venerdì 10 ottobre 2014

Di cali di vendite, di piccole case editrici, di librerie indipendenti e delle colpe dei lettori.

Oggi vi voglio raccontare tre piccole storie. Due episodi diciamo personali e un fatto invece di portata nazionale che credo quasi tutti gli appassionati lettori hanno già sentito.
Illustrazione di  A Richard Allen
Inizio proprio da quest’ultimo. Come ogni anno, in occasione della Fiera del Libro di Fraconforte (che, non so perché, io mi immagino come un posto fichissimo in cui volano libri durante le aste per i diritti), sono stati divulgati i dati sulla situazione delle vendite dei libri in Italia. Dati, ovviamente, terribili, secondo cui, nel 2014,  più di un italiano su due non ha acquistato nemmeno un libro (trovate tutti i dati qui). Da lì ovviamente è partita la solita tiritera che “gli italiani sono un popolo di ignoranti”, “gli italiani non leggono”, “gli italiani preferiscono andare allo stadio/rincoglionirsi con la tv/ andare a catturar farfalle invece di leggere”.  Se da un lato almeno in parte mi trovo d’accordo, dall'altro però non credo che questi dati siano così tanto significativi per quanto riguarda la quantità di lettori: c’è chi i libri li prende in biblioteca (a cui stanno tagliando sempre di più i fondi), chi se li fa prestare, chi se li ritrova in casa ereditati da biblioteche passate, chi li pirata (ai tempi degli ebook si può fare anche questo), chi li trova abbandonati su una panchina, etc etc… Dire a prescindere da tutte queste considerazioni, che gli italiani sono tutti un branco di caproni perché si vendono meno libri mi sembra un po’ un’esagerazione.

La seconda storia mi è successa qualche giorno fa, sulla pagina Facebook di questo blog, quando un lettore/scrittore ha commentato dicendo che noi “lettori non professionisti leggete solo i libri di moda, non considerate i piccoli editori e gli scrittori emergenti”. Ammetto che non mi sia ben chiaro cosa sia un lettore non professionista, comunque, dopo la prima mezz’ora d’imprecazioni da “io leggo un po’ quel cavolo che mi pare”, ho riflettuto un po’ meglio e mi sono resa conto che, effettivamente, la scelta o meno di leggere un libro, per molti, dipende principalmente da quanto di quel libro si è parlato, da che casa editrice è stato pubblicato, da quanto è passato in tv o si è visto in lettura sui mezzi pubblici. Le mode, così come esistono nella tecnologia o nei vestiti, esistono sicuramente anche nel mondo dei libri. Non serve che dica che spesso non coincidono con la qualità letteraria del libro. Però, d’altro canto, non mi sento nemmeno di criticare chi legge solo questi libri.  Almeno legge qualcosa. 
Certo, questo per le case editrici più piccoline e, spesso, più meritevoli è sicuramente un grosso problema, perché non sempre la qualità riesce a imporsi sul mercato a discapito della quantità.

La terza e ultima storia mi è capitata invece quest’estate, nella tappa fiorentina delle ferie. Dopo essere stati alla Feltrinelli RED e aver lì acquistato un libro, passeggiando ci siamo ritrovati di fronte a una piccola libreria indipendente. Mentre stavamo per entrare, abbiamo notato che sia sulla porta sia sulle vetrine c’era una sorta di lettera del libraio di cui non mi ricordo le parole esatte, ma il cui succo era: “noi non siamo la Feltrinelli e facciamo fatica a sopravvivere perché la Feltrinelli ha troppo potere, non entrate chiedendoci lo sconto perché non possiamo permetterci di farlo e se ci provate comunque non arrabbiatevi di fronte al mio no dicendo “Alla Feltrinelli me lo fanno”. Voi continuate a comprare anche là, poi non lamentatevi se le piccole librerie chiudono e vi ritroverete con un monopolio”. Ora, so che a Firenze la Feltrinelli ha fatto chiudere, più o meno indirettamente, diverse librerie indipendenti con la sua politica espansionistica, e quindi posso in parte capire la rabbia e la foga di questo libraio in un periodo così difficile. Però, ecco, alla fine non sono entrata. Perché avevo in mano un sacchettino Feltrinelli e mi sono sentita prima un po’ in colpa e poi un pochino offesa, come lettrice che compra indistintamente online e nelle libreria di catena, sulle bancarelle dell’usato e nelle librerie indipendenti.

