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mercoledì 26 ottobre 2016

RICETTARIO AMOROSO DI UNA PASTICCIERA IN FUGA - Louise Miller


INGREDIENTI

  • Un titolo che con quello originale non c’entra nulla
  • Una copertina bellissima, per attrarre gli ingenui.
  • Una donna in fuga, possibilmente amante di un uomo sposato che non ha nessuna intenzione di lasciare la moglie, possibilmente orfana o con genitori degeneri
  • Un bucolico paesino di campagna, da contrapporre alla tristezza della città
  • Un cane
  • Un anziano saggio, preferibilmente malato e in procinto di morire
  • Un uomo affascinante, dalla vita misteriosa
  • Una donna all’apparenza burbera ma dal cuore tenero, con un triste passato romantico e un’antagonista che la vuole fare impazzire
  • Una migliore amica
  • Qualche gravidanza, più o meno voluta
  • Un banjo, per dare un pizzico di brio e originalità
  • Tanti dolci, preferibilmente torte dai nomi intraducibili, oppure di mele.


PREPARAZIONE
Lavorate il titolo che con quello originale non c’entra nulla con la bellissima copertina e metteteli da parte.

Prendete tutti gli altri ingredienti, partendo dalla donna in fuga, amante di un uomo sposato e cresciuta solo dal padre poiché la madre aveva i fatti suoi da farsi, e mescolateli insieme come più vi aggrada, in ordine e quantità che preferite.
L’impasto potrebbe assumere forme e colori non del tutto piacevoli e spesso difficili da lavorare, man mano che aggiungete i vari ingredienti. Nel caso succedesse, aggiungete più dolci dai nomi intraducibili, più cane che amalgama sempre il tutto, e più banjo.
Non esagerate con le gravidanze, volute o meno, perché diventano poi complicate da gestire, e nemmeno con i misteri del passato, perché alla fine il gusto potrebbe annoiare un po’.
Una volta uniti tutti gli ingredienti, prendete il titolo che quello originale non c’entra nulla e la bellissima copertina che avete lavorato in precedenza, uniteli all’impasto e mettete in forno per 320 pagine.

Una volta sfornato, lasciate raffreddare. Anche così, al gusto il libro potrà risultare noioso, a tratti poco credibile, a tratti parecchio irritante, e vi farà venire voglia di picchiare metà dei suoi protagonisti o di lanciarlo giù dalla finestra.

A meno che non siate amanti del genere, o abbiate voglia di una lettura particolarmente leggera, che non sa di nulla, consiglio di accompagnare il libro con un buon digestivo.
O di non leggerlo proprio.


Titolo: Ricettario amoroso di una pasticciera in fuga
Autore: Loiuse Miller
Traduttore: Maura Parolini e Matteo Curtoni
Pagine: 320
Editore: Sonzogno
Anno: 2016
Acquista su Amazon:
formato brossura:Ricettario amoroso di una pasticciera in fuga

giovedì 31 marzo 2016

I bookblog di marzo si vestono di nuovi colori... e di tanti libri!

E siamo arrivati anche alla fine di marzo. Finalmente c'è l'ora legale, le piante sono piene di fiori, il sole quando c'è è già bello caldo e permette le prime letture sul balcone, e questo fine settimana c'è il Book Pride a Milano, l'evento che dà un po' il via alla mia stagione di fiere del libro.

Ma pensiamo al mese che sta finendo. Un mese di letture, come sempre, e anche di qualche incontro. E partiamo subito da quello che da gennaio è diventato un appuntamento mensile fisso e che lo sarà fino a giugno, ovvero Una valigia di libri. Nell'incontro di questo mese, che si è tenuto il 19 marzo, protagonista era la letteratura centro e sud americana. È stato proprio un bell'incontro, ricco di suggerimenti (tantissimi suggerimenti, virtuali e dal vivo) e di spunti di riflessione, ma anche di chiacchiere. Non vedo davvero l'ora che arrivi il 16 aprile per il nuovo appuntamento (destinazione: Asia).

Pochi giorni dopo, il 22, sono invece andata con la mia amica Barbara alla presentazione del nuovo romanzo di Jonathan Coe, Numero undici, alla Scuola Holden di Torino. Avevo già assistito in passato a un incontro con questo autore, ad Alba durante la sagra del tartufo, e avevo proprio voglia di risentirlo. Che dire? Un bellissimo incontro e, soprattutto, una bellissima persona lui. Ci ho anche chiacchierato un po' durante il firmacopie ed è stato proprio emozionante.

