Immaginate di essere un ragazzino di undici anni nell'America degli anni Venti. Immaginate che vostro padre vi dica che, in caso di sua morte, vi capiterà la peggiore delle disgrazie possibili, essere affidati a una zia che non conoscete. Immaginate che vostro padre - quel ricco, freddo bacchettone poco dopo effettivamente muoia, nella sauna del suo club. Immaginate di venire spediti a New York, di suonare all'indirizzo che la vostra balia ha con sé, e di trovarvi di fronte una gran dama leggermente equivoca, e soprattutto giapponese. Ancora, immaginate che la gran dama vi dica "Ma Patrick, caro, sono tua zia Mame!", e di scoprire così che il vostro tutore è una donna che cambia scene e costumi della sua vita a seconda delle mode, che regolarmente anticipa. A quel punto avete solo due scelte, o fuggire in cerca di tutori più accettabili, o affidarvi al personaggio più eccentrico, vitale e indimenticabile che uno scrittore moderno abbia concepito, e attraversare insieme a lei l'America dei tre decenni successivi in un foxtrot ilare e turbinoso di feste, amori, avventure, colpi di fortuna, cadute in disgrazia che non dà respiro - o dà solo il tempo, alla fine di ogni capitolo, di saltare virtualmente al collo di zia Mame e ringraziarla per il divertimento.
Zia Mame è la zia che tutti, bambini e non, almeno una volta hanno sognato di avere. Una donna di mondo eccentrica, fuori dal comune, un po' egocentrica e spesso molto ingenua, che si prende cura del giovane Patrick da quando rimane orfano fino al matrimonio, anche se lui non sempre è contento di questo "aiuto".
E' veramente un bel libro. Da un lato c'è una descrizione fedele della società americana degli anni '30, '40 e '50, con la guerra, il razzismo, la ricchezza decaduta e la crisi. Dall'altro le avventure più o meno probabili ma sempre molto divertenti di questa zia e di suo nipote, raccontate in prima persona dal nipote stesso, che si muovono all'interno di questa società.
Bella l'impostazione del libro, con il narratore che legge un articolo su un'anziana signora che ha cresciuto un orfanello e immancabilmente fa un paragone sulla stessa situazione vissuta in "chiave Mame".
A lungo andare il personaggio potrebbe risultare quasi irritante, come lo diventa per il nipote, ma poi riesce sempre a fare qualcosa per riscattarsi. E' impossibile non volerle bene.
Assolutamente da leggere.
Nota alla traduzione: traduzione pessima, che usa termini desueti (mi viene il dubbio che sia stata usata ancora una traduzione del 1955, anno in cui questo libro è uscito), alternati a parole straniere che non sempre si capiscono e che hanno sicuramente un equivalente. Poi, leggendo su blog e forum, ho scoperto anche veri e propri errori di traduzione, e addirittura censure. (che un lettore italiano non coglie senza l'originale). L'Adelphi dovrebbe stare un po' più attenta...
poi me lo presterai?
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