(Queste considerazioni sono state pubblicate sulla pagina Facebook del blog, ma ho deciso di riportare piano piano tutte le recensioni anche qui, così da non perderle e ritrovarle più facilmente nel tempo)
Sua madre ora si accovacciò e sembrò voler fare qualcosa ma non era sicura di cosa. Si mosse come per toccare Lucy e Lucy sussultò, perché anche se non l'aveva mai colpita, l'aveva toccata così di rado che persino una carezza era allarmante. Così Carmel si fermò e incrociò le braccia per tenere a bada l'irrequietezza, e piuttosto guardò Lucy negli occhi e disse quello che negli anni successi si sarebbe impegnata a ripetere e a dimostrare, disse, Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace tanto. E poi disse, Andiamo a casa
Piccole umane debolezze (tradotto da Tiziana Loporto per NN Editore) è il secondo romanzo di Megan Nolan ed è di una bellezza devastante.
L'espediente è quello del ritrovamento del corpo di Mia, una bambina di tre anni, che si sospetta sia stata uccisa da Lucy, che di anni ne ha dieci e da quando è morta la nonna Rose non ha più ricevuto affetto, attenzioni e neanche un po' d'amore. La madre, Carmel, l'ha avuta troppo giovane e non l'ha mai davvero dovuta. Lo zio Richie vive stordito dall'alcol da anni e sa di avere ormai il cervello distrutto. Il nonno John è ancora sconvolto dall'abbandono della prima moglie e non ha mai saputo davvero rapportarsi con i suoi figli.
Ma adesso Lucy è accusata di qualcosa di terribile e la famiglia deve fare i conti con tutto ciò che questo comporta, ma soprattutto con tutto ciò che li ha portati fino a quel punto, con quelle piccole umane debolezze che hanno segnato tutte le loro vite.
Partendo da quell'accusa terribile, resa ancor più terribile dalla consapevolezza di tutta la famiglia che potrebbe essere vera, Megan Nolan racconta la storia di una famiglia, il disagio, l'infelicità e il dolore che li hanno resi quelli che sono, ma anche la lotta disperata per risalire, una volta toccato il fondo del baratro.
Per me, davvero un libro bellissimo.
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