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mercoledì 15 luglio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? Speciale Harper Lee

Torna in via del tutto eccezionale la rubrica Due titoli, un solo libro: ma perché. Ve la ricordate, vero? Quella rubrica in cui viene fatto un confronto tra il titolo originale di un romanzo e la sua “traduzione” (le virgolette sono d’obbligo) nella nostra lingua. In realtà non ho mai smesso di controllare i titoli, dei libri che ho in casa o di soppiatto, in libreria, semplicemente mi ero resa conto che forse stava diventando un po’ troppo ripetitiva.

Ma oggi torna, vi dicevo, per rendere omaggio all'autrice di uno dei libri che più di tutti hanno subito un cambiamento drastico nel passaggio all'italiano. Un cambiamento drastico, ma più che motivato.
Immagino abbiate già capito di chi sto parlando. Dopo un’attesa di più di cinquantanni, è uscito infatti ieri negli Stati Uniti, pubblicato da HarperCollins Go set a watchman di Harper Lee, l’autrice di To kill a mockingbird, il nostro Il buio oltre la siepe. Un evento talmente tanto atteso che in alcuni paesi americani, tra cui quello di origine di Harper Lee, sono state organizzate delle vere e proprie veglie in attesa della mezzanotte (come succedeva con Harry Potter, ma lì erano ragazzini). 


Se avete letto un po’ di anticipazioni, già sapete che questo nuovo romanzo è una sorta di sequel di Il buio oltre la siepe, anche se è stato in realtà scritto prima. (E se avete letto un po’ di gossip, sapete anche che c’è stata una lunga diatriba su se sia stata davvero Harper Lee, ormai un’anziana signora con diversi problemi di salute, a decidere di pubblicare il libro o se le abbiano fatto firmare un foglio più o meno consapevolmente).

Il buio oltre la siepe è un libro, secondo me, bellissimo. Uno di quei libri imprescindibili (sì, lo so, molti lettori storcono un po’ il naso di fronte al concetto di “libri imprescindibili”, ché nessuno deve dirgli cosa devono leggere, etc, etc… però, ecco, credo che per una formazione e una cultura di base come lettore Il buio oltre la siepe sia fondamentale, e da questa posizione non ho alcuna intenzione di smuovermi), che tutti i lettori appassionati almeno una volta nella loro vita dovrebbero leggere.

E, per quanto sia io preferisca sempre le traduzioni dei titoli originali, il cambiamento da To kill a mocking bird a Il buio oltre la siepe mi ha sempre convinta (per maggiori informazioni vi rimando al post in cui ne avevo parlato).

Ero quindi molto curiosa di sapere che cosa sarebbe successo al titolo di questo secondo romanzo. Avrebbero cercato di tradurre letteralmente? Avrebbero cambiato con qualcosa di altrettanto evocativo come è successo con il primo? Avrebbero cambiato drasticamente e senza alcuna logica?
Anche se il libro in Italia uscirà a novembre, con la traduzione di Vincenzo Mantovani, si sa già che l’editore italiano, sempre Feltrinelli, ha optato questa volta per la traduzione letterale dell’originale. Quindi, Go set a watchman in italiano diventa Va’, metti una sentinella.



Sicuramente il titolo, oltre a essere appunto quello originale, ha un suo senso una volta letto il libro. Quindi è difficile parlarne in anticipo. La prima impressione però è quella di una frase e un'immagine un po' strana, di cui personalmente fatico a comprendere il significato senza avere un contesto.

Voi che ne pensate?

mercoledì 25 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #Arrivederci e grazie

A partire da oggi la rubrica Due titoli, un solo libro: ma perché? si prenderà un po' di riposo.
Non so ancora dirvi se sarà un’interruzione temporanea o definitiva, ma credo sia giunto il momento che si prenda una pausa. Ci ho ragionato a lungo prima di decidermi. Mesi, addirittura. E alla fine sono giunta a questa conclusione. La rubrica deve andare in stand-by almeno per un po’ e i motivi sono diversi.

Sicuramente non è perché mi manchi la materia prima. Questa brutta abitudine di cambiare i titoli originali con titoli italiani che, spesso, non c’entrano nulla e che seguono logiche e strutture comuni, ahimè, non sta diminuendo. Anzi. Cambia solo la moda, la parola da usare, la struttura, ma il succo di molte pubblicazioni di certi editori rimane sempre lo stesso. Non che pensassi che la mia rubrica avrebbe potuto cambiare qualcosa, ci mancherebbe. Però ecco, forse più che la mancanza di titoli, il problema è proprio l’opposto. Ce ne sono troppi e non so più dove girarmi e come fare a scegliere, in modo parziale e non ripetitivo, di quale libro parlare.