La cosa che accomuna queste tre storie è la responsabilità che viene attribuita ai lettori. Nel prima caso, del calo delle vendite, è il lettore che non compra più e manda l’editoria in crisi. Nel secondo caso, è il  potenziale lettore che non legge sempre e solo gli stessi libri e non fa uno sforzo per conoscere le piccole case editrici, che legge solo quello che gli viene messo davanti e non si impegna minimamente a cercare altro. Nel terzo, è il lettore che compra alla Feltrinelli (o su Amazon, ovviamente) invece che in una libreria indipendente e fa fallire tutte le librerie indipendenti.
Ma siamo davvero sicuri che ai lettori spettino davvero tutte le colpe? Certo, se consideriamo il libro come un semplice prodotto, se questo prodotto non vende è perché nessuno lo compra. E idem se le piccole librerie falliscono o faticano a stare a galla, è perché chi compra i libri li compra da qualche altra parte, perché pensa solo ed esclusivamente allo sconto.
Ma qualcuno si è mai domandato perché (è una domanda retorica, ovviamente, spero ben che qualcuno prima di me se lo sia già domandato)? Perché prima si compravano più libri e ora se ne comprano meno? Di colpo tutti i lettori sono diventati non lettori, o c’è qualcosa dietro (tipo: la crisi economica che colpisce le famiglie, l’eccessiva produzione di roba di pessima qualità, la mancanza di politiche atte a diffondere e salvaguardare l’importanza e la necessità del leggere…)? E davvero i lettori frequentano meno le librerie indipendenti solo ed esclusivamente per il discorso dello sconto? 

Non lo so, onestamente trovo che colpevolizzare così i lettori, o potenziali tali, non sia una cosa molto furba. Sarà, come dicevo prima, che io leggo tanto, che compro tanto ma che sfrutto anche prestiti e biblioteche, e sono davvero un po’ stufa di sentirmi colpevolizzata, più o meno direttamente (che so che il librario di Firenze non ce l’aveva con me, lettrice rampante), per una crisi che ha sicuramente in parte origine nel fruitore finale, ma anche in chi i libri li produce e li vende. E’ troppo semplice dire “gli italiani sono tutti un branco di caproni ignoranti ed è per questo che noi stiamo fallendo”, senza fermarsi a riflettere su cosa si potrebbe fare per invertire questa tendenza. 
Io conosco poi tanti, tantissimi lettori forti come me, se non anche di più. Possibile che davvero noi non contiamo assolutamente nulla? Che le statistiche siano sempre così negative, così pessimiste? Certo, è giusto dire e sottolineare e scandalizzarsi di fronte a “il 50% degli italiani l’anno scorso non ha letto nemmeno un libro”, ma perché non sottolineare anche che c’è un 5% o un 10% (sono cifre a caso, magari sono anche più alte), che l’anno scorso ne ha letti 30 o 50? 
Premesso che anche io sono convinta che chi non legge dovrebbe farlo, perché si sta perdendo qualcosa oltre che di bello anche di utile per affrontare il mondo che lo circonda, perché bisogna sempre guardare al negativo? Perché si ha questa tendenza a colpevolizzare quel 50% anziché elogiare l'altra metà? Perché si pensa che l’unico modo per stimolare sia far nascere sensi di colpa?

Ora, non sono sicura che questo post abbia un suo senso, né di quello che effettivamente avevo intenzione di dire. Dico solo che, secondo me, si passa molto più tempo a lamentarsi che non a fare effettivamente qualcosa. 
Quel libraio di Firenze ha visto benissimo che stavo per entrare e mi sono fermata.  Magari avrà pensato che era perché lui non faceva sconti e mi ha lasciata andare. Avrebbe potuto uscire e parlarmi. 
Quell’editore le cui vendite si sono ridotte potrebbe ad esempio riflettere un attimo su cosa sta pubblicando, sul prezzo a cui lo sta pubblicando (eddai su, 20€ per un libro nuovo di meno di 300 pagine è un furto).
Quegli scrittori che pubblicano con case editrici piccole, riflettere meglio su come fare a promuoversi, senza limitarsi semplicemente a inviare comunicati stampa copia-incolla o mail cumulative in cui, guarda caso, dicono che hanno appena scoperto il tuo bellissimo blog. (Non è il caso dello scrittore di cui vi ho raccontato qui eh, è un discorso generico).

