giovedì 3 ottobre 2013

PERDUTAMENTE - Flavio Pagano

Qualche anno fa mia madre si è svegliata una mattina con un terribile mal di pancia. Abbiamo chiamato la guardia medica che le ha detto di prendere un farmaco. L'ha preso e poi si è beatamente addormentata, il mal di pancia sembrava passato e lei era più tranquilla. Quando si è svegliata, mi ha guardata e mi ha chiesto: "ma ho avuto un infarto?". Panico. "Ma mamma che stai dicendo? Avevi mal di pancia forte, nessun infarto". "Ah, ok". Dopo cinque minuti mi ha chiesto "Ma cosa mi è successo? Mi è venuto un infarto?". E così per mezz'ora, finché non siamo arrivati in ospedale, le hanno diagnosticato la fuoriuscita di un'ernia e una strana reazione tra il farmaco contro il mal di pancia e la pastiglia contro la pressione alta che prendeva da un po'. Due cose assolutamente non gravi, assolutamente transitorie che si sono risolte con un'operazione e qualche ora di stordimento totale.

Mi sono bastate quelle poche ore per capire quanto deve essere difficile la vita di chi ha l'Alzheimer e di chi vive con qualcuno che ha l'Alzheimer. Ci va pazienza, ci va coraggio, ci va una buona dose di ironia e la capacità di non lasciarsi abbattere e scoraggiare, anche se si sa che andrà sempre peggio.
Flavio Pagano in questo suo Perdutamente ci racconta la vita sua e della sua famiglia dal giorno in cui ha scoperto che la madre soffre di Alzheimer. Dal primo sintomo, una fuga alla stazione per andare non si sa dove conclusasi con la donna spaesata, in difficoltà, e via via verso il baratro, verso l'oblio. 
In questo libro ci viene raccontato il modo in cui la famiglia ha affrontato questo inesorabile declino: le lotte con l'Asl e l'INPS per la pensione di invalidità, il rapporto con la moglie, i figli e il fratello e il loro modo di affrontare la malattia, i momenti di lucidità e di gioia anche nel buio più nero, e la voglia di rendere il tutto meno doloroso per tutti, assecondando voglie e desideri e creando così situazioni esilaranti. E sullo sfondo c'è Napoli, con le sue contraddizioni e la sua incredibile bellezza.

Scrivere una recensione di un libro autobiografico è difficile. Soprattutto se questo libro autobiografico parla di una malattia terribile. Non si può dare un giudizio sulla trama, perché, come credo di aver già detto altre volte, è un po' come dare un giudizio sulla vita di chi questa trama l'ha vissuta sulla sua pelle e non mi permetterei mai di farlo. Il modo in cui Flavio Pagano e la sua famiglia ha affrontato la malattia della madre è esemplare, un po' come lo è quello di chiunque si ritrovi ad affrontare qualcosa di simile. Ci sono momenti di gioia e di divertimento, che magari da fuori potrebbero sembrare inopportuni. Ci sono i momenti di sconforto, la voglia di arrendersi, quella sensazione di non farcela più che diventa via via più forte e che prende il sopravvento su tutto il resto. E poi c'è l'amore, incondizionato, per chi sta soffrendo.

Eppure, sebbene io abbia riso, mi sia commossa e abbia provato una forte simpatia (ed empatia) per tutti i personaggi, dalla madre malata al domestico indiano, passando per il povero venditore porta a porta che viene buttato nella mischia, come libro, come tentativo di portare all'attenzione di tutti la malattia di Alzheimer e le sue terribili conseguenze, mi aspettavo qualcosa di più. Forse in certi casi bisognerebbe usare la propria vita e la propria esperienza come punto di partenza, prendendo spunto poi anche da altre famiglie e da altre persone che vivono la stessa condizione. Per dare ancor più risalto a tutti gli aspetti, tristi e meno tristi.
Questa è ovviamente un'opinione mia, che si scontra forse con il vero intento dell'autore di rendere omaggio a sua madre, alla sua famiglia e al modo in cui tutto è stato affrontato.

Da sottolineare e rimarcare, invece, sono i problemi a livello di punteggiatura. Non so se siano refusi, sfuggiti sia all'autore sia all'editor, né se sia io a essere eccessivamente pignola, ma troppe volte in questo testo ho trovato virgole dove non ci andavano, tra soggetto e verbo, in mezzo a frasi che non andavano spezzate (per fare un esempio: "l'idea di dover portare di nuovo mia madre fuori di casa, mi rendeva nervoso"). Scelte stilistiche, forse, ma che hanno reso la mia lettura a tratti difficoltosa, spezzando la fluidità della lettura.

Nel complesso comunque il romanzo non mi è dispiaciuto, anzi! I personaggi sono fantastici (e se lo sono così sulla carta, dal vivo devono esserlo ancora di più!) e il modo in cui la malattia è stata affrontata è encomiabile: si sorride, ci si commuove e si riflette molto (per non parlare della copertina, che trovo semplicemente meravigliosa!).
E poi mi è venuta una voglia matta di andare a Napoli.

Titolo: Perdutamente
Autore: Flavio Pagano
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Giunti
ISBN: 978-8809785656
Prezzo di copertina: 12 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Perdutamente
formato ebook: Perdutamente (Italiana)

7 commenti:

  1. Che ne pensi della punteggiatura usata da Saramago in "Cecità"? :)

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    1. Uhm... effettivamente in Cecità c'è un uso singolare della punteggiatura. La differenza, almeno per me, sta nel fatto che leggendo Saramago non l'ho mai percepita come un errore, ma come una cosa voluta, funzionale alla trama e tipica del suo stile. Ci metti sicuramente un po' ad abituarti, ma una volta che ci sei riuscito non la senti più stonata.
      In questo caso mi è parso proprio un errore... o comunque rendeva la mia lettura poco fluida (anche se magari può essere corretto o voluto come stile).
      Non so mica se mi sono spiegata :P

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    2. certo che ti sei spiegata :)
      quella dell'uso della punteggiatura è una questione ancora irrisolta. Nell'esempio che hai citato nel post, a mio avviso, c'è un palese errore. Però ho la sensazione che per molti la posizione delle virgole sia discrezionale.
      Consigliozzo saggistico: "Val più la pratica" di Andrea De Benedetti (Laterza)

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    3. Sicuramente l'uso della punteggiatura (delle virgole e dei due punti soprattutto) è diventata una questione molto discrezionale e soggettiva. Però nel momento in cui mi crea un problema nella lettura, in cui rimango in qualche modo incastrata nella frase, per me vuol dire che è sbagliato.
      Poi, io sono sicuramente anche molto pignola eh...ad esempio, avevo criticato l'uso dei due punti nel libro La piramide del caffè, ma visto il successo che ha avuto forse era principalmente un problema mio.
      Però boh, nella frase che ho riportato qui c'è un errore palese, soggetto e verbo separati in una frase corta, priva di incisi.

      Ora mi informo sul consiglio saggistico! :)

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    4. sono d'accordo con te, Elisa. Resto dell'idea che rispolverare l'analisi del periodo farebbe bene a un bel po' di scrittori :)

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  2. Mi intriga, soprattutto perchè ho un vissuto vicino a questa malattia. Credo che lo leggerò!

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    1. Penso che chi abbia vissuto da vicino questa malattia possa cogliere qualcosa in più di questo libro, apprezzarlo in qualche modo di più. Fammi poi sapere! :)

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