venerdì 6 dicembre 2013

Del perché compro su Amazon, nonostante tutto...

Oggi vi voglio parlare di Amazon. E so che è un argomento un po' delicato. Mi sono resa conto, però, di aver fatto finta di niente per un po' troppo tempo e non aver mai espresso una mia opinione precisa verso tutte le accuse che vengono mosse nei suoi confronti. Certo, lì sulla colonna di destra c'è un banner e faccio un ordine almeno una volta al mese, quindi penso non sia poi così difficile indovinare come la penso e come mi pongo nei suoi confronti. Però, credo sia giusto parlare chiaro e provare a spiegare le ragioni, giuste o sbagliate che siano ovviamente, per cui non vedo amazon come il male assoluto, per cui non lo boicotto e anzi lo consiglio a chiunque voglia fare acquisti online.

Il maggiore risalto alla storia, ciò che ha aperto gli occhi agli acquirenti italiani insomma, è stata la puntata di Report andata in onda su Rai3 il 16 dicembre del 2012 (questa, per intenderci), che metteva in evidenza il fatto che Amazon Italia, pur avendo il giro d'affari nel nostro paese, paga le tasse in Lussemburgo, sede della casa madre. A questo, legale o non legale non credo di avere le competenze per dirlo, si aggiunge il fatto che non vogliano divulgare dati riguardo alle vendite, riguardo a dove vengono effettuati gli acquisti, riguardo a qualunque dato che possa essere in qualche modo usato contro di loro.

Pochi mesi dopo la puntata di Report, è uscito sui giornali nazionali un reportage fatto in uno dei magazzini amazon tedeschi: questo.  Accuse gravissime, pesantissime e davvero preoccupanti sulle condizioni di lavoro dei dipendenti. Stipendi pagati senza contributi (tipo il mio, ma io non lavoro per amazon), turni di lavoro lunghissimi, ammonimenti in caso di errori... una vera e propria conduzione "nazista". Ovviamente amazon si difende dicendo che la gestione del magazzino è affidata a un'agenzia presente sul territorio tedesco, con cui hanno tagliato i contatti una volta scoperto tutto quello che succedeva nel magazzino.

Poi, il mese scorso, è uscito un articolo più o meno simile ma questa volta in Francia. Un giornalista si è infiltrato in un magazzino, ha indagato e il risultato si può leggere in questo articolo. Qui si parla di nuova alienazione del lavoro: turni che iniziano alle 21 di sera e finisco alle 5 (otto ore, direi), 20 km percorsi per notte in magazzino, dipendenti continuamente controllati e scansionati, condizioni psicologiche devastanti.

Poi c'è la legge Levi, definita dai più legge "antiAmazon", che ha lo scopo di controllare e regolamentare gli sconti per cercare di favorire le librerie fisiche. C'è stato lo scandalo delle recensioni fasulle ai prodotti e quello delle autopubblicazioni di libri con sfondo pedofilo, su cui amazon non ha vigilato (ma prontamente tolto dal mercato una volta ricevuta la segnalazione).

Di motivi per avercela con Amazon, per boiocottarla, ce ne sono eccome. Eppure, nonostante tutto questo, non lo faccio. E cercherò di spiegarvi perché. 

Credo che Amazon faccia paura. Che sia un bersaglio quasi facile per evitare di pensare a tutti gli altri, ben più grossi, problemi che abbiamo. Problemi per quanto riguarda il mercato del libro e delle vendite online, se vogliamo restare nel piccolo. Problemi riguardo agli sconti selvaggi che venivano e vengono ancora fatti dagli editori e che si risolverebbero molto facilmente imponendo un prezzo unico sul libro, come viene fatto in Francia, ad esempio. Problemi riguardo all'autopubblicazione, a cui tutti, dai più intelligenti ai più invasati hanno accesso (basterebbe inserire una figura nel mezzo, che legga tutto... che so, un editore!). Ma anche problemi più grandi, sui ricchi evasori fiscali, sulle condizioni disagiate di lavoro dei giovani e meno giovani, o proprio su chi il lavoro non ce l'ha.
Il magazzino di Amazon a Rugeley, nel Regno Unito.
Amazon, ribadisco, è il bersaglio più facile per evitare di affrontare davvero i problemi "nostri".
I problemi di lavoro, innanzitutto: la disoccupazione giovanile a livelli altissimi, l'abuso dei contratti di stage, di quelli a progetto senza contributi, le aziende italiane che multano i dipendenti se fanno un errore, quelle che non pagano gli stipendi ai dipendenti ma poi si comprano a spese dell'azienda le finestre di casa, i capi che fanno mobbing se le donne dipendenti rimangono incinte o, semplicemente, non rispettano i loro standard di bellezza, le case editrici miliardarie che chiedono indietro i soldi ai propri distributori, i call center che ti pagano a chiamate e che ti sgridano se stai al telefono per più di cinque minuti... per arrivare poi alla cronaca di oggi, alle fabbriche che sono anche case che sono anche luoghi di morte.
E io, scusate, di fronte a tutto questo, devo boicottare Amazon? Abbiamo dei politici che evadono, che si fanno le leggi ad personam e ad aziendam, che usano le mie tasse per pagarsi le cene e le mutande verdi, e il mio problema più grande è Amazon?

Amazon offre uno dei servizi assistenza migliori che abbia mai visto. A quali condizioni, onestamente, non lo so. Nel senso che le due o tre volte che ho contattato l'assistenza non ho chiesto quanto ricevono di paga, che turni fanno, se vengono cazziati se li tengo impegnati due minuti in più. Così come non l'ho mai chiesto al ragazzo della telecom che cerca quasi ogni giorno di farmi tornare da loro, a quello di Sky o a quello dell'Enel, di cui mai nessuno parla, se non per lamentarsi di quanto rompano le scatole quando chiamano all'ora di cena.
E poi, siamo mai entrati in un magazzino, che so, FIAT (è un esempio eh, non sto accusando alcun magazzino FIAT di nulla!) o in quello di qualunque altro colosso? Sappiamo quanti km al giorno percorrono i magazzinieri che lavorano lì? O ancora, quanto può essere alienante lavorare, che so, come data entry o quanta fatica si faccia a fare il cameriere ai matrimoni con più di duecento invitati, in cui non devi rompere nemmeno un bicchiere perché altrimenti te lo tolgono dalla paga giornaliera?

E' questo che mi fa arrabbiare. E' giusto indignarsi, è giusto rimanere basiti di fronte alle condizioni di lavoro se risultano alienanti o se sono troppo faticose, così come è giusto arrabbiarsi se chi dovrebbe pagare le tasse in Italia non le paga. Però, perché allora solo contro Amazon? Onestamente, mi sembra il minore dei nostri problemi. Da qualche parte bisogna iniziare, certo, ed è giusto. Ma forse inizierei da qualcosa di più piccolo, più vicino a noi, forse più facile. Qualcosa che abbiamo davvero il potere di cambiare.
Ma torniamo un attimo al discorso libri. Hanno introdotto la legge Levi per evitare gli sconti selvaggi. E il risultato è stato che TUTTI gli store online (non solo Amazon, anche Mondadori, anche Feltrinelli e IBS... che però non vengono mai tirati in ballo, chissà perché) hanno messo il 15% di sconto fisso. E' servito ad aiutare le librerie, questo? Perché non imporre un prezzo fisso, come dicevo prima, valido per tutti? Perché non controllare di più le campagne sconto che vengono fatte (ne ho approfittato anche io eh, sia chiaro, però Einaudi è stata in sconto praticamente tutto l'anno)? Perché non dare aiuti diversi alle librerie indipendenti meritevoli? Perché viene sempre più facile criticare gli altri anziché guardare un attimo a se stessi?.

