Tutte e quattro, del resto, si sarebbero sentite perdute senza i regolari giri per negozi e le cenette improvvisate, senza lo scambio incessante di libri, stufette elettriche e vestiti per le grandi occasioni. Da anni i loro telefoni squillavano in un girotondo di chiacchiere su suoceri, cognati, progetti di lavoro, ansie e vittorie. E non c'erano mai stati segreti.
Fino a quel momento.
Vi è mai capitato di sapere qualcosa di una persona, qualcosa di non proprio piacevole se non del tutto brutto, che potrebbe condizionare la vita di chi le sta accanto? Che si tratti di un parente, un amico o anche un semplice conoscente, il dubbio su che cosa sia meglio fare in questi casi viene sempre: farsi i fatti propri? Intervenire solo a un certo punto e se si ritiene davvero necessario? Rivelare tutto?
E sei poi il segreto, in realtà, non è un segreto? E se poi la persona a cui lo riveli ti manda a quel paese?
Ho comprato Lo diciamo a Liddy? di Anne Fine, tradotto da Olivia Crosio e pubblicato in Italia da Adelphi, sullo slancio di un momento. Non conoscevo l’autrice, non conoscevo il libro, ma sono stata subito attirata dal titolo e dalla trama, che riporta la situazione descritta sopra.
Heather, Stella, Liddy e Bridie sono quattro sorelle, legatissime. Heather è quella più pragmatica, più sicura di sé e indipendente, meno sensibile e con una vita amorosa abbastanza travagliata. Stella è la più piccola, quella che tutte hanno sempre considerato meno intelligente, meno interessante e che ora ha trovato il suo mondo grazie a un marito e alla passione condivisa per gli oggetti per arredare la casa. Liddy è quella che tutti proteggono, quella un po’ più svampita, che ha avuto due figli da un uomo che poi è sparito ma senza che la cosa l’abbia toccata più di tanto. E Bridie è un’assistente sociale, di professione, ma anche un po’ tra le sorelle.
Liddy ha un nuovo fidanzato, adesso. Si chiama George ed è adorabile con lei e con i bambini. Sembra l’uomo perfetto, se non fosse che Stella ha saputo dalla donna che le pulisce la casa che forse quest’uomo non è così perfetto come sembra, ma nasconde un segreto agghiacciante. Stella lo dice a Heather e, dopo qualche mese, quest’ultima lo rivela a Bridie. Che decide, una volta che Liddy ha annunciato il matrimonio con George, che non si può nascondere una cosa simile alla propria sorella. Lo dicono a Liddy (non è uno spoiler, tranquilli, succede quasi subito), che però se la prende solo con Bridie.
Il beneficio del dubbio non è un omaggio che si regala a chiunque. Bisogna guadagnarselo, e in una famiglia lo si guadagna con l'amore. Quanto all'amore, non è né una parola né uno stato d'animo, ma un modo di trattare il prossimo. Il mondo brulica di gente che dichiara senza ritegno di amare Tizio e Caio, e poi li tratta come pezze da piedi.
Bridie è sconvolta da questa reazione. Sa che le altre tre sorelle continuano a sentirsi e vedersi e quella messa da parte è solo lei. Vive la situazione come un’ingiustizia che però, a poco a poco, la porta anche a prendere consapevolezza della sua famiglia, del rapporto con le sorelle e di come ognuna di esse l’ha sempre vissuto in modo diverso da come lo viveva lei, e soprattutto di come, concentrandosi sulla sua famiglia d’origine abbia un po’ messo da parte quella che ha creato con suo marito. Sembra essersi messa il cuore in pace, decisa persino a non partecipare al matrimonio e a non parlare più con nessuna delle sue sorelle, finché un'altra verità non viene a galla e la sua decisione vacilla.
Finché dal nulla, come un fulmine a ciel sereno, ritornò la rabbia. Accecante, devastatrice. E, per la prima volta in vita sua, Bridie capì come fosse possibile, per molti dei suoi assistiti, vivere di astio e di ripicche. L'amore era così debole. "Ci vuole così poco a farsi voler bene." Era vero? L'amore è un pappone insipido che sobbolle sul fuoco, sempre nutriente, sempre caldo. L'odio invece è una torre incrollabile, una colonna di fuoco. La sua mera energia incandescente può alimentare giorni e giorni di stizza, notti e notti di rancore. Fino a poco tempo prima, quando ascoltava quegli sfoghi di incontenibile malevolenza, aveva creduto che un giorno o l'altro l'odio si sarebbe consumato da sé, si sarebbe ridotto in cenere. Ora aveva aperto gli occhi: l'odio è imperituro, e non è mai un sentimento a metà.
Lo diciamo a Liddy? mi è piaciuto tantissimo, per il modo in cui Anne Fine prende questa famiglia, queste quattro sorelle all’apparenza legatissime, e distrugge le loro certezze, e per come gioca con la caratterizzazione di ognuna di esse. Ho provato una forte empatia nei confronti di Bridie: il suo modo di vedere e di vivere tutto quello che fa, con così tanto coinvolgimento e così tanta passione, mi ha fatto quasi tenerezza, così come ho adorato la sua evoluzione nel corso del libro, il suo prendere consapevolezza, il suo alternare decisioni risolute a dubbi enormi, e la sua decisione finale.
E avrei preso a schiaffi (dai su, tra sorelle si può fare) le altre tre sorelle. Tutte e tre, per come si sono comportate in passato e forse ancor più nel presente.
È un libro sui legami famigliari, sulle apparenze, sui rancori che si accumulano quando si decide di non parlare e di non confrontarsi. Un libro a suo modo divertente, che porta il lettore all’interno di questa famiglia, lasciando costantemente il dubbio se debba ridere o indignarsi. Io ho fatto entrambe le cose (anche se forse mi sono un po’ più arrabbiata, che divertita) e ne è valsa davvero la pena.
TITOLO: Lo diciamo a Liddy?
AUTORE: Anne Fine
TRADUTTORE: Olivia Crosio
PAGINE: 190
EDITORE: Adelphi
ANNO: 1999
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formato cartaceo: Lo diciamo a Liddy? Una commedia agra