È il 1811 a Lyme, un piccolo villaggio del Sussex. Un giorno sbarcano nel villaggio le sorelle Philpot. Vengono da Londra, sono eleganti, vestite alla moda, sono bizzarre creature per gli abitanti di quella costa spazzata dal vento. Margaret, diciotto anni, riccioli neri e braccia ben tornite, sorprende costantemente tutti coi suoi turbanti verdolini sconosciuti alle ragazze di Lyme, che se ne vanno in giro ancora con grevi vestiti stile impero. Louise, meravigliosi occhi grigi e grandi mani, coltiva una passione per la botanica che è incomprensibile in quel piccolo mondo dove alle donne è dato solo di maritarsi e accudire i figli. Ma è soprattutto Elizabeth, la più grande delle Philpot, a costituire un'eccentrica figura in quel paesino sperduto sulla costa. Ha venticinque anni. Dovrebbe comportarsi come una sfortunata zitella per l'età che ha e l'aspetto severo che si ritrova, ma se ne va in giro come una persona orgogliosamente libera e istruita che non si cura affatto di civettare con gli uomini. In paese ha stretto amicizia con Mary Anning, la figlia dell'ebanista. Quand'era poco più che una poppante, Mary è stata colpita da un fulmine. La donna che la teneva fra le braccia e le due ragazze accanto a lei morirono, ma lei la scampò. Prima dell'incidente era una bimba quieta e malaticcia. Ora è una ragazzina vivace e sveglia che passa il suo tempo sulla spiaggia di Lyme, dove dice di aver scoperto strane creature dalle ossa gigantesche, coccodrilli enormi vissuti migliaia di anni fa.
Non riesco a scrivere un commento a questo libro. Di solito se un libro non mi è piaciuto, ci metto pochissimo tempo a smontarlo. E lo stesso ad esaltare un romanzo che mi ha entusiasmato. Ora sono qui che penso da circa un quarto d'ora cosa scrivere e ancora non ho deciso.
Lo stile della chevalier mi piace molto. E' leggero, delicato, e ideale per raccontare le vicende delle donne, sempre protagoniste dei suoi romanzi. Credo di averli letti tutti, incominciando dal famosissimo (e secondo me bellissimo) "La ragazza con l'orecchino di perla".
E' la storia qui che mi lascia un po' perplessa. Più che altro perchè a volte ho fatto veramente fatica ad andare avanti (le descrizioni dei fossili a volte sono un po' troppo "specifiche" e poco funzionali al romanzo). E anche le due protagoniste, in particolare Elizabeth (zitella londinese relegata nel paese di provincia, che io ho trovato particolarmente odiosa), e il legame che si è creato tra loro non mi ha convinto così tanto.
Non è un brutto romanzo. Ma forse tra quelli della Chevalier è il peggiore.
Niente nota alla traduzione, letto in originale!
Non riesco a scrivere un commento a questo libro. Di solito se un libro non mi è piaciuto, ci metto pochissimo tempo a smontarlo. E lo stesso ad esaltare un romanzo che mi ha entusiasmato. Ora sono qui che penso da circa un quarto d'ora cosa scrivere e ancora non ho deciso.
Lo stile della chevalier mi piace molto. E' leggero, delicato, e ideale per raccontare le vicende delle donne, sempre protagoniste dei suoi romanzi. Credo di averli letti tutti, incominciando dal famosissimo (e secondo me bellissimo) "La ragazza con l'orecchino di perla".
E' la storia qui che mi lascia un po' perplessa. Più che altro perchè a volte ho fatto veramente fatica ad andare avanti (le descrizioni dei fossili a volte sono un po' troppo "specifiche" e poco funzionali al romanzo). E anche le due protagoniste, in particolare Elizabeth (zitella londinese relegata nel paese di provincia, che io ho trovato particolarmente odiosa), e il legame che si è creato tra loro non mi ha convinto così tanto.
Non è un brutto romanzo. Ma forse tra quelli della Chevalier è il peggiore.
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