E’ davvero troppo semplice dare la colpa sempre e solo agli altri.

25 commenti:

  1. Brava Elisa, hai ragione. Io sono una lettrice "topo da biblioteca" compro poco e prendo in prestito tanto. Ho lavorato per anni nell'unica libreria del mio paese (e siamo 50.0000 abitanti!) e il proprietario è sempre stato dell'idea che il lettore non ha colpe, ma che il contesto lo ostacola in tutti i modi (in primis con prezzi imbarazzanti, o con serie a basso prezzo e bassa qualità)
    Ti abbraccio forte e buon weekend, spero tu riesca ad andare a Portici di Carta, io ci sono stata nel 2011 :)
    Federica

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    1. Era il week end scorso Portici di Carta e ci sono andata eccome! :)
      Una sola libreria per 50.000 persone?!?

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  2. Elisa... qui ci vorrebbe un meeting di dieci giorni, almeno, per poter dire tutto quello che penso!
    I problemi sono molteplici e su tutti i fronti e sono così tanti che...faccio prima a non nominarli.
    Però... ci sono da dire un paio di cose.
    1. I lettori in Italia sono pochi. Non si può negare. O almeno io non posso proprio. Ne conosco pochi. Realmente intendo. Di persone che conosco in carne ed ossa non ce ne sono poi molte che leggono.
    2. I dati snocciolati a Francoforte sono, per come la vedo io, più che altro un resoconto sul mercato librario. E ovviamente se non c'è compratore non c'è nemmeno produttore. Ovvio che uno può leggere anche in biblioteca, ma se nessuno compra nessuno produce. Non so se mi spiego. Quindi questo è più un resoconto sulla salute dell'editoria.
    3. Tutti si piangono addosso e nessuno si muove. O quasi nessuno. Ed è così in ogni campo, non solo in quello editoriale. Solo che qui ormai si sta per annegare e ancora si continua a dire è colpa dei lettori, no è colpa degli editori, no dei blogger. BASTA! E' colpa di tutti.
    Ovvio, poi, che chi nel settore ci lavora dovrebbe smuovere un po' di più le terga e darsi da fare per continuare a lavorarci, nel settore libro. Il che non significa inventarsi formati bizzarri dei libri, ma ripensare a tutto il sistema.

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    1. Effettivamente forse ho messo troppe cose tutte insieme, ma era per ribadire il più possibile il concetto di "colpa dei lettori".

      Che i lettori in Italia siano pochi è indubbio e innegabile... però, ecco, forse sarebbe il caso di fare leva su quelli che ci sono, per cercare in qualche modo di convincere gli altri a diventarlo, piuttosto che continuare a dire "la gente non legge" senza fare assolutamente nulla.

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  3. Un lettore professionista è... beh, una figura professionale. Non so se esista in Italia. So (di seconda mano) che gli editori anglofoni ne assumono, anche come aiuto per gli editor che selezionano i manoscritti. O forse si riferisce ai recensori propriamente detti. Secondo me il tizio non intendeva dire questo, ma gli concedo il beneficio del dubbio.

    Detto questo, boh.
    Io quest'anno ho comprato un sacco di libri in più di quelli che riuscirò a leggere.
    Li ho comprati in libreria, usati, remainder e digitali. Qualcosa forse anche online, ma direttamente dall'editore.
    Compro quello che mi pare.
    Leggo quello che voglio, ma faccio anche molte eccezioni proprio per scoprire (e promuovere, se valide) nuove realtà: autori e anche editori, in almeno un caso.
    L'unica cosa di cui potrei essere imputato è di non acquistare nelle librerie indipendenti, cosa che in effetti mi ero ripromesso a inizio anno.
    A parte questo, la mia parte la faccio.
    Sono proattivo.
    Se il problema è sistemico, non si può sempre pensare che la colpa sia della massa - o che le spese ricadano su di essa.