I miei sono sicuramente ragionamenti semplicistici, di una semplice lettrice (e acquirente di amazon, ma anche nelle librerie fisiche) che si è fatta un'idea, che può essere anche totalmente sbagliata e che non vuole imporre a nessuno, sulla situazione (e vi assicuro che non sono pagata da Amazon per difenderlo, se a qualcuno venisse il dubbio). So che la questione è molto più profonda di così, però non riesco a fare a meno di chiedermi: perché si boicotta amazon, che comunque siamo onesti, lavoro ne dà eccome, e non si fa niente per combattere tutte le realtà tristi, squallide, alienanti che si vivono ogni giorno direttamente, che si conoscono benissimo (mi volete dire che a Prato NESSUNO sapesse dei cinesi nello scantinato? O che nessuno sapesse che gli estintori della Thyssen non funzionavano? Così, per fare solo due esempi supertragici) ma che si finge sempre di non sapere?

73 commenti:

  1. Nelle tue parole ho letto esattamente il mio pensiero!. Anch'io compro su Amazon nonostante quello che si dice e si scrive proprio perchè ho fatto gli stessi tuoi ragionamenti in merito a loro e gli altri venditori. Non ho mai avuto servizio che non fosse eccellente e persino gli acquisti dall'estero arrivano puntuali! Il problema non è questo colosso on line ma tutte le squallide realtà che devono subire tantissimi lavoratori italiani e stranieri. Viviamo in un'epoca in cui i media comandano e decidono le sorti di chi deve o non deve esserci. E' questo non è proprio giusto perchè non tutti riescono ad andare oltre a quello che ci viene raccontato!
    Ciao. Alla prossima:).

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    1. E' ovvio che anche amazon abbia qualcosa di losco... ma come ce l'ha qualunque azienda, dalla più piccola alla più grande, in Italia (gli esempi che ho riportato, sono esperienze reali, che conosco). Solo che criticare un colosso forse è più facile, ci tiene in qualche modo pulita la coscienza e, allo stesso tempo, non ci obbliga ad agire, se non evitando di comprare i prodotti da lì. Mi sembra, non so, un po' troppo facile

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  2. Fantastica puntata, concordo con tutto! È da un bel po' che non compro libri su Amazon, ma perché ho scoperto The Book Depository, una libreria britannica online in cui tutti i libri hanno spedizione gratuita a qualsiasi paese (non c'è spesa minima). Posso trovare libri in francese, italiano, e anche qualcuno in catalano! Le librerie a La Coruña sono scarse, solo c'è una Fnac piccolissima... È molto triste leggere che le librerie antiche di Barcellona stanno chiudendo, ma non è solo colpa delle librerie online, o delle scariche illegali di libri, ma anche delle altissime tasse di affitto al centro storico, per esempio. Insomma, un problema complesso, e non dobbiamo lasciarci manipolare per quelle campagne di diffamazione con interessi più economici che altruisti.

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    1. Non conoscevo The Book Depository, vado sicuramente a dare un'occhiata!

      Secondo me, dietro alla chiusura delle librerie ci sono problemi molto più profondi, sia in Italia sia in Spagna. E' mancato un appoggio del governo, è mancata la capacità, almeno in alcuni casi, di reinventarsi, di offrire servizi diversi che vadano oltre il mero acquisto del libro.

      Non so, credo sia un problema molto complesso. Che non si può certo risolvere scagliandosi contro amazon o contro gli store online in generale.

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    2. Piccola precisazione, probabilmente non importante: The Book Depository è comunque Amazon, nel senso che è stata acquisita dal gigante di Seattle qualche tempo fa. Solo per la precisione (per il resto, lo consiglio anch'io).

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    3. Ma com'è che io non lo conoscevo, porca miseria??

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  3. Sono d'accordo con tutto quello che hai scritto.
    Ho provato diversi bookstore online nel corso degli anni, ma nessuno è riuscito a uguagliare il servizio Amazon. Nonostante tutte le accuse che gli sono state mosse, per quanto legittime, credo che boicottarlo non serva a nulla né tanto meno a risollevare le sorti del Paese. In fondo, malgrado tutto, Amazon ha portato lavoro agli italiani, non lo ha tolto loro come ha fatto la Omsa, per esempio.
    Per l'editoria e per la cultura si poteva fare molto di più che imporre il blocco degli sconti. La legge Levi doveva "salvare" le piccole librerie indipendenti sparse in tutta Italia, invece non ha fatto altro che far spuntare librerie online come funghi, peggiorando ulteriormente la situazione dei librai italiani. Perché, allora, dovrei preferire InMondadori o Ibs? Cambierebbe davvero qualcosa? Se ci facciamo caso, poi, sono quasi sempre le realtà straniere a essere prese accanitamente di mira (pensiamo alla questione Ikea, alle fabbriche cinesi...), come se distogliere l'attenzione dai nostri problemi, dalle nostre fabbriche, dai nostri magazzini, ci facesse sentire migliori, più onesti...

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    1. Quello del lavoro è un aspetto che non viene considerato. Proprio come dici tu: ci si scaglia di più contro Amazon che non contro le aziende italiane che dislocano all'estero.
      Ma poi, non capisco, nei magazzini IBS o in quelli di inMondadori non sono indaffarati, non fanno km e km al giorno? Credo che sai così un po' in tutti i magazzini e nelle catene di montaggio, no?

      Sulla legge levi, lo ammetto, non sono poi così informata, però nel mio piccolo credo che abbia toppato miseramente.

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  4. Quoto in tutto Miss Jane.
    E, tanto per dire, proprio oggi mi devono arrivare ben due pacchi da Amazon.

    E oltre ai libri ci compro anche i piccoli elettrodomestici e i giocattoli, perché là si che la differenza di prezzo si vede!

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    1. Domenticavo... non ho mai contattato l'assistenza clienti perché le consegne sono sempre state puntuali con gli oggetti conformi all'ordine, quindi in merito a questo non posso dire nulla, almeno per il momento. Vediamo come va con i prossimi pacchi in arrivo!

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    2. Io su amazon riesco a trovare cose che altrimenti non troverei (l'acquisto di cui vado più fiera sono le Converse, pagate 25 euro in meno che in negozio).

      Ho avuto a che fare con la loro assistenza due volte: una volta perché mi hanno mandato un pacco sbagliato e nel giro di due giorni avevo reso il pacco e ricevuto la merce giusta; la seconda quando mi sono accorta alle 18 che il mio kindle non funzionava più e alle 18.30, in chat con l'operatore, sapevo già che il lunedì mi sarebbe arrivato quello nuovo. Da allora li adoro alla follia :D

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  5. Ecco, la prova che Amazon è qualcosa di diverso da una libreria perché si può acquistare altro.
    Anche io concordo pienamente con te, cara Lettrice Rampante: Amazon ha inventato lo sfruttamento dei lavoratori (voci simili interessano anche Feltrinelli, che hanno perso per strada i loro principi di sinistra) e non servirebbe molto boicottarla. Perché dovremmo boicottare prima il nostro sistema che ci svilisce e pensa che il lavoro sia un favore, un grosso favore, nei nostri confronti.
    E poi vogliamo parlare del primo gradino della catena di montaggio? Le case editrici italiane si sentono minacciate? Non mi interessa! Odio l'attuale filiera editoriale in cui i manager, che si sono sostituiti ai grandi EDITORI, hanno come chiodo fisso di far bottino e tutte le altre figure lavorano con contratti e paghe miserevoli. Quindi, bisogna cambiare le regole del gioco e operare con onestà e, poi si pensare di boicottare i colossi internazionali.

