"Fai bei sogni" è la storia di un segreto celato in una busta per quarant'anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. "Fai bei sogni" è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. "Fai bei sogni" è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l'inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell'amore e di un'esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.
Ho finito di leggere questo libro ieri sera verso mezzanotte e devo ammettere che mi ha tolto il sonno (ok, forse anche tutte le patatine alla paprika che ho mangiato nel pomeriggio hanno contribuito). Mi sono girata e rigirata nel letto, pensando, tra le altre cose, a cosa avrei scritto in questa recensione. Perché quello che ha scritto Gramellini mi tocca parecchio da vicino.
Sono passati poco più di 7 anni da quando mio papà non c'è più. Sembra ieri. Certo, io rispetto a Gramellini l'ho perso che ero già grande, era già riuscito a trasmettermi un sacco di cose e di insegnamenti che sicuramente hanno influenzato il mio modo di essere di oggi. Ma certe volte comunque la sua mancanza si fa sentire più forte che mai, sebbene io ne parli il meno possibile.
Gramellini in questo romanzo autobiografico ci racconta come ha vissuto la sua vita nel ricordo e nella rabbia per la madre morta quando aveva 9 anni. Ci racconta di come questa assenza abbia influenzato la sua vita di bambino, quando capire e accettare è impossibile e si arriva a sperare che la mamma prima o poi torni, che come è sparita all'improvviso altrettanto all'improvviso ritornerà. Ci racconta di come è stato difficile crescere e diventare adulto, logorato da questa grande assenza e dal rapporto conflittuale con il padre che non ha saputo come comportarsi per far fronte sia al suo dolore sia a quello del figlio. Ci racconta di quando diventato adulto è stato incapace di imparare ad amare, perché quell'abbandono da piccolo lo ha segnato, perché nessuno gli ha spiegato davvero come si fa, fino a che non ha trovato anche lui la persona giusta. E poi ci racconta di quando ha scoperto la verità su quello che è realmente successo la notte in cui la madre è morta.
A far da sfondo a questo, c'è Torino e il nascere della sua carriera di giornalista, c'è la sua Posta del Cuore che esce su La Stampa tutte le domeniche (tendo a non leggerla, preferisco i "Buongiorno") e la stesura del suo primo romanzo, "L'ultima riga delle favole" (che io non ho per niente apprezzato) ma che per lui è stato il punto di partenza per scoprire la verità.
E' impossibile dire se si tratta di un libro bello o di un libro brutto. Perché non si può giudicare la vita delle persone, nè tantomeno accusarle di piangersi addosso di fronte al mondo. Ognuno reagisce a modo suo, ognuno ha nel suo armadio fantasmi e scheletri che deve in qualche modo esorcizzare. Gramellini lo fa scrivendo, con il suo stile che io tanto adoro, ironico e irriverente anche quando descrive le cose più tristi, senza mai cadere nel banale. D'altronde è la sua vita, e nessuno meglio di lui può scrivere come si è sentito o cosa abbia provato. E credo che lo abbia scritto innanzitutto per se stesso, per affrontare definitivamente un argomento che tanto ha condizionato la sua vita e per scoprire se era finalmente riuscito a "guarire". E ha poi voluto condividere questo suo percorso con i suoi lettori, qualcuno avrà apprezzato, qualcun altro avrà pensato che al suo posto non avrebbe (o non ha) reagito così, qualcun altro ancora lo ha odiato. E riesco a capire perfettamente tutte e tre le posizioni.
A me qualcosa ha lasciato (oltre alle ore di sonno perse stanotte intendo), ed è sicuramente molto ma molto meglio della sua prima opera pseudozen, che tanto avevo odiato. Lo consiglierei!
Per acquistare: Fai bei sogni (La Gaja scienza)
Ho finito di leggere questo libro ieri sera verso mezzanotte e devo ammettere che mi ha tolto il sonno (ok, forse anche tutte le patatine alla paprika che ho mangiato nel pomeriggio hanno contribuito). Mi sono girata e rigirata nel letto, pensando, tra le altre cose, a cosa avrei scritto in questa recensione. Perché quello che ha scritto Gramellini mi tocca parecchio da vicino.
Sono passati poco più di 7 anni da quando mio papà non c'è più. Sembra ieri. Certo, io rispetto a Gramellini l'ho perso che ero già grande, era già riuscito a trasmettermi un sacco di cose e di insegnamenti che sicuramente hanno influenzato il mio modo di essere di oggi. Ma certe volte comunque la sua mancanza si fa sentire più forte che mai, sebbene io ne parli il meno possibile.
Gramellini in questo romanzo autobiografico ci racconta come ha vissuto la sua vita nel ricordo e nella rabbia per la madre morta quando aveva 9 anni. Ci racconta di come questa assenza abbia influenzato la sua vita di bambino, quando capire e accettare è impossibile e si arriva a sperare che la mamma prima o poi torni, che come è sparita all'improvviso altrettanto all'improvviso ritornerà. Ci racconta di come è stato difficile crescere e diventare adulto, logorato da questa grande assenza e dal rapporto conflittuale con il padre che non ha saputo come comportarsi per far fronte sia al suo dolore sia a quello del figlio. Ci racconta di quando diventato adulto è stato incapace di imparare ad amare, perché quell'abbandono da piccolo lo ha segnato, perché nessuno gli ha spiegato davvero come si fa, fino a che non ha trovato anche lui la persona giusta. E poi ci racconta di quando ha scoperto la verità su quello che è realmente successo la notte in cui la madre è morta.
A far da sfondo a questo, c'è Torino e il nascere della sua carriera di giornalista, c'è la sua Posta del Cuore che esce su La Stampa tutte le domeniche (tendo a non leggerla, preferisco i "Buongiorno") e la stesura del suo primo romanzo, "L'ultima riga delle favole" (che io non ho per niente apprezzato) ma che per lui è stato il punto di partenza per scoprire la verità.
E' impossibile dire se si tratta di un libro bello o di un libro brutto. Perché non si può giudicare la vita delle persone, nè tantomeno accusarle di piangersi addosso di fronte al mondo. Ognuno reagisce a modo suo, ognuno ha nel suo armadio fantasmi e scheletri che deve in qualche modo esorcizzare. Gramellini lo fa scrivendo, con il suo stile che io tanto adoro, ironico e irriverente anche quando descrive le cose più tristi, senza mai cadere nel banale. D'altronde è la sua vita, e nessuno meglio di lui può scrivere come si è sentito o cosa abbia provato. E credo che lo abbia scritto innanzitutto per se stesso, per affrontare definitivamente un argomento che tanto ha condizionato la sua vita e per scoprire se era finalmente riuscito a "guarire". E ha poi voluto condividere questo suo percorso con i suoi lettori, qualcuno avrà apprezzato, qualcun altro avrà pensato che al suo posto non avrebbe (o non ha) reagito così, qualcun altro ancora lo ha odiato. E riesco a capire perfettamente tutte e tre le posizioni.
A me qualcosa ha lasciato (oltre alle ore di sonno perse stanotte intendo), ed è sicuramente molto ma molto meglio della sua prima opera pseudozen, che tanto avevo odiato. Lo consiglierei!
Per acquistare: Fai bei sogni (La Gaja scienza)
ciao
RispondiEliminaLo sto leggendo anch'io, ma sono solo all'inizio e ancora non mi sono fatta un'idea precisa. Quel poco letto mi piace però.
Anch'io ho perso mio padre negli ultimi anni e il dolore di quest'assenza è ogni giorno più grande.
ciao
Chiara
Bello, è piaciuto molto anche a me.
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