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mercoledì 18 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #108


Ancora una volta, fin dalla prima lettura del titolo italiano, mi è stato evidente che non poteva corrispondere all'originale, perché davvero troppo simile ad altri già sentiti. Non avrei mai immaginato però che questo Una casa di acqua e cenere fossa l'alternativa scelta per non tradurre letteralmente No country. Sicuramente è una traduzione difficile, perché Nessun paese o Nessuno stato o Nessuna terra hanno, almeno per quanto mi riguarda, la stessa incisività, lo stesso potere evocativo dell'originale. Però forse avrei cercato comunque un titolo più corto (magari Nessuna casa, per salvare qualcosa dell'italiano?) e non avrei usato il corsivo di cui, ammetto, non riesco a capire molto il significato.
Stranamente invece le due copertine, seppur completamente diverse, mi piacciono allo stesso modo.



Titolo originale: No country
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Una casa di acqua e cenere
Autore: Kalyan Ray
Traduttore italiano: F. Toticchi
Editore italiano: Nord

mercoledì 28 gennaio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #105


Per la puntata di questa settimana ringrazio tantissimo Chiara per avermi scritto e avermi segnalato un ennesimo, e ancora una volta sconvolgente, cambio di titolo, accompagnato questa volta anche da uno sconcertante cambiamento di copertina.

"Ciao! Volevo segnalarti un libro che ho appena letto in originale: "Tell the wolves I'm home" di Carol Rifka Brunt.Oltre a essere un romanzo che personalmente ho apprezzato molto, si tratta di un meraviglioso esemplare di "due titoli, un solo libro". Infatti in italiano è stato tradotto con "Promettimi che ci sarai", con copertina altamente fuorviante, dal momento che protagonisti della storia sono una ragazzina di 14 anni e due persone speciali nella sua vita: lo zio e il suo compagno, omosessuali e malati di AIDS. I tema dei lupi è ricorrente, e il titolo del libro ha anche un significato preciso... che non ti anticipo nel caso decidessi di leggere il libro".
Dalle parole di Chiara, il romanzo sembra molto forte, almeno nell'argomento. E cosa fa la Piemme (sì, di nuovo lei)? Anziché tradurre letteralmente l'originale con un fattibilissimo e sensatissimo "Dì ai lupi che sono a casa", opta per un titolo, Promettimi che ci sarai, che non c'entra nulla e che, soprattutto, non attira per nulla. Non contenta, lo piazza su una copertina decisamente fuorviante, oltre che già vista, che richiama l'originale solo perché le foglie dell'albero formano un lupo.
Se avessi visto questo libro su uno scaffale di una libreria, con questo titolo e questa copertina, lo avrei classificato immediatamente come un romanzo rosa, magari per ragazzi. Mai avrei potuto pensare che trattasse temi tanto importanti (che poi magari li tratta comunque male, anche se stando a quanto mi ha detto Chiara direi di no, ma in ogni caso non sembra un libro leggero e spensierato, ecco).


Titolo originale: Tell the wolves I'm home
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Promettimi che ci sarai 
Autore: Carol Rifka Brunt
Traduttore italiano: L. Piussi, L. Prandino
Editore italiano: Piemme

mercoledì 17 dicembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #102 Speciale Natale

Considerando che questa potrebbe essere l'ultima puntata della rubrica di confronto tra titoli prima di Natale (che mercoledì prossimo è la Vigilia e non so se avrà tempo di scriverla), ho deciso di dedicarla proprio a questa ricorrenza. Che in questo periodo alcune case editrici danno il meglio di loro, tirando fuori romanzi ad hoc (o non proprio ad hoc, ma cambiando il titolo per farli diventare tali) per chi vuole immergersi nello spirito natalizio ma rabbrividisce a sentir parlare del Canto di Natale di Dickens.

Ne ho selezionati quattro, tutti usciti di recente, ma sicuramente ce ne sono anche molti altri (ma il mio amore per il Natale sarebbe scemato improvvisamente se avessi fatto una ricerca più lunga di questa).
Il primo è Eine wundersame Wehnachtsreise di Corina Bomann, tradotto in italiano da Sara Congregati per la casa editrice Giunti e uscito con il titolo Un sogno tra i fiocchi di neve


Letteralmente il titolo originale si potrebbe tradurre con Un meraviglioso viaggio di Natale. Difficile capire perché sia stato cambiato, in quanto perfettamente traducibile e, soprattutto, in tema natalizio. Forse la neve fa più effetto, non lo so.

Il secondo libro è Calling Mrs Christmas di Carole Matthews, tradotto in italiano da C. Serretta per la casa editrice Newton Compton, che gli ha dato il titolo Appuntamento sotto l'albero



 Letteralmente l'originale si potrebbe tradurre con Chiamando la sig.ra Natale (ok, è terribile, forse avrei lasciato Mrs. Christmas anche in un'ipotetica traduzione italiana, ma parlando di traduzioni letterali bisogna andare fino in fondo). Sicuramente in italiano il titolo andava cambiato. Da valutare se il cambiamento avrebbe dovuto essere necessariamente così drastico da diventare Appuntamento sotto l'albero (per non parlare della triste copertina con l'albero di natale fatto di scarpe e vestiti, completamente diversa rispetto all'originale)

Rimaniamo in casa Newton Compton con Christmas at Claridge's di Karen Swan, tradotto da L. Faspi e reso in italiano con Natale a Londra con Amore.