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    1. Volevo scrivere "Amazon non ha inventato lo sfruttamento dei lavoratori".

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    2. Avevo immaginato, tranquilla :)

      E concordo pienamente con te sul discorso dei manager che si sono sostiuiti ai grandi editori e che puntano ormai solo più al guadagna, sfruttando chi sta sotto di loro.

      Come dicevo prima, accusare amazon è diventata una soluzione di comodo... per evitare di pensare ai problemi ben più gravi e ben più vicini a noi.

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  6. Perché Amazon è la multinazionale straniera, volto del capitalismo sfrenato d'oltre Atlantico, che minaccia gli interessi dei grandi gruppi italiani (quelli che, per intenderci, posseggono tutta la catena, dalla produzione alla vendita di un libro). In Francia questa cosa non esiste, e infatti hanno un limite (al 5%) che garantisce veramente le librerie, non solo quelle di catena, e stanno addirittura pensando una legge che obblighi a far pagare le spese di spedizione. Io non ho molta simpatia per Amazon, ma non posso certo accollarmi io il problema delle condizioni dei lavoratori. Ci saranno pur delle leggi! Per quanto riguarda la presunta evasione, spero che ci sarà una verifica, che dovrebbe riguardare anche tutte le aziende tecnologiche.
    Senza contare che Amazon ha una politica aggressiva, adduce scuse assurde all'assenza dei sindacati sul posto di lavoro ed evade le tasse. L'argomentazione: "Perché criticate solo Amazon?" Secondo me non regge. Bisogna essere consapevoli che non è l'unica azienda a comportarsi in questo modo e che ci sono anche altri problemi, ma non me la sento di criticare chi fa una scelta etica, come tutte le campagne di boicottaggio passate, quelle che hanno avuto successe e quelle fallimentari. Se dovessimo affrontare i problemi in ordine di gravità, saremmo continuamente ad azzuffarci sulle priorità (come in effetti accade).

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    1. Per inciso, il servizio clienti è in linea con quello di altre aziende. In primo luogo, mi irrita il fatto di aver dovuto contattare un servizio clienti. Nelle due occasioni, la prima volta mi hanno risposto "Perché no.", la seconda "Guardi che non c'è nulla che non va." e ho dovuto ripetere l'operazione. Non starei qui a glorificare il loro servizio clienti. :)

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    2. Per quanto riguarda il servizio clienti, certo, è ovvio che il doverlo contattare già di per sé implica che c'è stato un problema... Ma sono esseri umani anche loro, posso sbagliare!
      E dei servizi clienti che ho dovuto contattare nel corso degli anni, il loro con me è sempre stato il più gentile, il più rapido, il più efficiente. Ovvio che le esperienze in queste cose cambiano, c'è chi non ha mai avuto problemi e chi invece ne direbbe peste e corna. Credo sia normale!

      Per il resto, io non volevo criticare chi sceglie di boicottarlo, ci mancherebbe altro! Tutti noi portiamo avanti le nostre personalissime campagne, che gli altri possono condividere o meno. Il mio era solo un modo per esprimere il perché io personalmente non lo faccio. Magari sbaglio, ma nella mia testa preferisco seguire un mio personalissimo ordine di gravità... magari non condivisibile da altri, ci mancherebbe!
      E' che dire "boicottiamo Amazon però pazienza se il mio capo mi fa mobbing e non mi paga" (il mio capo mi paga, non era rivolto a lui eh), PER ME, è inconcepibile.

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    3. Sono due esempi molto diversi. Il mobbing sottopone a una pressione psicologica molto peggiore rispetto al sentirsi in colpa perché Amazon (mettici chi vuoi) sfrutta i dipendenti. Qualsiasi situazione personale è destinata a prevalere, ci mancherebbe. Non credo che esista chi ribalta le priorità, in queste circostanze.

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    4. No, certo... era nel senso che vengono accettate cose molto, ma molto peggiori che i 20 km a turno che il magazziniere amazon deve fare, senza praticamente dire nulla!

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  7. Vabbé, dopo Salomon il mio commento fa un po' l'effetto della fuffa, ma vabé >_>'
    Ecco, io aborro Amazon e penso tu l'abbia vagamente intuito, anche se rispetto il tuo non detestarla. Consapevoli degli stessi fattori facciamo scelte diverse e va bene così, non è che posso testimone-di-geovarti.
    Però io credo che il passaggio tra 'questa azienda fa cose sbagliate' e 'non darò i miei soldi a questa azienda' sia logico e molto breve. Oddio, lo è per me, ma vedo che non lo è per un sacco di persone. Il che significa che posso metterci settimane a trovare uno shampoo, ma lasciamo stare xD
    E non significa che non schifo gli altri che si comportano allo stesso modo, anzi. Non compro da un sacco di parti. Per l'ereader ho dovuto aspettare quello dell'Ibs perché l'alternativa a quel prezzo era tra Amazon e Mondadori. Se mi trovo con un determinato budget, preferisco acquistare libri di determinate case editrici e aspettare gli altri in biblioteca. A parte Gaiman, che per Gaiman mi metterei a spacciare organi ù_ù
    Credo che l'unico linguaggio universalmente comprensibile - spesso anche l'unico parlato - dalle aziende sia quello dei soldi e non c'è altro modo di fargli capire quello che pensi di un certo comportamento se non evitando di pagarli.
    Poi è vero che Amazon è diventato un simbolo e le sta prendendo per tutti, pure io guardo con un certo stupore quelli che la criticano e poi vanno a prendersi l'Iphone che viene dalla fabbrica dei suicidi in Cina.
    Ovvio che dovrebbe stare agli Stati e non a noi fare rispettare le regole, che non dovrebbero andare contro Amazon ma a sostegno delle librerie fisiche, al massimo. Non ci vedo neanche troppo di male nello sconto fisso al 15%, dopotutto credo sia giusto che - fino a un certo punto - gli store online abbiano facilitazioni rispetto alle librerie come dovrebbe essere giusto il contrario. A ognuno il suo fino alla giusta concorrenza.
    ... quante volte ho scritto 'giusto' in questo commento? xD
    Boh, comunque direi che ho chiarificato come la penso u_u Rispettoti nell'estrema divergenza di opinione.

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    1. E io rispetto il tuo detestarla, assolutamente! :)

      Però, ecco, io ho l'impressione che amazon si stia prendendo critiche e mazzate per tutti gli altri, anche per quelli ancor più disonesti e meno puliti di lui. Forse perché è un colosso, forse perché un'azienda che tutti conoscono e quindi più visibile. Oltre che essere finita in tv e tirata in ballo ogni volta che parla di crisi delle librerie

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    2. Ah, ma son d'accordo col dire che è ingiusto dare ad Amazon la colpa della crisi delle librerie.
      Però un po' Amazon è rappresentativa. E' la più grande, lega insieme evasione fiscale e sfruttamento umano... certo, pure altre aziende fanno schifo, ma come Amazon ce ne sono poche. Almeno che io sappia, eh ò_ò

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    3. @LaLeggivendola fermo restando il rispetto per tutte le posizioni, il problema è anche che viviamo in un mondo talmente interconnesso in cui è difficilissimo districarsi, pur volendo perseguire le proprie scelte. Prendo come esempio l'ereader che hai preso da IBS e che hai scelto di non comprare su Amazon o su Mondadori, ignorando forse che IBS fa parte del gruppo Mondadori. (Carmilla80)

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    4. Uhm, credo che IBS appartenga a Giunti & Messaggerie (almeno fino a qualche tempo fa, ora non sono sicura).

