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Non so dire bene cosa mi piace dei libri di Alexander McCall Smith. Se si dovesse semplicemente raccontare la trama a una persona che non ha mai letto uno dei suoi romanzi, questa risulterebbe sicuramente banale e insipida, tanto che verrebbe da chiedersi come faccia a scriverne per 250 pagine. Però poi, se si leggono i suoi libri, si rimane sempre piacevolmente colpiti. Lo stile è leggero, a tratti un po' riflessivo, e racconta di tratti di vita quotidiana normale, in cui tutti riescono a identificarsi (ok, non tutti abbiamo un fidanzato di 20 anni più giovane che ci ama alla follia... ma la protagonista stessa si rende conto di quanto sia fortuna e non la fa apparire come una cosa normale).
Questo romanzo è il quarto della serie della Isabel Dalhousie, filosofa e investigatrice, ora alle prese con un "caso" che riguarda un pittore scomparso e dei suoi presunti quadri falsi venduti ad un asta, ma anche con il suo bimbo neonato e i tentativi da parte dei suoi colleghi filosofi di rubarle il lavoro di redattrice. Se devo essere onesta, è quello che mi è piaciuto meno, ma forse perchè qui ormai la storia con Jamie è ormai consolidata e non c'è più tanto il divertimento di leggere i dilemmi morali dela protagonista (e poi perchè in questo romanzo, la filosofa è un po' troppo spocchiosa a volte).
E' un libro che comunque si divora ed è una piacevole lettura non troppo impegnativa.
Nota alla traduzione: qualche calco, qualche refuso, qualche preposizione sbagliata e un termine sconosciuto lasciato in inglese senza nemmeno spiegare di cosa si tratta. Da rivedere sicuramente.
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