“Se ne restò in mezzo al silenzio delle lapidi a pensare, non al futuro ma al passato, a due ragazzi che si stringevano la mano lungo un recinto di filo spinato, un patto sigillato col sangue. Spense la lanterna, lasciò gli attrezzi dov’erano. Il canto del cardinale rosso annunciò il risveglio del mondo. La prima luce del giorno filtrava tra gli alberi.”
Il custode di Ron Rash (tradotto da Tommaso Pincio per La nuova frontiera ) è il primo romanzo che leggo di questo autore. Ad attrarmi, ancor prima di aver letto la trama, è stata soprattutto la copertina, che mi ha immediatamente portato nella provincia americana degli anni '50, senza nemmeno sapere dove e quando il romanzo fosse ambientato.
Nonostante la ferma opposizione dei suoi genitori, Jacob si è spostato con Naomi e stanno per avere un figlio, quando lui riceve la cartolina di arruolamento e, nel giro di poche settimane, si ritrova a combattere in Corea. I suoi genitori si rifiutano di prendersi cura di Naomi mentre lui è via e quindi chiede aiuto a Blackbum Gant, custode del cimitero del paese e segnato fin da bambino dalla poliomielite. Il ragazzo accoglie la richiesta dell'amico e aiuta Naomi ad affrontare la gravidanza e soprattutto la paura che Jacob non torni a casa. Poi succede qualcosa, che sconvolge le vite di tutti.
Il custode è un romanzo che arriva dopo. O almeno, con me è stato così. Quando ho chiuso il libro il mio primo pensiero è stato "bello ma...tutto qui?". Sapevo di aver letto una bella storia, di aver trovato dei bei personaggi, e uno stile delicato ma al tempo stesso deciso, ma per qualche motivo mi ero aspettata qualcosa di più.
Poi però ogni tanto mi è venuto in mente Blackburn, la sua tenerezza e la sua lealtà; Naomi e il suo desiderio di combattere le ingiustizie con i mezzi che ha a disposizione, oltre che il suo immenso amore per Jacob. Mi sono venuti in mente i genitori di Jacob, che non riesco a giustificare in nessun modo. E mi sono quindi resa davvero conto di aver letto un libro all'apparenza semplice ma invece pieno di cose: amore, amicizia, dedizione, rispetto, dolore, egoismo, morte e ancora amore. Tutto in 250 pagine. Tutto in un paesino della North Carolina degli anni '50.
E quel "ma... tutto qui?" non è stato più un limite del romanzo ma la sua vera forza.
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