L'autore prefigura nel primo romanzo una società pianificata in nome del razionalismo produttivistico, votata all'assoluta perfezione.
Un romanzo che racconta di una futura società utopistica, nel filo di 1984 di Orwell o "Fahrenheit 451" di Bradbury. Questi libri sono accomunati dalla creazione di una società che ci rende tutti uguali, che vede nella cultura il pericolo di ribellione, perchè la cultura fa pensare.
Il perno di Brave New World (scusate, me lo ricordo con il titolo originale) è una società basata sulla felicità e la stabilità, in cui dolore, sofferenza, peccato, morale e tutto quello che ci può portare a riflettere su questi sentimenti è completamente abolito. Il sesso è visto solo esclusivamente con il fine del piacere e non per procreare (perchè ci sono delle macchine per farlo, che creano delle sorte di cloni, appartenenti a classi diverse e con felicità diverse in base alla loro evoluzione), la parola "madre" e "moglie/marito" sono delle più scandalose che si possano pronunciare e la solitudine, che tende a portare a pensare, è mal vista e combattuta in tutti i modi. Una società basata sul piacere dei sensi, che porta alla felicità, una felicità che non può essere messa in dubbio e che viene protetta, anche con l'uso di droghe per non vedere sentimenti negativi.
E quando John, il Selvaggio, nato da una donna di questa società persasi durante una vacanza nella riserva, va per la prima volta in questo nuovo mondo, non può che uscirne sconfitto, così come le uniche due persone che l'hanno sempre pensata come lui.
E' un libro particolare, che non so dire bene quanto mi sia piaciuto. E' una società utopistica che impressiona un po', forse ancora di più del Grande Fratello di 1984. Si basa sulla ricerca di felicità e stabilità, due cose che onestamente sarebbe stupido negare che tutti cerchiamo. Ma come dice il Selvaggio, non c'è felicità senza infelicità, e la felicità e la stabilità preconfezionate non sono altro che vacue e fasulle.
Fa sicuramente impressione pensare che questo libro, scritto negli anni '30, tratti così liberamente il tema della sessualità, del sesso come piacere e quindi non c'è nulla di immorale ad avere più compagni, così come il tema della clonazione, di essere che nascono in bozzoli, tutti uguali.
Però manca a mio avviso una struttura narrativa completa, una storia che faccia appassionare. Insomma, non è 1984.
Nota alla traduzione: terribile. semplicemente terribile. Rimane la stessa impressione già espressa per Fahrenheit 451... Mondadori, spendi un po' di soldi e fai ritradurre sti classici, perchè nel 2010, tradotti così, sono semplicemente illeggibili.
Un romanzo che racconta di una futura società utopistica, nel filo di 1984 di Orwell o "Fahrenheit 451" di Bradbury. Questi libri sono accomunati dalla creazione di una società che ci rende tutti uguali, che vede nella cultura il pericolo di ribellione, perchè la cultura fa pensare.
Il perno di Brave New World (scusate, me lo ricordo con il titolo originale) è una società basata sulla felicità e la stabilità, in cui dolore, sofferenza, peccato, morale e tutto quello che ci può portare a riflettere su questi sentimenti è completamente abolito. Il sesso è visto solo esclusivamente con il fine del piacere e non per procreare (perchè ci sono delle macchine per farlo, che creano delle sorte di cloni, appartenenti a classi diverse e con felicità diverse in base alla loro evoluzione), la parola "madre" e "moglie/marito" sono delle più scandalose che si possano pronunciare e la solitudine, che tende a portare a pensare, è mal vista e combattuta in tutti i modi. Una società basata sul piacere dei sensi, che porta alla felicità, una felicità che non può essere messa in dubbio e che viene protetta, anche con l'uso di droghe per non vedere sentimenti negativi.
E quando John, il Selvaggio, nato da una donna di questa società persasi durante una vacanza nella riserva, va per la prima volta in questo nuovo mondo, non può che uscirne sconfitto, così come le uniche due persone che l'hanno sempre pensata come lui.
E' un libro particolare, che non so dire bene quanto mi sia piaciuto. E' una società utopistica che impressiona un po', forse ancora di più del Grande Fratello di 1984. Si basa sulla ricerca di felicità e stabilità, due cose che onestamente sarebbe stupido negare che tutti cerchiamo. Ma come dice il Selvaggio, non c'è felicità senza infelicità, e la felicità e la stabilità preconfezionate non sono altro che vacue e fasulle.
Fa sicuramente impressione pensare che questo libro, scritto negli anni '30, tratti così liberamente il tema della sessualità, del sesso come piacere e quindi non c'è nulla di immorale ad avere più compagni, così come il tema della clonazione, di essere che nascono in bozzoli, tutti uguali.
Però manca a mio avviso una struttura narrativa completa, una storia che faccia appassionare. Insomma, non è 1984.
Nota alla traduzione: terribile. semplicemente terribile. Rimane la stessa impressione già espressa per Fahrenheit 451... Mondadori, spendi un po' di soldi e fai ritradurre sti classici, perchè nel 2010, tradotti così, sono semplicemente illeggibili.
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