mercoledì 15 febbraio 2017

LADRI DI INCHIOSTRO - Alfonso Mateo-Sagasta

Mi reputate capace di scrivere una simile porcheria? Credete che non abbia niente di meglio da fare? Io sono un poeta, signore, non un commediante, e neanche un novelliere. La mia opera è ben superiore a certi libercoli. Il Chisciotte non è che un romanzetto simpatico da leggere dal barbiere, e il destino naturale delle sue pagine è simile a quello dei petali di una margherita in mano a un innamorato: essere strappate una dopo l'altra e usate per impacchettare la merce in un negozio di spezie.

Mi capita spesso di chiedermi come mai ammettere di non aver letto il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes scandalizzi meno rispetto alla confessione di altre lacune letterarie. Forse perché la letteratura spagnola in Italia non è poi così diffusa, a meno che non l’abbiate studiata a scuola, all'università o per passione personale? Forse anche perché il Chisciotte è un’opera antica e dal volume considerevole e chi mai si metterebbe a leggere così, di sua spontanea volontà, più di 1200 pagine scritte nel ‘600?

Io stessa sono dovuta arrivare al terzo anno di università, e non senza una certa paura, per scoprire le avventure dell’Ingenioso hildalgo don Quijote de la Mancha.
E innamorarmene follemente perché, prima di tutte le considerazioni storiche e i significati più o meno nascosti, le peripezie di questo cavaliere errante e del suo prode scudiero Sancho Panza fanno morire dal ridere. Da allora, pur non avendo ancora avuto il tempo di rileggerlo (e il coraggio per farlo in lingua originale) porto Don Chisciotte e Sancho Panza nel cuore.

Immagino che molti sappiano la storia della pubblicazione del Chisciotte: il primo volume esce nel 1605 e ottiene un successo strepitoso. Strepitoso e un po’ inaspettato anche per lo stesso Cervantes, che fino ad allora aveva pubblicato solo La Galatea, un romanzo pastorale, e qualche Novella Esemplare qua e là. Al punto da cadere un po’ nello sconforto, annunciando ovunque la pubblicazione di un secondo volume che però non sembra arrivare mai. Finché, nel 1614, esce il Segundo tomo del ingenioso hidalgo Don Chisciotte de la Mancha, un apocrifo, a opera di un misterioso scrittore che si cela dietro lo pseudonimo di Alonso Fernández de Avellaneda. Un affronto, per il povero Cervantes, che nel prologo viene accusato dei peccati più infamanti per l’epoca e che finalmente decide di rispondere pubblicando nel 1615 il secondo volume ufficiale, in cui Don Chisciotte e il fido Sancho partono proprio alla ricerca di questo cavaliere errante apocrifo, per affrontarlo in un duello letterario.

È dall’uscita di questa versione apocrifa del Don Chisciotte e da tutte le supposizioni e le ricerche fatte per scoprire chi si nasconde dietro allo pseudonimo di Fernández de Avellaneda che prende spunto la vicenda narrata in Ladri di inchiostro di Alfonso Mateo-Sagasta, edito in Italia da Marco Tropea editore (casa editrice, ahimè, fallita qualche anno fa) e tradotto da Roberta Bovaia.

Siamo nella Madrid del 1614, la versione apocrifa del Chisciotte è stata da poco pubblicata e l’editore della versione originale, Francisco Robles, è su tutte le furie: non bastava che Cervantes promettesse il seguito da anni senza mai realizzarlo, ora ci voleva anche un apocrifo a infamarne il lavoro e, soprattutto, a fargli perdere soldi. L’uomo incarica quindi un suo dipendente, Isidoro Montemayor, di indagare sull’uomo che si nasconde dietro allo pseudonimo di Alonso Fernández de Avellaneda. Il buon Isidoro, ex soldato che sta cercando disperatamente di dimostrare le sue origini nobili, accetta l’incarico (non che avesse molta scelta, in realtà) e si ritrova così immerso nel variegato ambiente letterario della Spagna del ‘600, tra uomini ricchissimi e antipaticissimi, scrittori al servizio dei potenti, bische clandestine, conventi, salassi e strane teste parlanti. Riuscirà il nostro eroe a scoprire chi si cela dietro ad Alonso Fernández de Avellaneda senza rimetterci la pelle?
Quello che viene fuori da Ladri di inchiostro (che è un romanzo inventato ovviamente, perché ancora oggi non è ben chiaro chi fosse davvero l’autore del Chisciotte apocrifo) è un ritratto un po’ impietoso ma, soprattutto, divertentissimo della Madrid dell’epoca, di cui Alfonso Mateo-Sagasta racconta gli usi e i costumi, le contraddizioni e l’inesorabile decadenza verso cui si stava lentamente rivolgendo la città e, soprattutto, il suo ambiente letterario.