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    1. Ah ecco! Non sapevo di questa figura (che, ammetto, mi fa anche un po' ridere :P). Non so bene se intendesse quello, però... buh!

      Il fatto è che tutti noi lettori facciamo la nostra parte dal momento in cui compriamo e, soprattutto, leggiamo un libro. Se vengo accusata perché non lo compro nel posto giusto o non è dell'editore giusto, alla lunga può passare anche la voglia.

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  4. Uhmm.
    Beh, effettivamente l'italiano medio è un bel po' capra, (ottimismo!) ma sarebbe bene anche vedere perché. D'altronde ci sono paesi in cui la cultura è sostenuta non soltanto economicamente, ma anche attivamente. Qui è già tanto se le biblioteche non chiudono, e considerando i criteri di scelta dei biblotecari - da certe parti - non è neanche da stare allegri se restano aperte. La gente legge poco perché non è spinta a farlo, ed è inutile dare la colpa al tipo che non legge se nessuno ha mai saputo spronarlo. Mi fa ridere l'AIE che continua a piangersi addosso mentre aspetta il miracolo.
    Per la questione delle case editrici piccole... mah. Il problema è di distribuzione e di librai. Cioè, se il libraio indipendente non conosce la data casa editrice, questa difficilmente comparirà sui suoi scaffali. E i distributori hanno smesso da millenni di far conoscere ai punti vendita le varie case editrici. Il lettore medio alla fine non è che abbia tanto pelo sullo stomaco, per quanto riguarda le case editrici. Se l'edizione è ben fatta, ben impaginata, con una bella copertina, poco importa che sia Mondadori o Vattelappesca. Non ci si può lamentare della poca visibilità col lettore che manco ha idea dell'esistenza di un dato libro, dai.
    Per il libraio di Firenze, no, complimenti per essersi mostrato così amichevole. Un genio del marketing, un luminare del servizio clienti. Non si possono scegliere i clienti, qualche maleducato/rimbambito capiterà sempre. Se non voleva averci a che fare, poteva fare dell'altro. Tra l'altro in certi casi è a causa del libraio stesso, se non può offrire sconti. Cioè, lui può richiedere i dati libri a un certo sconto in un dato periodo - non vale per tutte-tutte le promozioni, dipende dal distributore, ma diciamo in molti casi - e che non voglia farlo per la fatica o per non rimetterci quella piccola percentuale a suo carico è affare suo.

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    1. Ecco sì, anche io ho l'impressione che ci si pianga addosso senza fare mai nulla di concreto. Prima di leggere quei dati, l'AIE avrebbe dovuto parlare di che cosa ha fatto per migliorarli rispetto all'anno scorso (sarebbe stata la presentazione più breve della storia, un bel "NIENTE"). Invece si lanciano questi dati nell'etere, senza rifletterci su...

      Il libraio di Firenze credo fosse esasperato eh, non me la sento di condannarlo del tutto. Certo è che con quella lettera mi ha spinta a non entrare, perché mi ha fatta sentire un verme, senza poi alcun motivo logico.

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    2. Io lo capisco per la questione dello sconto, mi si sono avvicendate innanzi genti veramente squallide, ma far sentire in difetto a prescindere chi preferisce una libreria di catena o uno store online e facendo leva sui propri problemi economici... mi spiace, ma io non sarei entrata a prescindere, con o senza sacchetto. Ed è curioso che siano solo gli operatori culturali a comportarsi in questo modo, se leggessimo una cosa del genere sulla porta di un bar credo che le reazioni sarebbero un tantino più irritate ò_ò
      L'AIE potrebbe mutare nottetempo nel club di Topolino e manco ce ne accorgeremmo.

