Voleva copiare tutti il libro sull'aquilone? No. Solo le parti che gli erano piaciute di più.
"E poi cosa succede?"
Indicò la finestra e con la mano fece segno su, su.
"Fai volare l'aquilone?"
Fece sì con la testa. Disse che spesso, dopo aver letto un libro, avrebbe voluto ringraziare chiunque l'aveva scritto, ma di solito erano morti. Sul suo libro c'era un nome che avevo già sentito. Shakespeare. Morto, evidentemente.
"Quindi è un po' come recitare il ringraziamento?"
Fece segno di sì. Proprio così. Però mia nonna aveva detto che non si faceva, in quella casa. Quanto meno non a Dio. Ringraziare Shakespeare e gli altri, a quanto pare, andava bene.
E ancora adesso, a distanza di diversi giorni, ogni tanto mi ritrovo a pensare a Demon e alla sua infanzia sfortunata: il padre morto prima che lui nascesse, una madre che vorrebbe prendersi cura di lui ma non riesce nemmeno a prendersi cura di se stessa, fino all'ingresso nel mondo delle famiglie affidatarie... un destino che lui affronta come può e con i mezzi che ha, cercando di rimanere il più possibile a galla aggrappandosi ai pochi punti fermi che ha: i vicini di casa, la famiglia Peggot, scalcagnata come la sua e che cerca però di prendersi cura di lui; la sua passione per i supereroi della Marvel, che gli consentono di trasformare ogni sua giornata in una lotta tra buoni e cattivi; se stesso.
Ma ripenso anche a Demon quando arriva nell'adolescenza, quando scopre di essere bravo in qualcosa e che forse forse qualcosa nel suo destino segnato può cambiare, deve solo arrivare la svolta, svolta vera. Con tutto ciò che ne consegue.
Demon Copperhead è un romanzone, che in alcuni punti ti massacra, per il dolore che racconta, e in altri ti fa anche un po' arrabbiare. In alcuni punti questa sua lunghezza si sente e, personalmente, ho trovato l'ultimo centinaio di pagine un po' sfilacciato, rispetto al resto. Ma forse perché ancor più sfilacciata, incredibilmente, è la vita di Demon, nella sua incapacità di concepire che anche per lui, volendo, le cose potrebbero andare bene.
Comunque Demon Coppehead è uno di quei libri che una volta letto non puoi dimenticare e che ogni tanto ti torna in mente, anche mentre stai facendo altro. Ed è l'ulteriore conferma di quando già avevo sostenuti in precedenza: i premi Pulitzer sono una vera garanzia.