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Ho appena concluso questo libro e faccio fatica a trattenere le lacrime. Mario Calabresi ci racconta una storia, la storia della sua famiglia e di come è cambiata dalla mattina del 17 maggio 1972, quando suo padre viene ucciso da esponenti di Lotta Continua. Mario Calabresi ci racconta cosa si ricorda di quel momento, e soprattutto quello che ha dovuto vivere dopo. E come lui, molti altri parenti di vittime del terrorismo: vedove con figli piccoli da crescere, tribunali, grazie e assoluzioni, l'opinione pubblica che non vuole ricordare e medaglie al valore consegnate dopo anni e anni.
Un periodo storico, quello dell'uccisione di Calabresi, di cui non sapevo quasi nulla, essendo io nata dopo e non avendo mai avuto "motivo" per informarmene. Un passato forse a volte troppo dimenticato, che poi tanto passato non è (mi ricordo ad esempio quando hanno ammazzato Biagi e D'Antona).
Mario Calabresi ci mostra il lato umano di tutto questo, il come hanno vissuto le famiglie dopo, la reazione alle richieste di grazia o all'incontro con uomini che hanno avuto a che fare con quel periodo.
E' un libro strano, che ti colpisce parecchio e ti scava dentro. E quello che colpisce di più è la forza e la speranza di queste persone, di queste vedove, rimaste anche loro vittime di qualcosa di più grande di loro.
per acquistare il libro su Amazon: Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo (Piccola biblioteca oscar)
Ho provato anche io queste sensazioni quando l'ho letto qualche anno fa: ero rimasta in piedi fino a tarda notte per leggerlo.
RispondiEliminaDavvero incredibile questa pagina di storia che anche io non conoscevo...
Condivido cosa dici.
RispondiEliminaCi sono pagine di storia, molto recente, che ignoriamo. Bello il modo con cui Calabresi si racconta e ci racconta da dove veniamo.
Vero sì, sono cose che a scuola non ti insegnano e che se non stimolati a volte non verremmo mai nemmeno a sapere.
RispondiEliminaE Calabresi riesce a raccontarle in modo straordinario.