Dall’entusiasmo iniziale, con il passare dei mesi e degli anni (sì, perché sono anni che esiste questa rubrica su questo blog) a poco a poco scrivere questo post settimanale è diventato per me sempre più faticoso. Non mi divertivo più come all’inizio, un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché a volte certi post hanno generato brutte discussioni, un po’ perché invece non ne hanno generate affatto. E credo che in un blog personale non abbia senso scrivere qualcosa solo perché per qualche motivo ci si sente obbligati a farlo o perché si ha un po’ di timore a dire basta (le abitudini sono una brutta bestia). Ci deve essere entusiasmo, passione, voglia, altrimenti non ha alcun senso.

E poi mi è venuto anche spontaneo chiedermi se la rubrica non stesse effettivamente diventando un po’ ripetitiva, soprattutto considerando che indignarsi per i titoli è diventato molto comune (mi vengono in mente almeno quattro o cinque pagine e blog che hanno una rubrica molto simile). E ci aggiungo un per fortuna, perché vuol dire che un po’ di sensibilizzazione c’è stata e che certi lettori si stanno un po’ svegliando e non si lasciano più abbindolare da certi titoli e da certe copertine (anche se probabilmente ancora non sono abbastanza, visto che continuano a uscirne).

Alla luce di ciò credo, quindi, che sia giunto il momento di mettere a riposo Due titoli, un  solo libro: ma perché?.  Non smetterò di certo di verificare gli originali di certi titoli italiani che sono palesemente costruiti, né di arrabbiarmi per i cambiamenti totalmente ingiustificati. Continuerò a farlo, nonostante tutte le occhiatacce che spesso mi sono state rivolte nelle varie librerie in cui mi è capitato di sbirciare. Però lo farò un po’ più rilassata, senza l’obbligo, assolutamente autoimposto sia chiaro, della puntata settimanale. Così come continuerò sicuramente a portare avanti sul blog e sulla pagina Facebook la mia personalissima lotta contro questi titoli (che si concretizza quasi sempre con il non comprare e leggere questi libri, a meno che qualcuno di altamente fidato non mi convinca che, sebbene sulla copertina ci sia una Ragazza che fa qualcosa o una Libreria segreta/misteriosa/profumata, o qualunque altra cosa di simile, insomma, valga comunque la pena di leggere quel libro.

Non è un addio ovviamente, anche perché il blog continuerà la sua normale programmazione (recensioni, Case Rampanti e qualunque altra cosa mi venga in mente di scriverci…ho un paio di idee nuove in mente che spero presto di riuscire a concretizzare), ma semplicemente il saluto di e a una rubrica a cui ho voluto e vorrò sempre molto bene, ma che forse ha fatto un po’ il suo tempo e che ora è giusto che si riposi un po’.

Concludo ringraziando tutti coloro che hanno seguito assiduamente questa rubrica, che hanno inviato segnalazioni e che si sono imbufaliti con me per certi cambiamenti. E per non lasciarvi proprio soli e spaesati vi consiglio di seguire Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo, la fantastica rubrica del blog LibrAngolo Acuto sulle copertine terrificanti)

mercoledì 18 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #108


Ancora una volta, fin dalla prima lettura del titolo italiano, mi è stato evidente che non poteva corrispondere all'originale, perché davvero troppo simile ad altri già sentiti. Non avrei mai immaginato però che questo Una casa di acqua e cenere fossa l'alternativa scelta per non tradurre letteralmente No country. Sicuramente è una traduzione difficile, perché Nessun paese o Nessuno stato o Nessuna terra hanno, almeno per quanto mi riguarda, la stessa incisività, lo stesso potere evocativo dell'originale. Però forse avrei cercato comunque un titolo più corto (magari Nessuna casa, per salvare qualcosa dell'italiano?) e non avrei usato il corsivo di cui, ammetto, non riesco a capire molto il significato.
Stranamente invece le due copertine, seppur completamente diverse, mi piacciono allo stesso modo.



Titolo originale: No country
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Una casa di acqua e cenere
Autore: Kalyan Ray
Traduttore italiano: F. Toticchi
Editore italiano: Nord

mercoledì 11 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché?#107

 


«Uh guarda, un libro ambientato in una libreria! Ma cavolo, dal titolo si capisce! Meglio se lo specifichiamo, che se no poi i lettori appassionati di libri che parlano di libri magari non se n accorgono e non non lo comprano! E poi che ci mettiamo, un faccione o una ragazza di spalle?»
«La ragazza di spalle, il faccione lo abbiamo messo l'ultima volta»
«Hai ragione!Stavo per sbagliarmi».

Ed è così che The moment of everything (letteralmente "Il momento di tutto") di Shelly King è diventato Tutta colpa di un libro.

