venerdì 11 aprile 2014

PAESE D'OTTOBRE - Ray Bradbury

Ho letto per la prima volta Fahreneith 451 tre anni fa. Lo so, per un amante dei libri è un po' vergognoso aver aspettato così tanto, ma il libro non era mai capito sulla mia strada, finché non ho conosciuto il lettore rampante, che me lo ha prestato. E' un libro forte, un libro strano, un libro angosciante che, purtroppo, rispecchia una realtà non poi così utopistica e lontana.
Da allora, non ho più letto nulla di Bradbury, finché il lettore rampante ha deciso di regalarmi questo Paese d'ottobre. Ha letto la quarta e detto "questo libro secondo me ti piacerà". Ora, non so se è pagato dai parenti di Bradbury per pubblicizzare i suoi libri o se mi conosce talmente tanto bene da riuscire a capire se un libro che non è il mio genere possa comunque piacermi... fatto sta che senza di lui mai lo avrei scoperto e mi sarei persa qualcosa di davvero molto bello.

Paese d'ottobre è una raccolta di diciannove racconti, in cui reale e soprannaturale si mescolano con naturalezza, senza che si colga la linea di demarcazione tra l'uno e l'altro. Non si prova nessun senso di straniamento nell'incontrare tra le pagine vampiri, o nel vedere persone trasformarsi nella morte, o litigare con i becchini che hanno portato via il loro corpo ormai morto. E nemmeno di vedere castelli di sabbia costruiti a metà, neonati assassini e morti improvvise. 
In questi racconti si parla di amore, si parla di morte, ma anche di dolore, di passione, di paura e di angoscia. Si parla della vita di provincia, dell'infanzia, della solitudine, dell'amore, delle diversità. E Bradbury è maledettamente bravo a parlare di tutti questi sentimenti, di tutti questi aspetti che toccano in qualche modo la quotidianità di tutti. E' bravo a metterli su carta, in modi all'apparenza bizzarri, e a suscitare nel lettore tante reazioni diverse.
Credo poi di aver trovato tra questi diciannove racconti, alcuni molto belli, altri un pochino meno,  uno tra i più bei racconti che abbia letto in vita mia. Il racconto è un genere che bazzico parecchio e, per fortuna, di bei racconti ne ho letti abbastanza. Qui ce n'è sicuramente un altro, uno di quelli che, conclusa la lettura, mi ha fatto pensare "cavolo!". Ed Il lago, una storia d'amore e di morte che si esaurisce un pochissime pagine, ma di un'intensità tale da togliere il fiato.

Insomma, questo mio secondo approccio con Bradbury è stato entusiasmante, forse ancor più del primo con Fahreneith.
Però c'è un però. Che non dipende sicuramente dall'autore o dai racconti e che, forse, meriterebbe un post a parte. Mi riferisco alla traduzione dei libri più vecchi, che sono stati magari tradotti quando sono usciti e poi venduti e rivenduti senza alcuna revisione. Quindi, oltre al linguaggio antiquato (le traduzioni invecchiano!), ci sono anche veri e propri errori, dovuti anche al fatto che i mezzi di un tempo erano molto diversi da quelli di oggi. Non me la sto prendendo con Renato Prinzhofer, che ha tradotto il libro per la prima volta nel 1955 quando è uscito, ma con chi poi negli anni non ha più rivisto la traduzione, non ha più voluto investirci, rendendo la lettura, al giorno d'oggi, davvero complessa e difficile (a tratti anche divertente, in realtà, perché quando ho letto "Bubbole!" come esclamazione sono scoppiata a ridere, anche se si parlava di morti...).
E questo secondo me è un problema generale, che non riguarda solo questa raccolta, ma buona parte dei classici, soprattutto quelli un po' meno conosciuti, da cui i lettori (io per prima) si stanno allontanando sempre di più.

Titolo:  Paese d'Ottobre
Autore: Ray Bradbury
Traduttore: Renato Prinzhofer
Pagine: 306
Anno di pubblicazione: 1955
Editore: Mondadori
ISBN: 978-8804495512
Prezzo di copertina: 10 €
Acquista su amazon
formato brossura:Paese d'ottobre

6 commenti:

  1. Bradbury ha una prosa particolarmente potente in lingua originale. "Potente" è un aggettivo che ho sentito da un paio di persone e mi sento di condividere. Forse potresti scegliere per l'originale, la prossima volta. Anch'io ho da qualche parte questo libro in una vecchia collana e credo che prima o poi lo leggerò, poiché come autore mi piace molto, salvo una momentanea caduta con il secondo libro dell'Estate. Fra parentesi, mentre controllavo ho scoperto che avevo in realtà un'altra antologia, di 20 anni dopo.
    C'è tanto da scoprire! ^^

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    1. Effettivamente anche io ho avuto la sensazione che in originale avrebbe reso molto di più! Sicuramente ci farò un pensierino la prossima volta che leggerò qualcosa di suo... Considerando quanto mi sia piaciuta questa raccolta tradotta male, non oso immaginare quanto l'avrei adorata in lingua originale!

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  2. Aggiunto alla lista dei desideri!
    Che fortuna avere il lettore rampante!

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  3. Da come li presenti questi racconti paiono d'avvero interessanti, mi hai incuriosito, li cercherò in biblioteca!
    Ahhh! Le traduzioni vecchie e/o nuove, tema controverso, es, mettere il titolo "Montagna magica" alla nuova traduzione del romanzo di Mann "La montagna incantata" vuol dire non aver capito nulla del tema dell'opera, meglio la vecchia traduzione in quel caso! Ma è pur vero che alcune son datate!... Cercasi bravissimi traduttori disperatamente!!! ( son gli unici che resistono al tempo) :-)
    Dalia

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    1. Non cambierei mai un titolo che si è consolidato nel tempo, soprattutto se stiamo parlando di grandi capolavori... però ecco, una svecchiata a certe traduzioni andrebbe data secondo me. Anche perché si rischia un effetto comico assolutamente non voluto in originale ("Bubbole!")

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