Segnalo poi anche la puntata di questo mese di Casa Rampante, Tamponamenti, e il fatto che in questi giorni esce terzo libro tradotto da me, La guerra del marketing (non so se mi abituerò mai all'emozione che si prova vedendo il proprio nome all'interno di un libro).

E ora passiamo ai libri. Un mese di letture e riletture, otto in tutto, con qualche grande scoperta e qualche piccola delusione.
Le letture del mese meno La parte divertente, che ho restituito prima di fare la foto

BENEDIZIONE - Kent Haruf: la prima lettura del mese è stata una grande, grandissima lettura. Pubblicato in Italia da NN editore, con la traduzione di Fabio Cremonesi, Benedizione di Kent Haruf è un libro semplicissimo e dolorosissimo. Assolutamente da leggere.

LA PARTE DIVERTENTE - Sam Lipsyte: una raccolta di racconti, per amanti del genere, che più che divertenti definirei grotteschi... come la società che criticano. Pubblicato da minimum fax con la traduzione di Anna Mioni.

SANGUE NEGLI OCCHI - Lina Meruane: edito da laNuovafrontiera, con la traduzione di Luca Mariotti, questo libro è stata una grande rivelazione di questo mese. La storia è quella di una donna che diventa cieca e fatica ad abituarsi a questa condizione. Incredibile soprattutto lo stile dell'autrice.

L'ERA DI CUPIDIX - Paolo Pasi: le edizioni Spartaco, e Paolo Pasi in particolare, sono per me garanzia di editoria italiana indipendente di qualità. E L'era di Cupidix, che racconta di un mondo dove i sentimenti vengono regolati da pastiglie, ne è l'ennesimo esempio.

SCENDE LA NOTTE TROPICALE di Manuel  Puig: la mia prima rilettura dopo anni che non lo facevo. Pubblicato da Sellerio, con la traduzione di Angelo Morino, Scende la notte tropicale di Manuel Puig è un libro bellissimo che ha segnato i miei anni universitari. La storia di due anziane sorelle, raccontata solo tramite dialoghi e lettere.

CAFÉ JULIEN - Dawn Powell: eccola qua, la delusione del mese. Da questo libro, edito da Fazi e tradotto da Silvia Castoldi, mi aspettavo davvero tantissimo. Forse troppo, al punto da aver un po' condizionato la lettura, che si è rivelata lunga e faticosa. Peccato.

NUMERO UNDICI - Jonathan Coe: eh niente, il Jonathan Coe che tutti i suoi fan stavano (ok, stavamo!) aspettando è davvero tornato. Pubblicato sempre da Feltrinelli, con la traduzione di Mariagiulia Castagnone.

GIRL RUNNER - Carrie Snyder: pubblicato da Sonzogno con la traduzione di Gioia Guerzoni, questo libro è stata la seconda grande rivelazione di questo mese. Per fortuna non mi sono fermata al titolo e alla copertina, ma ho letto anche i commenti della critica e ho letto il libro. Che si è rivelato molto intenso e coinvolgente. Anche se non amate correre.

Il vostro marzo come è stato? Quali libri avete letto?

martedì 29 marzo 2016

GIRL RUNNER - Carrie Snyder

Ricordo che sussurravo la parola indistruttibile mentre correvo o quando sentivo arrivare un grande dolore, ma lo ripetevo perché sapevo di non esserlo. Non ho mai corso perché ero forte, se capite cosa intendo. Non era la forza che mi rendeva un'atleta, era il desidero di essere forte.
Correvo per coraggio. Lo faccio ancora, anche se è solo nella mia mente.

Non sono mai stata molto sportiva. Mi piace nuotare e pattinare, ma non lo faccio poi così spesso, in realtà. E andare a correre è forse l’attività fisica che odio di più. Ci avevo provato, qualche anno fa, a farlo con una certa costanza, ma non sono mai riuscita ad appassionarmici (troppa fatica, troppo sudore, troppo dolore alle gambe dopo). So che mi farebbe bene, che è uno sport quasi a costo zero e, vivendo in campagna, avrei anche molte strade poco trafficate in cui andare. Ma no, mi spiace, proprio non ci riesco.