Titolo originale: The moment of everything
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Tutta colpa di un libro
Autore: Shelly King
Traduttore italiano: Lo sto cercando disperatamente ma non riesco a trovarlo, troppo faticoso metterlo nella pagina del libro sul sito o su Il Libraio, quando viene presentato? EDIT delle 11.40: dalla regia mi informano che la traduttrice è Roberta Scarabelli. 
Editore italiano: Garzanti

mercoledì 4 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #106


Febbraio è il mese dell'ammmmore (e del carnevale, delle bugie e, se siete piemontesi, dei fagioli grassi) e non potevo che dedicare la prima puntata del mese della rubrica di confronto tra titoli a un bel romanzo rosa.
Se sia bello in realtà non lo so, perché non l'ho letto. Ma titolo e copertina della versione italiana sicuramente meritano di finire in questa rubrica.
Perché Come aggiustare un cuore innamorato è il titolo che la Sperling Kupfer ha scelto di dare al romanzo dello scrittore catalano Use Lahoz, che in originale si intitola El año en que me enamoré de todas, letteralmente L'anno in cui mi innamorai di tutte.
«Cavolo, un titolo così non sembra molto romantico, anzi! Questo sembra che innamori di chiunque vede. Non va mica bene!» deve aver pensato l'editore. «Piazziamoci un cuore, un amore e una bella coppia in copertina, così siamo sicuri che i lettori capiscano che si tratta di un romanzo d'amore».
E la copertina? Già, la copertina. Non dico che la copertina italiana sia brutta, per carità. E' una bella foto, molto romantica, etc etc. Però, vedete anche voi, con quella originale non c'entra assolutamente nulla. E, proprio come il titolo, ne cambia un po' il senso e il target.
Insomma, il libro in spagnolo lo comprerei. Quello in italiano, manco morta.
Titolo originale: El año en que me enamoré de todas
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Come aggiustare un cuore innamorato
Autore: Use Lahoz
Traduttore italiano: F. Niola
Editore italiano: Sperling Kupfer

mercoledì 28 gennaio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #105


Per la puntata di questa settimana ringrazio tantissimo Chiara per avermi scritto e avermi segnalato un ennesimo, e ancora una volta sconvolgente, cambio di titolo, accompagnato questa volta anche da uno sconcertante cambiamento di copertina.

"Ciao! Volevo segnalarti un libro che ho appena letto in originale: "Tell the wolves I'm home" di Carol Rifka Brunt.Oltre a essere un romanzo che personalmente ho apprezzato molto, si tratta di un meraviglioso esemplare di "due titoli, un solo libro". Infatti in italiano è stato tradotto con "Promettimi che ci sarai", con copertina altamente fuorviante, dal momento che protagonisti della storia sono una ragazzina di 14 anni e due persone speciali nella sua vita: lo zio e il suo compagno, omosessuali e malati di AIDS. I tema dei lupi è ricorrente, e il titolo del libro ha anche un significato preciso... che non ti anticipo nel caso decidessi di leggere il libro".
Dalle parole di Chiara, il romanzo sembra molto forte, almeno nell'argomento. E cosa fa la Piemme (sì, di nuovo lei)? Anziché tradurre letteralmente l'originale con un fattibilissimo e sensatissimo "Dì ai lupi che sono a casa", opta per un titolo, Promettimi che ci sarai, che non c'entra nulla e che, soprattutto, non attira per nulla. Non contenta, lo piazza su una copertina decisamente fuorviante, oltre che già vista, che richiama l'originale solo perché le foglie dell'albero formano un lupo.
Se avessi visto questo libro su uno scaffale di una libreria, con questo titolo e questa copertina, lo avrei classificato immediatamente come un romanzo rosa, magari per ragazzi. Mai avrei potuto pensare che trattasse temi tanto importanti (che poi magari li tratta comunque male, anche se stando a quanto mi ha detto Chiara direi di no, ma in ogni caso non sembra un libro leggero e spensierato, ecco).


Titolo originale: Tell the wolves I'm home
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Promettimi che ci sarai 
Autore: Carol Rifka Brunt
Traduttore italiano: L. Piussi, L. Prandino
Editore italiano: Piemme

mercoledì 21 gennaio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #104


"Magari io m'inalbero troppo in fretta, ma scorrevo una lista di novità editoriali e ho beccato un "Due splendidi destini", di un'autrice afghana, Nadia Hashimi. Parla di donne che cercano di non soccombere al destino loro imposto. Con l'aggettivo "splendidi". Sounds familiar? Perché i libri di autori afghani devono ricordare per forza Hosseini, Pare, sennò il lettore è scemo e non capisce le affinità, oppure meglio ancora è scemo e si confonde coi nomi degli autori vagamente simili e compra al buio certo di avere tra le mani il nuovo libro di Hosseini. Tanto più che si è sprecato un titolo secondo me stupendo, The Pearl That Broke Its Shell."