Il titolo italiano sembra quello di un cinepanettone. Lo trovo molto brutto, oltre che poco scorrevole (non so voi, io arrivo a Londra e mi incaglio, come se la parte "con amore" non ci volesse proprio rientrare). Letteralmente l'originale si tradurrebbe con Natale al Claridge, che è il lussuoso hotel londinese in cui lavora la protagonista. Capisco che Natale in hotel o Natale in albergo avrebbero forse amplificato ancor di più l'effetto "titolo da film demenziale di Natale", però si poteva sicuramente pensare a qualcosa di meglio, se proprio non si poteva tradurre letteralmente.

L'ultimo libro di questo Speciale Natale è Sleigh Bells in the snow di Sarah Morgan, pubblicato in Italia dalla casa editrice Harlequin Mondadori con la traduzione di Roberta Marasco e il titolo Mentre fuori nevica

Il titolo originale, traducibile letteralmente con Campane della slitta nella neve,  fa riferimento a una strofa della celebre canzone White Christmas, scritta da Irving Berling nel 1943:

I'm dreaming of a white Christmas 
Just like the ones I used to know 
Where the treetops glisten 
And children listen 
To hear sleigh bells in the snow.

La traduzione letterale del titolo, effettivamente, non avrebbe avuto poi molto senso. Si poteva forse valutare la sostituzione con una canzone natalizia italiana (anche se al momento non me ne vengono in mente), ma anche in questo caso sarebbe stato un po' rischioso. Condivido abbastanza il titolo scelto dalla casa editrice, che lascia il riferimento alla neve. E per una volta, anche la copertina italiana si rivela migliore dell'originale.

Bene, mi fermo qui, che per quanto io ami il Natale, a leggere sti titoli mi è quasi venuta la nausea. Buon natale a tutti!

mercoledì 26 novembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #99

Per la puntata di questa settimana ringrazio tantissimo Valentina del blog Peek a Book, per avermi fornito una  bella segnalazione, che merita di essere condivisa.

Inoltre, mi offre lo spunto per nominare almeno una volta su questo blog Patrick Modiano, scrittore francese vincitore del Premio Nobel per la Letteratura del 2014, nonché, per quanto mi riguarda, illustre sconosciuto. So che ha scritto diversi romanzi, in Italia pubblicati da Guanda, Einaudi e Lantana, ma al momento, ammetto la mia ignoranza, non sarei in consigliarvene nemmeno uno (anzi, se ne consigliate voi uno a me, mi fa te un favore!).
Tra le varie cose che non sapevo di questo scrittore c'è che ha scritto anche un libro per bambini CATHERINE CERTITUDE



Il romanzo, con le illustrazioni di Jean-Jacques Sempé, è uscito in Francia nel 1988 e racconta la storia di Caterina, aspirante ballerina con seri problemi di vista che la obbligano a indossare sempre gli occhiali. La bambina se li toglie solo per ballare e ha la possibilità così di vedere il mondo in modo completamente diverso.

Il romanzo è stato tradotto in italiano da Giulio Lughi per la casa editrice Einaudi nel 1993, con il titolo SOGNI SENZA OCCHIALI


Il titolo italiano è stato quindi cambiato, forse perché non piaceva l'idea di tradurre letteralmente il nome proprio della protagonista (cosa che, teoricamente, non andrebbe mai fatta), ma nemmeno quella di lasciarlo in originale, essendo un romanzo per bambini (e considerando che eravamo all'inizio degli anni '90, in cui la tendenza ad italianizzare il tutto era ancora in uso). Einaudi ha quindi preferito far leva sulla caratteristica principale della protagonista, il fatto che porti gli occhiali e di come il suo mondo cambi quando se li toglie.

Nel 2014, però, esce una nuova versione del romanzo, tradotta da Maria Vidale per la casa editrice Donzelli, con un nuovo titolo: CATERINA CERTEZZA


A differenza di quanto fatto da Einaudi, in questa versione viene tradotto letteralmente il titolo originale: Catherine Certitude diventa quindi Caterina Certezza.
Dal punto di vista del titolo, forse, la scelta di Donzelli è migliore, in quanto fedele all'originale. Però da un lato suona sicuramente un po' strano trovare una bambina con nome e cognome italiani in un'opera ambientata a Parigi, dall'altro c'è il rischio del cambio di titolo di un'opera già tradotta.

La segnalazione di Valentina deriva proprio da questo: una sua conoscente ha preso Sogni senza occhiali e Caterina Certezza in biblioteca, convinta fossero due libri diversi.

Voi che titolo avreste scelto?

mercoledì 19 novembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #98


«Scusami, ma tu A Good American come lo tradurresti?»

