"Pian della Tortilla" è il quartiere di Monterey in cui vivono i 'paisanos', un luogo dove sopravvivere è il fine primario. Discendenti dei primi californiani, formano una colonia di gente povera ma felice, di perdigiorno amorali ma intimamente incoscienti nelle cui vene si intreccia sangue messicano, indio e spagnolo. Tra questi vive Danny, che ha ereditato due case e vive con sette 'paisanos' cui ha concesso il diritto di vivere nelle sue proprietà. Le giornate passano tra bevute e corteggiamenti, truffe ed espedienti, mentre il lavoro viene considerato l'ultima risorsa per procurarsi i mezzi di sussistenza. Dotati di spirito cavalleresco, i personaggi che popolano le pagine di questo capolavoro della narrativa americana vivono con umanità e grande dignità la propria decadenza morale e materiale nell'illusione di un domani migliore. Con uno stile narrativo lucidissimo e vibrante e un gusto per la descrizione quasi cronachistico, Steinbeck rende omaggio a tutti coloro che hanno attraversato la frontiera.
La prima cosa che viene da pensare appena si chiude questo libro è che andrebbe sicuramente ritradotto. Ci troviamo di fronte a quelle traduzioni fatte da scrittori, le tanto conclamate "belle ma infedeli" che andavano di moda trenta-quaranta anni fa. E' che questa traduzione non è nemmeno bella e un lettore di oggi è tentato di abbandonare il libro dopo poche pagine, talmente desueto è il linguaggio usato da Vittorini (ogni volta che leggevo UBBRIACO scoppiavo a ridere...)
Dovrebbe essere un romanzo picaresco, che narra le avventure di cinque amici che vivono sotto lo stesso tetto nella California degli anni 30. Eppure qualcosa manca, i personaggi non suscitano grande simpatia e a tratti manca continuità anche all'interno dello stesso capitolo. Non riesco però a capire se si tratta di nuovo di un problema "traduttivo" (le belle infedeli molto spesso stravolgono completamente il romanzo originale) o se proprio Steinbeck in questo suo primo romanzo arrivato in Italia è ancora troppo acerbo per appassionare.
Peccato, perchè La Valle dell'Eden (letto in lingua originale) è un vero e proprio capolavoro.
Decidete voi se leggerlo o meno... la traduzione che viene venduta oggi è la stessa di Vittorini di quando è uscito...
La prima cosa che viene da pensare appena si chiude questo libro è che andrebbe sicuramente ritradotto. Ci troviamo di fronte a quelle traduzioni fatte da scrittori, le tanto conclamate "belle ma infedeli" che andavano di moda trenta-quaranta anni fa. E' che questa traduzione non è nemmeno bella e un lettore di oggi è tentato di abbandonare il libro dopo poche pagine, talmente desueto è il linguaggio usato da Vittorini (ogni volta che leggevo UBBRIACO scoppiavo a ridere...)
Dovrebbe essere un romanzo picaresco, che narra le avventure di cinque amici che vivono sotto lo stesso tetto nella California degli anni 30. Eppure qualcosa manca, i personaggi non suscitano grande simpatia e a tratti manca continuità anche all'interno dello stesso capitolo. Non riesco però a capire se si tratta di nuovo di un problema "traduttivo" (le belle infedeli molto spesso stravolgono completamente il romanzo originale) o se proprio Steinbeck in questo suo primo romanzo arrivato in Italia è ancora troppo acerbo per appassionare.
Peccato, perchè La Valle dell'Eden (letto in lingua originale) è un vero e proprio capolavoro.
Decidete voi se leggerlo o meno... la traduzione che viene venduta oggi è la stessa di Vittorini di quando è uscito...
Ho amato molto questo romanzo e continuo ad amarlo...è stato il primo Steinbeck che ho letto e che mi ha conquistata!
RispondiEliminaA me la traduzione è piaciuta molto.
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