Riporto le parole precise di Laura, che mi ha segnalato questo cambiamento di titolo, perché io non avrei saputo esprimere meglio il concetto (o almeno non con lo stesso livore!).
La perla che ruppe il suo guscio sarebbe stato un titolo molto bello, secondo me. O per lo meno diverso dai soliti. Ma niente, bisogna continuare a sfruttare il fenomeno Hosseini ancora un po' e, come dice Laura, piazzare da qualche parte o l'aggettivo splendidi o il sostantivo soli (tipo Mille farfalle nel sole, di cui avevo parlato qui), per essere sicuri che il lettore lo compri.

Chissà se poi è vero, che il lettore lo compra.


Titolo originale: The pearl that broke its shell
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Due splendidi soli ...AGGIORNAMENTO DELLE 09.35: ehm...  Due splendidi destini... mi sono confusa pure io!
Autore: Nadia Hashimi
Traduttore italiano: L. Prandino
Editore italiano: Piemme

mercoledì 14 gennaio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #103

Ogni tanto mi capita di andare a cercare, su wikipedia o sua altre fonti, informazioni sugli autori che non ho mai letto ma che so che dovrei leggere.  Sono molte le lacune letterarie che prima o poi dovrei decidermi a colmare e informarmi sugli autori mi sembra un modo per avvicinarmi a quel momento, o almeno per poter dire "No, non l'ho letto, ma sto per farlo!".

Tra queste lacune da colmare c'è sicuramente William Faulkner con il suo L'urlo e il furore. Lo so, che dovrei leggerlo, ma allo stesso tempo e per qualche motivo non ho mai il coraggio di farlo.
Mentre mi documentavo sull'autore e sulle sue opere, mi è saltato all'occhio un titolo in particolare, che si merita sicuramente una puntata di questa rubrica.
Sto parlando del suo primo romanzo, SOLDIERS' PAY, pubblicato per la prima volta nel 1926.




Così di primo impatto, sembra impossibile immaginare che la traduzione letterale del titolo di questo libro possa aver causato dei problemi, in quanto Soldiers' pay significa semplicemente, La paga dei soldati.

Eppure qualcosa è successo. La prima traduzione italiana, a opera di Massimo Alvaro, è comparsa nel 1953 per la casa editrice Garzanti, con il titolo LA PAGA DEL SOLDATO



C'è stato un evidente errore di comprensione da parte di chi ha tradotto il titolo, che ha fatto confusione con la "s" e l'apostrofo del genitivo sassone inglese, trasformando i soldati, plurale, in soldato, singolare (il genitivo sassone al plurale vuole che la s sia attaccata alla parola precedente e l'apostrofo sia immediatamente dopo, mentre al singolare c'è l'apostrofo e poi la s... non so se mi sono spiegata).
Questo errore si è trascinato per anni da un'edizione e all'altra fino al 1986, quando Garzanti ha commissionato una nuova traduzione a Mario Materassi, in seguito ripubblicata da Adelphi nel 2008, che ha corretto il titolo in LA PAGA DEI SOLDATI



Sicuramente i mezzi a disposizione di un traduttore negli anni '50 erano ben diversi da quelli di oggi, così come lo era la conoscenza approfondita della grammatica e della lingua. Certo, fa strano che a nessuno, prima di mandare in stampa il libro, sia venuto il dubbio che ci fosse qualcosa che non quadrasse ma, soprattutto, che questo errore si sia mantenuto fino al 1986.

mercoledì 17 dicembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #102 Speciale Natale

Considerando che questa potrebbe essere l'ultima puntata della rubrica di confronto tra titoli prima di Natale (che mercoledì prossimo è la Vigilia e non so se avrà tempo di scriverla), ho deciso di dedicarla proprio a questa ricorrenza. Che in questo periodo alcune case editrici danno il meglio di loro, tirando fuori romanzi ad hoc (o non proprio ad hoc, ma cambiando il titolo per farli diventare tali) per chi vuole immergersi nello spirito natalizio ma rabbrividisce a sentir parlare del Canto di Natale di Dickens.

Ne ho selezionati quattro, tutti usciti di recente, ma sicuramente ce ne sono anche molti altri (ma il mio amore per il Natale sarebbe scemato improvvisamente se avessi fatto una ricerca più lunga di questa).
Il primo è Eine wundersame Wehnachtsreise di Corina Bomann, tradotto in italiano da Sara Congregati per la casa editrice Giunti e uscito con il titolo Un sogno tra i fiocchi di neve


Letteralmente il titolo originale si potrebbe tradurre con Un meraviglioso viaggio di Natale. Difficile capire perché sia stato cambiato, in quanto perfettamente traducibile e, soprattutto, in tema natalizio. Forse la neve fa più effetto, non lo so.

