lunedì 11 maggio 2015

LA CANZONE D'AMORE DI QUEENIE HENNESSY - Rachel Joyce

Voi l'avete letto L'imprevedibile viaggio di Harold Fry? Un romanzo uscito un paio di anni fa e che ha avuto un successo strepitoso, e che racconta del pellegrinaggio che il protagonista, Harold Fry appunto, decide di affrontare per raggiungere Queenie Hennessy, una donna con cui non aveva più avuto contatti da vent'anni e che, in punto di morte, gli ha scritto un messaggio, semplicemente per salutarlo e ringraziarlo.
A me il libro era piaciuto molto. Avevo adorato Harold Fry, la sua tenerezza e la sua caparbietà in quella sua lunga camminata da una parte all'altra del Regno Unito. Mi era piaciuto il modo in cui l'autrice, Rachel Joyce, aveva criticato la società che tende a strumentalizzare un po' tutto, e amato il finale, commuovente e buonista al punto giusto, pur nel dolore.

Mai, però, mi era venuto in mente di aver bisogno di leggere questa storia da un altro punto di vista. Non credevo fosse necessario, sapere cosa pensava la donna che ha dato origine al viaggio dell'uomo. Forse perché la percepivo solo come una scusa, come uno strumento, per il cammino che Harold doveva intraprendere per ritrovare se stesso.
Eppure, Rachel Joyce, forse per riprendersi un po' dal minore successo avuto dal suo romanzo successivo, Il bizzarro incidente de tempo rubato, ha pensato bene di ritornare a disturbare Harold e, soprattutto, la povera Queenie.

Questo libro parla di lei. Dal momento in cui ha spedito il suo breve messaggio all'uomo che ha sempre amato al giorno in cui lui è finalmente arrivato. Nel mentre, ha vissuto in questa casa di cura per malati terminali, con alcuni di loro ha stretto amicizia e con loro ha condiviso l'attesa, che in qualche modo ha portato un po' di speranza in un posto in cui non ce ne può proprio essere. E ha scritto: del suo passato con Harold, di come lo ha conosciuto e si è innamorata di lui senza mai rivelarglielo, e di dove si è rifugiata dopo, quando non poteva proprio più stargli accanto. Una lunga lettera destinata proprio a lui, per raccontargli tutte quelle cose che non ha mai potuto o saputo dirgli.

Già dalle prime pagine, ho avuto la conferma che questo libro non fosse per niente necessario e che sia andato a svelare il passato in un modo un po' forzato, togliendo al lettore che ha letto il romanzo precedente (e deve averlo letto, per poterci capire qualcosa) il gusto di immaginarselo da solo. 
In più, la tristezza che traspare del libro è una tristezza quasi gratuita. Nel senso, l'attesa, il dolore, l'ineluttabilità di quello che sarebbe successo a Queenie, con l'implorazione continua di Harold di aspettarlo, era ben evidente già nel primo libro, senza che fosse necessario entrare in una casa di cura per malati terminali e vedere tutti spegnersi a poco a poco. L'idea che l'autrice voleva dare era sicuramente quella che si può e si deve cercare di essere felici fino alla fine, però ho avuto l'impressione che sfruttasse la commozione e la lacrima facile per arrivare al lettore in modo, appunto, quasi gratuito.

Detto questo, non posso sicuramente negare che il libro sia scorrevole, scritto bene e di facile lettura, e che in alcuni punti la tristezza venga soppiantata da momenti dolci e divertenti. 
Però, ecco, rimane una lettura che forse non sono tanto io che non avrei dovuto affrontare (ok, in parte sì, perché quando un autore torna su una storia già conclusa a distanza di così pochi anni, probabilmente è perché non sa più bene cosa scrivere e cerca di sfruttare un successo già avuto... ma ero curiosa, dai!) ma soprattutto che l'autrice, per rispetto della sua passata storia e dei suoi personaggi, non avrebbe proprio dovuto scrivere.

Titolo: La canzone d'amore di Queenie Hennesy
Autore: Rachel Joyce
Traduttore: Ada Arduini e Lucia Olivieri
Pagine: 342
Editore: Sperling & Kupfer
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