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  5. Io sono una lettrice non professionista, una blogger incostante a tempo perso, ma condivido in pieno la riflessione. Sono in cerca di lavoro e negli ultimi mesi, per uscire di casa e fare qualcosa, ho svolto un periodo di volontariato nella biblioteca del comune di provincia dove mi servo. Che è già una biblioteca notevole, per essere una piccola biblioteca di provincia, con un catalogo di circa 25.000 titoli e un piccolo budget trimestrale per acquistare novità. Le principali entrate però sono dovute agli utenti stesso, che due volte all'anno portano centinaia di volumi in dono. Abbiamo anche un pensionato che si compra le novità, le legge e le dona alla biblioteca perché le possano leggere anche altri.

    Da questa esperienza ho potuto apprezzare che:

    Ci sono molti più utenti di quanto non credessi: nei mesi estivi c'è forse più passaggio che nel resto dell'anno, ma c'è stata una bella affluenza. Le persone che solo d'estate vanno a cercare libri sono:

    - persone che non hanno molta abitudine a leggere ("d'inverno ho troppo da fare", "leggo solo in ferie perché ho tempo", "quando i miei figli vanno a scuola siamo sempre di corsa e la sera mi addormento subito" e varianti random)
    - studenti delle superiori e delle medie che devono leggere per le vacanze, e se non hanno attitudine a leggere di base certo non andranno a spendere soldi per libri che considerano una tortura estiva.

    Più i pensionati che passano tutto l'anno ma d'estate aumentano il ritmo di lettura sotto l'ombrellone. Li picchierei a sangue ogni volta che apro un libro per rimettere la tesserina del prestito e mi trovo sommersa di sabbia (scrollateli, per favore, prima di riportarli!), ma è un dato interessante.

    Ci sono poi un sacco di mamme con bambini dai sei-otto mesi in su (la biblioteca in questo è molto attiva nella promozione della lettura fin dalla prima infanzia, e ci sono tanti bei progetti della provincia in tema), che vengono proprio perché sanno che la biblioteca ha libri adatti e perché la responsabile può consigliarle al meglio, mentre magari in libreria sarebbero un po' perse.

    C'è anche da dire una cosa che vedo in biblioteca: ci sono molte pubblicazioni che hanno un prezzo vergognoso per la qualità. Sono dovuta intervenire l'altro giorno un Rizzoli del 2012, in catalogo da un anno o poco più, scotchando un intero sedicesimo centrale completamente scollato. Dopo neanche dieci prestiti. Prezzo di copertina sopra i venti euro. Ora, o gli utenti ci hanno giocato a calcio o c'è qualcosa che non va.

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  6. In più insomma, quanti sono gli esordienti italiani che sono meritevoli di essere strombazzati ai quattro venti? Quanti invece sono dimenticabili nel migliore dei casi, imbarazzanti nella media e assolutamente da dimenticare molto spesso?
    Sto collaborando di un blog di amici che vogliono dare luce sul mondo degli scrittori fantasy, fantascientifici e del fantastico più in generale alle prime esperienze di pubblicazione o perle del passato un po' dimenticate. È terrificante vedere la quantità di piccoli editori che o non fanno editing (spesso nonn c'è il budget) o lo fanno in maniera molto blanda, e la mia sensazione è che ciò avvenga perché i generi da noi selezionati sono considerati minori, o che ci sia poco rispetto per gli appassionati. I nerd in fondo sono tutti tonti con la passione dei costumi, no? No. Sono un pubblico in media molto, molto, molto esigente, capace di notare ogni similitudine che odori di plagio, ogni svarione, ogni incongruenza. E secondo me gli editori dovrebbero cominciare ad accettarlo.

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    1. Ecco, tutti i lettori della biblioteca del tuo paese (che mi sembra semplicemente fantastica e tanta stima al pensionato) risultano tra quegli italiani che non comprano libri, e che quindi sono dei caproni. Ed è una cosa folle!

      Di scrittori esordienti che meritano ce ne sono eccome, purtroppo si perdono in mezzo al marasma di tutti quelli che invece meritevoli non sono ma che pubblicano lo stesso.