Il secondo libro è Calling Mrs Christmas di Carole Matthews, tradotto in italiano da C. Serretta per la casa editrice Newton Compton, che gli ha dato il titolo Appuntamento sotto l'albero



 Letteralmente l'originale si potrebbe tradurre con Chiamando la sig.ra Natale (ok, è terribile, forse avrei lasciato Mrs. Christmas anche in un'ipotetica traduzione italiana, ma parlando di traduzioni letterali bisogna andare fino in fondo). Sicuramente in italiano il titolo andava cambiato. Da valutare se il cambiamento avrebbe dovuto essere necessariamente così drastico da diventare Appuntamento sotto l'albero (per non parlare della triste copertina con l'albero di natale fatto di scarpe e vestiti, completamente diversa rispetto all'originale)

Rimaniamo in casa Newton Compton con Christmas at Claridge's di Karen Swan, tradotto da L. Faspi e reso in italiano con Natale a Londra con Amore.

Il titolo italiano sembra quello di un cinepanettone. Lo trovo molto brutto, oltre che poco scorrevole (non so voi, io arrivo a Londra e mi incaglio, come se la parte "con amore" non ci volesse proprio rientrare). Letteralmente l'originale si tradurrebbe con Natale al Claridge, che è il lussuoso hotel londinese in cui lavora la protagonista. Capisco che Natale in hotel o Natale in albergo avrebbero forse amplificato ancor di più l'effetto "titolo da film demenziale di Natale", però si poteva sicuramente pensare a qualcosa di meglio, se proprio non si poteva tradurre letteralmente.

L'ultimo libro di questo Speciale Natale è Sleigh Bells in the snow di Sarah Morgan, pubblicato in Italia dalla casa editrice Harlequin Mondadori con la traduzione di Roberta Marasco e il titolo Mentre fuori nevica

Il titolo originale, traducibile letteralmente con Campane della slitta nella neve,  fa riferimento a una strofa della celebre canzone White Christmas, scritta da Irving Berling nel 1943:

I'm dreaming of a white Christmas 
Just like the ones I used to know 
Where the treetops glisten 
And children listen 
To hear sleigh bells in the snow.

La traduzione letterale del titolo, effettivamente, non avrebbe avuto poi molto senso. Si poteva forse valutare la sostituzione con una canzone natalizia italiana (anche se al momento non me ne vengono in mente), ma anche in questo caso sarebbe stato un po' rischioso. Condivido abbastanza il titolo scelto dalla casa editrice, che lascia il riferimento alla neve. E per una volta, anche la copertina italiana si rivela migliore dell'originale.

Bene, mi fermo qui, che per quanto io ami il Natale, a leggere sti titoli mi è quasi venuta la nausea. Buon natale a tutti!

mercoledì 10 dicembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #101


Dai su, era da qualche settimana che non parlavo di un romanzo Garzanti. E recupero, grazie alla segnalazione di Cristina, con un libro che incarna perfettamente tutte le mie battaglie, perse, contro i titoli sempre uguali. The map of true places di Brunonia Barry, letteralmente traducibile con "la mappa dei luoghi veri", diventa La ragazza che rubava le stelle. Effettivamente la traduzione letterale del titolo originale non suona poi così bene ma, anziché pensare a un titolo che potesse avere più o meno lo stesso senso, la casa editrice ha fatto ricorso alla solita "Ragazza che..." fa qualcosa. Nello specifico qui ruba le stelle (come faccia, di preciso, non lo so)

A questo si aggiunge poi la copertina, con la solita figura di spalle (ricorrente tanto quanto i faccioni, sulle copertine Garzanti) che guarda verso l'infinito. C'è da dire che l'originale è molto simile, e addirittura un meno poetica di quella italiana, che sarebbe anche bella, se non fosse che si è già vista e rivista. 


Titolo originale: The map of true places
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: La ragazza che rubava le stelle
Autore: Brunonia Barry
Traduttore italiano: Alba Mantovani
Editore italiano: Garzanti

mercoledì 3 dicembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #100



Io capisco che"Leggere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli" (che poi, non è ben chiaro se il buon Salgari abbia detto "scrivere" o "leggere"), però come abbia fatto "La valigia di Mrs Sinclair" (semplicissima e, per me, anche d'effetto traduzione letterale di Mrs Sinclair's Suitcase) a diventare un Libro dei ricordi perduti davvero non riesco a spiegarmelo.