Quando mi è stata proposta la lettura di Girl Runner di Carrie Snyder, romanzo da poco uscito per la casa editrice Sonzogno con la traduzione di Gioia Guerzoni, il primo pensiero è stato che qualcuno mi stava facendo uno scherzo. Oppure che volesse provare a convincermi a correre passando tramite l’attività che amo di più, la lettura. Sono stata molto indecisa se leggerlo o meno, devo dire la verità. A convincermi è stata una frase che ho letto a proposito di questo romanzo, scritta in una recensione pubblicata su Star Tribune, che lo paragonava a Olive Kitteridge di Elizabeth Strout. Ok, allora non è solo il libro di una che si mette a correre e corre per 280 pagine. Ci deve essere sicuramente qualcosa di più.

Girl Runner racconta la storia di Aganetha Smart, che nel 1928 conquistò la medaglia d’Oro alle Olimpiadi negli 800 metri. Correva fin da quando era bambina, Aganetha, tra un lavoro di campagna e l’altro, da sola o insieme a tutte le sue sorelle. Poi è cresciuta, e ha continuato a correre, con dei vecchi scarponcini che le rovinavano i piedi e poi via, veloce come il vento, con delle scarpe vere e su una pista vera. E poi ha vinto, è diventata famosa, allontanandosi da quella sua numerosa famiglia e da quasi tutti i problemi che le aveva sempre portato. Ma poi la disciplina è stata abolita e la sua vita è tornata quella di prima. Fino ad aver seppellito tutti i famigliari e con essi tutti i ricordi, gli scandali, le gioie e i dolori. Fino a 104 anni e a quella casa di riposo che non sa che lei correva e che ancora lo fa nella sua mente. Ma forse anche a 104 anni, anche su una sedia rotelle, anche con una voce fioca che a volte non riesce a farsi sentire, c’è ancora tempo per un’ultima corsa.

Girl Runner è stata una lettura inaspettatamente bella. Inaspettatamente, perché come dicevo all’inizio temevo fosse un libro incentrato principalmente sulla corsa. E in parte lo è sicuramente, perché Aganetha (che è un personaggio inventato, anche se fino a che non lo si legge nella nota finale dell’autrice non ce ne si rende conto) corre, corre sempre, nella pista, certo, ma anche nella sua vita. 
Una saga famigliare che in realtà parla di una sola generazione, che parte dai primi anni del Novecento in Canada, quando si moriva ancora di epidemie, o di parto, o di aborto clandestino, o, molto semplicemente, in guerra, e arriva fino a oggi.

Carrie Snyder è stata bravissima a creare questo personaggio e tutta la sua incredibile famiglia di contorno; è stata brava a mettere su carta, oltre alla corsa, alle Olimpiadi e al ruolo e alla considerazione delle donne nello sport di quegli anni, anche altri argomenti difficili da affrontare per l’epoca; è stata brava a saltare tra passato e presente senza generare confusione, ma creando un meccanismo perfetto. Quello che ne è venuto fuori è un libro coinvolgente e bellissimo.

Voglia di andare a correre Girl Runner non me l’ha fatta venire, questo no. E forse è proprio per questo motivo che lo consiglio a tutti, anche ai più pigri, anche a quelli che come me a prima vista, per il titolo (che non poteva comunque essere diverso, secondo me) e per la copertina (con la bella illustrazione di Maria Cecilia Azzali… e non ricordo se vi ho già detto quanto io adori queste nuove copertine Sonzogno), avevano pensato non facesse per loro. Sono sicura che vi stupirà, proprio come ha stupito me.


Titolo: Girl Runner
Autore: Carrie Snyder
Traduttore: Gioia Guerzoni
Pagine: 281
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Sonzogno
Prezzo di copertina: 16,50€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Girl runner
formato ebook:Girl runner (Romanzi)

lunedì 1 febbraio 2016

Un gennaio di libri

Con un giorno di ritardo arriva il post di riepilogo del gennaio rampante. Avevo preso l'abitudine di pubblicarlo l'ultimo giorno del mese, ma per un piccolo contrattempo (che consiste in mare, cibo e passeggiate) arriva solo oggi.

© Gizem
Siamo già al 1° febbraio, porca miseria. Dico porca miseria perché oggi è un anno giusto giusto che ho smesso di ricevere uno stipendio fisso a fine mese (evento che mi avevo raccontato in questo post). Non dico che sono disoccupata, perché in realtà di lavoretti in questo anno ne ho fatti eccome, però, ecco, senza la certezza della cifra fissa e di quei contributi che tra 1500 anni mi avrebbero permesso di andare in pensione. Per festeggiare, questa settimana farò il mio tradizionale invio di cv alle case editrici: lo faccio più o meno ogni due mesi, di scegliere una settimana e mandare cv come se non ci fosse un domani. Per ora i lavori che ho trovato sono arrivati da altri canali, ma non si sa mai! (Case editrici che state leggendo, state pronte insomma!)