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    2. Ho provato a "ricostruirmi" come lettrice agli occhi degli editori partendo dalle letture di quest'anno, dividendo la provenienza di questi libri, l'anno in cui ho comprato parte di quelli che ho acquistato (perché soprattutto gli ebook tendo ad accumularli senza vergogna... ma anche coi cartacei non scherzo) e le modalità di acquisto. Poi ci sono tutti i libri che ho acquistato ma non ho ancora letto, i libri che mi hanno regalato (e che quindi risulterebbero "a carico" di qualcun altro) o quelli che ho regalato io... Non so come contare i libri che ho comprato con i buoni feltrinelli che mi hanno regalato per la laurea e per il mio compleanno. O gli ebook regalati dagli Store tipo l'offerta Apple dell'ultimo mese (quattro ebook scaricabili gratuitamente) o la app del mio cuore "12 giorni" che dopo natale regala libri, musica eccetera. O l'ebook Adelphi che ho scaricato gratuitamente l'anno scorso come gift per aver lasciato un sacco di soldi allo stand del Salone e che ho letto quest'anno? Ah ha.

      La cosa che noto è che i libri comprati in negozio provengono tutti da Feltrinelli. È vero, gli sconti fanno gola a tutti, alle persone che come me che al momento non hanno un reddito più che mai. Però non andrei mai a mercanteggiare con un altro libraio per avere gli stessi sconti. Per lo più però ho comprato ebook, anche per le offerte lampo kindle, che sono una vera droga.

      Comunque, sicuramente leggo tanto per gli editori, fuori media italiana di certo, però quasi metà delle mie letture sfuggono completamente a queste statistiche, essendo prestiti bibliotecari, da amici, o magari ebook gratuiti legali (come i classici senza copyright scaricabili dal Progetto Gutenberg o da siti analoghi).

      Mi scindo in due Rowi lettrici che coincidono solo in piccolissima parte, facendo i conti, in pratica.

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  7. ma l'autore dei "lettori non professionisti" ha più replicato?

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  8. Ciao Elisa, il tuo post ha un senso, eccome. Io sono una lettrice da almeno 35 libri all'anno, ma purtroppo gli amici e conoscenti che leggono non sono molti, infatti per assurdo, proprio grazie al blog ho stretto delle amicizie virtuali con le quali posso confrontarmi finalmente sul tema "libri". On line non compro quasi mai, ma nel mio paese c'erano tre librerie indipendenti, negli ultimi 5 anni due hanno chiuso i battenti (ovviamente quelle con i proprietari più affabili e competenti) e l'anno scorso è approdata una piccola libreria Mondadori. Oggi frequento proprio quest'ultima perchè la proprietaria è molto competente e disponibile, mi ordina di tutto e di più, con lei mi confronto moltissimo, quindi è un piacere. Ogni tanto faccio un salto anche da quella indipendente, ma la proprietaria è impossibile in tutti i sensi ( si crede un Nobel per la letteratura, sgarbata, insomma mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere), ma il mio senso civico ha la meglio, e nonostante l'antipatia, di tanto in tanto passo a fare acquisti.
    Però leggo anche romanzi di autori emergenti, quando il genere rientra abbastanza nelle mie corde, e mi è capitato di scoprire proprio dei bei lavori che ho consigliato il più possibile. Io non mi sento in colpa, questo proprio no. Come dici tu, lo sforzo dovrebbe essere fatto anche da altri, non solo da noi lettori. Io, da piccola commerciante investo e pubblicizzo i miei prodotti, non aspetto inerme che i clienti entrino al volo, proprio perchè ho un negozio piccolino con articoli un po' di "nicchia". Come lo faccio io, perchè non dovrebbero farlo anche i piccoli editori o direttamente gli autori? Poi va bè, il discorso è molto più ampio e complesso, ma io mi fermo qui perchè altrimenti il commento diventa chilometrico.
    Grazie però per gli spunti di riflessione che di tanto in tanto ci doni.
    Salvia

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    1. Non volevo dire che tutti gli emergenti non meritano eh, ci mancherebbe! Io anche ne ho scoperti diversi, proprio grazie al blog. La mia era una critica più generica sul fatto che quelli che non vengono scoperti accusano prima di tutti i lettori che non li leggono. E in particolar modo i blogger, a cui mandano le richieste di lettura, senza tener conto che dietro a un blog c'è una persona con i suoi gusti personali.
      Poi ti dirò, sentirmi dire che io leggo solo i libri di moda mi ha fatta un po' arrabbiare, perché, a parte alcuni casi, mi sembra di star sempre ben lontana dai best seller.