Titolo originale: Mrs Sinclair's Suitcase
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Il libro dei ricordi perduti
Autore: Louise Walters
Traduttore italiano:  Elisabetta De Medio
Editore italiano: Corbaccio

mercoledì 26 novembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #99

Per la puntata di questa settimana ringrazio tantissimo Valentina del blog Peek a Book, per avermi fornito una  bella segnalazione, che merita di essere condivisa.

Inoltre, mi offre lo spunto per nominare almeno una volta su questo blog Patrick Modiano, scrittore francese vincitore del Premio Nobel per la Letteratura del 2014, nonché, per quanto mi riguarda, illustre sconosciuto. So che ha scritto diversi romanzi, in Italia pubblicati da Guanda, Einaudi e Lantana, ma al momento, ammetto la mia ignoranza, non sarei in consigliarvene nemmeno uno (anzi, se ne consigliate voi uno a me, mi fa te un favore!).
Tra le varie cose che non sapevo di questo scrittore c'è che ha scritto anche un libro per bambini CATHERINE CERTITUDE



Il romanzo, con le illustrazioni di Jean-Jacques Sempé, è uscito in Francia nel 1988 e racconta la storia di Caterina, aspirante ballerina con seri problemi di vista che la obbligano a indossare sempre gli occhiali. La bambina se li toglie solo per ballare e ha la possibilità così di vedere il mondo in modo completamente diverso.

Il romanzo è stato tradotto in italiano da Giulio Lughi per la casa editrice Einaudi nel 1993, con il titolo SOGNI SENZA OCCHIALI


Il titolo italiano è stato quindi cambiato, forse perché non piaceva l'idea di tradurre letteralmente il nome proprio della protagonista (cosa che, teoricamente, non andrebbe mai fatta), ma nemmeno quella di lasciarlo in originale, essendo un romanzo per bambini (e considerando che eravamo all'inizio degli anni '90, in cui la tendenza ad italianizzare il tutto era ancora in uso). Einaudi ha quindi preferito far leva sulla caratteristica principale della protagonista, il fatto che porti gli occhiali e di come il suo mondo cambi quando se li toglie.

Nel 2014, però, esce una nuova versione del romanzo, tradotta da Maria Vidale per la casa editrice Donzelli, con un nuovo titolo: CATERINA CERTEZZA


A differenza di quanto fatto da Einaudi, in questa versione viene tradotto letteralmente il titolo originale: Catherine Certitude diventa quindi Caterina Certezza.
Dal punto di vista del titolo, forse, la scelta di Donzelli è migliore, in quanto fedele all'originale. Però da un lato suona sicuramente un po' strano trovare una bambina con nome e cognome italiani in un'opera ambientata a Parigi, dall'altro c'è il rischio del cambio di titolo di un'opera già tradotta.

La segnalazione di Valentina deriva proprio da questo: una sua conoscente ha preso Sogni senza occhiali e Caterina Certezza in biblioteca, convinta fossero due libri diversi.

Voi che titolo avreste scelto?

mercoledì 19 novembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #98


«Scusami, ma tu A Good American come lo tradurresti?»

«Beh, non mi sembra ci siano così tante alternative, no? "Un buon americano" o "una buona americana", dipende un po' se stiamo parlando di uomo o di una donna».
«Eh, è quello che ho pensato anche io. Solo che poi mi è venuto il dubbio che avesse, che so, qualche significato nascosto o gergale».
«Perché ti è venuto il dubbio?»
«Perché ho visto come è stato reso il titolo in italiano».

Questo è il dialogo avvenuto poche ore fa tra me e una mia amica. Ho visto questo libro, La locanda del tempo e dell'amore di Alex George, edito da Frassinelli con la traduzione di L. M. Cantarelli, online, mentre curiosavo tra i libri consigliati per Natale nei vari store online. Un titolo strano, che si vede lontano un miglio non possa essere quello originale. Ho allora cercato la versione inglese e scoperto che si intitola appunto A Good American. Un buon americano o una buona americana (non conosco la trama, quindi non so dire se sia declinato al maschile o al femminile). Facilissimo da tradurre. E completamente diverso in italiano. Capite anche voi perché mi è venuto qualche dubbio, no?
Oltre al titolo quasi da denuncia (perché piazzare "l'amore" in copertina, che in qualche modo classifica il romanzo in una determinata tipologia di genere a cui magari la trama nemmeno corrisponde?), la Frassinelli non ha avuto pietà nemmeno per la copertina. Avrebbero potuto limitarsi alla tromba. Ancora ancora avrei accettato anche quella specie di bolla che dalla tromba esce. Ma la donna di profilo, perché?