A questo proposito, ho finalmente pubblicato qui sul blog una pagina qui sul blog dove offro Servizi editoriali. Ci stavo pensando già da un po', vista anche l'esperienza accumulata in questi anni. E finalmente la pagina ha preso vita e spero porti presto grandi risultati.

Ma veniamo al blog e a come è stato il suo gennaio.

La primissima cosa da segnalare è sicuramente il primo incontro ufficiale del progetto Una valigia di libri, organizzato da me, da Claudia di Il giro del mondo attraverso i libri e da Stefania della Libreria sulla parola. Dopo la presentazione di dicembre, finalmente il 16 gennaio abbiamo dato il via agli incontri veri e propri. Ed è stato bellissimo sedersi a chiacchierare di libri, italiani in questo caso, e del mondo della lettura in generale insieme a persone così partecipi e così interessate. Potete leggere un piccolo resoconto dell'incontro e i libri che sono stati consigliati qui.
Inutile dire che non vedo davvero l'ora che arrivi il 20 febbraio per il secondo incontro (dedicato all'Europa!).

Direi comunque che in questo mese ho principalmente letto. Tra una lunga traduzione da consegnare, qualche gita con il lettore rampante e un paio di visite molto fruttuose al mercatino dell'usato di Chivasso, non c'è stato molto tempo per fare altro. Otto sono stati i libri di questo mese. Alcune belle letture, alcune un po' meno, ma nel complesso mi posso ritenere completamente soddisfatta.


I libri che ho letto a gennaio, meno due che sono in prestito!

Ecco qui un piccolo sunto di che cosa ho letto:

- FLORENCE GORDON di Brian Morton, edito da Sonzogno e tradotto da Maura Parolini e Matteo Curtoni: è stato il primo libro dell'anno e, devo ammettere a malincuore, la prima delusione. Mi aspettavo tanto da questo romanzo e dalla sua protagonista. E in cambio non ho ricevuto molto.

- SULL'ORLO DEL PRECIPIZIO di Antonio Manzini: un libricino piccino picciò, in una bella edizione Sellerio, che racconta in modo molto utopistico cosa potrebbe venir fuori dalla fusione tra Mondadori e Rizzoli. Troppo utopistico, forse.

- BELLA ERA BELLA, MORTA ERA MORTA di Rosa Mogliasso, edito da NN editore: un bel romanzo, che fa ridere e riflettere su una di quelle situazioni in cui personalmente spero di non trovarmi mai, ovvero la scoperta di un cadavere.

- TERAPIA DI COPPIA PER AMANTI di Diego De Silva, edito da Einaudi: il re delle pippe mentali è tornato ed è più in forma che mai. Bello, bello, bello.

- IL NUOVISSIMO GALATEO DEL BORZACCHINI di Giorgio Marchetti, edito da Ponte alle Grazie: mi sono mancate un po' di basi per comprendere appieno tutto quello che viene raccontato in questo libro, ma lo stile di Giorgio Marchetti e la storia del buon vecchio Ambrogio sono più che sufficienti per farmi dire che il libro mi è piaciuto molto.

- COME UNA PIETRA CHE ROTOLA  di Maria Barbal, edito da marcos y marcos e tradotto da Gina Maneri: un libro trovato per caso in un mercatino dell'usato e che, nella sua semplicità, mi è piaciuto tantissimo.

- BENGODI di George Saunders, pubblicato da minimum fax con la traduzione di Cristiana Mennella: anche in questo caso, forse non ho capito proprio tutto. Però lo stile di Saunders (e la bella nota introduttiva) valgono da soli tutto il libro.

- CARO LETTORE IN ERBA... di Gianluca Mercadante, pubblicato da Las Vegas edizioni: una bella  e ironica riflessione sullo stato della lettura e dei lettori di oggi, ma anche una critica diretta a certi atteggiamenti.

Il mio febbraio è iniziato con un bellissimo libro in lettura, I venerdì da Enrico's di Don Carpenter, che mi sta piacendo davvero molto.