      Su certi librai non posso che darti ragione. A volte sono davvero indisponenti e ti fanno un po' passare la voglia.

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  9. Caspita che tema difficile Elisa!
    Gli italiani leggono poco, verissimo! Comprano poco? Può essere cisto che si fa fatica anche a comprare le cose necessarie! Io personalmente compro troppo...non perchè sono ricca ma perchè piuttosto rinuncio ad altro per comprarmi libri, ognuno fa le sue scelte. Ma concordo con te, potrebbero ogni tanto fare una statisticha su chi legge come noi tantissimo invece di vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto!
    Dove comprare? Io personalmente compro un po' ovunque anche se, ovviamente, se posso trovare un libro con lo sconto non disdegno. Di certo le piccole librerei non possono fare sconti ma qualcosa potrebbero pur inventarsi no? Che ne so, una tessere fedeltà che ad una certa cifra regali un buono o un pensierino al cliente non credo mandi in fallimento nessuno...In questo periodo di crisi bisogna saper attrarre la clientela e purtroppo la bravura non basta più!
    Ed ora passiamo agli autori emergenti, nota dolente per molti. Personalmente amo dargli una possibilità! Sicuramente non leggo tutto quello che mi propongono perchè voglio leggere quello che mi piace e che mi attira. Ultimamente grazie al blog ho scoperto libri di autori emergenti, pubblicati da piccole case editrici o addirittura auto-pubblicati che non hanno niente da invidiare ai grandi nomi che occupano i posti in prima fila nelle librerie. Mi viene in mente Stefano Bonazzi con il suo A bocca chiusa al suo primo libro con Newton, oppure Christian Mascheroni con il suo Non avere paura dei libri pubblicato da Hacca, o ancora Le stanze buie di Francesca Diotallevi alla sua prima pubblicazione con Mursia o Rosario Centorrino ed il suo A passo di tertaruga pubblicato con Smasher, o per finire l'autopubblicata Alessia Esse e la sua Trilogia di Lilac. Tutti nomi che non so se avrei mai letto se non fossero stati loro, o le loro case editrici a farsi avanti. Di sicuro poi ci sono anche tanti libri spazzatura ma questi si trovano anche tra i libri altisonanti che vengono pubblicati già urlando al Best Seller!
    Ora finisco questo mio commento prolisso ma ti ringrazio per averne parlato, fa sempre bene riflettere sulle nostre abitudini di lettori incalliti! :)

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    1. Come dovrebbero promuoversi gli autori emergenti pubblicati da piccole case editrici?
      Cercano di farsi conoscere in qualche modo.
      E come?
      Cosa hanno a disposizione per farlo?
      I blog e le pagine che parlano di libri.
      Io sono esordiente, visto che nessun altro lo fa mi baso sui siti e sui blog che leggo e frequento, anche silenziosamente, da anni.
      Mi informo su quelli nuovi e poi faccio una mia scelta in base alle pagine incontrate.
      Mando il titolo del mio lavoro, la pagina in cui l'ho presentato e poi chiedo se possono in qualche modo aiutarmi.
      Capita che non ci siano risposte, nel tempo.
      Capita anche che mi rispondano subito chiedendomi una sinossi e notizie di me e trovo persone molto disponibili.
      E' sbagliato, cosa c'è che non va in questo?
      Accetto suggerimenti
      Grazie
      Adele

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    2. Adele non è sbagliato il proporsi. Nel mio caso, spesso trovo sbagliato il modo. Dietro a un blogger c'è anche un lettore, che ha i suoi gusti e le sue passioni. A me chiedono di segnalare libri fantasy, quando chi segue davvero il blog sa benissimo che non faccio segnalazioni e non leggo libri fantasy.
      A volte ti mandano sinossi, titolo, pdf, foto, intervista e si dimenticano persino di dirti "ciao".
      Poi magari sono stata io sfortunata nel corso degli anni e, per questo, deciso di leggere solo più libri di esordienti quando mi vengono presentati dalla casa editrice. Ma è una politica mia, magari sbagliata, ma che comunque credo vada rispettata. Anche perché ci sono mille altri blog: il tempo che si perde a insultare per un no, lo si potrebbe utilizzare per cercare qualche sì, non trovi?

