mercoledì 15 maggio 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #33

La puntata di oggi della rubrica di confronto tra titolo originale e titolo in traduzione sarà un po' particolare perché, oltre all'analisi vera e propria, comprenderà anche una riflessione personale e una specie di recensione. Tutto insieme, per risparmiare spazio e non fare tre post diversi troppo simili tra loro.

Domani uscirà al cinema "Il grande Gatsby" trasposizione cinematografica (la quarta se non erro) del libro di Francis Scott Fitzgerald, diretto da Baz Luhrmann. La campagna pubblicitaria dietro a questa uscita è stata molto forte. Il libro è tornato a far sentire la sua presenza in libreria e nelle classifiche, grazie anche all'edizione da 0.99 € della Newton Compton. Tutti ne parlano e chi ancora non aveva letto il libro è prontamente corso ai ripari. Così che adesso tutti stanno parlando di questo libro e di questo film.
I"Il grande Gatsby" è un romanzo che ho letto diverse volte, in diverse lingue e in diversi momenti della mia vita. La prima volta ero molto giovane e, ammetto, credo di non averci capito molto. Poi l'ho studiato, l'ho riletto in inglese e mi si è aperto un mondo. Non tanto per la trama, che può piacere o meno, quanto per l'incredibile caratterizzazione dei personaggi e per il ritratto di quella fantastica società degli anni '20 in America. 
Un libro che amo molto, che consiglierei a chiunque di leggere, anche se capisco perfettamente che possa lasciare un po' interdetti e che non si possa sempre cogliere, soprattutto dopo una singola lettura, tutta la sua forza.

Come dicevo, in occasione dell'uscita del film, non si fa altro che parlare di Francis Scott Fitzgerald e delle sue opere. In questo calderone di marketing c'è finita anche la rivista Vanity Fair che ha pubblicato in esclusiva, nel numero della settimana scorsa, un racconto inedito di questo autore. 
Io leggo questa rivista (di cui apprezzo molto le pagine dedicate ai libri e ai film) a sbafo, rubandola a mia suocera che me la passa quando ha finito di leggerla. Solitamente, quindi, la sfoglio con un paio di settimane di ritardo. Però questa volta, saputo della presenza del racconto, non ho potuto fare a meno di chiederle se potesse passarmi quelle pagine (un gesto non esattamente elegante, però per la lettura questo e altro). E quindi domenica, seduta sulla sdraio al sole, ho letto questo raccontino.
Casualmente, sempre domenica mi è arrivata la segnalazione di una fan (che ringrazio tantissimo) per questa rubrica e riguardava proprio questo racconto.

Un racconto inedito, dicevamo. Inedito perché la sua pubblicazione, sebbene Fitzgerald fosse già conosciuto, era stata scartata da tutti le riviste a cui l'aveva proposta. C'è chi dice per il tema non semplice, chi perchè c'era crisi e chi con molti meno scrupoli perché non era all'altezza.
Ma iniziamo dal titolo. Il racconto in lingua originale si intitola "The Nightmare", ovvero "L'incubo". Sulla rivista (deciso da chi, non lo so) è stato invece presentato come "Proposta di matrimonio":


Sì, lo so, detta così potrebbe anche avere un aspetto ironico e non so se questo sia effettivamente stato lo scopo di chi ha scelto il titolo o se si tratta di una casualità. In ogni caso, non riesco a trovarla una scelta azzeccata. Anche perché era davvero semplice da tradurre: "L'incubo".
E il racconto, tradotto da Anna Ravano, effettivamente parla di un incubo, quello vissuto dai degenti di un manicomio e da chi lì ci lavora, che, inevitabilmente, se non sta attento, rischia di diventare più matto dei matti che cerca di curare. L'incubo è quello vissuto da un uomo, i cui tre fratelli vivono in questo manicomio, che decide, scambiando normali segni di stanchezza per sintomi di una malattia mentale, di farsi internare, per sicurezza, per capire se c'è qualcosa che non va. Ma ben presto si renderà conto che il limite tra sanità e malattia mentale è molto labile e può vacillare in chiunque. 
Per carità, una proposta di matrimonio all'interno di queste poche pagine c'è davvero e svolge anche un ruolo importante. Ma perché cambiare il titolo?