E il vostro gennaio com'è stato?

lunedì 4 gennaio 2016

FLORENCE GORDON - Brian Morton

Florence Gordon stava cercando i scrivere un memoir ma due fattori giocavano contro di lei: era vecchia ed era un'intellettuale. E chi mai al mondo, si domandava a volte, avrebbe voluto leggere un libro che parlava di una vecchia intellettuale?
Forse c'era persino un terzo fattore, perché non era solo un'intellettuale, era anche femminista. E questo significava che, se mai fosse riuscita a finire quel libro, i critici lo avrebbero inevitabilmente bollato come polemico e petulante.
Se sei una vecchia femminista, qualsiasi cosa tu dica è polemico e petulante per definizione.

Per qualche strano motivo, avevo verso Florence Gordon di Brian Morton, pubblicato in Italia da Sonzogno con la traduzione di Maura Parolini e Matteo Curtoni, delle aspettative altissime. Non riesco bene a ricordarmi da cosa derivassero, se da qualche bella recensione letta in giro o semplicemente dall'attrazione provata per la copertina (trovo il recente restyling grafico fatto da Sonzogno semplicemente strepitoso) e per la citazione riportata nella quarta. Quando è stato il momento di scegliere la prima lettura dell'anno, quindi, non ho avuto alcun dubbio: doveva essere Florence Gordon.

Qual è il problema con le aspettative, però, lo sapete benissimo anche voi. Disattenderle è facile, facilissimo, molto più facile che esserne invece all'altezza e quindi il rischio delusione era molto alto. 

Il romanzo racconta la storia di Florence Gordon, appunto, una scrittrice e femminista settantacinquenne, ormai famosa forse più per il suo brutto carattere che per i suoi scritti. Ha un ex marito, anche lui scrittore anche se ancor meno conosciuto di lei, un figlio, Daniel, che non ha voluto seguire le orme dei genitori ed è entrato in polizia, una nuora, Janine, psicologa che ha per la suocera una forma quasi fastidiosa di venerazione, e una nipote, Emily, che della nonna gliene importa ma fino a un certo punto. Poi, inaspettatamente, un libro di Florence viene recensito sul The New York Times e la consacrazione attesa da anni finalmente arriva. Ma con il successo arrivano anche altri problemi, che colpiscono un po' tutta la famiglia e la segnano per sempre.

Parlavamo di aspettative all'inizio di questa recensione. Di aspettative e di quanto sia facile disattenderle. Ecco, non pensavo così tanto però.
Il personaggio di Florence Gordon, che per il suo passato e per il suo carattere avrebbe potuto essere fenomenale, alla fine è quasi una macchietta. Sì, è burbera; sì, insulta un po' tutti; sì, è scontrosa e testarda. Ma non abbastanza da essere indimenticabile, da risultare simpatica nella sua antipatia (cosa che invece con i personaggi davvero ben riusciti succede quasi sempre). Manca qualcosa nella caratterizzazione di questa donna. E, di conseguenza, manca qualcosa anche in tutti gli altri personaggi che attorno a lei dovrebbero ruotare.
Alla fine più che del rapporto tra questa bisbetica donna e suo figlio o sua nipote, o dello scontro generazionale in più campi (tra nonna e nipote, tra femministe della vecchia guardia e della nuova, tra vecchia editoria e nuova editoria), ci si ritrova a leggere di crisi coniugali, drammi post adolescenziali e bollettini medici, che conducono a un finale frettoloso.
Peccato, davvero, perché Brian Morton non scrive male. E aveva a disposizione tanti spunti intelligenti tanti bei personaggi, che però l'autore non è stato in grado di sfruttare come avrebbe dovuto. Non so se gli sia mancato il coraggio di andare più a fondo, se la storia che voleva scrivere era proprio così leggera o se le mie aspettative abbiano condizionato in qualche modo la mia percezione del libro. Però non c'è niente che mi irrita di più di un buon libro che l'autore è incapace di rendere grande.

Perché sì, Florence Gordon non è sicuramente un brutto libro. È una storia alla fin fine leggera, scorrevole e, in alcuni punti, anche divertente. Ma mi aspettavo qualcosa di più, di molto di più.


Titolo: Florence Gordon
Autore: Brian Morton
Traduttore: Maura Parolini e Matteo Curtoni
Pagine: 318
Anno di pubblicazione: 2015
Editore: Sonzogno
Prezzo di copertina: 17,50€
Acquista su amazon:
formato brossura: Florence Gordon
formato ebook: Florence Gordon

sabato 23 agosto 2014

GIORNI DI ZUCCHERO, FRAGOLE E NEVE - Sarah Addison Allen

Non c'è niente di meglio che iniziare le letture in spiaggia con un libro di Sarah Addison Allen. Non credo che sarei mai riuscita a leggere e apprezzare un romanzo come questo fuori dal contesto vacanziero. Un po' per il titolo italiano decisamente scemo (ma non è certo colpa dell'autrice se il suo The sugar queen è diventato così), un po' perché la storia è molto leggera, a tratti un po' stereotipata e un tantino prevedibile.
Ma, come dicevo all'inizio, ero in spiaggia, spaparanzata al sole e il libro mi ha richiesto proprio l'impegno mentale che ero disposta a concedere a una lettura in quella situazione.

