccia quando si tenta di 'rosare' ciò che di rosa non ha nulla.
      (... perché un medico cercava di tirare giù le mutande a un giocatore dell'Italia a terra? Ho lanciato un'occhiata alla partita e mi sono trovata questa scena °__°)
      Dicevo!
      Nnnnon sto capendo l'ultima parte ò_ò Cioè, in che modo scrivere rosa è discriminarsi?

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    5. Mi sono espressa male, quello che intendevo è: se in una settimana vengono pubblicati, che so, 50 romanzi scritti da donne e di questi 50, 10 sono romanzi non rosa, 10 rosa ma leggibili e 30 romanzi rosa malscritti e, soprattutto, in cui noi donne sembriamo delle imbecilli... credo che, per quanto sbagliato, sia inevitabile che si tenda a generalizzare. Sicuramente in parte è colpa delle case editrici, in parte è di chi li compra ma in parte è anche di chi li scrive.

      Sul discorso uomini, beh, se tu dai come titolo "sul perché gli uomini non leggono le autrici donne" stai dicendo che tutti gli uomini sono così.

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    6. Ah, il titolo! Giusto. Non c'avevo fatto caso. Generalizzazione impropria, ma una tendenza effettivamente c'è. Dovrebbe anche essere chiaro che si tratta di una tendenza non uniformante, ecco.
      E ve' che me ne sono capitati diversi, sia in biblioteca che in libreria.

      Ma per me non è colpa né di chi li scrive, né di chi li legge. Solo in parte è di chi li pubblica, perché ci sono ce/collane che appena un libro è scritto da una donna PEM!, rosa. Punto. Pure se è un thriller.
      Credo che il libro che si scrive dica tanto sul tipo di persona che si è. Mi viene strano prendermela direttamente con, spariamo sulla Croce Rossa, quella delle 50Sfumature, perché per aver prodotto una roba del genere... onestamente, che si può pretendere? Non è che mi venga da subodorare una grande vivacità di neuroni, ecco.
      Ma poi non so, quando guardo un 'rosa' non mi viene da pretendere chissà che. Penso che certe collane Harmony, 50Sfumature ed emuli siano la versione per donne del porno, non della cosiddetta 'dick-lit'. Una roba con una trama preconfezionata che finisce coi personaggi che si conoscono biblicamente.
      ... ammetto che non so bene cosa ci si trovi negli 'altri' rosa, quelli tutti ammmmore&sbrodolamenti. Steel-Sparks, per intenderci. Forse è la ripetizione rassicurante, un tenere gli occhi allenati senza dover pensare troppo, magari si ricercano delle storie romantiche ingenuamente Disneyane, non saprei. Però non ci vedo nulla di male né nel produrre né nel consumare libri del genere. Ognuno dovrebbe leggere/scrivere quanto più gli aggrada, senza doversi distanziare dai propri gusti.
      Dipende però dal 'perché'. Se io un giorno mi dico che non apprezzo le storie d'amore omosessuali e quindi decido di non leggere un Leavitt, è questione di gusti. Se invece non leggo Leavitt perché 'non voglio sapere niente di sbiancamento anale e Raffaella Carrà', minchia se c'è del pregiudizio.
      In questo senso la colpa per me va a chi decide che no, frega niente di Byatt, Munro, Sebold e quant'altro, le donne NON sanno scrivere come gli uomini. Per me il rifiutarsi di obbligare i propri neuroni a fare 2+2 è una colpa. Praticamente tutti i registi-sceneggiatori di porno sono uomini, ma non mi viene certo da dire che gli uomini non sanno fare altro.
      Sì, è un esempio un po' tirato xD

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  2. Concordo! :-)
    Specialmente nella lettura rivendico il diritto di leggere quel cavolo che mi pare, scritto da uomo o donna non mi importa e neanche mi metto ad andare a guardare quante scrittrici ho letto rispetto a scrittori ... lo stesso vale per mio fratello ( ne abbiamo parlato tempo fa )... io proprio non ce lo vedo un vero lettore che si fa di queste scelte... se penso a quello che vorrei legger questa estate penso all'ultimo della Jackson , ai Luminari della Catton ma anche i romanzi che mi mancano di Perutz e di Falkner e così via , comunque vada avrò letto belle opere e tanto mi basta!
    Dalia :-)

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    1. Secondo me il problema grosso dell'articolo pubblicato dal corriere è la generalizzazione. Ho chiesto a tre uomini se leggono romanzi scritti da donne, questi tre uomini mi hanno risposto di no e allora di conseguenza tutti gli uomini non leggono romanzi scritti da donne.
      I lettori appassionati, i lettori veri non guardano il genere che c'è in copertina!

