Come se sbagliare a fin di bene fosse meno grave che sbagliare e basta. Come se i problemi creati da qualcuno che ti ama siano meno gravi, meno importanti, meno colpevoli. Invece sono quelli che ti arrecano più danni. Proprio perché vengono da qualcuno che ti ama e di cui ti fidi e al quale credi, e che pensi mai mai mai possa farti del male. Invece poi un giorno ti svegli e capisci che quella persona si era sbagliata. Ops. Aveva valutato male, si era fatta male i conti sulla tua vita. Sulla tua pelle. E che ti ritroverai una serie di crepe da chiudere o storture da raddrizzare. E che per farlo ti ci potrebbe volere tutto il tempo che hai a disposizione. E che potresti addirittura non riuscirci.
Quello tra una madre e un figlio maschio, soprattutto se figlio unico, è il rapporto famigliare che forse mi spaventa di più.
Sarà che sono femmina, sarà che non sono figlia unica e non ho mai avuto con i miei genitori un qualche rapporto puramente esclusivo; sarà che non ho mai avuto (per fortuna, aggiungerei) motivo di ricevere più attenzioni di mio fratello e mia sorella; e magari anche che ho avuto diverse esperienze, più o meno dirette, di quanto esclusivo e respingente possa essere il rapporto madre-figlio maschio per chi prova ad avvicinarsi … fatto sta che mi ha sempre un po’ spaventato, perché se non si riesce a trovare il giusto equilibrio, almeno da una delle due parti, questo legame può condizionare tutti gli altri. Fortunatamente i casi in cui questo equilibrio non si trova sono rarissimi, ma esistono.
Uno di questi è quello che racconta Azzurra de Paola in Il peso minimo della bellezza, il suo bellissimo romanzo d’esordio, pubblicato a ottobre 2016 da LiberAria editrice.
Ci sono una madre e un figlio maschio. Di lei leggiamo solo alcune pagine di diario, mentre al figlio è affidata l’intera narrazione di questo loro rapporto.
Lui si sente oppresso, come se la madre lo avesse messo al mondo solo per sentirsi meno sola, per soddisfare il suo egoismo e colmare quel bisogno di attenzione che ha caratterizzato da sempre tutta la sua vita. E lui si vendica di questo egoismo, di questa esclusività, di questa eccessiva protezione della madre, contrastando, in modo inconsapevole da bambino, sempre più palese una volta cresciuto, ogni suo tentativo di essere felice. Non vuole che nessuno si metta tra loro, mai.
Nemmeno il Dottore, una figura che è nella loro vita da sempre e che di amore ne avrebbe da dare tanto, a entrambi. Ma entrare in un rapporto così esclusivo, quasi morboso, è praticamente impossibile e, a un certo punto, nonostante l’amore, nonostante la voglia di combattere, nonostante gli sforzi, non si può che cedere.
Lui si sente oppresso, come se la madre lo avesse messo al mondo solo per sentirsi meno sola, per soddisfare il suo egoismo e colmare quel bisogno di attenzione che ha caratterizzato da sempre tutta la sua vita. E lui si vendica di questo egoismo, di questa esclusività, di questa eccessiva protezione della madre, contrastando, in modo inconsapevole da bambino, sempre più palese una volta cresciuto, ogni suo tentativo di essere felice. Non vuole che nessuno si metta tra loro, mai.
Nemmeno il Dottore, una figura che è nella loro vita da sempre e che di amore ne avrebbe da dare tanto, a entrambi. Ma entrare in un rapporto così esclusivo, quasi morboso, è praticamente impossibile e, a un certo punto, nonostante l’amore, nonostante la voglia di combattere, nonostante gli sforzi, non si può che cedere.
Fino a quando ti ha abbracciata ed è stato una specie di riscatto su tutto quel dolore. Ti ha riscattata e per un attimo ti sei sentita finalmente bene. È difficile dire con parole che faccia avesse il tuo Dottore mente ti stringeva ma era sollevato. Come se fosse in pace solo con te dentro la sua stretta che gli bagni la spalla con le lacrime che si vanno asciugando. Crediamo al lieto fine, sembravi dire.
Crediamoci, pensavi.
Ma dopo un po’ di tempo niente importa più perché non è di speranza che si alimentano le storie. La vita non è così che va avanti. Non è di speranza che si mangia e non ci si apparecchia la tavola e non ci si riempie la pancia.
Il peso minimo della bellezza è un romanzo bellissimo, vi dicevo. Per il modo in cui è scritto, con questi momenti crudi, oscuri, quasi violenti e dolorosi che si contrappongono alla poeticità dell’amore, nella sua impossibilità, reale o immaginaria, di essere vissuto e nel rimpianto che lascia.
Però bisogna avere il coraggio di innamorarsi di qualcuno. Non ci si può aspettare che faccia tutto da solo. Devi capire quando è il momento di smettere di avere paura. Forse sarà una gran fregatura e forse tra cinquant'anni sarà a qui a pensare a cosa regalargli dopo cinquanta anniversari.Ma è un romanzo bellissimo anche per l’onestà con cui racconta questa storia, questo legame madre e figlio. Uno scambio di colpe, di recriminazioni. Un circolo vizioso di egoismi che nascono da quella che dovrebbe essere la forma di amore più pura e più scontata e che invece, qui, portata volutamente all'esasperazione, arriva a condizionare e distruggere la vita di chi lo vive e lo subisce.
Azzurra de Paola racconta una storia che fa commuovere, che fa riflettere e fa anche un po’ male. Un libro sull'amore, sul troppo amore, e sull'incapacità di contenerlo, di gestirlo, di viverlo.
Titolo: Il peso minimo della bellezza
Autore: Azzurra de Paola
Pagine: 173
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: LiberAria editrice
Prezzo di copertina: 12 €
Acquista su Amazon:
formato cartaceo: Il peso minimo della bellezza
Non lo conoscevo, ma ora lo voglio. A grandi linee, sarà per la violenza e la poesia di cui parli, mi viene in mente Mommy, uno dei film più belli e intensi visti in anni e anni. E poi, dagli estratti, la De Paola ha uno stile che mi piace tanto!
RispondiEliminaNon conosco il film Mommy, ma ora lo cerco!
EliminaLo stile a me è piaciuto tantissimo, proprio per questa capacità di mescolare violenza e poesia. E ho segnato davvero tantissime citazioni.
Insomma, leggilo :)
Ciao, è la prima volta che lascio un commento sul tuo blog ma lo seguo già da un po'. Questa recensione mi ha molto colpito anche, e soprattutto, per le citazioni che hai scelto. Sembra un romanzo molto profondo e triste, ma mi ispira davvero tantissimo!
RispondiEliminaGrazie per aver finalmente commentato :)
EliminaFammi sapere se lo leggerai... secondo me merita davvero molto :)
Cara Elisa,
RispondiEliminadopo anni dalla chiusura del blog cultural-letterario Cipria e Merletti torno con un nuovo blog, in parte simile nell'intento ma completamente rinnovato.
Spero verrai a dare un'occhiata nelle prossime settimane!
Irene del blog "Leafing Life"