Surunen si presentò. Era finlandese, insegnante di lingue, e nelle vacanze estive si dedicava alla liberazione dei prigionieri politici.
Arto Paasilinna è un prolificissimo autore finlandese. Solo in Italia, Iperborea ha pubblicato quattordici suoi romanzi. Tra questi c’è anche L’allegra apocalisse, l’unico che avevo letto finora, ispirata principalmente dalla trama e dall’averlo trovato in offerta in e-book. Non sono una grande lettrice di autori nordici, anche se devo dire ultimante Iperborea mi ha permesso di scoprirne alcuni davvero molto belli.
L’allegra apocalisse non era però tra questi. L’idea di base del romanzo mi era piaciuta molto, ma poi Paasilinna, almeno secondo i miei gusti, si era perso un po’ nello svilupparla. Da lì non mi era mai venuto in mente di leggere altro di questo autore, pur sapendo benissimo che probabilmente avevo solo avuto sfortuna. Finché Iperborea non mi ha scritto per propormi di dare all'autore finlandese una seconda possibilità, con Il liberatore dei popoli oppressi. Già solo per questo approccio, avrei risposto sì. Poi ho letto anche la trama del libro e “cavolo, certo che gliela do una seconda possibilità!”.
Il liberatore dei popoli oppressi di Arto Paasilinna, tradotto in italiano da Francesco Felici, è la storia di Viljo Surunen, emerito glottologo di Helsinki, nonché volontario di Amnesty International, che decide di partire per il Monterey, uno stato del Centro America, per andare a liberare Ramón López, un professore da anni detenuto ingiustamente nelle prigioni di quello stato. A nulla sono servite, infatti, le lettere di protesta e gli appelli che lui e la sua dolce compagna di ideali e d’amore Anneli Imonen hanno inviato in tutto il mondo e per molto tempo per chiederne la liberazione. Qui occorre esporsi in prima persona, agire. E quindi, dopo qualche difficoltà organizzativa e burocratica, Viljo Surunen parte al salvataggio di Ramón. Dopo molte peripezie, strani incontri, qualche pestaggio, un terremoto e uno strano rituale di disinfezione, le cose sembrano andare per il verso giusto. Sulla strada di casa, poi, Surunen fa una piccola deviazione a Delatosia, uno paese dell’Est Europa, che sembra molto civile, ma che poi forse non è così diverso dal Monterey. E Surunen finisce per mettersi di nuovo in azione.
Il liberatore dei popoli oppressi è sicuramente un libro molto divertente e molto piacevole da leggere. Ci si lascia subito conquistare da Viljo Surunen, dai sui bislacchi incontri (il pinguinista è sicuramente il mio preferito!) e dalle sue avventure in nome dei suoi ideali di libertà. E si sorride di fronte a tutta la burocrazia che l’uomo è costretto ad affrontare e di fronte all'ipocrisia di certi potenti nei paesi che visita.
Però anche questa volta, per quanto mi riguarda, c’è un però. Che è molto più piccolo rispetto a quello che avevo provato con la lettura di L’allegra apocalisse, ma che comunque non posso ignorare.
Il fatto è che non ho capito quale fosse il reale messaggio del libro. E nemmeno se un vero messaggio lo voleva avere o meno. È una critica contro le dittature, di un colore o dell’altro, e le terribili pratiche utilizzare per mettere a tacere i dissidenti? È una critica verso le organizzazioni internazionali che a volte sembrano limitarsi a scrivere e protestare senza mai agire? E poi anche un attacco alla burocrazia e al governo e al potere in generale che complica cose semplici e rende poi troppo facili cose che non dovrebbero esserlo, tipo arrestare o eliminare chi si oppone? È tutto questo, oppure c’è ancora dell’altro, o non c’è nulla, invece, e Paasilinna voleva solo e semplicemente divertire?
Per me tutte queste possibilità sono plausibili. Ho visto la critica, ovviamente, alle dittature e ai regimi, ma anche quella verso certe organizzazioni (non nel caso specifico di Amnesty International, però ecco, che un glottologo parta da solo e da solo riesca a fare tutto quello che ha fatto mi sembra un segnale abbastanza forte dell’incitamento a scrivere meno e agire di più). Ho visto la critica alla burocrazia, sia quella finlandese all'inizio, sia quella di tutto il mondo e l’attacco ai potenti, pronti a farsi abbindolare da chi sembra mostrare più potere e fascino di loro.
Questi dubbi però sono forse più colpa mia che non colpa del libro. Perché se non ci rifletto su troppo Il liberatore dei popoli oppressi mi ha divertito molto, così come mi è piaciuto molto lo stile di Paasilinna, il suo modo di rendere reali contesti e situazioni quasi assurde.
Quindi sì, mi è piaciuto. E magari quei però con il tempo passeranno. E sicuramente a poco a poco leggerò anche gli altri romanzi di questo autore.
Titolo: Il liberatore dei popoli oppressi
Autore: Arto Paasilinna
Traduttore: Francesco Felici
Pagine: 306
Anno di pubblicazione: 2015
Editore: Iperborea
ISBN: 978-8870914542
Prezzo di copertina: 17,50 €
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formato brossura: Il liberatore dei popoli oppressi
formato ebook: Il liberatore dei popoli oppressi
Io ho appena ricevuto in regalo "L'anno della lepre" e fra poco lo inizierò. Sono dubbiosa, non ho mai letto niente di Paasilinna e il tuo parere a riguardo non è dei più entusiastici, quindi spero di non partire prevenuta e se poi mi piacerà leggerò sicuramente anche "Il liberatore dei popoli oppressi"!
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