mercoledì 3 ottobre 2012

DUE TITOLI, UN SOLO LIBRO: ma perché? #3

La puntata di oggi della rubrica "Due titoli, un solo libro: ma perché?", in cui ricordo viene fatto un confronto tra titolo originale e titolo tradotto, è dedicata a un altro autore che io amo molto e che non mi stancherò mai di consigliare: sto parlando dello scrittore inglese Nick Hornby.
Autore di innumerevoli romanzi, che trattano temi importanti e profondi con un'amara nota di ironia (in cui a mio avviso sta la sua grande genialità), ma anche di saggi sul piacere della lettura e di sceneggiature, Hornby è edito in Italia dalla casa editrice Guanda.
Anche in questo caso, dopo aver fatto il confronto tra i titoli ed aver scoperto come ad alcune traduzioni perfette si alternano altre totalmente discordanti, ho scritto ala casa editrice per sapere, in linea generale, quali sono state le motivazioni dietro a questi cambiamenti. E la casa editrice, con mia somma gioia e, ammetto, anche un briciolo di stupore, mi ha risposto.


Ma partiamo dal confronto tra i titoli. Analizzerò solo quelli dei romanzi (e già così verrà un post moooolto lungo). Come vi accennavo in precedenza, in alcuni casi (la maggior parte, devo dire) c'è stata una traduzione letterale o comunque con un semplice adattamento.
E' il caso ad esempio di HIGH FIDELITY ovvero ALTA FEDELTA'
Uscito nel Regno Unito nel 1995 e tradotto in italiano lo stesso anno da Laura Willis, il titolo è la traduzione letterale dell'originale, anche perché una scelta diversa non avrebbe avuto nessun motivo di esistere.

Succede più o meno la stessa cosa con FEVER PITCH ovvero FEBBRE A 90°
Romanzo autobiografico del 1992 in cui l'autore racconta la sua vita da tifoso dell'Arsenal, una passione nata quando era bambino e che lo accompagna ancora oggi.
In questo caso la traduzione letterale sarebbe stata "Febbre da campo", ma in inglese l'espressione indica anche una febbre altissima, un'agitazione intesa in senso metaforico.
Il titolo si sarebbe compreso comunque ma a mio avviso la scelta di cambiarlo con "Febbre a 90°" rende il riferimento al mondo del calcio e dei tifosi sfegatati ancor più marcato ed evidente, soprattutto per il lettore italiano.

Una scelta legata al suono del titolo si verifica invece nella scelta del piccolo cambiamento avvenuto in ABOUT A BOY ovvero UN RAGAZZO
Questo romanzo, uscito nel 1998, è a mio avviso il capolavoro dell'autore. In questo caso, la traduzione letterale, che sarebbe qualcosa tipo "a proposito di un ragazzo", perderebbe l'incisività e la brevità della versione originale, suonando proprio male. Si è quindi di lasciare semplicemente "Un ragazzo", versione più corta e ugualmente incisiva.

Una piccola differenza che però potrebbe avere qualche sfumatura di significato un più a voler fare i pignoli, si ha invece in HOW TO BE GOOD ovvero COME DIVENTARE BUONI
Questo è stato il primo romanzo che ho letto di Hornby e che mi ha fatto innamorare di lui. Vediamo come tra inglese e italiano ci sia semplicemente una differenza di verbo: "to be" ovvero "essere" nella versione originale e "diventare" in quella tradotta. Non lo so, io percepisco una sottile differenza tra i due verbi, come se essere implicasse un'azione immediata, "Come essere buono", ovvero io lo sono, so già come si fa. "Diventare" per me sottintende un percorso per arrivare appunto a essere.
Però, se vogliamo proprio dirla tutta, forse l'italiano è quasi più appropriato alla trama del libro che non l'originale.

Una differenza più marcata, sebbene mantenga ugualmente lo stesso senso, si ha nel romanzo del 2005 A LONG WAY DOWN ovvero NON BUTTIAMOCI GIU'
 Il libro inizia con sei persone che la notte dell'ultimo dell'anno si ritrovano casualmente sul tetto dello stesso palazzo con lo stesso proposito: suicidarsi. In questo caso, visto che la traduzione letterale "una lunga strada verso il basso" per quanto comprensibile avrebbe forse perso un po' della sua incisività, la scelta italiana è a mio avviso perfetta perché in grado di rispecchiare sia in senso letterale sia in quello figurato il messaggio del libro: non buttiamoci giù dal palazzo e non buttiamoci giù di morale.