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  10. Hai perfettamente ragione, ma fa tendenza da un sacco di tempo colpevolizzare i lettori.
    Fra le altre colpe che abbiamo c'è anche quella che leggiamo solo autori stranieri e che ci accontentiamo dei "fuochi fatui" ovvero quegli autoruncoli che seguono il caso letterario con libri scritti male, editati peggio e di trame tutte uguali (vedi la scia che ha seguito le sfumature!).
    Io leggo piccole case editrici ma lo faccio perché mi piace e non perché è un dovere. Leggo esordienti perché sono una inguaribile ottimista, ogni tanto prendo qualche cantonata, ma lo dico e basta.
    Mi sento colpevole? Affatto! Usufruisco di tutti i possibili metodi per approvvigionarmi di nuovi titoli e non me ne vergogno.
    Simona

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    1. E' vero cavoli! Quella degli autori stranieri me l'ero scordata! Oppure anche troppe poche donne, ogni tanto.
      Io anche spesso leggo piccole case editrici, ma diciamo che rivendico anche il diritto di non farlo senza dover essere accusata di qualcosa da qualcuno. E' quello che mi manda proprio fuori di testa!

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  11. Mi sembra un po'come quando, a scuola, di fronte alle assenze in massa per sfuggire all'interrogazione, gli sventurati presenti, oltre alla beffa di essere topi in trappola, si beccavano le lamentele e le ramanzine dei prof: anche in questo caso librai/editori/esponenti vari del mercato librario si lamentano non di chi non legge, ma di chi legge e, a loro parere, lo fa in modo sbagliato o si approvvigiona di libri in una maniera che non condividono. In fondo anche quel continuo ripetere che in Italia (che poi non è solo una piaga nazionale, una volta tanto) non si legge è una lagna che raggiunge solo noi lettori, pronti a scandalizzarci, mentre non sfiora minimamente chi si perde questo grande piacere della vita.
    Purtroppo siamo nel Paese dello scaricabarile, tutti pronti ad attribuire ad altri le colpe: l'editore al libraio, il libraio all'editore o al lettore, lo scrittore esordiente incompreso ai blogger... se ciascuno riversasse le energie che spreca a lamentarsi nell'impegno ad interrogarsi sul proprio lavoro, potremmo staccare un biglietto di sola andata per la perfezione. In un simile meccanismo, le "colpe" non possono che essere spalmate su una grossa fetta della popolazione: chi non legge, chi vende i libri a prezzi indecenti, chi chiude le biblioteche, chi riduce le ore dedicate alla letteratura e ai laboratori di lettura, chi pubblica montagne di spazzatura altisonante che soffoca i buoni autori.

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  12. Desidero solo leggere ciò che mi si confà , leggere per me è un piacere non un dovere , per metà prendo libri dalla biblioteca, poi su Libraccio , poi Amazon , da anni compro solo su internet tutto perché così mi risulta più comodo, sono abitudini / preferenze che ho tagliato su misura per me, se gli editori ( piccoli o grandi) , i librai , ecc...desiderano acquisirmi come cliente devono loro venire incontro a me , non certo io andar incontro a loro, più qualità ed un prezzo onesto non chiedo altro quando compro e i contenuti me li scelgo io, che sia un romanzo_moda o un classico decido io cosa e quando e come leggerli !
    Poi sinceramente se uno non ha voglia di leggere io non lo colpevolizzo ci sono attività altrettanto valide e che ti fanno crescere che io non pratico ma chi le pratica non mi da dell'ignorante quindi non mi piace che i lettori diano degli stolti a chi non pratica , es ho un'amica che suona il violoncello, va ai concerti, si applica tanto sulla musica , suonare ( e tutto ciò che gli sta attorno è meno di leggere?) e chi dipinge? E chi balla ( classico e non) ???? Ecc.... insomma forse i lettori son pochi in italia perché qui si praticano vari hobby tutti validi son convinta!

    Dalia :-)

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