lunedì 14 dicembre 2015

MI CHIAMO IRMA VOTH - Miriam Toews

Le mie parole non sono solo parole. Sono immagini e lacrime e imperfette offerte d'amore e pallottole che mi sparo in testa.

Ho scelto questa citazione per aprire la recensione di Mi chiamo Irma Voth di Miriam Toews, tradotto da Daniele Benati e pubblicato da marcos y marcos, anche se è quella che già potrete trovare sulla quarta di copertina. Ne cerco sempre un’altra, di solito, così da farvi conoscere qualcosa di più del libro che ho letto. In questo caso, però, credo che quella frase rappresenti al meglio non solo tutto il libro, ma anche un po’ tutto lo stile di questa, per me grandissima, scrittrice canadese.

Di Miriam Toews ho letto praticamente tutto. Mi è rimasto solo un libro da leggere, Un complicato atto d’amore, pubblicato da Adelphi e non da marcos y marcos e che al momento non sono riuscita a trovare nei soliti luoghi in cui acquisto libri. Ho letto e ho amato tutto quello che ha scritto, dicevo. Da Un tipo a posto all’ultimo I miei piccoli dispiaceri, passando per quel capolavoro che è In fuga con la zia, per me il suo migliore in assoluto.
È stato quindi con un po’ di tristezza che mi sono avvicinata a Mi chiamo Irma Voth. La tristezza di sapere che dopo, almeno per un po’, non ci sarebbe stato più nulla.
Mi sono trovata di fronte a un libro un po’ strano, in cui riconoscevo perfettamente lo stile ma che, per le prime 200 pagine, mi ha lasciato anche un po’ di confusione.

Irma Voth è una ventenne mennonita, che vive da sola in un casolare nel deserto del Messico, accanto alla casa della sua famiglia, da cui è stata cacciata dal padre dopo che lei ha spostato uno “straniero”. Uno straniero che, dopo l’idillio dei primi tempi, sembra non amarla, non sopportarla più, lasciandola da sola.
Gli ho chiesto perché cercava di confondermi con delle risposte che servivano solo a classificare le mie domande e come mai era diventato così strano da qualche tempo in qua e da dove era saltato fuori questo problema riguardo al mio modo di dormire con una gamba sulla sua e cos'aveva da andarsene sempre via e perché cercava a ogni costo di fare il duro invece di limitarsi a essere se stesso e allora lui mi ha tirato a sé e mi ha chiesto di smetterla di parlare, per favore, di smetterla di tremare, di smetterla di bloccare la porta, di smetterla di piangere e di smetterla di amarlo
Un giorno una troupe cinematografica affitta l’altro casolare accanto al suo. Lo scopo è quello di girare un film sullo stile di vita mennonita e Irma, quasi senza rendersene conto, viene assunta come interprete per l’attrice tedesca che interpreterà la protagonista. Il mondo di Irma si apre all’improvviso verso qualcosa a cui non aveva mai pensato e che le da poi il coraggio di fuggire definitivamente dal suo passato e dalla sua vita. Non da sola, ovviamente, per cercare di salvare se stessa ma anche più persone possibile.

Per le prime duecento pagine di Mi chiamo Irma Voth non si riesce bene a capire dove Miriam Toews voglia andare a parare. Sì, mette in scena le incredibili differenze tra un mondo chiuso, come lo è quello di una comunità religiosa così stretta e ancora al passato come quella mennonita, e il mondo del cinema, il mondo esterno. E mette in scena anche la tristezza di Irma, il suo ritrovarsi suo malgrado segregata in una vita da cui non sa come fuggire. Però, ecco, sembrava mancare quella potenza narrativa, quella profondità, che avevo trovato in tutti gli altri libri di questa autrice. Sembrava solo, per fortuna. Perché le ultime cento, cento cinquanta pagine sono di una forza incredibile. Irma prende coraggio e scappa da quel mondo, portando con sé la sorella e un’altra piccola accompagnatrice, ma riesce anche a fare i conti con se stessa e con il suo passato, grazie all'aiuto delle splendide persone che incontra sul suo cammino. Eppure, anche se libera, non riesce mai a sentirsi a casa.

Forse Miriam Toews avrebbe potuto rendere meno lunga la parte iniziale, dando prima il via al viaggio rocambolesco di Irma e della sua piccola combriccola. Ma con il senno di poi, forse, sarebbe mancato qualcosa e il viaggio di Irma, fisico ma soprattutto interiore, non si sarebbe sviluppato al meglio.

Se non avete mai letto nulla di Miriam Toews secondo me dovreste rimediare. Il mio preferito rimane sicuramente In fuga con la zia, che dal mio cuore non se ne andrà mai. Ma anche tutti gli altri e quindi anche questo sono di quelle letture che ti aprono un mondo e un cuore, quello dell’autrice, che in pochi sanno davvero mettere così bene su carta.
Quindi sì, lo consiglio caldamente.


Titolo: Mi chiamo Irma Voth
Autore: Miriam Toews
Traduttore: Daniele Benati 
Pagine: 300
Editore: marcos y marcos
Prezzo di copertina: 17,00€
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formato brossura: Mi chiamo Irma Voth

2 commenti:

  1. Anche io sono un'ammiratrice di questa autrice, ho letto tutti i romanzi pubblicati in Italia, spero che continuino a tradurli.
    Sai che forse è questo il mio preferito?

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  2. Bravissima. Condivido in pieno le tue parole. Spero che nel frattempo tu abbia letto un Complicato atto d'amore che è bellissimo. Ora inizio Un tipo a posto. In fuga con la zia anche per me il suo più bello! Barbara

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