L'altra domanda, e mi perdonino gli amanti e gli studiosi di Fitzgerald per osare porla, è: ma se questo racconto era stato scartato e fino ad oggi non era mai stato tradotto e pubblicato da nessuno, ci sarà un motivo, no? Era davvero necessario riproporlo a tutti? E soprattutto, perché proprio adesso? (quest'ultima è ovviamente una domanda retorica).
Per carità, preferirei veder pubblicate le sue liste della spesa o i suoi appunti delle elementari anziché le nuove edizioni di Gatsby con la locandina del film in copertina, come quella di Mondadori.
Può anche darsi che lo stesso Fitzgerald, visti i rifiuti non avesse più voluto saperne di questo raccontino, che se ne fosse lui stesso dimenticato. Il fatto che un racconto sia inedito, per quanto bravo e famoso sia lo scrittore, non implica per forza che sia anche bello, no?

Non ce l'ho assolutamente con il racconto di Fitzgerald, su cui sto ancora un po' meditando (l'ho trovato in parte ben scritto in parte un po' confuso... e non so se questo senso di confusione sia voluto o meno). E' che non riesco tanto a sopportare la moda in letteratura. E' una cosa che proprio mi irrita e mi dispiace che a caderne vittime siano anche autori notevoli, che una persona dovrebbe leggere sempre e comunque, indipendentemente dal film o da quanto sia bello il protagonista che lo interpreta.

23 commenti:

  1. L'importante è che ne parlino, secondo me. Anzi è imperdonabile che ci sia qualcuno che ancora non l'abbia letto :) quindi ben vengano edizioni cheap ma con traduzioni fedeli e campagne di marketing kitsch ed esagerate!baci

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    1. Ma sai che anche io fino a poco tempo fa ero convinta che "Il grande Gatsby" fosse uno di quei libri che tutti hanno letto? Poi ho scoperto che non è così! (ogni tanto mi capita di avere queste idee, del tutto infondate, basate sulla logica "io l'ho letto" :P)

      Sul marketing kitsch non lo so se sono tanto d'accordo... o meglio, da un lato va bene perché davvero tutti ne stanno parlando e molti stanno leggendo il libro, dall'altro mi spiace, e parecchio, che sia solo per via del film

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  2. Oddio, e io che credevo che fosse solo un foglietto con la locandina appoggiato sopra! Veramente fa parte della copertina? Orrore!

    Ti ho lasciato un premio: http://seunanottedinvernounlettore.wordpress.com/2013/05/15/very-inspiring-blogger-award-grazie-athenae-noctua/
    Buona giornata :)

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    1. E' la nuova copertina, sì... -.-'

      ti ringrazio tantissimo per il premio! :)

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  3. La moda nella letteratura oggi è tutto. Basta sfogliare i cataloghi dei "grandi" editori o, peggio, le classifiche dei libri più venduti.

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    1. Lo so! E mi fa una rabbia incredibile!
      E mi fa ancor più arrabbiare che nel mezzo ci finiscano anche libri come questo!

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  4. Ah, quando traducono troppo liberamente i titoli fa molta rabbia anche a me! Al di là di questo, anch'io ho scelto il tuo blog per questo premio: http://cronacadiunavitaintima.wordpress.com/2013/05/15/primo-premio-per-blog-cronacadiunavitaintima/, che ho ricevuto da Se una notte d'inverno un lettore. Vale lo stesso? :)

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  5. A priori anch'io non amo "le mode del momento", ma credo che alla letteratura faccia un gran bene: c'è bisogno di spronare la gente a leggere, soprattutto autori di valore. E se per farlo c'è bisogno della moda, allora ben venga!

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    1. E' vero, spronano la lettura di certi libri e certi autori di valore... Ma ho letto un commento che ti diceva "il libro è bruttissimo, speriamo non lo sia anche il film" che boh, mi ha fatta un po' male.

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  6. Io non l'ho ancora letto, ma pensa: un paio di mesi fa ho recuperato una vecchia (1965) ma ottimamente tenuta copia del Gatsby in edizione Oscar Mondadori Settimanali (edizione integrale tradotta dalla Pivano, costo lire 350, copertina splendida... disegnata da non ricordo chi). Una chicca.

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    1. E ora la Mondadori lo ripropone con la copertina del film... furbi eh?

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  7. 'Sta moda di trasformare le copertine dei libri a seguito dell'uscita dei libri è fastidiosissima!!

    Comunque.. Secondo me il titolo è stato scelto visto la rivista, rivolto soprattutto ad un pubblico femminile.. Oddio, può darsi che io abbia fatto delle connessioni totalmente arbitrarie XD Però altrimenti effettivamente non si spiega..

