martedì 14 giugno 2016

CREPUSCOLO - Kent Haruf

In ogni caso era importante che tutti ricordassero che un uomo può essere amato profondamente anche se ad amarlo non sono in molti



Caro Kent Haruf,
so che quello che sto facendo non ha alcun senso, perché, anche se tu volessi, purtroppo queste parole non potrai mai leggerle. Però mi capita quasi sempre, quando leggo libri bellissimi o che comunque hanno raggiunto punti dentro di me che non vengono scoperti così spesso, di non sapere come parlarne e di pensare che l’unica cosa che vorrei fare in quel momento è scrivere all'autore, parlargli, ringraziarlo, abbracciarlo. E quindi lo farò anche con te, anche se non sei più qui.

Non immagini neanche quanto io abbia amato la tua Trilogia della Pianura. Quanto abbia amato Holt e (quasi) tutti i suoi abitanti. Sono partita da Benedizione, che sì, tu hai scritto per ultimo ma che qui NN editore, il piccolo grande editore che ti ha riscoperto, ha pubblicato per primo. Sono partita da lì, dicevo, e ho pianto con Dad e per Dad, per la sua vita che stava per finire, per le persone che si lasciava alle spalle e per tutto il dolore e i rimpianti che stava provando. Sono poi passata a Canto della pianura, il primo vero volume della trilogia, e mi sono affezionata ai fratelli McPheron, come era da tanto che non mi affezionavo ai personaggi di un libro. Ho amato loro e la loro dolcezza, la loro goffaggine. Ma ho amato anche Victoria, che ha fatto irruzione nella loro vita stravolgendola completamente, e Tom, i suoi due figli, Maggie. Ancora una volta Holt, insomma. E ho pianto tanto, lo devo ammettere, ma un pianto bello, di quelli che nascono quando le emozioni che provi sono troppo forti per tenerle tutte dentro.

Ed eccomi arrivata a Crepuscolo. Con tanta paura, devo dir la verità. Perché sapevo che dopo questo probabilmente storie nuove di Holt non le avrei più lette. Perché sapevo, era abbastanza logico e naturale direi, che qualcosa sarebbe finito.  E così è stato, effettivamente, e, di nuovo, ho pianto un sacco. Per le fini, certo, ma anche per i nuovi inizi, per le nuove possibilità che dai ai tuoi personaggi. Ci sono di nuovo i McPheron che vedono la loro vita nuovamente stravolta e non sanno bene come faranno. Ci sono ancora Tom e Maggie, che ritroviamo come li avevamo lasciati nel libro precedente, solo più felici. C’è ancora Victoria, che ora ha con sé la piccola Katie e sta cercando di costruirsi un futuro, senza però mai dimenticare quello che è stato il suo passato. E ci sono personaggi nuovi: ci sono DJ e suo nonno, che cercano di prendersi cura l’uno dell’altro; le loro vicine di casa, Dena ed Emma, che devono fare i conti con una madre che sta vivendo una forte delusione d’amore; Luther e Betty, che vivono in una roulotte, hanno due figli che non sanno bene come proteggere e sono seguiti dagli assistenti sociali, dalla dolce Rose Tyler in particolare; c’è Hoyt, il personaggio più cattivo, più terribile di tutti i tuoi libri. E c’è Holt, ancora e sempre Holt, che incrocia e lega tutti tra loro.

Ho finito il libro qualche giorno fa, caro Kent, in un pomeriggio di pioggia e ha riportato un po’ il sole. Con la sua semplicità, con la sua tenerezza, con il suo sguardo di speranza che non abbandona mai chi se lo merita (chi non se lo merita invece sì, ed è giusto così). Ce l’ho ancora qui, accanto a me, pieno di buffi post-it a segnalare i pezzi per me più importanti, più belli. Ogni tanto lo sfoglio ancora, leggo qualche parola (in realtà mi basta leggere un nome, per sentirmi già meglio), me lo rigiro anche solo tra le mani e poi lo rimetto giù.

Questi tre libri, questa tua bellissima Trilogia della Pianura, che qualcuno forse reputa un po’ sopravvalutata, forse perché parla di cose troppo semplici (eppure così vere, così reali, così piene di vita, porca miseria!), credo che mi accompagnerà tutta la vita.

