«Ci siamo voluti tanto bene, caro Willie, ma ora, per motivi che non possiamo comprendere, quel legame è stato spezzato. Ma il nostro legame non potrà mai essere spezzato. Tu sarai sempre con me, figliolo, finché vivrò.»
George Saunders è conosciuto, sia
negli Stati Uniti sia in Italia, per le sue raccolte di racconti. Pastoralia, Bengodi e Dieci dicembre sono i
titoli che lo hanno fatto conoscere al pubblico italiano, grazie alla casa editrice minimum fax.
Poi qualche tempo fa, è arrivato
l’annuncio: George Saunders sta scrivendo un romanzo. La prima domanda che
sorge spontanea, o almeno che è sorta a me e che mi pongo ogni volta che sento
di autori che fanno questo percorso, è: perché. Perché un autore famoso (ma
soprattutto bravissimo) nello scrivere short stories decide di compiere questo
passo?
La seconda, di uguale importanza,
è: sarà in grado?
A questa seconda domanda rispondo
subito. E avrei potuto già farlo dopo le prime dieci pagine di Lincoln nel
Bardo, pubblicato da Feltrinelli e tradotto, come i racconti, da Cristiana
Mennella. Sì, è assolutamente in grado.
Anche se Lincoln nel Bardo non è
un vero e proprio romanzo. Ed è una cosa fondamentale da sapere, prima di
iniziare a leggerlo, perché altrimenti si rischia di perdersi tra le pagine, di
confondersi tra le mille voci che la popolano e tutte le fonti, vere o
inventate, che George Saunders utilizza per far andare avanti la storia.
Il libro ha come protagonista il
presidente Abraham Lincoln e il suo figlioletto Willie, morto a soli dieci anni
per le conseguenze di quello che all’inizio sembrava un banale raffreddore. È
il 1862, e Lincoln, un uomo visto sempre come solido e implacabile, si trova ad
affrontare al tempo stesso una grande tragedia personale e un grave problema
nazionale, ovvero l’esacerbarsi della Guerra Civile iniziata l’anno precedente.
Lincoln proprio non riesce ad
accettare la morte del figlio e, per questo, poche ore dopo averlo sepolto,
torna al cimitero, per stare ancora un po’ con lui. Per cercare di lasciarlo
andare. Una situazione inedita, mai vista dagli abitanti del Bardo, quella
specie di limbo della tradizione buddista in cui le anime dei morti sono di
passaggio prima di passare alla loro vita eterna.
Non tutte le anime che popolano
questo spazio sanno del futuro che le attende: pensano di essere solo malate e hanno scelto di rimanere lì in attesa di qualcosa..
Credono, infatti, che ci sia ancora una possibilità, nonostante in ogni momento qualcuno
di loro se ne vada definitivamente. Ma sanno anche che quello non è il posto
adatto per un bambino e quando arriva il piccolo Willie, in tre (Hans Vollman, che gira per il Bardo con un pene enorme, ancora in attesa di consumare il suo matrimonio; Roger Bevins, suicidatosi perché omosessuale ma ancora convinto di essersi salvato; e il reverendo Everly Thomas, che di anime in passato ha già cercato di salvarne, invano) cercano in ogni
modo di salvarlo, di farlo andare via da lì presto, prima che sia troppo tardi.
Lincoln nel Bardo ha alcune scene
di una forza e di uno strazio inaudite. Dolorosissime e bellissime, per le loro
implicazioni. Perché accettare la morte di una persona cara è una cosa
difficile, quando questa persona è un bambino lo diventa ancora di più. Anche
se sei un presidente degli Stati Uniti.
Ma, al tempo stesso, ci sono
anche momenti divertenti, in questo bardo popolato dalle anime più disparate che
raccontano la loro storia (si sente un’eco molto forte dell’Antologia di Spoon
River di Edgar Lee Masters) e vivono, se così si può dire, il loro presente senza
alcuna inibizione di sorta, per poi ritrovare di colpo tutta la loro
consapevolezza.
