Per crescere bene occorrono libertà e tranquillità.In una parola, fiducia. Ma anche regole e rispetto di esse, perché altrimenti il forte soverchia il debole, o il furbo abbindola il fesso, e di libertà non ve n’è più.
Accolgo sempre con una certa diffidenza il cambio di editore da parte di autori a cui sono affezionata. Capisco qualunque motivazione che ci possa essere alla base, che sia economica o affettiva, ma da lettrice appassionata delle opere di un certo scrittore vedere che improvvisamente usciranno con un’altra veste grafica e sotto un altro patrocinio, se così si può definire, provo quasi un moto di fastidio: mi sballa l’ordine in libreria, mi turba al momento della lettura, etc etc... tutte cose così, apparentemente prive di senso che però riescono spesso a condizionare il mio rapporto con un determinato libro.
È più o meno quello che mi è successo con La misura dell’uomo di Marco
Malvaldi, primo volume di una trilogia dedicata a Leonardo da Vinci, uscito in
libreria a novembre del 2018 per Giunti editore.
Sì, per Giunti editore.
Niente copertina blu elegante.
Niente formato piccolo, ben riconoscibile.
Certo, Malvaldi non è nuovo ai cambi d’editore, ma nella maggior parte dei casi
con altri marchi ha pubblicato per lo più saggi divulgativi, non romanzi. Non
gialli. E anche se poi ho scoperto che si è trattato di un cambio temporaneo (e che dovrebbe uscire a breve un nuovo romanzo per Sellerio), sono stata indecisa a lungo se leggere o meno questo
libro. Da un lato quanto detto sopra mi respingeva parecchio; dall’altro però
so quanto sia bravo Malvaldi con i gialli storici, quanto sia bravo a giocare
con la lingua e, soprattutto, quanto si diverta a farlo (Odore di chiuso ne è l’esempio
più lampante, oltre a essere il mio preferito in assoluto, più dei vecchietti
del Barlume).
Alla fine, complice anche un regalo di Natale, mi sono decisa. La
misura dell’uomo è stata la mia prima lettura di questo 2019. E spero davvero
non determini l’andamento di tutto l’anno. Perché no, non mi ha convinta.
Siamo a Milano, sul finire del XV secolo: una città che sta
fiorendo, in pieno Rinascimento, grazie al consolidamento del sistema
finanziario e al patrocinio di Ludovico il Moro che governa la città. In questo
contesto opera Leonardo da Vinci. Un uomo piuttosto singolare, che vive con la
madre, gira per la città con delle lunghe vesti rosa, scrive al contrario e
sembra sempre immerso nei suoi pensieri. In qualche calcolo, forse, o in come
cavolo fare a rivestire di rame un’enorme statua che gli è stata commissionata
proprio dal Moro. Quasi non sembra accorgersi degli intrighi che succedono in
città, tra governatori legittimi e regnanti illegittimi, tra richieste di
alleanze e tentativi di tradimento. Finché un giorno non viene chiamato al
Castello: è stato trovato un uomo morto in cortile e occorre che qualcuno,
oltre all’astrologo di Corte, indaghi su cosa è successo. Verrà così alla luce
uno strano complotto, che Leonardo è chiamato a sventare.
Le potenzialità per essere un buon romanzo La misura dell’uomo
le ha tutte: il personaggio di Leonardo, il contesto storico e sociale, l’idea
del giallo e del ritrovamento. Ma Malvaldi stesso sembra perdersi nella trama
che ha inventato, ricca di intrecci, personaggi (c’è un Dramatis Personae all’inizio,
ma secondo me non è sufficienti) e riferimenti storici che io personalmente ho
faticato un po’ a seguire. Ma a parte questo, ciò che più mi ha lasciato
interdetta in questa lettura è che non mi sono divertita. Non quanto Malvaldi
in passato mi aveva abituato a fare. È come se si fosse in qualche modo
trattenuto, che non abbia spinto abbastanza su quegli elementi (il linguaggio,
la caratterizzazione dei personaggi) che invece di solito sono il suo forte.
Anche la parte gialla vera e propria per me è stata poco convincente: manca la
curiosità, manca il colpo di scena, manca il poter seguire passo passo l’investigatore
(e che investigatore!) nelle sue indagini e arrivare con lui alla soluzione. Tutte
cose che mi sarei aspettata.
Insomma, sono arrivata alla fine di La misura dell’uomo un po’ a fatica, devo
dir la verità, con la sensazione di aver letto un romanzo che poteva essere
molto ma molto di più di quello che alla fine è stato. Perché conosco Malvaldi
e il suo stile da parecchi libri e so che ne sarebbe stato in grado.
Certo, è anche vero che si tratta il primo di tre volumi, quindi c’è ancora tempo per sviluppare
meglio tutte le parti che, per me, non hanno funzionato. Il problema però è che
è proprio il primo romanzo a dover far venire la voglia e la curiosità di
leggere anche i successivi. E, in questo caso, almeno per me non è successo.
(Anche se poi li leggerò lo stesso, perché io a Malvaldi voglio sempre un sacco bene).
Titolo: La misura dell'uomo
Autore: Marco Malvaldi
Pagine: 300
Editore: Giunti editore
Anno: 2018
Prezzo: 18,50€
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formato cartaceo: La misura dell'uomo
formato ebook: La misura dell'uomo