«Beh, non mi sembra ci siano così tante alternative, no? "Un buon americano" o "una buona americana", dipende un po' se stiamo parlando di uomo o di una donna».
«Eh, è quello che ho pensato anche io. Solo che poi mi è venuto il dubbio che avesse, che so, qualche significato nascosto o gergale».
«Perché ti è venuto il dubbio?»
«Perché ho visto come è stato reso il titolo in italiano».

Questo è il dialogo avvenuto poche ore fa tra me e una mia amica. Ho visto questo libro, La locanda del tempo e dell'amore di Alex George, edito da Frassinelli con la traduzione di L. M. Cantarelli, online, mentre curiosavo tra i libri consigliati per Natale nei vari store online. Un titolo strano, che si vede lontano un miglio non possa essere quello originale. Ho allora cercato la versione inglese e scoperto che si intitola appunto A Good American. Un buon americano o una buona americana (non conosco la trama, quindi non so dire se sia declinato al maschile o al femminile). Facilissimo da tradurre. E completamente diverso in italiano. Capite anche voi perché mi è venuto qualche dubbio, no?
Oltre al titolo quasi da denuncia (perché piazzare "l'amore" in copertina, che in qualche modo classifica il romanzo in una determinata tipologia di genere a cui magari la trama nemmeno corrisponde?), la Frassinelli non ha avuto pietà nemmeno per la copertina. Avrebbero potuto limitarsi alla tromba. Ancora ancora avrei accettato anche quella specie di bolla che dalla tromba esce. Ma la donna di profilo, perché?


Titolo originale: A Good American
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: La locanda del tempo e dell'amore
Autore: Alex George
Traduttore italiano:  L. M. Cantarelli
Editore italiano: Frassinelli

mercoledì 12 novembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #97


Ancor prima di parlarvi, nel bene o nel male, del cambio di titolo di questo libro, devo confessarvi che la copertina italiana, sebbene sia molto diversa dall'originale, mi fa impazzire. Sarà che ho un debole per i peluche (vedi ultima recensione), ma la prima volta che ho visto questo libro di Maddie Dawson in libreria, con quel panda lì seduto, stavo per comprarlo a scatola chiusa. Poi però ho letto la quarta, il titolo originale e ho deciso che forse era il caso di aspettare ancora un po'.
Il titolo originale, The opposite of maybe, letteralmente si può tradurre con "Il contrario di forse". Che suona effettivamente un po' strano, nella nostra lingua. Come la Giunti abbia fatto, da questa stranezza, ad arrivare a Non c'è niente che non va, almeno credo, onestamente non riesco nemmeno a immaginarlo. Però, per quanto sia sempre una fervente sostenitrice dei titoli originali e sia contraria a ogni cambiamento, soprattutto se tanto evidente, devo ammettere che il titolo italiano non mi dispiace più di tanto. Ma forse è colpa del panda, che mi distrae.

Titolo originale: The opposite of maybe
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Non c'è niente che non va, almeno credo
Autore: Maddie Dawson
Traduttore italiano:  Roberta Zuppet
Editore italiano: Giunti

mercoledì 8 ottobre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #94

Cliente:«Buongiorno»
Libraio: «Buongiorno a lei, mi dica»
Cliente: «Stavo cercando un libro, mi può aiutare?»
Libraio: «Ci proviamo, certo»
Cliente: «Dunque, non mi ricordo l'autore purtroppo e del titolo conosco solo una parte, ma è talmente particolare che sono sicuro non avrà problemi. Si tratta di "Istruzioni per rendersi... " qualcosa...».
Librario: «Guardi, può scegliere tra "felici" e "infelici"»
Cliente: «Come prego?»
Libraio: « Eh... "Istruzioni per rendersi infelici" di Paul Watzlawick, uscito nel 1997, e "Istruzioni per rendersi felici" di Armando Massarenti, uscito qualche giorno fa».
Cliente: « E io come faccio a scegliere?»
Libraio: «Non saprei... si sente più felice e vuole buttarsi un po' giù, o più triste e vuole tirarsi un po' su?»
Cliente: «Oddio, in realtà mi sento un po' confuso».
Libraio:« Guardi, se li compra entrambi, le regalano sei mesi d'analisi»
Cliente: «A chi ha scelto il titolo del libro uscito per secondo dovrebbero regalarli».


Ovviamente si tratta di una conversazione inventata (ammetto di aver avuto la tentazione di andare in libreria a chiedere, ma non volevo mettere in difficoltà il libraio o la libraia di turno con la mia follia). Credo però sia anche una conversazione abbastanza credibile, vista l'esistenza di questi due libri.

Lo so, questa volta in realtà si tratta di due libri diversi con un titolo ciascuno, però sono talmente tanto simili tra loro che non ho potuto fare a meno di dedicar loro una puntata della rubrica di confronto.
Ho provato a cercare qualche informazione per capire se il libro di Armando Massarenti, edito da Guanda, sia in qualche modo un omaggio al ben più conosciuto e vecchio di Paul Watzlawick (edito da Feltrinelli, con traduzione di Franco Fusaro). Nella quarta di copertina e nella descrizione sul sito nil nome di Watzlawick però non compare. Visto il titolo, forse almeno in quarta lo avrei scritto. Mi auguro per Massarenti comunque che all'interno del libro, questa similitudine venga più volte spiegata e ribadita. D'altronde anche nell'opera di Watzlawick si cerca in qualche modo di insegnare ad essere felici, usando la strategia contraria, ovvero dando motivi futili per essere tristi.
Personalmente, a meno che all'interno non venga citato il primo libro in ogni capitolo, trovo questa somiglianza abbastanza fastidiosa.