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    5. Io sapevo che nel 2006 Mondadori a acquisito le Messaggerie musicali s.p.a (http://www.mondadori.it/Media/Comunicati-stampa/2006/MONDADORI-FORMALIZZATA-L-ACQUISIZIONE-DI-MESSAGGERIE-MUSICALI) e dai dati forniti ad oggi non so di una cessione, ma potrei sbagliarmi. E' possibile che in IBS ci sia ancora una partecipazione Giunti, ma di sicuro c'è capitale Mondadori. Il mio intervento tuttavia era più generale su quanto oramai certi meccanismi siano estremamente complessi e non sempre trasparenti algi occhi dei consumatori finali tant'è che anche una scelta etica di "disobbedienza" spesso risulta essere vana. Potrei fare anche qualche altro esempio sempre relativo al mondo degli ebook: io scelgo di leggere solo libri ad accesso libero, senza utilizzare i DRM dell'Adobe e scarico un'applicazione gratuita per la lettura dei file e-pub, per poi scoprire che la proprietà di quell'applicazione e ugualmente dell'Adobe. Grazie come sempre per gli spunti interessanti che ci fornisci. A presto! (Carmilla80)

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    6. Scusami, non volevo far la pignola eh! :) E' che cercando non sono riuscita a trovare IBS-Mondadori associati :)

      Comunque sì, ormai è tutto talmente tanto complesso e "incasinato" che non è nemmeno più chiaro chi o cosa bisogna boicottare :/

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  8. ...ti dico solo che ci sto pensando da tempo e raccoglievo materiale (lo stesso che citi tu) per esprimere un parere opposto, perché non compreprò più da amazon piuttosto.
    :)

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    1. Io ho citato i principali, eh, credo che ce ne siano anche molti altri! :)

      Ribadisco, è giusto che ognuno veda la questione dal suo punto di vista ed esprima il suo personale giudizio :)

      (però, lo ammetto, mi piacerebbe che qualcuno si infiltrasse in un magazzino IBS e scrivesse un articolo su quanto è bello, riposante e rilassante inscatolare :P)

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  9. Ciao cara Lettrice Rampante. Io compro prevalentemente da Amazon, perche' e' comodo e trovo tutto, per nessun altra ragione. Detto questo, Amazon evade (ma tanto eh) in tutta Europa, e quest e' male. Amazon se ne frega dei suoi lavoratori in tutta Europa, e questo e' male. Anche Apple, Ebay, Nestle', Barilla, Nike, ecc... ed anche questo e' male. Anche i nostri politici, ed anche questo e' male, ma il fatto che lo facciano anche gli altri, anche in Italia, non e' una buona ragione per difendere Amazon. Nessuno e' stato / e' morbido con Fiat quando ha spostato/ sposta produzione di auto o componenti all'estero.

    Secondo me e' giusto puntare il dito verso i grandissimi perche' il male che fanno loro e' proporzionale alla loro dimensione, e perche' risolvere un problema con loro vorrebbero dire risolverlo a cascata su tutto il resto

    A presto, ciao ciao

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    1. Io non dico che non sia giusto puntare il dito verso i grandissimi, ci mancherebbe altro! Dico che non sia giusto puntarlo SOLO contro di loro, come invece molti fanno.
      Soprattutto nel caso specifico di amazon... come faceva notare la Leggivendola, c'è chi boicotta amazon poi però sta in coda agli Apple Store quando esce il nuove iPhone, o non dice niente quando conosce situazioni lavorative molto più piccole, molto più vicine, molto più modificabili.

      Non volevo passare il messaggio "se gli altri lo fanno, può farlo anche amazon", assolutamente. Solo che secondo me c'è un po' una tendenza, tutta italiana, a pensare più ai problemi esterni che non a quelli interni, per tenersi un po' più pulita la coscienza.

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  10. Anche io compro su Amazon come prima opzione poi su Libraccio poi su Ibs ( che sono più forniti per quel che riguarda i "vecchi" libri (tipo quelli degli anni 80' per dire) e ogni volta che esce un articolo contro Amazon puntualmente chiedo se qualcuno si è degnato di fare indagini anche sulle altre piattaforme di vendita di libri & Co. on-line tipo appunto Ibs, Mondadori , Feltrinelli , ecc... come sono le condizioni di lavoro nei loro magazzini???? ecc.. Quando si faranno indagini sulle condizioni dei lavoratori di ognuno di questi rivenditori , si paragoneranno i risultati e allora e solo allora si vedrà!
    Per ora Amazon come compratrice di libri mi ha solo favorita, non solo con lui ho il costo più basso in libri per avere la spedizione gratis ma grazie a lui anche gli altri hanno abbassato la cifra da sborsare per aver la spedizione gratis appunto, mi ricordo ancora quando su Ibs bisognava spendere dai 100 euro in su per averla...( ora stiamo a 25 euro contro i 19 di A.) è solo un esempio dei vantaggi avuti con l'arrivo di A. sembra poco , ma invece non lo è....il suo arrivo a indotto gli altri ad andar incontro al lettore/compratore....
    La legge Levi per me è odiosa , ancora non capisco perché si è voluta metter questa tutela sui libri ( se non per svantaggiare Amazon) mentre gli altri prodotti possono esser scontati anche all'80%.... vedi i divani..gli italiani che facevano e fanno divani si potrebbero paragonare alle librerie fisiche ( piccole e non) non sono anche loro moribondi causa concorrenza , perché per loro non c'è una legge e così per tutto il resto delle produzioni di qualità ( anche loro sono cultura, la nostra...) italiane .... è un esempio così errato? Non so...
    Dalia

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  11. P.S.
    Mi sono scordata un punto interrogativo verso la fine! :-)
    non sono anche loro moribondi causa concorrenza? ( domanda retorica :-) ..)
    Dalia

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    1. Sono completamente d'accordo con te su tutto! Le condizioni di lavoro nei magazzini amazon sono alienanti (che poi, onestamente, l'articolo francese mi sembrava descrivesse una realtà sicuramente un po' triste, ma non la più terribile che io abbia mai sentito), ma nessuno sa come siano davvero le condizioni in quelli di IBS, di Feltrinelli o di inMondadori. Ma si attacca sempre e solo amazon... Perché? (domanda altrettanto retorica :P)

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  12. Io compro su Amazon, perchè acquisto libri in lingua ed è quasi impossibile trovarli in giro, oppure se si trovano bisogna ordinarli, pagarli a prezzo pieno e aspettare minimo una settimana. Con Amazon mi arrivano in 2 giorni e con lo sconto. Siamo in un periodo in cui si cerca la convenienza con il minor sforzo, non è il momento giusto di stare lì a soffermarci su queste storie. Anche perchè come hai detto i problemi sono ben altri. Lo sfruttamento del lavoro viene vissuto quotidianamente in ogni campo. Per non parlare poi della disoccupazione giovanile. Dovremmo indignarci per altre cose.

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    1. O almeno, dovremmo indignarci per tutto, non solo per quello che ci fa comodo! Davvero, per molte persone credo sia un modo di essere in pace con la propria coscienza (non per tutti eh, sia chiaro). Attacco Amazon che è facilmente attaccabile e me ne frego di tutto il resto.

