
I libri di Safran Foer mi lasciano sempre un po' sconvolta (stessa sensazione che avevo provato con "Molto Forte, Incredibilmente Vicino"). Sconvolta per lo stile dell'autore, con capitoli alternati tra passato e presente, tra narratori diversi, con l'inserimento di lettere e parti di giornali. Uno stile geniale, anche se forse a volte in questo romanzo difficile da seguire. Sconvolta per quel che racconta e per come lo racconta.
L'autore parte per un viaggio nel suo paese d'origine con tre accompagnatori d'eccezione (un autista cieco, un interprete, Alex, nipote dell'autista, che sa poco d'inglese e un cane che tende a volersi accoppiare con lui), alla ricerca di Augustine, la donna che ha salvato suo nonno, ebreo, durante la guerra. E alla ricerca di questo passato emergeranno altri passati, quelli dell'autista cieco nonno dell'interprete, un passato doloroso e sconvolgente, raccontato da Foer con un espediente che ne fa risaltare tutta la tragicità.
E' un bellissimo romanzo che consiglio caldamente di leggere. Anche se però devo ammettere che ho preferito l'altro, "Molto Forte, Incredibilmente Vicino".
Nota alla traduzione: immagino sia stato molto difficile per il traduttore riuscire a rendere l'inglese stentato di Sasha e a scegliere come riprodurre gli errorri e soprattutto la sua ampollosità. Ma direi che ci è quasi sempre riuscito.
Nessun commento:
Posta un commento