Ci sono milioni di parole che possono essere combinate tra loro per creare il titolo di un libro, possibile che non ci sia abbastanza fantasia da trovare un titolo diverso? 

mercoledì 24 settembre 2014

Due titoli un solo libro: ma perché? #93

Puntata speciale questa settimana della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Speciale perché torno a parlare di una casa editrice che già una volta è stata protagonista di questa rubrica senza aver digerito troppo il mio commento, ma anche perché è uno di quei casi in cui uno stesso libro si ritrova ad avere ben tre titoli diversi.
Vediamo di partire dall'inizio. Nel luglio del 2010 esce THE HUNDRED-FOOT JOURNEY dello scrittore americano Richard C. Morais.
Il romanzo racconta la storia di Hassan Haji, cresciuto a Bombay proprio sopra il ristorante di suo nonno. Osservando il nonno e la nonna all'opera, ha imparato a cucinare e così, quando la famiglia si è trasferita prima a Londra e poi a Parigi, a lui è toccato il compito di mettersi ai fornelli nel ristorante che suo padre ha aperto. Ma la proprietaria del locale di fronte, Madame Mallory, non è contenta che il suo ristorante di classe venga invaso dall'odore della cucina indiana.

Il libro viene tradotto tradotto lo stesso anno, da F. Novajra, per la casa editrice Neri Pozza con il titolo MADAME MALLORY E IL PICCOLO CHEF INDIANO


E' evidente fin da subito la differenza tra l'originale e il titolo italiano. Se fosse stato tradotto letteralmente, avrebbe dovuto intitolarsi qualcosa come "Un viaggio lungo cento passi". Un titolo che, effettivamente, in italiano non suonava poi così, e che quindi si è scelto di modificare inserendo i due protagonisti: Madame Mallory con il suo nome proprio e Hassan Haji con un "piccolo chef indiano" (anche se immagino che per lavorare nel ristorante sia cresciuto...). Devo ammettere che, prima di scoprire il titolo originale, trovavo quello italiano molto curioso e affascinante (complice anche una stupenda copertina). E anche adesso, tutto sommato, pur essendo contraria a questi cambi di titolo, non lo trovo così male.

Ad agosto di quest'anno è uscito negli Stati Uniti il film tratto da questo libro. Ovviamente il titolo lì è rimasto uguale a quello del libro. In Italia arriverà invece l'8 ottobre e altrettanto ovviamente il titolo è diverso da quello del libro.



Eggià, il libro The Hundred-Foot Journey che in italiano era diventato Madame Mallory e il piccolo chef indiano, arrivato sui grandi schermi si è misteriosamente trasformato in AMORE, CUCINA E CURRY.
Che chi ha scelto il titolo italiano del film non abbia capito che è stato tratto dal libro di Morais? Mi sembra incredibile, onestamente. Forse ha pensato che un titolo un po' più idiota, con l'amore piazzato in bella vista, attirasse di più, Che fare, quindi, se non cambiarlo?

Già questo è sufficiente a farmi arrabbiare. Odio questi strani cambiamenti nelle trasposizioni cinematografiche. Trovo che creino solo confusione.

Ma, come se non bastasse, la Neri Pozza che ha fatto? Ha cambiato il titolo del libro, ovviamente! Quindi un libro uscito quattro anni fa ora ritorna in libreria, in edizione non tascabile ovviamente, con il titolo AMORE, CUCINA E CURRY e una nuova copertina, che non è l'originale, non è quella della prima versione italiana e non è nemmeno quella dei film. Perché?


(Per correttezza segnalo che all'interno della quarta di copertina viene detto che il romanzo è stato originariamente pubblicato con un altro titolo).

mercoledì 3 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #90


Eh niente, proprio non ci riesce la Garzanti a mantenere i titoli originali. E così "La libreria", di Deborah Meyler, un titolo così breve, semplice eppure, per me, molto evocativo, diventa "Lo strano caso dell'apprendista libraia". Lungo e, soprattutto, che richiama immediatamente a Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon.
E già che ci siamo mettiamo anche una bella signorina in copertina, girata di spalle, con una lunga treccia e una maglietta vintage, che fa molto lettrice (sono sicura che se l'avessero messa da davanti anziché di schiena avrebbe avuto gli occhiali e le lentiggini).

Sicuramente questo titolo attirerà tante lettrici... ma di sicuro non me (sì, credo anche io che la Garzanti possa sopravvivere anche senza di me... e questa notizia mi riempie di gioia, perché così posso continuare a parlar male dei suoi titoli farlocchi senza sentirmi troppo in colpa).