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  13. Io sono approdata su Amazon da poco e credo che domani inoltrerò il mio primo ordine...
    Ho lavorato per 18 mesi in un call center vicino a casa, mentre terminavo gli studi, e sono fuggita appena ho potuto. Rispondere al telefono 6 ore al gg, per 6 gg a settimana, con il cronometro sul desktop e i responsabili che giravano per i corridoi e ti battevano sulla spalla se "la tiravi per le lunghe": dovevi totalizzare almeno 90 chiamate al giorno. Ora ho cambiato lavoro.. ci sono altri che girano con il cronometro per verificare che non ci siano tempi morti nella giornata dei dipendenti. 8 ore con 15 minuti di pausa totali per chi fa il continuato. Non siamo in Germania, siamo in italia, nel 2013, anzi quasi 2014...
    è davvero Amazon il nostro problema?
    Vale

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    1. ecco, era esattamente questo che volevo intendere :)

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    2. Tutto questo con contratti regolari e tanto di versamenti dei contributi.
      Ci tengo a dirlo: non è sfruttamento di lavoratori in nero.
      Tutto a norma.
      Vale

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  14. Non sono sicura di aver capito il tuo punto di vista... Non sei contro Amazon perché c'è di peggio? Beh, ma i problemi bisogna combatterli uno ad uno, chiudere gli occhi di fronte a un grosso problema (sebbene non sia il maggiore) non vedo come possa aiutare a risolverne altri...
    Io non ho un parere preciso perché non sono abbastanza informata...

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    1. Non intendevo dire che si debba chiudere gli occhi, che non si debba criticare o cercare di affrontare i problemi, ci mancherebbe altro.
      Dico solo che, almeno per quanto riguarda l'Italia, amazon non credo nemmeno sia un grosso problema.
      Sulle tasse non lo so, perché non sono molto competente in materia. Sulle condizioni di lavoro in Italia non è mai stato detto nulla... e non credo siano peggiori rispetto a mille altre realtà.
      Trovo che nei confronti di amazon ci sia un po' di accanimento, ecco...

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    2. Ribadisco che su Amazon non ne so abbastanza quindi lascio il discorso in generale, che potrebbe essere anche politico (questa cosa dell'accanimento di solito la si usa per difendere un noto personaggio), ma io ho proprio un punto di vista diverso.
      Quello che non funziona, secondo me, va combattuto. Tutto, dalla grande alla piccola scala. L'evasore fiscale è colpevole ugualmente, sia che si tratti del fornaio sotto casa che non mi batte lo scontrino, sia che si chiami Amazon o Valentino Rossi, il mito degli italiani.
      Di fronte all'ingiustizia - peggio ancora all'illegalità - non credo si debba fare alcuno sconto.
      Poi credo che sia naturale che faccia più notizia il colosso rispetto all'individuo.

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    3. Uhm, non mi sembrava di averla buttata sul politico, in realtà (così come non credo che verso Berlusconi ci sia accanimento, anzi, avrebbero dovuto processarlo e condannarlo prima, se la tua battuta era riferita a quello).

      Sono d'accordo sul fatto che l'illegalità vada combattuta in ogni sua forma e ci mancherebbe altro! Sia che sia il panettiere sotto casa, sia che sia un colosso internazionale.
      Però se tu guardi il video di report (programma che stimo tantissimo eh!) , mi chiedo perché anziché intervistare il patron di IBS non abbiano intervistato qualcuno dell'agenzia delle entrate per chiedere spiegazioni su dove e come paga le tasse amazon.
      E prima di indignarci delle condizioni di lavoro in Francia o in Germania, forse dovremmo indignarci di più per le nostre.
      Poi questo è il mio pensiero, ovviamente. E magari non riesco nemmeno a spiegarlo come si deve...

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    4. Sì, la battuta era riferita a quello ma non a te, solo in generale, per il fatto che il discorso potrebbe essere anche politico.
      Io non ci vedo nessun accanimento, magari in futuro si indagherà anche su Ibs, Feltrinelli, inMondadori e quant'altro, ma nel frattempo non giustifico nemmeno l'omertà di fronte a qualcosa di sbagliato.
      Poi non so neanche a quanto serva indignarsi, preferisco l'atteggiamento di chi si sottrae del tutto al cattivo gioco.

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    5. Guarda che darmi della berlusconiana è l'offesa più grande che avresti potuto rivolgermi :P

      Non credo sia omertà, almeno non nel mio caso (o magari sì, ma in realtà mi sento abbastanza a posto con la mia coscienza). Nel senso che io ho ben chiari quali siano le accuse mosse ad amazon. Mi sono informata, ho letto i vari articoli e visto i vari reportage e deciso che, per me, non era materiale sufficiente per portarmi a boicottarlo.
      Mi riservo ovviamente di cambiare idea in futuro, certo. Però, ora come ora, rimango dell'idea che dovremmo davvero preoccuparci, seriamente, per altro.

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    6. Ahahah, ma non era per te :)
      Pensavo più che altro a un discorso del tipo: non mi interessa arrestare i piccoli mafiosi perché il boss è libero.
      L'accusa dello sfruttamento e delle evasioni mi sembrerebbero già abbastanza, quella del libro pedofilo lascia il tempo che trova (non penso si possano controllare tutti i libri auto pubblicati).
      Io penso che ci si debba preoccupare per tutto, poi se si facesse un buon investimento in controlli e giustizia gradirei molto...

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    7. Questo è un argomento che mi interessa moltissimo (motivo per il quale commento alle 7 del mattino!) e volevo parlarne anche io ma sto cercando prima di farmi un'idea più precisa. Sono anche nel programma affiliazione amazon quindi l’argomento mi sta maggiormente a cuore. Sto cercando materiale al riguardo (materiale serio e certificato, non il parere di qualche blogger che non sa come sfogare il nervosismo da sindrome premestruale e se la piglia con Amazon), perché voglio sapere come comportarmi. Vero è che sono d'accordo con Paola. Non credo sia giusto dire "Abbiamo controllato tutte le aziende? Possibile sia solo Amazon il problema?" Questo (secondo me) è un atteggiamento molto pericoloso perché può sfociare (ovviamente non mi riferisco a te, è un discorso generalizzato) nell'omertà. Se non si inizia da qualcosa, che sia in grande che sia in piccolo, non si arriva da nessuna parte.
      Il problema è capire bene per che cosa andiamo contro Amazon,ecco perché ancora non mi sbilancio. Vogliamo far battaglia, bene, ma perché? Per la questione della sede in Lussemburgo? Questo non è un motivo valido per me. E non tanto perché ci sono molte società che lo fanno ma proprio perché c'è la possibilità di farlo, quindi non si può incolpare nessuno. È una facoltà (che si avvicina all'elusione fiscale ma che elusione non è) quindi non possiamo affilare i coltelli per questo.
      Il discorso dei lavoratori già è diverso, già è più motivante.
      Però anche lì, dipende.
      Allego quiQUI l’intervista di un giornalista che si è infiltrato nel sistema amazon per “toccare con mano” le condizioni dei lavoratori. Ebbene, mi sembra che ci siano alcune lamentele infondate. La perquisizione per esempio è una pratica che non utilizza solo amazon ma molte altre aziende: il Tarì fa lo stesso (lavorano l’oro) e anche alcune fabbriche che lavorano per marchi prestigiosi (e questo lo so perché una mia amica lavora in un’azienda che produce borse per Vuitton). Mi sembra anche giusto in realtà (e poi, voglio dire, se sei “pulito” una perquisizione non può farti male).
      Ecco, non so.
      So solo che io compro da amazon, da inmondadori, da feltrinelli e nelle librerie e il servizio di amazon è impareggiabile. I prezzi pure.
      Come ho detto però su Fb anche l’altro giorno non voglio contribuire ad alimentare “qualcosa di sbagliato” quindi sto ancora raccogliendo le idee. Mi ritiro per deliberare. ;)