Insieme a don Isidoro, incontriamo quindi un Cervantes un po’ provato, dalla malattia e dalla tristezza, un Lope de Vega immanicato un po’ con tutti, un Góngora un tantino rosicone e un Francisco de Quevedo che sa ben più di quel che lascia intendere; ma anche una famiglia che stranamente dà alla luce solo figli ciechi, un barbiere-dentista che crede nel magico potere dell’urina, una ragazza che ha perso più e più volte la verginità, e una bella contessa che a don Isidoro fa un po’ quello che vuole, anche saccagnarlo di botte.

Tutti insieme, questi personaggi e il modo in cui Alfonso Mateo-Sagasta li fa interagire tra loro rendono Ladri di inchiostro un grande, grandissimo romanzo. Gli appassionati di quell'epoca e di quella letteratura, se non saranno troppo fiscali con alcune licenze storiche che l’autore si prende, si divertiranno tantissimo durante la lettura di questo libro. Ma anche chi invece di Spagna del ‘600 non sa nulla, ma adora i romanzi storici, in cui la realtà e la finzione si mescolano alla perfezione, non potrà che farsi conquistare da don Isidoro e dalla sua indagine.
E chissà, magari poi vi verrà voglia di leggere anche il Don Chisciotte e perdervi nel fantastico mondo dei cavalieri erranti.

TITOLO: Ladri di inchiostro
AUTORE: Alfonso Mateo-Sagasta
TRADUTTORE: Roberta Bovaia
PAGINE:560
EDITORE: Marco Tropea editore
ANNO: 2010
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formato cartaceo: Ladri d'inchiostro

6 commenti:

  1. Il Don Chiscotte mi incuriosisce moltissimo, ma come dici tu: "a chi verrebbe in mente di affrontare 1200 pagine scritte nel '600?"
    Però il volume è lì. Pronto. Desideroso di essere letto.

    Magari inizio da questo 'Ladri d'inchiostro'...

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    1. Io stessa prima di leggerlo ero convintissima che fosse qualcosa di pesantissimo e pallosissimo. Poi però, una volta che si trova il coraggio e si legge, si apre proprio un mondo :)

      Anche Ladri di inchiostro comunque merita parecchio! :)

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  2. Ho letto Don Chisciotte l'anno scorso, ma ho dovuto farlo in estate perché dovevo avere il tempo per affrontare una sfida di lettura come quella che pone Cervantes. Ho faticato, eccome se ho faticato, ma sono fiera di aver condotto a termine questa avventura che si lega a doppio, triplo, quadruplo filo a tanta parte della letteratura a noi più familiare. Vedremo se ci sarà l'occasione per leggere anche questo Ladri di inchiostro, che mi incuriosisce non poco... però ultimamente sto aggiungendo così tanti titoli alla lista (e molti grazie a te) che non ho idea di come farò a smaltirli tutti! XD

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    1. Quella del Don Chisciotte non è sicuramente una lettura semplice e leggera, però a me anche dopo un bel po' di anni da quando l'ho letto sta regalando ancora tante, tantissime cose. E sono questi i libri che davvero mi piacciono :)

      Sul come fare a smaltire tutti i libri in coda e in lista, stendiamo un velo pietoso :P

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  3. Io amo Don Chisciotte, lo adoro.

    Il problema è che l'Idalgo è dotato di una logorrea capace di piegare le gambe ai tori, soprattutto se lo si legge in una traduzione dell'ottocento come faccio io, quindi non mi sento di denigrare chi non si è sentito di leggerlo.
    Se può servire come spunto io l'ho "letto" per la prima volta sotto forma di audiolibro e poi da lì è partito tutto...
    un paio di mesi fa ho aperto un blog narrativo in cui sto riscrivendo il Don Chisciotte in un'ambientazione contemporanea e italiana, potrebbe essere un'altra occasione per chi volesse accostarsi all'opera.

    L'occasione era troppo ghiotta per non farmi pubblicità; se fosse contrario alla politica del tuo blog non mi offenderò per eventuale censura. Altrimenti se consentirai aggiungerò un link.

    Detto ciò corro in libreria a prenotare il libro e ti ringrazio moltissimo per avermi fatto conoscere questo titolo.

    PS: leggere o non leggere il Don Cisciotte apocrifo?
    Fin'ora mi sono astenuto dal cercarlo per rispetto verso Cervantes, ma la curiosità è forte perché nel secondo volume originale quel libro viene citato un sacco di volte.

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    1. Ho terminato la lettura e ti ringrazio di avermi fatto conoscere questo romanzo che mi ha divertito molto e insegnato un sacco di curiosità letterarie (e il fatto che molte delle cose imparate siano inventate, è del tutto irrilevante).

      Per quanto mi sia piaciuto moltissimo, non credo però sia un romanzo per tutti: l'autore rovista continuamente nel torbido, come descrizioni particolareggiate e reiterate delle evaquazioni del protagonista o apprezzamenti sulla prostituzione minorile.
      Lo fa con perizia e ironia, ma non passa capitolo in cui non compaiano almeno un paio di descrizioni sordide o comportamenti umani meschini.
      Ci sono 107 capitoli.

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