Nella seconda metà del Settecento il giovane Kunta Kinte viene strappato dal suo villaggio africano e portato in America come schiavo. La sua vita cambierà, come quella dei suoi discendenti: Bell, Kizzy, Chicken George e tutti gli altri, fino a giungere ad Alex Haley, l'autore di queste pagine.
Leggere un libro come "Radici" richiede uno sforzo non indifferente. Vuoi per la traduzione, ancora oggi in commercio, di quasi quarant'anni fa, vuoi perché si tratta di una lunga saga famigliare che inizia in Africa nella prima metà del '700, attraversa l'oceano e arriva nel Nord America e nel secondo dopoguerra.
Ma se vi armate di un po' di coraggio e di tanta pazienza, questo romanzo alla fine vi piacerà parecchio. Parla di tradizioni secolari, parla della tratta degli schiavi africani e della loro vita nelle piantagioni del Nord America, dei loro rapporti con i padroni, della sofferenza e delle torture subite per ottenere la tanto agognata libertà.
Adoro le saghe famigliari, del passato e del presente. E sebbene a volte in questo romanzo sia facile confondersi tra i vari personaggi e i salti temporali siano a volte un po' troppo bruschi e rapidi, si tratta di un romanzo che merita di essere letto e che narra un periodo della storia dell'umanità che non dovrebbe essere dimenticato.
Un po' noioso il finale, in cui Alex Haley, autore nonchè discendente della famiglia del romanzo, racconta le sue peripezie per ottenere tutte queste informazioni. Ma merita comunque.
Nota alla traduzione: un cane che si morde la coda: non lo ritraduco perché non lo compra nessuno, non lo compra nessuno perché la traduzione fa schifo.
Leggere un libro come "Radici" richiede uno sforzo non indifferente. Vuoi per la traduzione, ancora oggi in commercio, di quasi quarant'anni fa, vuoi perché si tratta di una lunga saga famigliare che inizia in Africa nella prima metà del '700, attraversa l'oceano e arriva nel Nord America e nel secondo dopoguerra.
Ma se vi armate di un po' di coraggio e di tanta pazienza, questo romanzo alla fine vi piacerà parecchio. Parla di tradizioni secolari, parla della tratta degli schiavi africani e della loro vita nelle piantagioni del Nord America, dei loro rapporti con i padroni, della sofferenza e delle torture subite per ottenere la tanto agognata libertà.
Adoro le saghe famigliari, del passato e del presente. E sebbene a volte in questo romanzo sia facile confondersi tra i vari personaggi e i salti temporali siano a volte un po' troppo bruschi e rapidi, si tratta di un romanzo che merita di essere letto e che narra un periodo della storia dell'umanità che non dovrebbe essere dimenticato.
Un po' noioso il finale, in cui Alex Haley, autore nonchè discendente della famiglia del romanzo, racconta le sue peripezie per ottenere tutte queste informazioni. Ma merita comunque.
Nota alla traduzione: un cane che si morde la coda: non lo ritraduco perché non lo compra nessuno, non lo compra nessuno perché la traduzione fa schifo.
Dissento sul fatto che sia difficile leggere il romanzo "Radici" di Alex Haley.
RispondiEliminaIo l'ho letto d'un fiato a vent'anni anni nella versione proprio del 1979, che era magnifica.
A volte lo rileggo ancora e lo trovo sempre stupendo.
Il fatto che lo abbia trovato difficile non vuole assolutamente dire che non mi sia piaciuto.
RispondiEliminaTutte le saghe famigliari hanno spesso la tendenza a creare difficoltà di lettura, soprattutto quando i nomi si ripetono. Eppure adoro le saghe famigliari (il mio libro preferito è "Cent'anni di solitudine", che ho letto almeno 10 volte tra traduzione e originale).
Poi boh, c'è chi ha più facilità a ricordare i nomi e chi si perde più facilmente. Chi trova difficile un libro e chi invece lo legge d'un fiato.
Leggessimo tutti d'un fiato e senza difficoltà tutti i libri, sai che noia?
ho dodici anni e ho appena letto questo libro. sinceramente, come lettura mi pare difficile, ma provoca molta soddisfazione alla fine.
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