Titolo originale: The Bookstore
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Lo strano caso dell'apprendista libraia
Autore: Deborah Meyler
Traduttore italiano: C. Marseguerra
Editore italiano: Garzanti

mercoledì 16 luglio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #86

Mi scuso per la pausa della scorsa settimana, ma tra una cosa e l'altra non ho avuto tempo di preparare il post. E piuttosto che fare le cose di fretta, ho preferito saltare, per tornare bella carica questa settimana.

Ed effettivamente per la puntata di oggi ho avuto l'imbarazzo della scelta. Merito anche del magazine inMondadori, recuperato sabato scorso in una libreria, che presenta tutte le recenti nuove uscite. Sfogliandolo sono sicura che noterete subito anche voi almeno dieci libri il cui titolo originale è stato sicuramente cambiato nella traduzione italiana. Ma non potevo parlarvi di dieci libri in una sola puntata, ovviamente. E quindi ho scelto quello che più di tutti mi ha lasciata senza parole... soprattutto perché non ho capito cosa voglia significare!

Il libro in questione è il secondo romanzo di Hannah Richell, da poco uscito per la Garzanti (giuro che non lo faccio apposta, davvero... sono loro che continuano a cambiare i titoli!), con la traduzione di Alba Mantovani e il titolo L'AZZURRO DEL CIELO NON RICORDA


Non starò a raccontarvi la trama, anche perché l'assurdità di questo titolo già da sola è riuscito a farmi passare la voglia anche solo di informarmi sul suo contenuto. Davvero, fatico a capire il senso di questa frase: voleva essere poetica, sicuramente. Sottolineare che succedono talmente tante cose al mondo che presto si dimenticano, che si può andare avanti, che domani è un altro giorno, etc etc però ecco... secondo me è venuto fuori un titolo intricato, complesso, poco immediato e palesemente diverso dall'originale (e poi, mi chiedo, quando il cielo è grigio invece che succede?)
Aprendo il libro e soffermandovi sulla pagina dei dati d'edizione, scoprirete che in originale si intitola in modo molto diverso, ovvero THE SHADOW YEAR


Letteralmente si può tradurre con "L'anno ombra". Che mi rendo conto non essere esattamente un bel titolo... però almeno se ne capisce il senso, oltre ad essere quello con cui l'autrice lo ha originariamente pubblicato. In italiano si sarebbe potuto rendere con "l'anno oscuro" o qualcosa di simile, ad esempio. Invece si cambia radicalmente, introducendo anche un colore, l'azzurro, che cozza con "l'ombra" (quindi qualcosa di oscuro, di buio) dell'originale. Capisco voler essere ottimisti e positivi, ma così secondo me si esagera.

La copertina invece questa volta è abbastanza simile, anche se cambiano i colori e compare anche il viso della signorina che si bagna i piedi.

mercoledì 2 luglio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #85

Protagonista della puntata di questa settimana della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione è un libro fresco fresco di stampa.
Ancora una volta, mi è bastato vedere il titolo e la copertina per rendermi conto che quasi sicuramente si era di fronte all'ennesimo cambiamento arbitrario a fini puramente commerciali.

Il romanzo in questione è UNA PICCOLA LIBRERIA A PARIGI di Nina George, da poco pubblicato dalla casa editrice Sperling&Kupfer con la traduzione di V. Rancati

Protagonista è un librario, proprietario di una libreria galleggiante sulla Senna,  una sorta di Farmacia letteraria in cui vende i libri per curare qualunque sofferenza. Qualunque, tranne quella che ha causato a lui la scomparsa della sua fidanzata, che l'ha lasciato una mattina mentre lui dormiva con una semplice lettera che non ha mai avuto il coraggio di leggere. Quando l'aprirà, partirà per un viaggio in Provenza, in cerca di ricordi.

Il titolo originale del libro è però ben diverso. Il romanzo è infatti uscito in Germania nel 2013 come DAS LAVENDELZIMMER


Il titolo si può tradurre letteralmente come "La stanza color lavanda" (in realtà la mia personalissima traduttrice rampante dal tedesco, che ho consultato prima di scrivere qualche cavolata, dice che potrebbe tradursi anche come "La stanza della lavanda"). 

Vediamo quindi che nel titolo originale non compare Parigi, città che per questo genere di romanzi sta diventando inflazionata tanto quanto Tiffany. E non compare nemmeno il riferimento a una "libreria",   luogo magico per i lettori che nei titoli italiani viene spesso sfruttato, anche a sproposito, perché si sa  che è molto evocativo. 
La Sperling & Kupfer ha probabilmente pensato che non ci potesse essere nulla di meglio per attirare il lettore di piazzare Una libreria a Parigi? E mettiamole anche un aggettivo, già che ci siamo, così da non perdere il contatto con i titoli standardizzati che hanno invaso i nostri scaffali ultimamente.

Il titolo originale pone l'attenzione su un altro punto della trama, ovvero la ricerca dell'amata da parte del protagonista, ricerca che lo spinge fino in Provenza. Sicuramente nel romanzo la libreria c'è e svolge un ruolo non del tutto secondario, quindi il titolo italiano non è del tutto privo di senso. Però, ecco, dall'originale pare che il fulcro della storia non sia quello.

