venerdì 2 ottobre 2015

UN POSTO AL MONDO - Wendell Berry

Il sole, quasi al tramonto, trapassa le nubi e proietta una calda luce arancione sul paese, sulla fattoria, sulla collina su cui si trova. Port William ora è una silhouette che si staglia contro il chiarore delle nuvole a ovest. L'intrico dei rami nudi degli alberi spicca nitido sopra i tetti delle case. La parete della stalla si accende di un bianco intenso. I colori si fanno più carichi. La luce ravviva il minimo accenno di verde del pascolo. L'umidità lasciata dalla pioggia luccica.
Mat indugia nel cambiamento di luce, immobile eppur diverso da prima. D'ora in avanti non penserà più che è ancora inverno perché adesso la primavera è diventata immaginabile. 


Sebbene mi mancasse molto, ho aspettato che arrivasse l’autunno per tornare a Port William. Sapevo che pioggia e cielo grigio fuori, una coperta, una tazza di the, in quella che l’immagine forse più comune e un po’ stereotipata del lettore, erano gli elementi essenziali per me per immergermi nelle pagine di Un posto al mondo, ultimo romanzo di Wendell Berry pubblicato in Italia, sempre per Lindau e sempre con la traduzione di Vincenzo Perna, dopo Jayber Crow e Hannah Coulter.

Un posto al mondo una vera e propria trama non ce l’ha. O meglio, ce l’ha come ce l’ha qualsiasi paese, qualsiasi comunità del mondo, soprattutto del passato: ci sono i campi da arare, le bestie da accudire, le partite a carta al negozio e le bislacche avventure di un uomo anziano che si diverte a far disperare la sua padrona di casa. Ci sono figli da far nascere e persone da seppellire. Vicini di casa in difficoltà da aiutare e strane scorribande notturne sotto gli effetti dell’alcool. E sullo sfondo, lontana geograficamente ma molto molto vicina, c’è la seconda guerra mondiale ormai agli sgoccioli, che si è già presa molti dei giovani di Port William. Alcuni torneranno, altri no, altri ancora non si sa. E quindi tutti gli abitanti del paese, a partire da Mat Felter e sua moglie Margareth, ma anche Burley Coulter e Ida, aspettano un ritorno che non sanno se avverrà e intanto trovano un modo per continuare a vivere.

Tornare a Port William è un po’ come tornare a casa, anche se dista migliaia di km da qui a livello spaziale e più di settanta a livello temporale. È come tornare in un posto sicuro dove sai che, nonostante il dolore a volte sia insopportabile, si continua a vivere e si guarda avanti. Dove sai che ci sarà sempre qualcuno che verrà ad aiutarti, senza che nemmeno tu glielo debba chiedere. Un posto dove sai che non sarai mai lasciato solo.

Di Wendell Berry adoro la capacità di rendere eccezionale qualcosa di tanto semplice, di tanto naturale, come la campagna e i suoi abitanti. La capacità di mettere insieme gioia e dolore, risate e lacrime, senza mai lasciarsi andare a melodrammi, senza mai giudicare nessuno. E la capacità di guardare di affrontare la vita e guardare al futuro, sempre e comunque, anche quando fa male.

C’è poesia in queste pagine. Come c'è in un bosco che rinasce in primavera o che volge all'arancione in autunno. Come ce n’è in una distesa di campi con il granoturco da tagliare. In una vacca che partorisce il suo vitellino. In una donna che porta un bottiglione d’acqua a un uomo che le sta riparando il tetto senza che lei lo abbia chiesto. In un gruppo di amici che si ubriaca per festeggiare e da quell'ubriacatura e quei festeggiamenti viene fuori l’incredibile legame che li lega. In un uomo che prende per mano sua nuora incinta e la porta a passeggiare nei boschi. Sono cose forse banali, che spesso nemmeno notiamo, ma che rendono la nostra vita più bella.

Quando ho chiuso Un posto al mondo il mio primo pensiero è stato “e adesso cosa faccio?”. Mi sarebbe piaciuto prendere un aereo, andare nel Kentucky da Wendell Berry e abbracciarlo e ringraziarlo. Ma dal momento che logisticamente era un po’complicato, ho pensato che la cosa migliore che possa fare è quella di parlare dei suoi libri, della sua Port William e dei suoi abitanti, per far sì che tanti altri lettori possano andarci e conoscerli. E sentirsi a casa.

Titolo: Un posto al mondo
Autore: Wendell Berry
Traduttore: Vincenzo Perna
Pagine: 440
Editore: Lindau
Anno: 2015
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formato brossura:Un posto al mondo

7 commenti:

  1. Ma quando dici "tornare a Port William" intendi che gli altri romanzi che hai letto di Wendell Berry sono ambientati nello stesso posto, giusto? E se dovessi iniziare a leggerne uno, da quale mi consigli di partire?

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    1. Sì, intendevo quello! Scusami, credevo si capisse!

      Dunque, io seguirei l'ordine in cui li sta pubblicando la Lindau: quindi Jayber Crow, poi Hannah Coulter e infine questo. Possono leggersi comunque tutti come romanzi a se stanti!

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  2. No scusa tu... Si capiva benissimo da come avevi scritto, volevo solo esserne certa :)
    Come mai però non è finito nella sacra lista degli Imperdibili?

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    1. Perché aspetto sempre un po' di tempo prima di aggiungere un libro che mi è piaciuto alla mia lista di Imperdibili... per vedere se anche a distanza di qualche settimana mi è rimasta la stessa sensazione.

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  3. Che bella recensione! Non vedo l'ora di andare anche io a Port William!
    Claudia

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  4. Sì, il senso del passaparola è proprio questo: non ci sono angoli del mondo abbastanza lontani per impedire a un lettore di raggiungerli.
    Un sorriso per la giornata.
    ^___^

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