Protagonista è Josey, ventisettenne figlia unica di una delle famiglie più influenti di Bald Slope, paesino sulle montagne in cui tutti ancora ricordano la sua infanzia da bambina cattiva. Un'infanzia che lei stessa ricorda e cerca in qualche modo di espiare accudendo l'anziana madre, annullando completamente la sua vita. Il suo unico rifugio è l'armadio di camera sua, in cui nasconde libri e dolciumi. Proprio in questo armadio, un mattina, troverà chiusa Della Lee, un'esuberante e irruente signora che dice di aver bisogno di stare nascosta per un po'. Grazie a lei, la vita di Josey si movimenterà all'improvviso: sarà proprio grazie a questa donna nell'armadio che conoscerà Chloe, la donna perseguitata dai libri, e che avrà il coraggio di parlare con Adam, il postino di cui è segretamente innamorata da anni. Ma soprattutto, sarà grazie a lei che si ribellerà in qualche modo alla madre e deciderà cosa fare della sua vita.

Sebbene ci sia effettivamente un colpo di scena finale non del tutto prevedibile e la storia sia scorrevole e arricchita da quel pizzico di magia che sarebbe bello esistesse davvero nella vita di tutti i giorni, riflettendoci con calma il libro, non è poi nulla di che. Troppe cose vengono lasciate in sospeso, introdotte e non spiegate come avrebbero dovuto: sul colpo di scena, certo, ma anche della vita di Josey e del suo burrascoso passato (che diamine potrà mai aver fatto da bambina sta tizia per essere da tutti ricordata come "cattiva"?), e di quella di Adam. Cose che magari non sono nemmeno poi così importanti, ma che, pensandoci, avrebbero avuto bisogno di più spazio.

Certo, scopo dell'autrice era sicuramente quello di intrattenere il lettore con una storia leggera e coinvolgente, che non desse poi troppo da pensare, e in questo intento è riuscita sicuramente. Così come molto efficaci sono i riferimenti ai libri e all'incredibile potere che questi possono avere nella vita di ognuno di noi (una strizzata d'occhio ai lettori, insomma, un po' per ingraziarseli un po' perché a volte effettivamente i libri con noi si comportano davvero così). Però, ecco, poteva esserci qualcosina in più. Qualche pagina, qualche maggiore approfondimento e il libro non sarebbe stato un semplice romanzo rosa da spiaggia, ma qualcosa di più profondo.

Comunque, se state cercando qualcosa di poco impegnativo, da leggere oziando da qualche parte, Giorni di zucchero, fragole e neve può decisamente fare al caso vostro. 
Anche se di fragole non ce ne sono.

Titolo: Giorni di zucchero, fragole e neve
Autore: Sarah Addison Allen
Traduttore: Roberta Marasco
Pagine: 287
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Sonzogno
ISBN: 978-8845425530
Prezzo di copertina: 9,90€
Acquista su Amazon:

mercoledì 9 gennaio 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché #16

Ed eccoci arrivati a un'altra puntata della rubrica "Due titoli, un solo libro: ma perché?" che ricordo, se il titolo non fosse abbastanza esplicativo, consiste nel confronto tra il titolo originale di un'opera e la sua "traduzione" in italiano.

Questa settimana il post è dedicato interamente a una scrittrice americana, le cui opere sono giunte in Italia con la casa editrice Sonzogno. Sto parlando di Sarah Addison Allen.
Questa autrice ha avuto un discreto successo in Italia con due dei suoi quattro romanzi scritti e tradotti finora.
Il primo è GARDEN SPELLS ovvero IL PROFUMO DEL PANE ALLA LAVANDA

Uscito in lingua originale nel 2007 e nella traduzione di M. P. Romeo e C. Lionetti nel 2008, è un romanzo molto carino e piacevole da leggere, romantico ma per nulla stucchevole. La traduzione del titolo originale avrebbe dovuto essere qualcosa come "Incantesimi del giardino". Certo, così letteralmente proprio bene non suona, ma la scelta finale del titolo italiano è quantomeno singolare. Sì, fiori all'interno del libro ce ne sono, e ci sarà sicuramente anche della lavanda. Così come sicuramente alla protagonista capita di fare del pane... Però diciamo che la moda del titolo composto e profumato è parecchio evidente, e non del tutto giustificata.