E poi sta donna di spalle circondata da pagine svolazzanti di libri in mezzo a un parco onestamente è inguardabile.

mercoledì 25 giugno 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #84

Credo che ormai abbiate capito che, se in un periodo mi fisso con un autore, ve ne parlerò continuamente, ovunque e il più possibile fino a naturale esaurimento di questa fissa. Quella di Moehringer pensavo mi fosse quasi passata, avendo esaurito i romanzi suoi da leggere (ok, manca ancora Open) finora pubblicati qui in Italia. E davvero ero convinta che per un po' non avrei più citato il suo nome se non per consigliarlo a chi me lo chiedesse esplicitamente. Però poi ieri chiacchierando di libri con una mia collega è venuto fuori di nuovo il suo nome, le ho consigliato i suoi libri, lei mi ha detto che uno lo aveva già letto e adorato e che, visto il mio entusiasmo, avrebbe sicuramente letto anche il secondo. Dopo questo dialogo mi è venuta di nuovo voglia di parlare di Moehringer. Fortuna vuole che i titoli dei suoi due libri pubblicati in italiano siano diversi dagli originali. E quindi ho una scusa più che valida per potervene parlare!

Il primo libro di Moehringer, giornalista americano che ha vinto il premio Pulitzer per un suo reportage, è THE TENDER BAR, pubblicato in lingua originale nel 2005 e poi tradotto in italiano da Annalisa Carena lo stesso anno per la Piemme, con il titolo IL BAR DELLE GRANDI SPERANZE




Il romanzo è una sorta di autobiografia, in cui Moehringer racconta la sua infanzia e la sua giovinezza, ripercorrendo tutta la strada che lo ha portato a diventare un giornalista. Fulcro della sua infanzia è il bar Dickens, poi ribattezzato Publicans, in cui il ragazzino si rifugiava dai problemi di famiglia.

Ammetto di avere qualche difficoltà con la traduzione del titolo originale. Mi verrebbe da dire che si potrebbe tradurre con "il barista" (anche se sarebbe più "bar tender" che non "tender bar").
In ogni caso il titolo italiano è ben diverso. Si è scelto infatti di mantenere più evidente il riferimento letterario del locale, che, come abbiamo visto, si chiamava Dickens, adattando un titolo di questo scrittore, Grandi speranze. Una scelta che trovo abbastanza comprensibile e azzeccata, sebbene diversa dall'originale.

Nel 2012, più o meno in contemporanea con Open, esce in lingua originale il suo secondo libro SUTTON. La traduzione italiana arriva all'inizio del 2013, sempre per Piemme ma questa volta ad opera di G. Zucca, con il titolo PIENO GIORNO


Il libro racconta la storia di Willie Sutton, uno dei più famosi ladri d'America del '900.
Ovviamente il titolo originale riprende il cognome del protagonista, senza aver bisogno di ulteriori spiegazioni in quanto in America era conosciuto da tutti. In italiano invece si elimina questo riferimento diretto dalla copertina, probabilmente perché non si sarebbe capito e non avrebbe quindi attratto più di tanto l'attenzione del lettore. Si è scelto di utilizzare "Pieno giorno", in riferimento a una frase che il protagonista dice più di una volta all'interno del libro (non so voi, ma io mi esalto tantissimo quando durante la lettura arrivo al momento in cui si capisce il significato del titolo). Un cambiamento abbastanza drastico, certo, ma che trovo anche funzionare.

Che ne pensate?
E, soprattutto, cosa aspettate a leggere questi due bellissimi libri?

mercoledì 28 maggio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #81

Stamattina, prima di uscire di casa per venire a lavoro, mi sono messa a spulciare nella mia libreria alla ricerca di un titolo per la puntata di oggi. Volevo qualcosa di un po' diverso dal solito, almeno per quanto riguarda le case editrici, che parlare sempre delle stesse mi sembra un po' come sparare sulla croce rossa. 
E' stata però molto dura trovare un libro che facesse al caso mio, al punto che mi viene da chiedermi se per caso questa mia fissa dei titoli non mi stia portando a diventare (ancor) più selettiva nelle scelte dei romanzi da leggere e acquistare.

In ogni caso alla fine un romanzo per la puntata di oggi l'ho trovato. Con un po' di stupore, tra l'altro, perché ero davvero convinta che il titolo italiano fosse la traduzione dell'originale. Sto parlando di QUELLA SERA DORATA di Peter Cameron:


Ho letto questo libro, pubblicato dalla casa editrice Adelphi con la traduzione di Alberto Rossati, la scorsa estate. Conoscevo questo autore grazie al suo Un giorno questo dolore ti sarà utile e volevo leggere qualcos'altro di suo. La scelta era ricaduta su Quella sera dorata, per il titolo molto bello e per la trama, che mi ispirava parecchio. Il romanzo racconta infatti di un uomo,Omar Rezaghi, che decide di scrivere la biografia di Jules Gund, acclamato autore di un solo libro, un capolavoro. Per farlo, Omar si reca in Paraguay, nella villa di famiglia, per incontrare la moglie, il fratello e l'amante dell'uomo, tutti però molto restii a parlare con il biografo e a rivelargli i loro segreti.

