Tornati a casa di mio padre, ti riposi vicino ai miei piedi sul tappeto del soggiorno e io fumo arruffandoti le radici rosse del pelo. Adesso sei tornato tu. Quel tu che non si siede, non resta fermo, non si blocca e non sta al piede a comando, che non viene quando lo chiamo, che non sa camminare come si deve, proprio per niente. Eppure devo ammirare il modo in cui resti te stesso. Non voglio trasformarti in uno di quei giocattoli a batteria che abbaiano e fanno la capriola quando premi l'interruttore. Ho sbagliato a dirti che sei stato cattivo. Ho sbagliato a cercare di importi un po' della mia umanità, visto che il genere umano non mi ha mai portato nulla di buono.
Io sono una di quelle persone che si ferma a salutare ogni
cane che vede per strada. Che si ferma a guardare le somiglianze tra l’animale
e il suo padroncino e a immaginare quale rapporto ci sia tra loro, e che si
commuove di fronte a ogni gesto di tenerezza che si scambiano.
Non ho mai avuto un cane mio. Più volte ci ho pensato, ma
per un motivo o per l’altro non è mai il momento giusto. E poi ora ho una gatta
bellissima, a cui voglio molto bene.
Credo siano stati tutti questi motivi a spingermi verso
fiore frutto foglia fango, il romanzo d’esordio della scrittrice irlandese Sara
Baume, da poco uscito per NN editore con la traduzione di Ada Arduini. Mi
piaceva tantissimo il titolo, mi piaceva tantissimo la copertina, ma
soprattutto la sua trama: un cane senza un occhio che viene adottato da un uomo
senza niente se non se stesso, le sue abitudini e i suoi ricordi.
Sono una coppia un po’ strana, Unocchio e Ray. L’uomo lo ha
adottato d’impulso, dopo aver visto un annuncio sulla vetrina di uno dei
negozietti del piccolo paese irlandese in cui abita. Quando lo ha visto la
prima volta, quando ha visto il suo aspetto malandato e la sua paura, Ray ha
capito che era il suo compagno giusto. D’altronde anche Ray è un solitario: lo
è sempre stato, fin da bambino, e lo è diventato ancora di più quando suo
padre, che si è preso cura di lui per tutta la vita, è morto.
Unocchio e Ray riescono a crearsi quasi subito una routine,
fatta di passeggiate e corse sulla spiaggia, di annusate tra i cespugli e di
coccole in poltrona.
Di sera guardiamo la televisione. A te piacciono i documentari sulla natura, soprattutto se ci sono versi d'uccelli acutissimi. A me piacciono i reality show. Mi piace il fatto che, senza copione, la gente non sa cosa dire o dice le cose sbagliate. Mi piace che, senza cipolle, la gente piange comunque; anzi, piange meglio.Io non ho fatto la vita dei personaggi della televisione. Non ho combattuto in guerra, non mi sono innamorato. Non ho mai tirato un pugno a un uomo o preso per mano una donna. Non ho vissuto al massimo, non ho avuto una vita piena, ma voglio comunque credere che sia stata intensa, che sia stato capace di mettere in discussione e riflettere sulla mia esistenza nulla e vuota,e a volte anche di capirla.
Nessuno però può entrare nel loro mondo. Unocchio non lo
permette. Finché un giorno, proprio durante una delle loro passeggiate, il cane
azzanna un altro cane e i due sono costretti a scappare. Inizia così un lungo
viaggio in auto apparentemente senza meta, in cui i due a poco a poco impareranno
a conoscersi sempre di più, a vicenda, ma soprattutto se stessi.
Il potenziale affinché fiore frutto foglia fango mi piacesse
tantissimo c’era tutto. C’è la tenerezza del rapporto tra un cane e il suo
padrone; c’è la storia di Ray, quest’uomo solitario che non è mai riuscito a
trovare il suo posto nel mondo, ma che al tempo stesso vive bene nelle sue
piccole abitudini e routine, lontano da tutti; c’è il viaggio alla ricerca di
se stessi che non porta poi così lontano da dove si è partiti.
Tu non mi appartieni, Unocchio. Tu non mi appartieni e ho sbagliato a trattarti come se fossi mio. Tu appartieni alle colline ingannatrici, ai campi e ai fossi irrefrenabili, alle buche della foresta, alla linea dell’orizzonte, ai tassi.Le stagioni non mi appartengono, il mare non mi appartiene, il cielo non mi appartiene. È mia soltanto la casa di mio padre, e anche se cambiassi tornerei a essere quello di prima.
Eppure, qualcosa tra me e questo romanzo non ha funzionato del tutto. Ho trovato delle parti bellissime e tenerissime, ma anche altre davvero faticose, soprattutto nelle descrizioni della natura circostante, così importante per Ray e per Unocchio, ma in cui io confesso di essermi un po’ persa. Sara Baume è una grande osservatrice, che presta attenzione anche al più piccolo dettaglio, e anche una grande conoscitrice della natura: qui si trovano riferimenti a uccelli, piante, fiori sconosciuti ai più, che lei invece riesce a descrivere in modo magistrale, oltre che dettagliato. Forse fin troppo, almeno per quanto mi riguarda (forse perché, pur essendo io cresciuta in campagna, in mezzo a campi, prati, colline, alberi e fiori, non ho mai prestato attenzione ai nomi delle cose, mi sono limitata a osservarle).
In ogni caso, se si ha un cane o lo si ha avuto in passato, ma anche solo se si amano senza mai averne avuto uno, fiore frutto foglia fango farà commuovere fin dalla prima pagina, fin da quella corsa disperata di Unocchio per salvarsi la vita e dal momento in cui Ray se lo carica in auto.
Ed è sicuramente un libro molto poetico, che, tra il nome di una pianta e l'altro e una descrizione e l'altra, riesce a raccontare al meglio quale straordinario rapporto si
possa creare tra un cane e chi decide di adottarlo, ma soprattutto tra due
esseri solitari che decidono di unire le loro solitudine.
Autore: Sara Baume
Traduttore: Ada Arduini
Pagine: 236
Anno di pubblicazione: 2018
Editore: NN editore
Prezzo di copertina: 18,00 €
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