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    8. @Se una notte d'inverno un lettore: forse Elisa non boicotta Amazon, nonostante tutto, per lo stesso motivo per cui tu non boicotti Google, al quale ti appoggi per il tuo blog. Inoltre, immagino che ti sarà capitato, qualche volta, di usare il più famoso motore di ricerca, guardare video su Youtube, acquistare uno smartphone con Android... Lo sapevi che Google in Europa evade le tasse esattamente come Amazon? :D

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    9. @Maria: "non il parere di qualche blogger che non sa come sfogare il nervosismo da sindrome premestruale e se la piglia con Amazon"... oddio, cosa mi sono persa? XD

      Sul fatto che si debba iniziare da qualcosa, in grande o in piccolo non fa differenza,sono completamente d'accordo. Sul fatto che si debba iniziare con un'azienda di cui sono state criticate le condizioni di lavoro all'estero un po' meno (anche perché, onestamente, io più rileggo gli spezzoni del reportage francese, più non capisco troppo bene dove stia il problema... nel senso che mi sembrano orari e sistemi tutto sommato logici e normali). Anche perché la gestione di ogni magazzino in ogni paese è sicuramente affidata ad enti diversi e quindi diverse sono le condizioni.
      Nel discorso delle tasse non entro nel merito, nel senso che non ne capisco molto. Anche se credo che quello che stiano facendo sia comunque una cosa "legale", perché se no semplicemente non avrebbero aperto o non avrebbero permesso loro di gestirla così (per questo dicevo che anziché intervistare il patron di IBS forse quelli di report avrebbero dovuto intervistare qualcuno dell'agenzia dell'entrate o di chi comunque si occupa della registrazione e dei conti delle aziende).
      Insomma, non lo so. QUello che posso dire, alla luce delle informazioni che ho raccolto io, mi sento abbastanza in pace con la mia, personalissima, coscienza :)

      @Anna: hai ragione, non tanto per google o per youtube, quanto perché a volte (non sto dicendo sia il caso di Se una notte d'inverno un lettore, sia chiaro!) manca completamente l'informazione e ci si ferma sulle critiche più semplici da fare, forse quelle che ci toccano anche meno.

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    10. @Anna, ma dall'inizio io ho ammesso tranquillamente di essere una capra in questo argomento e infatti non ce l'ho con Amazon, né con inMondadori, Feltrinelli, Google o altro. Penso che comunque la conoscenza che posso apprendere mediante la lettura di qualche articolo sia così limitata che probabilmente - almeno per me - non vale nemmeno la pena di perdere tempo.
      Quello che non condivido è la motivazione... che poi non credo che lo Stato Italiano abbia investito denaro per le indagini su ciò che combina Amazon all'estero, o sbaglio?

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    11. Guarda, il fatto è che io leggendo questi articoli e guardando il video di report sono giunta alla conclusione, magari sbagliata, che le condizioni di amazon siano le stesse di molte, moltissime altre aziende, né migliori né peggiori e e su cui nessuno dice assolutamente niente. Per questo, non riesco a comprendere molto la polemica a tal proposito. Certo, bisogna pur partire da qualche parte... però, per come la vedo io, partire da Amazon (a cui comunque sono state critiche per la gestione in Francia e in Germania... nel primo caso quasi ridicole, nel secondo effettivamente impressionanti) mi sembra una soluzione di comodo.
      Poi ovviamente ognuno la pensa come vuole e ha livelli di coscienza diversi :)

      (il discorso tasse è un po' più complesso, secondo me. Nel senso che nemmeno il reportage di Report riesce a chiarire a tal proposito... lancia un'accusa, certo, ma poi non approfondisce come secondo me avrebbe dovuto)

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    12. Che polemica? Forse risulto un po' aggressiva nello scritto (me l'hanno già fatto notare), ma non c'era nessuna polemica, davvero... Il discorso degli articoli era solo per dire che probabilmente è un tema su cui ci sono così tanti conflitti d'interessi che io personalmente non mi fido nemmeno di un articolo pubblicato da un quotidiano rispettabile, tutto qui. Bisognerebbe avere tutti i dati (oggettivi) alla mano, sapere come è stata effettuata l'indagine, ecc., cosa che sicuramente né il giornale né Report verranno a raccontarci.
      Un discorso simile era stato fatto anche per diverse aziende inglesi, che sfruttavano moltissimo studenti, dottorandi e quant'altro e lo scandalo era scoppiato quando un ragazzo era morto "perché non dormiva da diverse notti" (anche qui è tutto da dimostrare, una motivazione del genere lascia il tempo che trova, bisogna verificare che non avesse malattie neurologiche o altri problemi).
      La mia conclusione è - e riguarda più o meno tutta la cronaca - che a me non bastano le informazioni che riesco a ricavare dai mass media per farmi un'idea, quindi preferisco non prendere una posizione.
      Anche il discorso tasse lo lascio in sospeso: se è illegale, che li indaghino/condannino; se invece è la legge stessa a non essere chiara, il problema è la legge stessa.
      L'unica mia polemica (se di polemica si può parlare) è sul fatto che non sei contro Amazon perché ci sono moltissime altre aziende che si comportano allo stesso modo. È proprio la motivazione che non riesco a capire...

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    13. No no, per "polemica" mi riferivo a tutta quella che viene fatta solitamente intorno ad Amazon, non a te nello specifico! (Ma ce la faremo a capirci prima o poi eh :P)

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  15. Io la penso esattamente come te è troppo facile puntare il dito su un'azienda sola mentre intorno c'è esattamente la stessa cosa se non peggio... Io compro su Amazon tranquillamente così come su Libraccio, non ho mai avuto problemi con la merce, con le spedizioni mi ci sono trovata sempre benissimo... Da per tutto ci sono condizioni di lavoro con orari massacranti chi più chi meno, chi per una cosa chi per un'altra.. O si cambia il sistema in generale se no ogni volta è sempre la stessa storia.

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  16. Premesso che ognuno è libero di comprare libri dove vuole (e ci mancherebbe) trovo il tuo ragionamento carente soprattutto in un punto: quando dici che è troppo facile puntare il dito su un'azienda sola, e che in fin dei conti sono tutte uguali.
    Fino a prova contraria non ho mai sentito nessuno lamentarsi delle condizioni di lavoro di IBS, Hoepli, Bol ecc ecc. Renderle tutte uguali a parole (quando le differenze ci sono eccome, come tu stessa hai in parte evidenziato a inizio post) è molto pericoloso, ed è un tipo di ragionamento figlio del nostro tempo che proprio non riesco a tollerare, nemmeno quando si parla di questioni minori come amazon :P
    Io non ti chiedo di boicottare amazon, ma è ingiusto semplificare con un "sono tutti uguali". Le alternative ci sono eccome
    La Lipperini proprio oggi è tornata sul tema http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2013/12/09/piccoli-libri-del-lunedi/

    Mirko :)

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    1. Mi spiace che l'unica cosa che sia venuta fuori sia un "sono tutti uguali", perché vuol dire che forse non sono riuscita a spiegarmi come avrei voluto.