Altrettanto successo lo ha avuto il romanzo successivo, THE SUGAR QUEEN ovvero GIORNI DI ZUCCHERO, FRAGOLE E NEVE

Uscito negli Stati Uniti nel 2009, il romanzo è arrivato in Italia due anni dopo, nel 2011, con la traduzione di R. Marasco.
Non ho letto questo romanzo, anche se ce l'ho da un po' di tempo in wish list. Immagino però che lo stile sia molto simile al primo: dolce, ma non troppo, con quel pizzico di magia che non guasta.
In questo caso la traduzione del titolo originale sarebbe "La regina dello zucchero". Un titolo abbastanza intrigante che, almeno con me, avrebbe funzionato anche in italiano, sebbene avrebbe potuto dare spazio a qualche ambiguità. Si è scelto quindi di rendere il tutto ancor più dolce e a rischio carie, aggiungendo allo zucchero anche le fragole e la neve. Seguendo ovviamente sempre una struttura della frase ormai parecchio usata. Da notare però che le due copertine sono praticamente identiche.

Nel 2010 la Addison Allen scrive poi THE GIRL WHO CHASED THE MOON, uscito in Italia nel 2012, sempre in traduzione di M. Marasco, con il titolo IL GIARDINO DEI RAGGI DI LUNA

 Questo libro invece, o almeno la sua copertina italiana, non mi attira per niente (ammetto però di non avere idea di cosa parli). Però, la scelta del titolo mi lascia davvero interdetta. Ma come?? Per una volta che potete tradurre un titolo con "La ragazza che..." e poter dire che è così anche in originale, voi non lo fate???  Ma perché?? Non era abbastanza bello "La ragazza che inseguiva la luna"? Anche perché poi la scelta è ricaduta su un titolo sempre con la solita struttura. Questa davvero non riesco a spiegarmela.

E poi, per concludere, secondo quando segnalato sul sito della casa editrice Sonzogno sta per arrivare in libreria anche l'ultimo romanzo di questa autrice THE PEACH KEEPER ovvero L'ALBERO DEI SEGRETI

Anche in questo caso, tra titolo originale e titolo italiano c'è un po' di differenza, sebbene forse il senso di fondo viene mantenuto. La traduzione letterale dell'originale sarebbe "La custode del pesco" (dall'immagine di copertina deduco che la protagonista sia femminile, e quindi "la"), che in italiano viene reso con "L'albero dei segreti", utilizzando però la copertina, con i suoi fiori rosa fiori di pesco, per far intendere quale sia l'albero in questione. E poi, se c'è una custode vorrete mica che non ci sia anche un segreto?

Insomma, tutti i titoli di questa autrice hanno subito un cambiamento, più o meno drastico, nella traduzione in italiano. Scelte condivisibili? A mio avviso non sempre, anche se sicuramente quelle italiane sono altrettanto d'impatto.
Voi che dite?

mercoledì 21 marzo 2012

FORREST GUMP - Winston Groom

Forrest Gump, ragazzone buono e forte ma con un quoziente di intelligenza molto al di sotto della media, emerge involontariamente in tutto quello che fa proprio in virtù della sua "diversità".



Sicuramente se arrivate a questo libro dopo aver visto l'omonimo film con Tom Hanks rimarrete in qualche modo delusi. Perché libro e film sono parecchio diversi, pur avendo la trama di fondo comune, ovvero narrano entrambi di questo ragazzone che "forse sarà anche un idiota ma almeno non è uno stupido" con un quoziente intellettivo decisamente inferiore alla media a cui succedono suo malgrado una serie impossibile di avventure.
Il film però inserisce di più il personaggio di Forrest Gump all'interno della storia americana, da Elvis alla guerra in Vietnam, dal rapporto con la Cina all'Aids, mostrandoci come una persona semplice e ingenua come Forrest riesca comunque a trarre sempre il bene e il meglio da tutto questo.
Nel libro il rapporto con la storia, seppur presente, è molto meno evidente e tutto si incentra esclusivamente sul personaggio di Forrest: Forrest che va al college e inizia a giocare a rugby, Forrest che viene mandato in Vietnam e si trova ad affrontare la morte senza nemmeno sapere bene perché, Forrest che viene mandato nello spazio grazie alle sue incredibili capacità matematiche e poi si ritrova costretto a vivere per quattro anni con una tribù di cannibali, Forrest che gioca a scacchi e fa l'attore, Forrest che fa il wresteler e che ha come migliore amico l'orango Sue. Forrest che si innamora e rimane innamorato tutta la vita della stessa donna, rovinando suo malgrado sempre tutto.
Forrest che sbaglia ogni volta che segue un consiglio che gli viene dato da qualcun altro e che sa di essere un idiota anche se non sempre si sente tale.
L'effetto finale è assolutamente comico. Come è possibile che a un solo uomo, che non è esattamente una cima tra l'altro, possano succedere tutte queste cose? Eppure sembra che a Forrest non possa succedere altrimenti, perché anche nella sua idiozia si racchiude una genialità incredibile e soprattutto la capacità di affrontare senza patemi tutto quello che gli succede, purché possa sempre fare pipì quando gli scappa.