E so già che a Holt tornerò. Leggendoti e rileggendoti, ma anche da sola, con la mente. Alla fattoria dei McPheron o a ballare un valzer all’Associazione dei veterani. E a salutare tutti questi bellissimi personaggi ancora una volta.
Quindi grazie, Kent, per queste bellissime storie che ci hai saputo raccontare.
Con immenso affetto
Elisa

Titolo: Crepuscolo
Autore: Kent Haruf
Traduttore: Fabio Cremonesi
Pagine: 315
Editore: NN Editore
Prezzo di copertina: 18,00€
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formato brossura:Crepuscolo. Trilogia della pianura: 3
formato ebook: Crepuscolo

21 commenti:

  1. Che parole toccanti, le tue. Penso di aver fatto proprio bene a seguire i tuoi consigli e prendere Benedizione (ed entrambe le pubblicazioni della Offill). L'ho iniziato ieri, Benedizione, e mi sta già prendendo molto. Grazie Elisa, per queste parole e per il consiglio.

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    1. Attenzione, che a un certo punto con Benedizione io ho pianto una valle di lacrime :P

      No boh, mi rendo conto che forse non ho poi detto molto sul libro, o sullo stile di Haruf. Però, ecco, questa lettera è proprio come mi sono sentita appena chiuso :)

      Fammi poi sapere se ti piaceranno! :)

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  2. Stupenda recensione e stupendo blog! Non conoscevo questa trilogia. Mi hai fatto venire voglia di leggerla. Mi consigli di iniziare da "Benedizione" o "Canto della pianura"? grazie mille!

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    1. l'ordine "esatto" sarebbe: Canto della pianura - Crepuscolo - Benedizione.

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    2. Sì, l'ordine esatto vede Benedizione per ultimo. Ma io li ho letti nell'ordine pubblicato da NN e li ho amati comunque :) L'importante è leggere Canto della pianura prima di Crepuscolo :)

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  3. era da parecchio tempo che non mi capitava di leggere (a distanza ravvicinata) tre libri di uno stesso autore, legati da un filo comune e, quindi, "catalogati" in quella che viene (comunemente) definita trilogia.

    in quel caso, era la "Trilogia della frontiera", di Cormac McCarthy.

    Haruf e McCarthy, 2 grand(issim)i scrittori americani, uno stile di scrittura diverso ma (anche) simile (Haruf è più essenziale, McCarthy è più rutilante), un grande attaccamento al mondo rurale, la capacità di far "respirare" al lettore l'esatto senso di ogni singola parola.

    ecco perchè, leggendo Haruf o, meglio, emozionandomi per Haruf, è stato inevitabile (ri)pensare a McCarthy.

    e dire che, fino a pochi mesi fa, nemmeno sapevo chi fosse Haruf.

    questi 3 suoi libri sono nella (ristretta) cerchia di quelli che consiglierei a tutti, ma tutti veramente.

    p.s. non dirò a chi devo la scoperta di Haruf, mi limiterò a "spargere" un indizio importante: è la più grande consumatrice di Nutella dell'intero Canavese.

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  4. Caspita, deve essere davvero bellissima questa Trilogia della pianura, ne sento parlare in ogni dove, un po' come fu tempo fa per la tetralogia di Elena Ferrante.
    Mi ha emozionato la tua lettera, così semplice e di cuore, e adesso ho ancora più curiosità verso questo autore tutto da scoprire!

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    1. Mentre con la Ferrante, almeno nel mio caso, verso la fine l'entusiasmo è un po' scemato (mi è piaciuta un sacco eh, ma all'ultimo volume non ne potevo quasi più), qui sento già tantissimo la mancanza di Holt e dei suoi abitanti.
      Non so, forse è più una cosa di testa che di cuore, però ecco, a me ha fatto emozionare tantissimo :)

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  5. Era da qualche tempo che pensavo di leggerli ma ora non ho più dubbi! Grazie Elisa, bellissima idea quella della lettera!

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    1. Grazie mille per la fiducia! Fammi poi sapere se ti commuoverà come ha commosso me :)

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  6. Questa lettera è una dichiarazione d'amore!
    Mi avevi comunque già convinta la prima volta che ne hai parlato. Finisco Alice Basso e inizio.
    Ciao da Lea

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  7. Che bello il tuo blog! Grazie per queste fantastiche recensioni :) Mahee Ferlini

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  8. Complimenti per la tua lettera che sintetizza bene tutte le emozioni che provocano i libri di Haruf. Io per il momento ho letto solamente Canto della pianura. Mi è piaciuto tantissimo. A seguire comprerò e leggerò sicuramente Benezione e Crepuscolo. Non vedo l'ora. Pensa Canto della pianura me lo ha consigliato una libraia quando le ho detto quanto mi era piaciuto STONER di John Williams. Mi ha consigliato proprio bene. Sicuramente un libro della mia vita. Una poesia.

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  9. Complimenti anche per la tua recensione di STONER.

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