Non mi restava altro che andare.
Anche se le cose del mondo erano ancora con me.
Come, per esempio: un branco di bambini che arrancano sotto una spruzzata obliqua di neve decembrina; un cerino spartito amichevolmente sotto un lampione storto da una collisione; l'orologio ghiacciato di un campanile visitato dagli uccelli; l'acqua fresca da una brocca d'alluminio; asciugare la camicia bagnata dopo un temporale di giugno.
Perle, stracci, bottoni, la frangia di un tappeto, la schiuma di birra.
Qualcuno che ti manda gli auguri; qualcuno che si ricorda di scriverti; qualcuno che si accorge che non sei per nulla a tuo agio.
Il rosso micidiale di un piatto d'arrosto sanguinolento; il palmo che sfiora una siepe mentre corri in ritardo in una scuola che sa di gessetti e legna accesa.
Anatre in alto, trifoglio in basso, il rumore di quando ti manca il fiato.
Una gocciolina nell'occhio che offusca un campo di stelle; la spalla che ti duole dove ci hai appoggiato lo slittino; scrivere il nome del tuo amore sulla brina di una finestra con il dito guantato.
Allacciarsi una scarpa; fare il fiocco a un pacchetto; una bocca sulla tua; una mano sulla tua; il giorno che finisce; il giorno che comincia; la sensazione che ci sarà sempre un altro giorno.
Addio, ora devo dire addio a tutto quanto.
Lincoln nel Bardo è un libro molto difficile da
leggere, così come credo sia stato difficile da scrivere. Richiede uno sforzo
enorme nel lettore, ancor più se conosceva già Saunders per i suoi racconti, di
cui qui non ritroverà nulla. Al tempo stesso, però, è un libro
geniale e sono pochi, pochissimi, gli scrittori in grado di scrivere una cosa
del genere: mille voci da gestire, mille storie che si intersecano, mille fonti
da creare ad hoc (sono vere? Sono inventate?) e riuscire, in tutto questo, a
mettere una carica emotiva così forte, che raggiunge il suo apice nella figura
di questo presidente e nel suo rapporto con il piccolo Willie.
Dopo forse trenta minuti l'uomo trasandato lasciò la casa di pietra bianca e si allontanò nel buio barcollando.
Entrai e trovai il bambino seduto in un angolo.
Mio padre, disse.
Sì, dissi.
Ha detto che tornerà. L'ha promesso.
Fui preso da una commozione immensa e inspiegabile.
È un miracolo, dissi.
il reverendo everly thomas
Forse sul finale l’effetto si
perde un po’, o forse semplicemente ci sono arrivata io un po’ troppo
affaticata, dopo tutte queste pagine, queste altalene di momenti strazianti e
momenti grotteschi, di voci e di storie.
Ma Lincoln nel Bardo è sicuramente un
grande, grandissimo libro.
Titolo: Lincoln nel Bardo
Autore: George Saunders
Traduttore: Cristiana Mennella
Pagine: 347
Anno di pubblicazione: 2017
Editore: Feltrinelli
Prezzo di copertina: 18,50€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Lincoln nel Bardo
formato ebook: Lincoln nel Bardo
Romanzo già in lista, anche se preferisco conoscere Saunders dai suoi racconti. Più pratici, più brevi, in un momento in cui ho voglia di belle letture, ma meno impegnate e "provanti" (esiste?) di questa qui.
RispondiEliminaAllora vai di racconti, meritano molto anche quelli! (Soprattutto Dieci dicembre e Pastoralia, Bengondi a me è piaciuto meno)
EliminaMi sa che alla fine lo leggo, anche per questa tua recensione. Poche altre volte sono stato così in dubbio su un libro. Anche perché Dieci dicembre non faceva proprio per me.
RispondiEliminaPerò se leggo che questo è un Saunders diverso...
