venerdì 31 dicembre 2021

IL 2021 IN UN POST

E così, in qualche modo, siamo arrivati anche alla fine di questo 2021. Il secondo anno pandemico che, sebbene io sia rimasta sempre in salute, con un tetto sulla testa e un lavoro che non ha mai subito alcuna interruzione (e per questo sono molto grata e so di essere anche molto, molto fortunata), ho trovato molto più faticoso rispetto al 2020.

Non saprei spiegare davvero il perché di tutta questa fatica nell'affrontare quest'anno: è come se ci avessi arrancato dentro, senza mai vivermi appieno i giorni e le cose, belle e meno belle, che sono successe. Credo si tratti di un risvolto emotivo di quest'epoca di incertezze, di ansie e paure che accomuna chissà quante altre persone e soprattutto che chissà per quanto tempo ci porteremo dietro, anche a pandemia finita. Pandemic Fatigue, viene chiamata. Un senso di sospensione, di giorni che si susseguono uno dietro l'altro senza svolte né cambiamenti, di ansia e di noia perenne e di incapacità di trovare un modo per contrastarla, pur sapendo che i modi ci sono eccome. 

Questa mia apatia costante ha ovviamente avuto ripercussioni anche sul mio rapporto con i libri e la lettura. Da rifugio e oasi felice che sono sempre stati, quest'anno si sono trasformati in un'ulteriore fonte di ansia e fatica. Ho letto poco, solo una quarantina di libri (che per qualcuno non sono pochi, lo so, ma per i miei standard decisamente sì), perché ho sempre faticato a trovare qualcosa che mi ispirasse, che andasse bene per il mio stato d'animo del momento. E per leggere male e leggere a caso, preferisco non leggere (in compenso ho fatto tantissime partite a Candy Crush).

Avevo iniziato il 2021 con tre buoni propositi: annotare le mie letture su un quadernino apposito, aggiornare almeno una volta al mese il blog e regalarmi almeno un libro al mese. Sono riuscita a rispettare solo il primo e il terzo: ho un quadernino bellissimo che aggiorno non appena termino un libro e almeno un regalo al mese sono riuscita a farmelo. 



Per il blog invece no, non c'è stato niente da fare. Non sono riuscita a trovare la costanza di aggiornarlo con continuità e, come dicevo prima per la lettura, per scrivere poco e male e a caso, preferisco non scrivere affatto.

Ma ora basta lagnarsi! Anche perché so di essere stata fortunata e che qualche cosa bella, riguardo ai libri ma soprattutto alla vita di ogni giorno, ovviamente c'è stata. E quindi iniziamo con l'autocompiacimento, ovvero le mie traduzioni uscite quest'anno:


Ho poi lavorato su un quarto libro per ragazzi, divertentissimo, che uscirà nei primi mesi del 2022 per HarperCollins, ma di cui mi riservo di parlare nel post dell'anno prossimo.

E ora passiamo al bilancio delle mie letture. Come già accennato, non ho letto moltissimi libri per puro piacere personale. Ce ne sono stati tanti per lavoro, ma l'approccio alla lettura in quel caso è diverso, quindi non riesco a considerarli nel conteggio totale annuale. Mi sono fermata a quaranta libri che, per i miei standard, non sono tantissimi.
Questo però ha fatto sì che prendessi pochissime cantonate e che il mio elenco di libri brutti del 2021 sia composto solo da un titolo e mezzo: Questa non è una canzone d'amore, che è stato il mio primo approccio molto fallimentare con Alessandro Robecchi a cui non so nemmeno se in futuro darò una seconda possibilità, e Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata di Raphael Bob-Waksberg, che ho acquistato con enorme aspettativa grazie soprattutto al titolo meraviglioso e in cui mi sono incagliata dopo i primi due racconti, tanto da decidere di abbandonarlo: magari era il momento sbagliato, e sicuramente un altro tentativo lo farò, magari non è semplicemente il libro per me.

