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venerdì 20 maggio 2016

LE COSE CHE RESTANO - Jenny Offill

Una falena volò nella stanza e sbatté le ali contro il paralume. Mi chiesi se fosse la stessa che aveva cercato di volare fino a una stella. Ma quella falena era morta, me lo ricordavo, e allora forse era la falena rimasta a casa a volare intorno al lampione, in strada. Mia madre mi aveva raccontato anche quella storia, spiegandomi che la morale era questa: non ci si può fidare delle stelle. Si spostano sempre più lontano man mano che ti avvicini.

Quando hai otto anni il tuo mondo è molto piccolo. I bambini del quartiere in cui vivi, qualche compagno di classe, i parenti se li hai vicino, e soprattutto i tuoi genitori. Sono loro che più di tutti, a quell’età, ti insegnano a guardare il mondo, a cercare di capirlo, e segnano, nel bene o nel male, quello che sarai più avanti. E sono loro che più di tutti cerchi di accontentare, stupire, compiacere.

Grace, la piccola protagonista di Le cose che restano di Jenny Offill, il primo romanzo di questa autrice americana che arriva ora in Italia grazie a NN Edizioni e alla bella traduzione di Gioia Guerzoni, dai suoi genitori cerca di assorbire più che può. Anche perché è una bambina un po’ solitaria, a cui il mondo reale va un po’ stretto, a causa delle mille avventure fantastiche e le mille storie che sua madre Anna le racconta continuamente. Il padre riesce quasi sempre a tenerle entrambe con i piedi per terra: è un uomo di scienza, lui, e le fantasie della moglie e quelle della figlia lo divertono, sì, ma senza esagerare. Eppure questa famiglia sembra funzionare: tra questa madre esuberante, questo padre così legato ai suoi principi, e questa bambina che ama entrambi.
A un certo punto però gli equilibri della famiglia si rompono. Il padre ha una grande opportunità che non si sente di rifiutare, ma Anna non riesce ad accettarlo. E quindi prende l’auto, ci carica dentro tutto quello che c’è in casa, si prende Grace e partono. Per dove, non si sa. Grace la segue, perché della madre si fida. Ma anche se ha solo otto anni e nelle fantasie della donna si è sempre trovata a suo agio, a poco a poco si rende conto che c’è qualcosa che non va, che le storie della madre sono sempre meno fantastiche, più complesse, più difficili per lei da capire. E questo cambia tutto.

Se avete letto e amato Sembrava una felicità, ultimo romanzo in ordine di scrittura di Jenny Offill ma primo a essere tradotto qui in Italia, vi approccerete a questo libro con enorme entusiasmo e, soprattutto, con altissime aspettative, quasi certi di ritrovarci quello stile asciutto eppur così intenso che aveva reso quel libro indimenticabile. Ecco, dimenticatevelo invece. 
Dimenticatevelo e iniziate a leggere Le cose che restano come se non fosse di Jenny Offill, o almeno con la consapevolezza che si tratti di un romanzo di molto precedente (questo è del 1999, Sembrava una felicità del 2014).

Se ci riuscite, e io devo ammettere di avercela fatta solo perché ho letto una bella recensione prima di cimentarmi con la lettura, ve ne innamorerete proprio come avevate fatto con l'altro libro. Adorerete queste due protagoniste femminili: la piccola Grace, una bambina molto sveglia, che ama in egual misura suo padre e sua madre, anche se dalla personalità di quest’ultima si ritrova quasi travolta, senza mai riuscire a capirla a fondo. E Anna, questa donna che racconta storie e che di mestiere salva uccelli in via d’estinzione, è un personaggio complesso, che a volte ti fa tenerezza, altre volte quasi ti disturba, quando non vorresti semplicemente strozzarla. 
L’unico che un po’ ci rimette è il padre, poco caratterizzato in realtà, o forse anche lui completamente schiacciato dalla personalità della moglie, che riesce a gestire solo fino a un certo punto.
Il nonno studiava le metafore, mi spiegò. Voleva capire perché il cervello metteva a confronto le cose. Ogni volta che andavano a fare un giro in macchina, inventava delle canzoni per lei durante il viaggio. La strada è un nastro, cantava. La luna è una torta. La notte prima di morire disse a mamma che mio padre era una lunga passeggiata con le scarpe strette.
Può darsi anche che in mezzo al libro vi perdiate un po’, in questo viaggio all'avventura di madre e figlia e, soprattutto, nei pensieri di Anna, che diventano via via più complessi, più confusi. Ma una volta arrivati alla fine vi ritroverete, in Grace, in suo padre, nell'adorabile Edgar, e in tutti quei personaggi che Anna in un modo o nell'altro ha toccato e stravolto, con la sua personalità.

Jenny Offill parla sempre di famiglie, di famiglie che sembrano felici ma che in realtà stanno in piedi in equilibrio precario che potrebbe rompersi da un momento all'altro. E lo fa con uno stile incredibile, pieno di vita, di sentimenti, di emozioni a volte forti e a volte folli, che trascinano il lettore lungo le pagine, su e giù tra gli stati d'animo dei suoi protagonisti, che alla fine vi lasceranno quasi senza fiato. 
Le cose che restano
 è un bel romanzo d'esordio, che lascia già sottintendere quel che di incredibile farà poi questa scrittrice con il suo libro successivo. Bello, bello davvero.


Titolo: Le cose che restano
Autore: Jenny Offill
Traduttore: Gioia Guerzoni
Pagine: 216
Anno: 2016
Editore: NN editore
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formato brossura:Le cose che restano
formato ebook: Le cose che restano