Non so spiegarmi come mai non avessi notato allora che il titolo originale era ben diverso, ovvero THE CITY OF YOUR FINAL DESTINATION:


Letteralmente si potrebbe tradurre come "La città della tua destinazione finale". Entrambi i titoli hanno comunque un senso con il contenuto del libro e devo ammettere che, per quanto io sia sempre e comunque a favore dei titolo originali e delle loro traduzioni letterali, trovo che la scelta italiana, Quella sera dorata,sia molto più evocativa e che sia adatti perfettamente al romanzo e al suo stile. Certo, non è l'originale, quello voluto dall'autore (ok, forse scelto insieme all'editore, ma comunque accettato dall'autore), ma lascia comunque intendere che ci sia stato dietro un certo ragionamento e non sia un titolo messo puramente a caso.

Che ne pensate?

mercoledì 7 maggio 2014

Due titoli, un solo libro. ma perché? #78

Per la puntata di oggi della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione sfrutto un gradito suggerimento arrivatomi da Marina, una fan della pagina facebook del blog. Un suggerimento che mi ha fatto troppo ridere per l'enfasi con cui mi è stato dato e quindi vi riporto così come è arrivato a me.

Ciao! Ho scoperto il tuo blog e volevo segnalarti un romanzo ideale per la tua rubrica "due titoli, un solo libro". Si tratta di questo: 



titolo originale? "A beautiful lie"


Ma perché???????


Non posso fare a meno di domandarmelo anche  io. Perché? Ma anche come? Come ha fatto un romanzo che in originale si intitola A beautiful lie, quindi letteralmente "Una meravigliosa bugia", a diventare La biblioteca dei mille libri (edito da Newton Compton con la traduzione di M. Togliani)? Certo, leggendo la trama pare che il protagonista abbia effettivamente una ricca biblioteca di libri antichi collezionati negli anni dal padre, ma non è ben chiaro se si tratta di un elemento fondamentale della trama. Ben più chiaro invece è il riferimento del titolo originale, in quanto il protagonista nasconde per anni al padre l'arrivo della Guerra Civile in India, per far sì che non soffra, creando appunto una meravigliosa bugia.

E' che probabilmente la parola bugia in copertina attira meno delle parole biblioteca e libri (che poi mille non è che siano così tanti eh...)

Con i libri non c'entra molto, ma  è da quando mi è stato segnalato il libro che sto ascoltando in loop una bellissima canzone degli Hana-b, che ha proprio lo stesso titolo della versione originale del romanzo. Ascoltatela anche voi!



mercoledì 16 aprile 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #75

Ritorna la rubrica di confronto tra titoli e inizio il post di oggi scusandomi per l'assenza della settimana scorsa. Sono stata via tre giorni per lavoro e, tra un preparativo e l'altro, non ho avuto tempo di programmare il post. Spero di non esservi mancata troppo (o almeno che vi siate accorti che non ho pubblicato la puntata della rubrica!).

Dunque, per la puntata di oggi ho fatto un giro sugli scaffali virtuali di una negozio online, in cerca di un bel cambiamento da presentarvi. Avevo voglia di uno di quei titoli scandalosi, quelli che vi fanno esclamare "ma nooo, sono matti!". Sì, lo so, avrei potuto ricorrere alle solite case editrici, ma avevo anche voglia di cambiare un po'.
La ricerca non è stata poi così difficile, devo essere sincera. Ho trovato il libro che faceva al caso mio già nella prima schermata. Si tratta di un romanzo pubblicato ieri dalla casa editrice Piemme, con la traduzione di  D. A. Gewurz e I. Zani, ovvero LA MAGIA DI UN GIORNO IMPERFETTO di Lydia Netzer:


Il romanzo racconta la storia di una coppia, Maxon e Sunny, che si conoscono quando sono bambini e che vent'anni dopo sono sposati, con un figlio autistico e un secondo in arrivo. Una vita normale, abitudinaria, che viene infranta dalla partenza di Maxon, ingegnere alla Nasa, per una missione sulla Luna.

Non so come abbia fatto, ma non ho avuto nemmeno bisogno di controllare per capire che il titolo italiano era sicuramente diverso dall'originale. Forse la struttura del titolo, vista e rivista.
Per cui, non è stato poi tutto sto shock scoprire che in realtà il romanzo si intitolava SHINE, SHINE, SHINE:


Letteralmente si potrebbe tradurre con "Brilla, brilla, brilla". Il titolo originale, però, dovrebbe far riferimento all'omonima canzone di Chris Rea, inclusa nell'album Wired to the Moon. Uso il condizionale, perché leggendo qualche intervista all'autrice non ho trovato un riferimento diretto, ma solo qualche accenno. Diciamo che la mia è una supposizione, data dal titolo di album e di canzone, che bene ci starebbero con il contenuto del libro.
Sicuramente questo riferimento, se voluto, in italiano avrebbe rischiato di essere perso. Così come un po' strana sarebbe stata la traduzione letterale. Quindi posso in qualche modo capire la scelta di cambiare il titolo.  Cambiarlo sì, ma magari con qualcosa che avesse un senso, che in qualche modo si avvicinasse o che comunque richiamasse il brillare, le stelle, che svolgono una parte fondamentale nella trama. 
Visto così, il titolo italiano sembra essere stato messo puramente a caso.