    Tanto odio per le case editrici/traduttori XD

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    1. Potrebbe anche essere sì! Però Vanity Fair rispetto ad altre riviste tratta anche temi un po' più seri... quindi anche "L'incubo" ci poteva stare secondo me. Anche perché se poi qualcuno lo legge convinto che sia romantico e si trova davanti questo racconto, mi sa che ci rimane proprio male :P

      I traduttori non c'entrano nulla con il titolo, poveretti... ma alle case editrici vorrei davvero chiedere un gigantesco PERCHE'?

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  8. Ciao, io sono la ragazza che ti ha scritto su fb :)
    è stato un gran piacere leggere questo post, perché questo fatto del racconto di Fitzgerald mi ha interessata molto... Premetto che sono d'accordo, in linea di principio, con le idee che hai espresso qui; dico in linea di principio perché in ogni situazione e circostanza ci sono le eccezioni. Voglio dire, metti che c'è una quattordicenne cui mai nessuno ha consigliato nel modo giusto di leggere, che dei libri belli veramente non sa niente. Metti che questa ragazzina è pazza di Di Caprio, va a vedersi il film, le piace e decide di leggersi il libro, e scopre così che leggere le piace. Questo è un esempio assolutamente a caso, per dire che forse non tutto il male vien per nuocere. Ma a parte casi così che forse son solo mie romantiche fantasticherie, le mode letterarie sono pessime e quasi sempre insensate.

    Venendo al racconto invece... Io ci sono rimasta particolarmente male per questo cambio di titolo, perché a mio parere sminuisce molto il contenuto. E' vero, una proposta di matrimonio c'è ma è del tutto secondaria rispetto agli altri temi affrontati! Si parla del confronto malattia-sanità, della fragilità di quel confine, del rapporto tra i presunti sani e presunti malati... Che appunto è un incubo. Probabilmente l'intento era attirare alla lettura (=acquistare la rivista) spargendo odore di romanticheria. Ma che bisogno c'era? Voglio dire, penso che le stesse persone che l'hanno comprato e letto con questo titolo l'avrebbero letto e comprato anche col titolo originale, molto più appropriato. Bah, le logiche dietro queste azioni mi sono del tutto incomprensibili.

    Interessantissimo post comunque ;)

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    1. Effettivamente non avevo pensato ai casi che evidenzi tu... e possono effettivamente verificarsi! Conosco tante persone che hanno letto certi libri sono dopo aver visto il film (indipendentemente dall'attore di turno). Mio fratello lo ha fatto con I Miserabili :D

      Anche a me il cambio di titolo ha lasciato perplessa... e ho osato chiedere a mia suocera di leggerlo subito proprio per quello che mi avevi scritto tu.
      Probabilmente l'intento di Vanity Fair era proprio quello che hai evidenziato tu... però davvero il nome di Fitzgerald non era sufficiente ad attirare lettori?
      Quasi quasi scrivo alla rivista e glielo chiedo :)

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    2. perché no, sarebbe interessante scoprirlo! Se lo fai e ti rispondono facci sapere :)

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  9. Io non l'ho ancora letto "Il grande Gatsby". Mi sa che sono rimasta una delle poche persone!

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    1. Se decidi di leggerlo, aspetta che passi questa moda... secondo me lo apprezzerai molto di più!

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  10. A me in libreria verrebbe da dire un po' a tutti quelli che si approcciano a questo libro: "ma lo sapete, vero, che non è appena uscito? Lo sapete che è un classico della letteratura americana?"
    Che sconforto...

    Valentina
    www.peekabook.it

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  11. Io l'ho comprato da 0,99 ma sto facendo una fatica immane: se lo scrivevano ancora un po' più piccolo mannaggia a loro... ma cosa non si fa per risparmiare :)

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    1. Eh penso debbano stare in un numero massimo di pagine o non gli conviene più venderli a così poco!

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  12. La vicenda del titolo di quel racconto mi fa ripensare alla traduzione italiana (disastrosa) del titolo del film "Eternal sunshine of the spotless mind" (un verso tratto da "Eloisa to Abelard" di Pope) di Michel Gondry. In Italia il titolo è "Se mi lasci ti cancello". Stendo un velo pietoso, ma almeno colgo l'occasione per farti i complimenti per il blog! :)

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