Nell'aprile 2006 il mondo editoriale italiano è stato sconvolto da un bestseller clamoroso e inaspettato, trasformatosi in poco tempo in un terremoto culturale, sociale e civile: "Gomorra". Un libro anomalo in cui Roberto Saviano racconta la camorra come nessuno aveva mai fatto prima, unendo il rigore del ricercatore, il coraggio del giornalista d'inchiesta, la passione dello scrittore e, soprattutto, l'amore doloroso per una città da parte di chi vi è nato e cresciuto. Per scriverlo si è immerso nel "Sistema" e ne ha esplorato i mille volti. Ha così svelato come, tra racket di quartiere e finanza internazionale, un'organizzazione criminale possa tenere in pugno un'intera regione, legando firme del lusso, narcotraffico, smaltimento dei rifiuti e mercato delle armi. "Gomorra" è un libro potente, appassionato e brutale, un viaggio sconvolgente in un mondo in cui i ragazzini imparano a sparare a dodici anni e sognano di morire ammazzati, in cui i tossici vengono usati come cavie per testare nuove droghe. Pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso dove nessuna immaginazione è in grado di arrivare.
Non è facile scrivere un commento a questo libro. Qualunque cosa io dica, sarà sicuramente già stata detta da persone molto ma molto più autorevoli di me. Quindi, perdonate le probabili banalità che verranno fuori in questo commento.
Sono un po' sconvolta, lo devo ammettere. In parte per ignoranza mia, perchè mai mi ero resa pienamente conto di quanto fosse potente e radicato il "Sistema", di quanto qualunque cosa, al sud, ma anche all'estero fosse in qualche modo gestita da questi clan. E leggere queste cose, trovarsi di fronte alla realtà nuda e cruda, raccontata da un ragazzo che ci ha vissuto, beh, è sconvolgente.
Sono anche un po' incazzata (passatemi il termine) di scoprire quanto poco venga fatto per combattere questa egemonia criminale. Ma non ce l'ho con le persone che vivono là, vittime un po' dell'ignoranza e un po' della paura, che non vogliono o non possono contrastare questo potere. Ce l'ho principalmente con chi invece potrebbe fare qualcosa, con i politici che si sono lasciati corrompere, con i personaggi pubblici che anzichè esaltare il lavoro fatto da Saviano se la prendono per l'immagine negativa che da' della Campania e di Napoli.
"Io so e ho le prove", ripete insistentemente Saviano in un capitolo di questo saggio. Lui sa e ne ha le prove, e chissà quanti altri sanno e hanno le prove ma non vogliono parlare, perchè nel momento in cui si denuncia si smette di vivere (se non si viene ammazzati, si viene abbandonati da tutti.)
Sembra quasi che sia considerato normale morire a 16 anni per mano di killer che magari hanno semplicemente sbagliato obiettivo. Venire fatti a pezzi, crivellati o bruciati semplicemente per una vendetta tra faide. Sapere che tutto quello che ti circonda è gestito da famiglie più o meno rivali. Ma capisco la paura della gente, quel velo di omertà che facilmente si impossessa delle persone che hanno paura di essere i prossimi. Ma lo Stato, il Governo (destra e sinistra che sia), la Chiesa... dove sono?
Scusatemi, probabilmente ho scritto un sacco di banalità e ovvietà, forse dettate un po' da quel senso di impotenza che Saviano, più o meno consapevolmente riesce a trasmettere. Vorrei comunque fargli i complimenti, per il coraggio che ha avuto, per il simbolo che, volente o nolente, è riuscito a diventare. Per rappresentare una possibilità di riscatto.
L'unica nota storta, che mi gira in testa da quando ho chiuso il libro, è: perchè è stato pubblicato da Mondadori? Di nuovo, si dimostra che certa gente (e non mi riferisco a Saviano) non ha idea di cosa sia la coerenza.
Non è facile scrivere un commento a questo libro. Qualunque cosa io dica, sarà sicuramente già stata detta da persone molto ma molto più autorevoli di me. Quindi, perdonate le probabili banalità che verranno fuori in questo commento.
Sono un po' sconvolta, lo devo ammettere. In parte per ignoranza mia, perchè mai mi ero resa pienamente conto di quanto fosse potente e radicato il "Sistema", di quanto qualunque cosa, al sud, ma anche all'estero fosse in qualche modo gestita da questi clan. E leggere queste cose, trovarsi di fronte alla realtà nuda e cruda, raccontata da un ragazzo che ci ha vissuto, beh, è sconvolgente.
Sono anche un po' incazzata (passatemi il termine) di scoprire quanto poco venga fatto per combattere questa egemonia criminale. Ma non ce l'ho con le persone che vivono là, vittime un po' dell'ignoranza e un po' della paura, che non vogliono o non possono contrastare questo potere. Ce l'ho principalmente con chi invece potrebbe fare qualcosa, con i politici che si sono lasciati corrompere, con i personaggi pubblici che anzichè esaltare il lavoro fatto da Saviano se la prendono per l'immagine negativa che da' della Campania e di Napoli.
"Io so e ho le prove", ripete insistentemente Saviano in un capitolo di questo saggio. Lui sa e ne ha le prove, e chissà quanti altri sanno e hanno le prove ma non vogliono parlare, perchè nel momento in cui si denuncia si smette di vivere (se non si viene ammazzati, si viene abbandonati da tutti.)
Sembra quasi che sia considerato normale morire a 16 anni per mano di killer che magari hanno semplicemente sbagliato obiettivo. Venire fatti a pezzi, crivellati o bruciati semplicemente per una vendetta tra faide. Sapere che tutto quello che ti circonda è gestito da famiglie più o meno rivali. Ma capisco la paura della gente, quel velo di omertà che facilmente si impossessa delle persone che hanno paura di essere i prossimi. Ma lo Stato, il Governo (destra e sinistra che sia), la Chiesa... dove sono?
Scusatemi, probabilmente ho scritto un sacco di banalità e ovvietà, forse dettate un po' da quel senso di impotenza che Saviano, più o meno consapevolmente riesce a trasmettere. Vorrei comunque fargli i complimenti, per il coraggio che ha avuto, per il simbolo che, volente o nolente, è riuscito a diventare. Per rappresentare una possibilità di riscatto.
L'unica nota storta, che mi gira in testa da quando ho chiuso il libro, è: perchè è stato pubblicato da Mondadori? Di nuovo, si dimostra che certa gente (e non mi riferisco a Saviano) non ha idea di cosa sia la coerenza.
senza parole
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