mercoledì 2 aprile 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #74

"Dobbiamo andare in libreria!"
"Ma hai un sacco di libri ancora da leggere"
"No, ma non devo comprare nulla. Mi serve ispirazione per la rubrica dei titoli"
"Ah ok, andiamo allora"

Per la puntata di questa settimana è andata così. Ieri pomeriggio ho preso il lettore rampante e siamo andati in libreria, una di quelle dove puoi girare senza che nessuno ti dica niente, alla ricerca di qualche titolo per oggi. L'inizio è stato un po' scoraggiante: titoli scemi, bruttini, che però riprendono esattamente l'originale. Ho avuto seriamente paura di dover chiudere baracca. Poi però ci siamo avvicinati allo scaffale Garzanti e Newton Compton e indovinate un po'? Ora ho materiale per almeno tre settimane. E' un po' che non seguo le loro nuove uscite, un po' per mancanza di tempo, un po' perché comunque quei romanzi a causa dei titoli non riesco proprio più a leggerli. Sbaglio, lo so, ma è davvero più forte di me.

D'altronde, come questa rubrica sta cercando di mettere in luce già da un po', certe politiche sui titoli stanno diventando davvero imbarazzanti e il fatto che ancora nessuno si sia ribellato e che questi libri con questi titoli vendano ancora mi fa un po' arrabbiare.

Ma basta chiacchiere! Vi faccio vedere cosa abbiamo trovato in libreria oggi!
Il primo romanzo dal titolo stranamente tradotto che abbiamo visto è VOLEVO SOLO AVERTI ACCANTO di Ronald H Bolsom, pubblicato dalla Garzanti nel 2014 con la traduzione di Lucia Ferratini:

Ci siamo avvicinati, abbiamo aperto il libro e scoperto che, in originale, il romanzo si intitola ONCE WE WERE BROTHER, traducibile letteralmente con "Una volta eravamo fratelli" o "Quando eravamo fratelli":


Accanto a questo libro se ne trova poi un altro, pubblicato dalla stessa casa editrice sempre nel 2014, intitolato ALL'IMPROVVISO LA FELICITA', tradotto da Stefano Beretta:


Anche qui, il sospetto che il titolo originale fosse diverso è stato fin da subito molto forte. E poi immediatamente confermato aprendo il libro e scoprendo che in lingua originale è in realtà intitolato THE ENGAGEMENTS:


Letteralmente significa "I fidanzamenti" ... fidanzamenti evidentemente improvvisi, tipo che uno ti incrocia sulle strisce pedonali e ti chiede di sposarlo, visto poi come è diventato in italiano.

Per ora mi fermo qui, per tenermi materiale per le prossime puntate e perché comunque a un certo punto il lettore rampante si è stufato di guardarmi aprire romanzi di soppiatto (e anche la libraia ha iniziato a insospettirsi...).
Concludo questa puntata con un piccolo appello: ribelliamoci a questi titoli idioti, porca miseria!

mercoledì 26 marzo 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #73

Grazie a questa rubrica, oltre a tanti mal di fegato e a parecchia rabbia di fronte ai cambiamenti più drastici e insensati, scopro anche tante piccole curiosità. Cose che sicuramente non mi cambiano la vita, ma che sul momento mi fanno pensare "ma dai!Che forte!". D'altronde, che mi diverto con poco credo di avervelo detto più volte.

La puntata di oggi è dedicata a una di queste piccole scoperte. E forse la mia è anche una scoperta dell'acqua calda, dato che si riferisce a un'opera di un grande autore, che ancora però non ho letto. 

Nel 1927 usciva a New York con la casa editrice Scriber's il primo romanzo di Ernest Hemingway THE SUN ALSO RISES


Nel 1928 a Londra, per la casa editrice Jonathan Cape, usciva DI NUOVO il primo romanzo di Ernest Hemingway, ma con il titolo FIESTA

Eh già! Stesso libro, stessa lingua ma due titoli diversi! Io non sapevo di questo cambiamento e, con somma ignoranza, ammetto che pensavo che Fiesta e The sun also rises fossero due romanzo diversi.
La scelta inglese di utilizzare una parola spagnola per il titolo deriva dal fatto che la storia racconta di un gruppo di espatriati britannici e americani che viaggiano da Parigi verso Pamplona con l'intento di assistere all'annuale encierro, la corsa dei tori.

E che è successo al titolo nella traduzione italiana?
La prima edizione del questo è del 1966, con la traduzione di Giuseppe Trevisani per gli Oscar Mondadori. Il titolo è un mix tra la versione americana e quella inglese, ovvero Fiesta. Il sole sorgerà ancora



Nel 1972 esce però una nuova versione, per i Meridiani, con la traduzione di Ettore Capriolo a cura di Fernanda Pivano. E un pezzo di titolo si perde per strada, dando così vita al titolo con cui il romanzo è sicuramente più diffuso e conosciuto, semplicemente FIESTA


A me, queste scoperte fanno impazzire!