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  3. Se la discriminazione da parte degli editori c'è, onestamente non lo so. Fatto sta che la Rowling (appunto donna, letta ovunque), inizialmente si è presentata e ha fatto stampare le prime edizioni di Harry Potter, cercando di non far capire il suo sesso. Probabilmente sospettava un po' l'insuccesso dovuto al suo non essere uomo.
    Fatto sta che non ci si dovrebbe vergognare di ciò che si è.
    Se un uomo non legge una donna solo perché è donna, non è un uomo; è appunto un cretino.

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    1. Bisognerebbe capire se alla Rowling è stato imposto dall'editore o se l'ha deciso lei, di non far capire il suo sesso. Nel primo caso sarebbe terribile, nel secondo la cosa si ridimensionerebbe, perché è stata lei che si è in qualche modo "discriminata" da sola.

      Concordo pienamente con la tua ultima frase! :)

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    2. Ma se una considera vantaggioso discriminarsi da sola, vorrà dire che l'ambiente/società in cui è inserita non funziona comunque molto bene...

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  4. Ho letto anche io il post di Andrea e devo dire che mi ha dato di che riflettere - mi ha fatto realizzare che, come te, ho letto molti più uomini che donne, ma in maniera del tutto inconscia, basandomi solo sulla curiosità che mi provocava il libro in sé. Non faccio grande caso al sesso di chi scrive; però, ecco, credo che comincerò a farci più attenzione. Non perché ora leggerò solo donne o chissà che: semplicemente, credo che avere una maggiore consapevolezza di quel che leggo potrà darmi una chiave d'interpretazione in più.

    Detto questo, gli imbecilli ci sono e ci saranno sempre. Gli ultimi premi internazionali mostrano un cambiamento stabile e sicuramente apprezzato, ma la verità è che non vedo l'ora di vivere in una comunità di lettori in cui il genere e l'aspetto dell'autore siano l'ultimissima cosa di cui ci si preoccupa :)

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  5. Io approvo il tuo post e lo condivido, nel senso che ci mancherebbe altro che non fossimo liberi di leggere quello che più preferiamo. Io stesso non leggo i libri in base al fatto che siano scritti da uomo o da donna. Semplicemente ho constatato che di solito preferisco quelli scritti da donne.

    Però, come ha fatto notale la Leggivendola, il punto su cui io volevo puntare non è la facoltà di leggere quello che ci piace ma piuttosto il: perché si leggono più uomini?
    Questo articolo, come dici tu è stato scritto frettolosamente. Però mi è capitato in passato di leggere articoli più ponderati e con svariati dati alla mano e la predominanza maschile c'è. Ma c'è alla partenza. Ci sono molti critici uomini che recensiscono molti autori uomini. Autori uomini che vincono molti premi.E' vero che i premi non li vincono solo gli uomini, ma vogliamo guardare alla frequenza con cui un sesso vince rispetto all'altro?
    E come qualcuno ha fatto notare, la Rowling ha usato le iniziali per un certo motivo. Così come ieri, su facebook, era spuntata l'ipotesi che pure la Byatt avesse fatto altrettanto.
    E poi, infatti, ho citato pure un post della Harris dove l'accento era messo sul fatto che di un premio dato a una donna si parlava con toni diversi rispetto a quelli usati per un uomo.

    Per me il problema non è che un lettore legga uomo o donna. Faccia quello che vuole.
    Per me la vera questione è: si è davvero liberi di leggere quello che si vuole? Oppure a qualche livello c'è una preferenza maschile?
    E poi, il pubblico maschile (al quale pure io mi riferivo in particolare, lo ammetto), legge davvero specialmente uomini per i motivi riportati nell'articolo?
    E d'altra parte... se gli operatori della cultura intercambiano Austen con Liala, come possiamo aspettarci una situazione diversa?