Come era impossibile non affezionarsi al Forrest protagonista del film, altrettanto difficile è non affezionarsi a quello del libro, al suo modo di vedere il mondo oltre le apparenze e i pregiudizi, che lo portano a stringere amicizia con persone che la società ignorerebbe.

L'ideale sarebbe leggere il libro prima del film o pensarli come entità separare (diciamo che il film è "liberamente ispirato da..."), per poter apprezzare al meglio entrambi. Se non ci si riesce, purtroppo il libro perde un po', proprio a causa delle aspettative che il capolavoro di Zemeckins genera.
Comunque merita!

Nota alla traduzione: troppi refusi!!!

Per acquistare Forrest Gump

lunedì 29 agosto 2011

IL PROFUMO DEL PANE ALLA LAVANDA- Sarah Addison Allen

Claire è una Waverley e conosce bene le magiche proprietà di frutti e fiori che crescono nel suo giardino. Dalla nonna, Claire ha ereditato la grande casa in cui vive sola e ricette preziose che possono cambiare il destino delle persone. I nasturzi inducono a mantenere i segreti, le bocche di leone spengono la passione e la lavanda... Tuttavia, la sua è una vita tranquilla. Almeno fino al giorno in cui la sorella Sidney, scappata di casa dieci anni prima, bussa inaspettatamente alla porta e fa vacillare il muro che Claire ha costruito attorno al proprio cuore.

Sì lo so, ultimamente i libri sui poteri "magici" del cibo, delle piante, dei fiori e dei doni delle persone vanno un po' troppo di moda, al punto che non ci si ricorda nemmeno più quale è stato scritto prima e quale dopo. (un po' come quando è uscito "Il Cacciatore di Aquiloni" e da' lì è partita la "moda" dei libri ambientati in medio oriente). Si sfrutta l'onda del successo di uno, e ci sono allocchi che ci cascano sempre. E io ovviamente sono una di quelle. Almeno per quel che riguarda i romanzi sul cibo e sul suo potere di influenzare la gente. Li adoro proprio. Per quanto siano magari un po' banali e scontati, per quanto si capisce quasi fin da subito cosa succederà e come andrà finire. Ma mi piacciono. E tanto anche.
E questo è un libro goloso, leggero e dolcissimo, fatto apposta per chi ama sognare e per chi ha voglia, almeno ogni tanto, di un bel lieto fine. Per chi a volte non si è sentito integrato nel suo mondo, perché "diverso". Per chi dal suo mondo voleva proprio fuggire. Per chi ha paura di innamorarsi e per chi non vorrebbe altro.
La forza di questo libro, che lo rende un pochino meno banale di molti romanzi dello stesso filone, sono i suoi personaggi. Non solo le due protagoniste, le sorelle Waverley, da sempre etichettate come strane e "magiche" e per questo spesso isolate dalla società, ma anche tutti i personaggi di contorno, a partire dalla zia Evanelle, il cui dono è quello di avere l'impulso di regalare cose, anche insignificanti, alle persone, senza che queste inizialmente capiscano perchè. Ma ogni volta questo regalo ritornerà utile. E poi c'è Fred, la piccola Bay, Harry e suo nonno Lester, la famiglia Clarck le cui donne sono bravissime nell'arte del sesso, fino all'albero di mele del giardino di casa Waverley, che ti lancia le mele se non lo rendi partecipe alla vita di famiglia.
E' un libro leggero, divertente e dolcissimo, senza pretese di grande capolavoro, ma che ti tiene incollato alle sue pagine. Da leggere!

Nota alla traduzione: niente da dire!