Le differenze più drastiche tra titolo originale e titolo tradotto si trovano negli ultimi due romanzi scritti dall'autore:
SLAM ovvero TUTTO PER UNA RAGAZZA
Uscito nel 2008, il romanzo tratta il tema della gravidanza negli adolescenti. Il titolo originale del libro fa riferimento a un'espressione tipica di chi pratica skate, di cui il giovane protagonista è appassionato, che consiste grosso modo nello sfracellarsi per terra rischiando anche di farsi male. Si tratta quindi di una metafora di quello che succede nella vita del protagonista.  Una traduzione che potesse rendere bene il senso (dal momento che "sfracellarsi" forse era un tantino eccessivo) avrebbe potuto essere "Il salto della quaglia" (ringrazio chi me l'ha suggerita, ho riso per mezz'ora). Grazie al cielo alla Guanda sono meno scemi di noi e hanno scelto un qualcosa di un pochino meno colloquiale, che non fa riferimento al linguaggio specifico del mondo degli skater, ma che rende comunque bene l'idea. D'altronde al ragazzo succede "tutto per una ragazza".

JULIET, NAKED ovvero TUTTA UN'ALTRA MUSICA

Uscito nel 2009, il romanzo racconta di una coppia inglese, Annie e Duncan, senza figli e non più giovanissima. Al forte desiderio di maternità della donna, si contrappone l'ossessione di Duncan per Tucker Crowe, cantante americano non più in attività.
Il titolo originale del libro fa riferimento al nuovo album di Tucker Crowe che il protagonista riuscirà a ricevere in anteprima e intitolato appunto "Juliet, naked". Il titolo dell'album compare anche all'interno del romanzo senza che ovviamente venga tradotto. E altrettanto ovviamente non si poteva lasciare il titolo originale sulla copertina italiana, perché per un lettore non avrebbe significato nulla. Si è quindi cercato un titolo un po' meno preciso che potesse avere comunque una giusta attinenza al tema trattato.

Come vi dicevo all'inizio, la casa editrice Guanda ha risposto alla mia richiesta di chiarimenti in merito alla scelta dei titoli. Si è parlato nello specifico di Nick Hornby, anche se le soluzioni proposte in generale possono essere valide per qualunque romanzo. Ecco cosa mi hanno scritto:
[...] non si può dire che esista una politica ufficiale riguardo la titolazione dei libri che arrivano dall'estero, se non quella di trovare il titolo che renda meglio l'idea del libro che ci si è fatti in casa editrice. A volte i contratti ci obbligano alla traduzione fedele, altre no, anche se in generale l'autore o chi lo rappresenta viene sempre informato se non interpellato per l'approvazione del titolo scelto.
A volte si ricorre a un'espressione che ricorre nel testo o che compare da qualche parte e sembra fatta apposta per dare il titolo al libro, altre si va quasi per tentativi finché non salta fuori il titolo 'giusto' o almeno quello che condensi al meglio l'idea del libro che ci si è fatti in casa editrice, qualcosa che - ci auguriamo - lo faccia emergere, notare e ne aiuti il successo.
Tornando a Hornby, come puoi immaginare titoli come High fidelity o Fever pitch non presentavano alcun ostacolo a una traduzione fedele dell'originale, mentre non si può dire la stessa cosa di Slam o Juliet, naked per i quali si è deciso di cambiare registro per trovare qualcosa che comunicasse meglio ai lettori italiani.
 


Ringrazio ancora tantissimo la Guanda per la risposta, rapidissima e molto esauriente. 

Alla prossima settimana! (anche se ancora non ho deciso di chi parlare)

5 commenti:

  1. Ma che carina la Guanda a rispondere *w* ... è una delle mie case editrici preferite xD
    Sulle traduzioni dei titoli di Hornby (che osanno) le mie uniche perplessità sono su Slam e su Juliet Naked... secondo me il primo si sarebbe potuto lasciare com'era. Non so, 'Slam' ricorda anche l'onomatopea della porta che si chiude, fa pensare ad un cambiamento improvviso o ad un adolescente che si barrica. Per me poteva funzionare...
    Comunque geniali con Febbre a 90' ù_ù ... che devo ancora leggere xD

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  2. Mi piace molto questa rubrica e, fidati, non si è neanche sentita la lunghezza del post. L'hai scritto molto bene ed è stato molto interessante leggerlo. :)

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  3. Altra bellissima puntata di questa rubrica! Adoro la Guanda, è anche una delle mie case editrici preferite, e mi fa piacere che ti abbiano prontamente risposto.
    Vedo comunque che, almeno con Hornby, non han fatto scempi come invece si divertono a fare altre case editrici, quindi... *sospiro di sollievo*

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  4. Questa rubrica è veramente originale!!!Complimenti! Si legge che è un piacere! ^__^
    Io della Guanda ho letto di recente La mano che teneva la mia, di cui ho anche fatto la recensione! :)

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  5. @LaLeeggivendola: anche io adoro la Guanda!
    Ed è anche una di quelle case editrice che cerca di mantenere il più possibile il titolo originale... un grande pregio a mio avviso

    @Olivia: grazie mille! :)

    @Matteo: diciamo che la semplicità dei titoli di Hornby aiuta parecchio... hanno dovuto cambiare solo dove era strettamente necessario. Comunque la Guanda tende a mantenere i titoli il più fedele possibile anche con gli altri autori

    @Claudia: anche io l'ho letto da poco e l'ho davvero amato tantissimo! ORa vado a cercare la tua recensione, vediamo se coincidono :)

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