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    1. Il mio post è più una "risposta" a quello del Corriere che non al tuo eh! :) Tu hai messo l'accento su un altro aspetto :)

      Però, ecco, la scelta è stata della Rowling o è stata della casa editrice? Perché fa una differenza enorme, secondo me.
      Che siano le case editrici a imporci letture maschili? Che i critici diano più attenzione ai libri scritti da uomini rispetto a quelli scritti da donne? Non lo so, onestamente.
      E non è un articolo approssimativo come quello scritto sul corriere che risponde a queste domande. Come dicevo sopra, tutti gli uomini lettori che conosco leggono un libro a prescindere dal nome che c'è scritto sopra, così come ci sono molte, moltissime donne che certi romanzi scritti da donne non li leggono (romanzi che capisco anche perché i critici nemmeno considerino... così come non considerano quelli di pari livello scritti da uomini).

      E' un discorso troppo ampio, troppo complesso, per relegarlo a un "il mio amico non legge romanzi scritti da donne perché pensa che siano romanzi rosa"... Io fossi un uomo davanti a un'affermazione del genere mi incavolerei e basta.

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    2. e infatti il mio post nasce proprio dal fatto che NO! Io non leggo solo uomini perché le donne scrivono solo rosa. XD

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  6. Ciao Elisa, di sicuro il tuo post mi ha messo una pulce nell'orecchio. Grazie per lo spunto di riflessione... (Vado a controllare la mia libreria!)

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    1. Figurati! :) Questo ovviamente è solo il mio punto di vista, ognuno poi la vede come vuole :)

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  7. Elisa mi permetto di segnalarti questo articolo a proposito delle Quote Rosa. Sono d'accordo con te che in un mondo ideale bisognerebbe privilegiare solo il talento, ma il pregiudizio esiste. http://www.lastampa.it/2011/03/06/cultura/opinioni/editoriali/marzo-le-donne-crescono-RVQyBjgNVGBckf3W1vvSpM/pagina.html

    Quanto agli scrittori/scrittrici e al rapporto coi lettori, sai quanti ci hanno detto che un romanzo western scritto da donne non era credibile? Sai quanti lo hanno lasciato lì solo per quel motivo?

    C'è anche un fortissimo pregiudizio nei confronti degli autori italiani e nei confronti degli esordienti, se è per questo. Ed è il motivo per cui molti autori fanno fatica a pubblicare il secondo romanzo e a crescere.
    Gli editori, a volte per pigrizia, si accodano anche ai comportamenti dei consumatori.
    E i lettori non sempre si rendono conto di avere dei pregiudizi quando scelgono un libro.
    Rimane che ogni lettore è libero di leggere quello che vuole e di avere anche i propri pregiudizi, ma secondo me mettere la pulce nell'orecchio può essere un buon modo per accorgersi dei propri limiti e magari scoprire qualcosa di nuovo.

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    1. Ma questo pregiudizio ci sarebbe se le nostre librerie e i nostri supermercati non fossero stati invasi negli ultimi anni da tutti quei romanzi rosa di pessima qualità (in cui, scusate se lo dico, ma noi donne sembriamo sempre delle imbecilli)?

      Sicuramente una parte di lettori uomini (non me la sento assolutamente di dire che tutti i lettori uomini sono così perché non sarebbe vero) non riesce ad andare oltre a questi libri che gli vengono sbattuti in faccia più di altri (e lì è sicuramente colpa di certi editori) e quindi limita i suoi orizzonti etichettando tutti i libri scritti da donne come romanzi rosa. Ed è sicuramente un pregiudizio che sarebbe bello riuscissero a togliersi... per loro, perché così facendo si perdono grandi narratrici!

      Però, dall'altro lato, rimango convinta che se un lettore o una lettrice non vuole leggere un determinato libro, perché non sopporta l'autore, perché non va d'accordo con il suo stile, perché la copertina è troppo rosa o troppo nera o troppo blu, abbia tutto il diritto di farlo senza doversi per forza sentire accusato di avere dei pregiudizi. Stiamo parlando di lettura, che è una cosa fondamentale per tutti, ma anche molto personale.

