«[...] Mi piaceva l'idea della mucca perché, a volte, la senti che muggisce da qualche parte. Non è spaziale un bovino che sopravvive nella Sarajevo assediata?»
Non avevo nemmeno dieci anni quando è scoppiata la guerra in
Bosnia ed Erzegovina e non mi ricordo quasi nulla. Troppo piccola io
per interessarmene allora e troppo recente come storia per essere poi studiata a
scuola. Ho solo qualche ricordo molto vago, che si concentra soprattutto su
quando la Jugoslavia è poi diventata ex- Jugoslavia.
Per questo sono stata molto attratta da Il muggito di
Sarajevo di Lorenzo Mazzoni, pubblicato da Edizioni Spartaco. Volevo provare a colmare
una mia lacuna e, come quasi sempre mi capita in questi casi, volevo farlo
tramite un romanzo. Di Lorenzo Mazzoni, poi, avevo già letto e amato molto l’opera
precedente, Quando le chitarre facevano l’amore, uscito per lo stesso editore, quindi avevo nei suoi confronti una certa fiducia sul fatto che si sarebbe trattato di un bel libro.
E quindi eccomi nella Sarajevo del 1993, dilaniata dalle continue rappresaglie tra serbi e bosniaci, in compagnia della
giovane Amira, della sua cigar box guitar e del suo sogno di diventare una
rockstar. Ma anche insieme a Carlo e Oscar, due fotoreporter italiani che arrivano in una città assediata inseguendo una leggenda all'apparenza un po' folle. Sono andata
con Mozambik l’irlandese a rubare i generi di prima necessità, per essere
sicuri che arrivasse davvero a chi ne avesse bisogno. Sono finita poi in mezzo
a cecchini dei servizi segreti serbi con la passione per Barbra Streisand e nel
cortile di Ivan, un negoziante di tabacchi che ha convertito il suo negozio in
una fumeria d’oppio. E in questo mio viaggio per Sarajevo, sono stata sempre accompagnata da un muggito, a volte lontano, a volte
talmente vicino da sembrare che ci fosse davvero una mucca accanto a me.
Attraverso questi personaggi, a volte crudeli e spietati,
altre un po’ ingenui, altre semplicemente desiderosi di non arrendersi mai, di combattere e di
non piegarsi al destino, Lorenzo Mazzoni crea un ritratto fedele di una città
assediata, riuscendo a trasmetterne ogni sfumatura e ogni contraddizione. La paura e il terrore. La
violenza e le ingiustizie. Ma anche i sogni, gli amori e la voglia di non
arrendersi mai. Il tutto a tempo di musica, quella che Amira suona e compone con il suo strano strumento musicale, e di muggiti.
Prima di andare a recuperare la sua Golf crivellata ripensò un'altra volta alla questione della mucca. Sorrise. Sarajevo era il posto più pazzesco del mondo.
Il muggito di Sarajevo è un gran bel romanzo. Bello per il
modo in cui è nato, che Lorenzo Mazzoni racconta nella nota finale. Bello per
il modo in cui viene raccontata la storia di una città e delle tante vite che
la popolano.
Bello per quella piccola speranza che ti lascia alla fine, nonostante tutto.
Titolo: Il muggito di Sarajevo
Autore: Lorenzo Mazzoni
Pagine: 252
Editore: edizioni spartaco
Anno: 2016
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formato cartaceo: Il muggito di Sarajevo
Uhu. Lo voglio leggere pure io questo. Grazie. :)
RispondiEliminaMerita! :) Fammi poi sapere!
EliminaPotrebbe essermi utile per gli studi, lo segno. Altro gran bel romanzo ambientato a Sarajevo in quegli anni - ma di certo lo conosci già - è Venuto al Mondo di Margaret Mazzantini, forte eppure incredibilmente profondo.
RispondiEliminaSì, conosco Venuto al mondo ma ammetto di non averlo mai letto... Ho dei problemi con la Mazzantini da quando ho letto, troppo da piccola, Non ti muovere. Mi ha un po' traumatizzata :/
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