      Il fatto è che le immagini dei magazzini IBS (compro anche da lì eh, non ce l'ho con IBS, è solo il primo paragone che viene) o di qualunque altro magazzino non sono mai state fatte vedere. Nel reportage di Report il patron di IBS è stato intervistato in un ufficio e non gli sono state rivolte domande relative ai dipendenti, alle tipologie contrattuali, agli orari di lavoro o a se perquisiscono o meno i dipendenti (ma poi dai, seriamente, è una cosa davvero così incomprensibile e criticabile?) etc etc... E, per fare una cosa equa, dal mio modestissimo punto di vista, avrebbero dovuto fare le stesse identiche domande anche agli altri store online.
      I turni di amazon sono sicuramente massacranti, come lo sono quelli di mille altri lavori e aziende che però, non essendo colossi o essendo italiane, per una qualche strana forma di patriottismo, non vengono nemmeno considerate.
      A me, forse semplicisticamente, forse ingenuamente, è questo quello che fa arrabbiare di più. Da qualche parte bisogna pur partire, certo. Ma per me, non è da lì.

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  17. "I turni di amazon sono sicuramente massacranti, come lo sono quelli di mille altri lavori e aziende che però, non essendo colossi o essendo italiane, per una qualche strana forma di patriottismo, non vengono nemmeno considerate."
    O_O
    cioè secondo te il motivo per cui da altre aziende non emergono i problemi di amazon, è perché -essendo amazon un colosso e non essendo italiano- tutti si accaniscono solo su amazon?
    nemmeno un avvocato arriverebbe a tanto :D
    Ancora una volta: ridurre le problematiche emerse a "turni di lavoro massacranti, come quelli di mille altri lavori" mi fa accapponare la pelle (e dico davvero)
    Mirko :)

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    1. Mi spiace averti fatto accapponare la pelle, non era mia intenzione. Ma non posso certo cambiare il mio pensiero per evitare a te certe reazioni.

      Non dico che sia l'unico motivo, dico che c'è una tendenza, tutta italiana, che porta spesso a criticare prima gli altri e poi a pensare a se stessi, ai problemi che si potrebbero effettivamente risolvere e su cui si avrebbe più potere d'azione.

      Come ho già detto in qualche commento prima, mi sono informata, ho letto diversi articoli, visto i reportage e letto vari editoriali e commenti. E per me non sono stati materiale sufficiente per decidere di boicottare amazon.
      Magari per le motivazioni sbagliate, per carità, motivazioni non condivisibili e che fanno accapponare la pelle, ma, se devo essere sincera, io mi sento abbastanza a posto con la mia coscienza.

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    2. nessuno pretende che qualcuno boicotti qualcosa, non è questo il punto.
      ti ripeto che sei più che legittimata a comprare dove vuoi. come ho cercato di spiegarti ciò su cui non mi trovo d'accordo sono le motivazioni che hai addotto. chi se ne frega puoi dire tu, volevo solo condividere un pensiero :)
      E visto che siamo in un blog di libri, ti segnalo questo libro di Michela Murgia http://www.isbnedizioni.it/libro/230

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    3. No ma certo, hai fatto bene a condividere il pensiero... solo che dire "mi fa accapponare la pelle" mi sembra un tantino esagerato, ecco. Puoi non trovarti d'accordo, e ci mancherebbe altro, ma non mi sembra di aver detto poi nulla di così assolutamente scandaloso... Tutto lì.

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    4. se mi insegni come si fa a controllare la pelle d oca...

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  18. A nessuno di voi interessa il destino delle librerie indipendenti in Italia?? I colossi mondiali come Amazon ammazzano letteralmente l'economia locale, specie in un paese in cui non si fa nulla per salvaguardarla. La legge Levi? Una grande parac***ta! le piccole librerie devono quotidianamente lottare non solo contro i giganti della vendita online, ma anche contro i 4 gruppi editoriali che possiedono e gestiscono l'intera filiela del libro. Se non possiamo contare nemmeno su di voi che siete i lettori "forti", allora non abbiamo chance di sopravvivere. In ogni caso consiglio a tutti la visione di un film-documentario più che esaustivo sull'importanza dell'economia localizzata "L'economia della felicità" di Helena Norberg-Hodge. Non voglio invitarvi ad atteggiamenti no-global, a boicottare Amazon e compagnia bella - in una società totalmente globalizzata sarebbe fin troppo facile risultare incoerenti - ma se nel vostro piccolo potete fare qualcosa sostenendo chi legge, divulga, seleziona, vi offre disponibilità, consigli, opinioni o semplicemente chiacchiere e contatto umano a pochi passi da casa, perchè non farlo? Stefania

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    1. Certo che interessa il destino delle librerie indipendenti!
      Però, io non credo che il problema più grosso per loro sia amazon o gli store online, ma la totale mancanza di una politica di salvaguardia a livello legislativo. La Legge Levi non ha fatto che peggiorare le cose e la gestione, come dici tu è nelle mani di quattro gruppi editoriali che possiedono tutto.
      Io compro anche nelle librerie fisiche, non solo online, ma devo ammettere che in quelle della mia città non mi sono mai trovata troppo bene, per quanto riguarda il contatto umano e le chiacchiere (sfortuna mia, sicuramente!).

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    2. Credimi, una delle piaghe per le librerie sono davvero gli store online! Non si può aspettare che le cose cambino dall'alto e intanto lavarsi le mani. Ogni singolo individuo è responsabile, ha facoltà di scelta e può dare voce al cambiamento. Sono le persone che fanno la differenza. Io, personalmente, non ho la minima intenzione di alimentare un sistema per cui smettiamo di essere persone per diventare semplici consumatori. Consumo, ergo sum - direbbe qualcuno ai giorni nostri. La pubblicità è dappertutto e condiziona inevitabilmente le nostre scelte e i nostri comportamenti. Riescono a convincerci dell'indispensabilità di aggeggi assolutamente inutili, ci fanno credere che, comprando un determinato prodotto, sosteniamo valori universali quali l'amore e l'amicizia. Ma per favore! Ci fanno costantemente il lavaggio del cervello. Quando su facebook ci propongono di mettere "mi piace" sulla pagina dei Ferrero Rocher non è per permettere ai nostri amici di scegliere con facilità i cioccolatini da regalarci a Natale... Quando clicchiamo "mi piace" rispondiamo senza saperlo e senza firmare alcuna liberatoria ad indagini di mercato grazie alle quali le agenzie non solo sanno chi siamo, dove viviamo, quanti anni abbiamo, ma hanno accesso anche ai nostri dati sensibili. Così la macchina è ancora più efficace e le campagne promozionali più mirate. Il problema è che dalla pubblicità alla propaganda il passo è breve e noi siamo troppo vulnerabili e assediati per accorgercene. In un mondo oligarchico in mano a pochi ricchi e potenti è davvero pericoloso. Forse ho letto troppi romanzi distopici, forse sono condizionata da certi miei studi sulla macchina di propaganda sovietica, forse sono semplicemente paranoica... Quello che so è che non siamo più liberi in certe nostre scelte, che propendiamo verso una vita fatta di cose superflue, che il degrado culturale ha raggiunto livelli allarmanti (i nostri nonni erano analfabeti, ma almeno erano portavoce di una sana e preziosa saggezza popolare), che le librerie chiudono, le scuole cadono a pezzi, le università non offrono alcun valore aggiunto, i giovani fuggono... ma tutti hanno uno smatphone! Stefania

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  19. Scusami per la conclusione lapidaria e un po’ criptica. Il punto è che si può divagare sulla crisi fino allo sfinimento, specie in certi settori. Tuttavia quando in libreria ti entrano signori vestiti di tutto punto e signore imbellettate con borse griffate e cellulari supertecnologici che ti chiedono lo sconto di 2 euro, mi cadono le braccia… Ti rendi conto che se c’è qualcosa su cui si può risparmiare sono i libri! E’ la cultura! L’aspetto più triste è che i loro figli assimilano istantaneamente questo messaggio. Stefania

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    1. No ma non ti devi scusare, figurati! E capisco benissimo quello che intendi!