Sì, questo con i racconti secondo me non c'entra proprio nulla (se non per la bravura dell'autore nell'inventarsi una cosa del genere) :)
EliminaPreso a Mantova e messo in libreria in attesa del suo momento: mi attrae e mi allontana come un elestico...ora, dopo averti letta l’elastico si accorcia.
RispondiEliminaBacioni, Stefi
Non è un libro semplice da leggere, e capisco perfettamente l'attrazione/allontanamento che ti provoca. Io ho voluto leggerlo subito, anche per l'entusiasmo dell'incontro con Saunders a Mantova :)
EliminaBello bello bello
RispondiEliminaDifficile ma forse bisogna leggerlo con leggerezza e allora diventa più semplice. Io sto facendo così
Adesso ti dico una cosa, tra te e me, che ti farà molto ridere: solo leggendo il titolo, ero convinta che Il Bardo in realtà fosse Shakespeare... ma convinta seriamente, come se davvero l'avessi letto da qualche parte! Grazie per avermi chiarito il concetto :D
RispondiEliminaLa trama mi piace, ma le sue raccolte di racconti non mi avevano fatto impazzire, quindi adesso, boh, vedremo!
Anche io all'inizio pensavo si riferisse a Shakespeare eh :P Mi chiedevo anche cosa diamine c'entrassero insieme Lincoln e Shakespeare... poi sono andata a controllare :)
EliminaIl fatto che i racconti non ti fossero piaciuti potrebbe essere un punto a favore del romanzo: a me sono piaciuti parecchio sia le raccolte sia questo, ma molte delle critiche che ho sentito si riferivano proprio al fatto che in questo romanzo non si ritrovasse il Saunders dei racconti :)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminasi rischia di perdersi tra le pagine, di confondersi tra le mille voci che la popolano e tutte le fonti, vere o inventate ed è per questo che con frustrazione all 8 capitolo l ho mollato per me leggere è un divertimento mi rilassa con questo libro no ed e la prima volta nella mia vita che non ho finito un libro
RispondiEliminaNon conoscevo l'autore (ora leggerò tutto). Ho letto Lincoln nel Bardo tutto d'un fiato in un benedetto pomeriggio di influenza, mangiucchiando cioccolata. Bello, intenso, commovente, divertente. Il tempo che ci è dato, le possibilità che si realizzano e quelle che non, la cecità con cui si vive la propria vita, non sapendo QUANTO sia vita (come gli ospiti del Bardo che non sanno/non vogliono sapere di essere morti), e la delizia di quell'ammiccante finale: ecco perché Lincoln si è battuto con tanta tenacia contro la schiavitù...
RispondiEliminaCome ci sono arrivata non lo so,eppure è successo solo pochi giorni fa.se sono qui è perchè avevo bisogno di qualche chiarimento, ma è possibile che da mezzanotte in poi non si sia tanto lucidi.per esempio si possono saltare
RispondiEliminaqualche volta i nomi? Comunque ho messo la prima orecchietta (= bello, da non dimenticare ). Molti dei libri letti negli ultimi temi non ne hanno neanche una.Segue.
NOOOO non sono Alfonso Di Vito, sono Paola de Miranda. Ciao Alfonso.
RispondiEliminaHo ricevuto questo libro in regalo,il tema é interessante però ho trovato molti errori di ortografia,
RispondiEliminaQuelo, Penzate,vella cuale habbiamo cuela
Ne cito solo questi,ma ce ne sono in una quindicina di pagine
Poi non so se è solo il mio di libro ma non si capisce molto a parte certe pagine quando si parla di Lincon
Ho appena finito di leggere il libro e gli ho dato il voto 7,5. La difficoltà è all'inizio, poi, capito il "trucco" (è al di fuori di tutti gli schemi classici di narrazione) e azzerate le aspettative (il messaggio lanciato da Sauders è opposto a quello delle sue precedenti opere), tutto magicamente cambia di forma. Nonostante le ombre scure del bardo è un'opera assolutamente positiva che lancia un messaggio incoraggiante: non è mai troppo tardi per accettarsi. Ed è bello che tale insegnamento arrivi proprio da un bambino
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