domenica 23 marzo 2014

IL POSTO DEI MIRACOLI - Grace McCleen

Io non ho un gran rapporto con la religione. Ho preso tutti i sacramenti cattolici quando ero bambina, più per dovere che per vera credenza, ma vado a messa solo per matrimoni e funerali, quando proprio non ne posso fare a meno, insomma. Credo, a modo mio, che ci sia qualcosa oltre questa nostra vita, ma non sopporto che siano dei dogmi di 2000 anni fa a dirmi che cosa sia giusto o sia sbagliato. Insomma, non credo molto nella chiesa, nel suo assolutismo, nel suo modo di affrontare le vicende del mondo, nel suo non cambiare mai posizione, nel suo giudicare, la maggior parte delle volte senza sapere. Detto questo però, non giudico chi invece è cattolico praticante, perché alla fine sono molto per il vivi e lascia vivere.
Vista questa piccola premessa, non credo sia difficile immagine con quanta titubanza mi sia avvicinata a Il posto dei miracoli, un romanzo scritto da un'autrice cresciuta in una comunità religiosa, poi lasciata una volta diventata grande. Non ero nemmeno sicura di volerlo leggere, in realtà, ma poi la curiosità ha vinto sul sospetto e, con somma sorpresa, mi sono trovata di fronte a un romanzo davvero molto bello.

La storia è raccontata dal punto di vista di Judith, ragazzina undicenne la cui madre è morta dandola alla luce, che vive con suo padre e con lui frequenta un'associazione religiosa molto praticante, che obbliga i suoi membri a seguire tutti i suoi dettami, a leggere la Bibbia ogni sera, ad accettare tutto quello che arriva come volere di Dio e ad andare in giro a predicare, in vista dell'arrivo dell'Armageddon. Judith è una bambina ricca di immaginazione, con una fervida fantasia, che si scontra però con l'ostilità di alcuni suoi compagni di classe, che la prendono in giro, anche in modo abbastanza pesante, e la maltrattano per queste sue apparenti stranezze. Il padre non se la passa meglio, soprattutto da quando la sua fabbrica è entrata in sciopero e lui ha deciso di non aderirvi, perché non sta all'uomo ma a Dio decidere su queste cose. Judith e il padre vengono quindi presi di mira, con finestre rotte, alberi del giardino distrutti, fino all'appiccamento di un incendio davanti a casa. Tanti piccoli episodi che portano la fede del padre a vacillare. Judith invece si sente solo in colpa, perché teme che tutto quello che è successo sia dovuto a lei e al suo incredibile segreto: lei parla con Dio, che le ha trasmesso l'incredibile potere di fare miracoli. Miracoli però che le pare le si rivoltino contro.

Non sono sicura che il riassunto della trama riesca a rendere appieno tutto quello che il romanzo effettivamente narra. Da un lato c'è l'assolutismo, le incongruenze e le, scusatemi il termine, assurdità di certi gruppi religiosi troppo ferventi. Dall'altro la cattiveria, la discriminazione, l'incapacità di accettare qualcosa di diverso da quello che nella propria mente è considerato normale, che coinvolge alcuni degli abitanti della città e che porta ad episodi gravi, difficili da sopportare. E poi c'è Judith, la piccola Judith, che segue quello che suo padre le ha insegnato senza forse nemmeno capirlo del tutto, perché gli vuole bene e per lui sarebbe disposta a qualsiasi cosa, anche se questo qualcosa è effettivamente più grande di lei.

Il posto dei miracoli è un libro molto intenso, un libro che in alcuni punti fa parecchio male e che da tanto da pensare. Per cui, se come me avevate qualche pregiudizio, mettetelo da parte e leggetelo, perché ne vale davvero la pena.

Titolo:  Il posto dei miracoli
Autore: Grace McCleen
Traduttore: Norman Gobetti
Pagine: 293
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806211035
Prezzo di copertina: 18 €
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formato brossura: Il posto dei miracoli

5 commenti:

  1. Io sono cattolica, di quelle praticanti, e mi sembra di esserlo diventato per caso ma poi di aver cominciato ad aver fede per scelta personale.
    Leggere Il posto dei miracoli mi ha fatto però girare le scatole, perché la fede è una cosa, il fanatismo è un'altra. E purtroppo con gli appartenenti alla religione particolare di cui parla l'autrice - che non è quella cattolica - ci ho avuto a che fare e mi sono resa conto che ci sono certe religioni, certi credi religiosi che non sanno assolutamente cosa voglia dire libertà.
    In ogni caso, al di là di discorsi di fede, il libro l'ho trovato toccante, forte e davvero una lettura che lascia il suo segno.

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    1. Concordo sì, qui si parla di un vero e proprio fanatismo, che va di molto oltre l'essere credente e praticante. So che la religione di cui si parla nel libro non è quella cattolica, ma so anche che ci sono certi gruppi cattolici altrettanto fanatici... così come temo ci siano in ogni religione.
      Il libro mi ha colpita molto, in alcuni momenti ho avuto serie difficoltà ad andare avanti per il male che mi stava facendo (ma quanto sanno essere cattivi i bambini, a volte?)

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  2. Mmm, io ce l'ho in wishlist da un pezzo. Voglio prenderlo in biblioteca ma è sempre in prestito (argh! Arrivo sempre tardi) però, ecco, se fa male... Forse non è il periodo adatto. Poi sono anche abbastanza (per non dire molto) sensibile al fanatismo. Me la penso.

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    1. Diciamo che in parte fa arrabbiare in parte fa male. E' una lettura che secondo me comunque va fatta... quindi se riesci a prenderlo in biblioteca, approfittane :)

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  3. Pensa, io mi sono sentita subito incuriosita dalla storia. Sarà che mi è sempre difficile comprendere il fanatismo, quindi leggere libri in cui è una delle componenti importanti mi aiuta a cercare di capire...
    Comunque, in generale ha destato il mio interesse più per la figura di Judith, senza contare i miracoli di cui si parla della trama. Vorrei capire se è un "realismo magico" o altro, insomma.
    Sono contenta che ti sia piaciuto: una conferma in più che dovrei proprio provare a leggerlo.

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