      Poi forse io non riesco nemmeno a essere molto imparziale, devo ammetterlo. Perché leggo donne (o meglio, non guardo se un romanzo è scritto da un uomo e da una donna), leggo tanta narrativa italiana e sono circondata da amici lettori che si comportano più o meno come me... quindi forse non riesco a vedere troppo il problema.

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  8. Mi ha colpito il post, forse perché non mi ero mai posta il problema. Ho dato uno sguardo alla mia pantagruelica libreria e... Vincono le donne. Donne che scrivono in modo tosto di temi tosti, per lo più, nel mio Olimpo personale hanno spazio Ursula Le Guin, Fred Vargas, Marguerite Yourcenaur, Mary Renault... Il fantasy, ad esempio, mi piace quasi solo se scritto da donne (Robin Hobb, Lois McMaster Bujold, Mary Stewart...). Poi ho controllato le biografie e scopro che molte di loro hanno iniziato a pubblicare con pseudonimi o solo con l'iniziare e il cognome per non far capire che erano donne, perché "scrivevano da uomini". A questo punto, oltre ad avere dei problemi d'identità (mi piacciono i libri delle donne che scrivono da uomo, che vorrà dire, mi serve un analista?) mi rendo conto che il problema esiste e non solo in Italia. Il tutto mi ha lasciato un retrogusto di tristezza...

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    1. Se devo essere sincera, manco io mi ero mai posta il problema prima di leggere l'articolo sul corriere e il post di Andrea :P O meglio, non lo vedevo particolarmente un problema: leggo un libro che mi ispira, indipendentemente da chi è l'autore e penso sia un caso che ho letto più libri scritti da uomini che libri scritti da donne.

      Mi piacerebbe però scoprire se la scelta degli pseudonimi sia stata imposta dall'editore o sia arrivata direttamente dall'autore... perché credo farebbe un po' di differenza.
      Sicuramente qualche pregiudizio c'è ancora, ma non è come in passato, in cui le donne erano obbligate a scrivere sotto pseudonimo anche solo per arrivare alla pubblicazione...

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  9. Secondo me è sbagliato escludere dal ragionamento i romanzi da supermercato (o da edicola). La casalinga che scrive il porno soft influisce eccome su come il tizio qualunque, che legge poco, vede la letteratura femminile.

    La mia esperienza è leggermente diversa. Leggo molta letteratura di genere, in cui conto pochissime autrici. E ne ho lette poche. Quest'anno mi sono accorto di un più o meno volontario exploit, ma gli anni scorsi ne contavo non più di 5 sul totale dei libri letti, anche perché ho variato un po' di più. Cosa vedo sugli scaffali in libreria? Le donne dominano il settore young adult, sono praticamente inesistenti in horror e fantascienza, nella fantasy invece occupano la roccaforte del paranormal romance, sottogenere dell'urban fantasy con una dose pesante di romanticherie. Ci sono le eccezioni, validissime, ma ciò che risulta a un primo sguardo è che la narrativa al femminile è abbastanza polarizzata da far sì che il lettore occasionale se ne faccia una data idea. Allo stesso modo, tutta la narrativa in franchise di vari videogiochi, star wars e quant'altro è prettamente maschile, quindi il discorso vale in entrambi i versi. Quindi, senza entrare in una ipotetico differente approccio alla scrittura (potrebbe essere), me la cavo con un "è anche questione di interessi". Anche, non solo. Allo stesso modo, un lettore da supermercato si farà un'idea in base a ciò che trova sugli scaffali, per quanto limitato, e alle classifiche delle vendite.

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    1. E' per quello che io dico che l'invasione di questi romanzi rosa, pornosoft e tutte le altre definizioni possibili e immaginabili per identificarli, influenza eccome la visione che si ha della letteratura femminile. E' sbagliato, certo, ma capisco anche che un tizio qualunque, un quasi non-lettore, identifichi con quello tutta la narrativa femminile.
      Così come sono abbastanza convinta che sia vero che un uomo e una donna scrivono in modo diverso e diverso è l'approccio che possono dare a una stessa storia. Ma è ovvio e giusto che sia così.
      Per questo io non ne farei poi chissà quale moto d'accusa, se certi uomini non leggono le scrittrici donne (o se anche certe donne non leggono scrittrici donne) e rivendico il diritto di leggere ciò con cui siamo più affini, indipendentemente da chi sia stato scritto.

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