Per quanto riguarda i libri belli, ci sono state alcune scoperte (come L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, che non mi capacito di non aver letto prima; Nomadland di Jessica Bruder, un'inchiesta appassionante sulla vita dei nomadi d'America; e L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, che non ho trovato perfetto, ma sicuramente con una voce che ha qualcosa da dire) e diverse conferme (Swing Low di Miriam Toews, Di luce propria di Raffaella Romagnolo, il buon Lorenzo Marone in cui ormai mi rifugio sempre ogni volta che ho bisogno di qualcosa di leggero e intelligente da leggere, Carmen Korn con la sua nuova saga tedesca, Quando il mondo era giovane, Desy Icardi nella sua Biblioteca dei sussurri, per non dimenticare Tre di Valerie Perrin).

I romanzi più belli in assoluto che ho letto quest'anno, però, sono questi:


Il Selvaggio di Guillermo Arriaga (tradotto da Bruno Arpaia per Bompiani) è stato una delle prime letture del 2021, dopo tre anni di attesa nella mia libreria, e me ne sono completamente innamorata. Ambientato in Messico, segue la vita Juan Guillermo, sopravvissuto alla nascita a suo fratello gemello, che lotta costantemente per non soccombere alle brutture che il mondo sembra mettergli costantemente di fronte. Un libro coinvolgente come pochi, che una volta iniziato si fatica a mettere giù.

Il mondo invisibile di Liz Moore (tradotto da Ada Arduini per NN Editore) ha confermato il mio grande amore per questa scrittrice americana. Amore nato con Il peso tanti anni fa, continuato con I cieli di Philadelphia e ora questo: la storia della piccola Ada che cresce senza madre ma con un padre geniale, che fin dall'infanzia la porta nel suo laboratorio di Boston dove, insieme ad alcuni colleghi, sta lavorando a una macchina per replicare il linguaggio umano. Ma poi la mente del padre inizia a cedere, a dimenticare quelle parole su cui tanto ha lavorato, e Ada deve fare i conti con una nuova realtà, diversa da quella in cui ha sempre vissuto. Un libro semplicemente commovente.

La notte delle farfalle di Aimee Bender (tradotto da Damiano Abeni e Moira Egan per minimum fax) è la storia di Francie e dei suoi ricordi della vita con la madre che, quando lei aveva solo otto anni, è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. Francie va a vivere con degli zii in un'altra città e cresce in un mondo in cui sua madre fisicamente non c'è, ma le dà segnali per aiutarla a ricordare, a non dimenticare la sua vita di prima. Un libro un po' strano, come lo sono sempre quelli di Aimee Bender, che però colpisce per la sua delicatezza, per il modo in cui gli oggetti del quotidiano da semplici oggetti diventano qualcosa di più, che ci aiuta ad andare avanti.

Anno bisestile di Peter Cameron (tradotto da Giuseppina Oneto per Adelphi) è l'ultimo libro che ho letto quest'anno (e questo mi fa molto sorridere, perché anche il 2020 lo avevo concluso con un libro di questo scrittore americano) e mi sono divertita tantissimo a leggerlo. Il testo era uscito a puntate nella seconda metà degli anni '80 sulla rivista 7days e poi raccolto in un libro giunto in Italia solo ora. Racconta la storia di una serie di personaggi newyorchesi, David e Lauren, Amanda e Heath, Judith e Lilian, le cui vite, colme di insoddisfazioni e di questioni irrisolte, si intrecciano tra loro in situazioni volutamente al limite dell'assurdo che mettono in luce tutte le loro debolezze. È un romanzo molto coinvolgente, che non può non appassionare e divertire il lettore, dandogli però anche molto su cui riflettere (nonostante siano passati più di trent'anni da quando è stato scritto).


E ora è tempo di affrontare il 2022. Mi auguro la salute, ovviamente, per me e per tutte le persone a cui voglio bene, ma anche per voi e tutti i vostri cari.
Mi auguro di continuare a scrivere le mie letture sul mio quadernino e di regalarmi almeno un libro al mese (sull'aggiornare il blog con più costanza ormai ci ho rinunciato).
Mi auguro di continuare a tradurre e a fare (o ritornare a fare) tutto ciò che mi piace.
Mi auguro anche che questo senso di sospensione e di incertezza trovi il modo per diradarsi e che la capacità di godersi ogni piccola cosa bella che ci succede prenda il sopravvento su tutto.
E mi e vi auguro tutto ciò che più desiderate o di cui più avete bisogno.

1 commento:

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