Titolo originale: A Good American
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: La locanda del tempo e dell'amore
Autore: Alex George
Traduttore italiano:  L. M. Cantarelli
Editore italiano: Frassinelli

mercoledì 12 novembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #97


Ancor prima di parlarvi, nel bene o nel male, del cambio di titolo di questo libro, devo confessarvi che la copertina italiana, sebbene sia molto diversa dall'originale, mi fa impazzire. Sarà che ho un debole per i peluche (vedi ultima recensione), ma la prima volta che ho visto questo libro di Maddie Dawson in libreria, con quel panda lì seduto, stavo per comprarlo a scatola chiusa. Poi però ho letto la quarta, il titolo originale e ho deciso che forse era il caso di aspettare ancora un po'.
Il titolo originale, The opposite of maybe, letteralmente si può tradurre con "Il contrario di forse". Che suona effettivamente un po' strano, nella nostra lingua. Come la Giunti abbia fatto, da questa stranezza, ad arrivare a Non c'è niente che non va, almeno credo, onestamente non riesco nemmeno a immaginarlo. Però, per quanto sia sempre una fervente sostenitrice dei titoli originali e sia contraria a ogni cambiamento, soprattutto se tanto evidente, devo ammettere che il titolo italiano non mi dispiace più di tanto. Ma forse è colpa del panda, che mi distrae.

Titolo originale: The opposite of maybe
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Non c'è niente che non va, almeno credo
Autore: Maddie Dawson
Traduttore italiano:  Roberta Zuppet
Editore italiano: Giunti

mercoledì 29 ottobre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #96


Questa volta non so davvero se ridere o piangere. È terribile il titolo italiano, con la solita struttura della frase (ma un "In cerca di me" o un "Cercandomi"era troppo difficile?) e ancor più terribile la copertina, ennesimo esempio della scarsa fantasia e della standardizzazione che ormai si trova in certi tipi di libro.
Possibile che nessuno si ribelli?

Titolo originale: Looking for me
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: La bottea dei sogni smarriti
Autore: Beth Hoffman
Traduttore italiano:  F. Merani
Editore italiano: Piemme

mercoledì 15 ottobre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #95

Anche quella di oggi non sarà una delle classiche puntate della rubrica di confronto tra titolo originale. Un po' perché non ho avuto il temp... va beh, diciamola proprio tutta, la voglia di cercare un titolo (rischio l'esaurimento nervoso ogni volta che entro nei siti di certe case editrici); un po' perché il titolo del libro di cui vi parlo oggi mi ha lasciata talmente perplessa che ho bisogno di capire se sia un problema solo mio (molto probabile), o anche di chi quel titolo l'ha messo. 

Oggi si parla quindi di un libro solo, scritto tra l'altro in italiano e dedicato a Papa Francesco (no, non sono impazzita, non ancora del tutto almeno).

Parlo di NON E' FRANCESCO di Antonio Socci, edito da Mondadori:


Ho come l'impressione (o il timore, forse) che chi ha pensato questo titolo si sia sentito un genio. Il Papa nuovo si chiama Francesco e uno dei più grandi successi di uno dei cantanti italiani più famosi del passato, Lucio Battisti, si intitola Non è Francesca:



"Possiamo mica farci scappare un'occasione del genere e non fare questo geniale gioco di parole?" avranno esclamato in Mondadori. Peccato che la canzone parli di tradimento: un amico del protagonista del testo (che spero ben non sia Battisti stesso, che poverino in ogni sua canzone viene sempre cornificato) ha visto la fidanzata del protagonista a spasso con un altro, è andato a dirglielo e il protagonista, disperato, cerca di autoconvincersi che non sia vero.
Quindi, io vedo il libro sul Papa, inizio a canticchiare Battisti e nella mia mente partono le immagini di uno scandalo amoroso in Vaticano.

Per carità, può darsi che lo scopo fosse proprio questo, ché non c'è niente che venda di più di un morboso scandalo tra papi e cardinali. Però, ecco, se invece l'obiettivo era un altro... forse forse ora non mi sentirei così geniale, ad aver pensato questo titolo.

mercoledì 8 ottobre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #94

Cliente:«Buongiorno»
Libraio: «Buongiorno a lei, mi dica»
Cliente: «Stavo cercando un libro, mi può aiutare?»
Libraio: «Ci proviamo, certo»
Cliente: «Dunque, non mi ricordo l'autore purtroppo e del titolo conosco solo una parte, ma è talmente particolare che sono sicuro non avrà problemi. Si tratta di "Istruzioni per rendersi... " qualcosa...».
Librario: «Guardi, può scegliere tra "felici" e "infelici"»
Cliente: «Come prego?»
Libraio: « Eh... "Istruzioni per rendersi infelici" di Paul Watzlawick, uscito nel 1997, e "Istruzioni per rendersi felici" di Armando Massarenti, uscito qualche giorno fa».
Cliente: « E io come faccio a scegliere?»
Libraio: «Non saprei... si sente più felice e vuole buttarsi un po' giù, o più triste e vuole tirarsi un po' su?»
Cliente: «Oddio, in realtà mi sento un po' confuso».
Libraio:« Guardi, se li compra entrambi, le regalano sei mesi d'analisi»
Cliente: «A chi ha scelto il titolo del libro uscito per secondo dovrebbero regalarli».