      Però, ecco, il problema secondo me è molto, molto più profondo dell'esistenza o meno degli store online. E' proprio la nostra cultura che sta andando a rotoli, che non viene salvaguardata. Basta vedere quali programmi vengono trasmessi in tv (e ogni volta che ce n'è qualcuno che prova a far cultura davvero viene criticato e/o chiuso), quali notizie passano ai tg e quali no, o la quantità di libri scemi che viene pubblicata. Ci stiamo disabituando a rielaborare nella nostra testa le informazioni che riceviamo da fuori.

      Però non tutti sono così!

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  20. W Amazon! Per mille e cento motivi.Evade il fisco? Bravi,segno di libertà ed intelligenza! Avanti,freghiamocene dei cretini

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  21. Grazie Elisa per il coraggio e l'anticonformismo, quest'ultima cosa ancora più rara.
    Quanto è utile Amazon?
    Tantissimo, molto più di quello che si può pensare, anche perché vedo nei siti italiani che il servizio CreateSpace per auto-pubblicare in versione cartacea è quasi sconosciuto o perlomeno non abbastanza noto.
    Eppure è l'unico servizio efficiente, rapido e conveniente per diffondere libri di nuovi autori: non solo in Italia, ma in tutte le altre Amazon europee e nel mondo intero con prezzi di spedizione locali!
    Direi anche i più onesti, vista la differenza di prezzi (della stampa) e di royalties nette (non lasciatevi accecare dalle royalties lorde sbandierate da molti, perché poi arrivano le commissioni delle "altre reti" di distribuzione a rompere le uova nel paniere) fra CreateSpace e i loro concorrenti più noti.
    Ho iniziato a pubblicare la versione cartacea con lulu e mi sono accorto che vendendo su altre reti (chi compra direttamente su lulu con spese di spedizione internazionali in Italia?) non avrei guadagnato quasi niente. La stampa in formato A5 di 360 pagine mi costava 9,00 euro e le commissioni su altre reti (leggi siti raggiungibili da italiani) erano del 50% del prezzo di vendita. Con un prezzo di vendita di 18 euro guadagnavo 0,00 euro.
    Ho ordinato la prima copia di prova per espresso, ma ho capito che dovevo lavorare sull'impaginazione e ho rielaborato il documento.
    Per un colpo di fortuna, la seconda versione è rimasta "incagliata" per 10 giorni prima di essere spedita. Alla fine mi hanno rimborsato le spese di invio espresso, ma nel frattempo per disperazione mi sono iscritto anche a CreateSpace.
    Lo stesso libro in formato 6"x9" (meno di un centimetro in più da ogni lato) di 300 pagine mi costa circa 3,30 euro.
    Dopo il check completo online (ottimo tool, vedo tutti i dettagli), senza invio di prova, il libro è apparso su Amazon in meno di 24 ore. Ora le modifiche arrivano anche più rapidamente, in taluni casi in poche ore.
    La qualità dei due libri è simile.
    Ora posso offrire la mia edizione italiana con un prezzo al pubblico di 9.90 euro e guadagnarne ancora quasi due.
    Posso ordinarne copie per me in qualsiasi quantità, pagando sempre solo 3.30 euro per copia.
    Sono stato pignolo e ho fatto ulteriori verifiche. Ho comprato su amazon.it per un indirizzo italiano: è arrivato in sei giorni. Lo stesso su Amazon.de. Su Amazon.co.uk per un indirizzo a Londra è arrivato in quattro giorni, anche perché è stampato in UK. Tutti hanno pagato spese ridotte nazionali.
    In conclusione, sono veramente contento del servizio e delle condizioni finanziarie di CreateSpace.
    Tutto questo senza parlare di Kindle, del loro reale 70% di royalties e delle loro facilitazioni nel pubblicare.
    Grazie Amazon, continua cos!

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  22. Il problema delle piccole librerie non è Amazon ma la loro difficoltà di adattamento al "nuovo mondo". Oltre ad avere la piccola libreria è necessario creare (pagare per) un sito di e-commerce. Nel mio paese non esiste libreria piccola o grande che sia che non abbia il suo sito online curato e soprattutto aggiornato e spesso i loro guadagni più consistenti vengono appunto dalle vendite online. La dolce visione della piccola libreria bella e carina purtroppo non fa più parte nei nostri tempi....

    Milena

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  23. Parlo da assiduo acquirente di amazon. Ovvio che se un venditore ti offre prezzi migliori, spedizioni veloci, servizi di assistenza eccellenti... bhe'... vince facile. Conosco appena le questioni etiche e fiscali relative ad amazon e non avendo approfondito non voglio tenerne conto nel mio ragionamento. Immagino pero' il sistema amazon applicato a tutti i beni e servizi (o quasi) ed immagino come saranno le città quando questo sistema sara' di uso comune e vi diro', non e' una bella immagine. Capisco che la tecnologia faccia risparmiare sotto molti profili (in genere tutti quantificabili: denaro, tempo, spazio) ma non si tiene molto conto di quanto si sta invece perdendo (in genere tutte cose difficilmente misurabili: rapporto di fidelizzazione, possibilità di incontro, "sentire" fisicamente il bene in se' e non solo l'oggetto da acquistare!!!). Stefano

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  24. Scusate io vorrei proporre il mio punto di vista che espongo qui:
    https://www.facebook.com/pages/Amazon-DEVE-pagare-le-tasse/809536095778236?ref=aymt_homepage_panel
    MI sento parte in causa in quanto lavoratore di una piccola libreria, il mio pensiero è: ok forse chiuderemo, ma almeno vorremmo poter lottare ad armi pari! Valentino.

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  25. Sono d'accordo con molti commenti e chi ha scritto l'articolo usa la strada facile di scaricare le colpe su politici e/o altri.
    Ma la colpa principale è nostra..cioè di chi si comporta come l'autore dell'articolo. Non solo amazon paga meno tasse perché con sede in paradiso fiscale, ma le evadono proprio fregandosene di tutti (http://www.repubblica.it/economia/2016/03/09/news/amazon_sotto_accusa_dirigenti_in_europa_indagati_per_evasione-135070038/)
    Prima o poi questa cosa si ripercuote su tutti, non pensate che perché voi lavorate in un settore non toccato da amazon che voi sarete salvi...l'onda si propaga e prima o poi farà affogare o se fortunati bere molta acqua, anche a voi.

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  26. Intervengo diversi anni dopo ma questo tema è ancora attuale. Concordo al 100%. Proprio in questi giorni ho amabilmente discusso con amici i quali evitano Amazon proprio per i motivi da te espressi: la chiusura dei piccoli esercizi, le atroci condizioni di lavoro dei dipendenti, ecc. Io sono solito rispondere che non mi sembra si facciano problemi ad andare al supermercato, pratica che ha portato alla chiusura della quasi totalità delle piccole botteghe ed ha generato lavoro precario e la sanguinosa imposizione dei prezzi da parte della grande distribuzione a danno dei coltivatori /produttori, così come non mi pare si siano mai preoccupati dei migliaia di negozi di videonoleggio falliti,nel guardarsi una serie su Netflix. Amazon è solo il risultato dell'evoluzione dei tempi, l'è-commerce non è il futuro ma bensì il presente, boicottarlo vuol dire voler regredire

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