Ed eccomi qui, a raccontarvi dell'incontro di ieri sera con lo scrittore scozzese John Niven. Un incontro che si inseriva nel calendario di appuntamenti della Grande Invasione, il festival della lettura che si sta svolgendo in questo giorni a Ivrea.
Aspettavo l'incontro con John Niven con ansia, fin da quando è uscito il programma del festival. Ho comprato, e sto leggendo, il nuovo libro Maschio Bianco Etero e, presa dall'entusiasmo, anche la versione cartacea di A volte ritorno, che l'autografo lo volevo proprio su quella.
Non avevo idea di che faccia avesse Niven, a volte vado a cercare i visi degli autori su internet, per dare un volto alla penna che sto leggendo, ma questa volta, non so perché, non l'ho fatto. Però quando è arrivato, ancor prima che salisse sul palco o che lo presentassero, ho capito che quello doveva essere lui.
Pantaloni e giacca bianchi, cravatta rossa, faccia simpatica e un bel bicchiere di vino rosato in mano (con l'intera bottiglia al seguito sul palco), le prime parole che ha pronunciato sono state "Mi scuso ma non parlo italiano. Non parlo nemmeno inglese, in realtà, parlo scozzese, ma cercherò di farlo con calma, così magari riesco a farmi capire".
A presentarlo c'era Marco Rossari, suo bravissimo traduttore, che è stato davvero bravo a presentare i due romanzi (ci si è focalizzati di più su A volte ritorno che non sul romanzo nuovo, forse perché appena uscito e il rischio di spoiler era alto), a fargli le giuste domande e anche a leggere con la giusta enfasi vari spezzoni dei due libri.
E Niven, con l'ausilio di una bravissima interprete di cui mi spiace non aver segnato il nome ma che ha fatto un lavoro incredibile, è stato altrettanto bravo a rispondere alle sue domande, a raccontare di sé, dei suoi libri, unendo la giusta dose di serietà, ironia, "fuck it" e bicchieri di vino.
Si è parlato dei due romanzi, quindi, con domande sulla loro stesura ( tra cui una meravigliosa "Ma A volte ritorno è autobiografico?"), su come è stato accolto dal pubblico A volte ritorno, visti i contenuti non proprio semplici da digerire, soprattutto se religiosi convinti (concordo con chi gli ha detto che se Gesù fosse davvero così fico come lo ha descritto lui, non ci sarebbe così tanta crisi di fede), e l'importanza della musica nelle sue opere e nella sua vita. Si è poi parlato anche della vita di Niven come scrittore e sceneggiatore, dei suoi lavori futuri, dei libri che sta scrivendo (al momento ne sta scrivendo uno con protagonista una banda di vecchiette che rapinano una banca... "a mix between a comedy and Quentin Tarantino") e di quelli già scritti ma ancora non pubblicati da Einaudi.
Tra una lettura e l'altra, Rossari gli ha anche chiesto cosa pensa dei classici moderni e dell'alta letteratura e, in particolare, di spiegargli perché Lolita è il suo romanzo preferito. Niven ha risposto che i classici hanno ancora tanto da dirci, che sarebbe triste se non fosse così (e che anche se pensasse il contrario, non verrebbe certo a dirlo a un festival letterario). E Lolita è il suo romanzo preferito in assoluto, un romanzo che legge ogni due o tre anni e ci ritrova sempre qualcosa di nuovo, soprattutto nel personaggio di Humbert, un personaggio che fa cose terribili ma anche un personaggio estremamente umano.
E' davvero difficile riassumere qui tutto quello che è stato detto durante l'incontro. Non avrebbe nemmeno troppo senso, perché in un resoconto come questo, per quanto possa essere esaustivo, non si potrà mai riuscire a ricreare l'atmosfera, le espressioni, le risate del pubblico e tutto il contorno.
Posso dirvi che è stato un incontro davvero molto bello e molto interessante, grazie alla bravura di Niven, sicuramente, ma anche di chi l'ha presentato (che tra l'altro conosceva dettagli nascosti della giovinezza di Niven, che hanno lasciato l'autore particolarmente basito... "But how do you know that!?")
Se vi capita, quindi, andate a sentire una sua presentazione! (Certo, deve piacervi il suo stile, devono piacervi i suoi libri e non dovete scandalizzarvi troppo di fronte a parolacce e letture non proprio da fascia protetta...).
Magari preparatevi anche lo spelling del vostro nome, o vi ritroverete con un autografo un po' pasticciato, come questo:
evidentemente è destino che tra i miei scrittori preferiti debba esserci uno scozzese.
RispondiEliminadopo Irvine Welsh, che ho molto amato in passato e ora (decisamente) meno, è il turno di John Niven, che ha scritto 2 autentici gioiellini.
e, come ti ho già detto, il nuovo libro mi piace ancora più del primo.
:)
EliminaNiven mi manca.
RispondiEliminaMa lo cercherò...
Inizia con A volte ritorno, è in suo migliore!
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