Ovviamente si tratta di una conversazione inventata (ammetto di aver avuto la tentazione di andare in libreria a chiedere, ma non volevo mettere in difficoltà il libraio o la libraia di turno con la mia follia). Credo però sia anche una conversazione abbastanza credibile, vista l'esistenza di questi due libri.

Lo so, questa volta in realtà si tratta di due libri diversi con un titolo ciascuno, però sono talmente tanto simili tra loro che non ho potuto fare a meno di dedicar loro una puntata della rubrica di confronto.
Ho provato a cercare qualche informazione per capire se il libro di Armando Massarenti, edito da Guanda, sia in qualche modo un omaggio al ben più conosciuto e vecchio di Paul Watzlawick (edito da Feltrinelli, con traduzione di Franco Fusaro). Nella quarta di copertina e nella descrizione sul sito nil nome di Watzlawick però non compare. Visto il titolo, forse almeno in quarta lo avrei scritto. Mi auguro per Massarenti comunque che all'interno del libro, questa similitudine venga più volte spiegata e ribadita. D'altronde anche nell'opera di Watzlawick si cerca in qualche modo di insegnare ad essere felici, usando la strategia contraria, ovvero dando motivi futili per essere tristi.
Personalmente, a meno che all'interno non venga citato il primo libro in ogni capitolo, trovo questa somiglianza abbastanza fastidiosa.

Ci sono milioni di parole che possono essere combinate tra loro per creare il titolo di un libro, possibile che non ci sia abbastanza fantasia da trovare un titolo diverso? 

mercoledì 24 settembre 2014

Due titoli un solo libro: ma perché? #93

Puntata speciale questa settimana della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Speciale perché torno a parlare di una casa editrice che già una volta è stata protagonista di questa rubrica senza aver digerito troppo il mio commento, ma anche perché è uno di quei casi in cui uno stesso libro si ritrova ad avere ben tre titoli diversi.
Vediamo di partire dall'inizio. Nel luglio del 2010 esce THE HUNDRED-FOOT JOURNEY dello scrittore americano Richard C. Morais.
Il romanzo racconta la storia di Hassan Haji, cresciuto a Bombay proprio sopra il ristorante di suo nonno. Osservando il nonno e la nonna all'opera, ha imparato a cucinare e così, quando la famiglia si è trasferita prima a Londra e poi a Parigi, a lui è toccato il compito di mettersi ai fornelli nel ristorante che suo padre ha aperto. Ma la proprietaria del locale di fronte, Madame Mallory, non è contenta che il suo ristorante di classe venga invaso dall'odore della cucina indiana.

Il libro viene tradotto tradotto lo stesso anno, da F. Novajra, per la casa editrice Neri Pozza con il titolo MADAME MALLORY E IL PICCOLO CHEF INDIANO


E' evidente fin da subito la differenza tra l'originale e il titolo italiano. Se fosse stato tradotto letteralmente, avrebbe dovuto intitolarsi qualcosa come "Un viaggio lungo cento passi". Un titolo che, effettivamente, in italiano non suonava poi così, e che quindi si è scelto di modificare inserendo i due protagonisti: Madame Mallory con il suo nome proprio e Hassan Haji con un "piccolo chef indiano" (anche se immagino che per lavorare nel ristorante sia cresciuto...). Devo ammettere che, prima di scoprire il titolo originale, trovavo quello italiano molto curioso e affascinante (complice anche una stupenda copertina). E anche adesso, tutto sommato, pur essendo contraria a questi cambi di titolo, non lo trovo così male.

Ad agosto di quest'anno è uscito negli Stati Uniti il film tratto da questo libro. Ovviamente il titolo lì è rimasto uguale a quello del libro. In Italia arriverà invece l'8 ottobre e altrettanto ovviamente il titolo è diverso da quello del libro.



Eggià, il libro The Hundred-Foot Journey che in italiano era diventato Madame Mallory e il piccolo chef indiano, arrivato sui grandi schermi si è misteriosamente trasformato in AMORE, CUCINA E CURRY.
Che chi ha scelto il titolo italiano del film non abbia capito che è stato tratto dal libro di Morais? Mi sembra incredibile, onestamente. Forse ha pensato che un titolo un po' più idiota, con l'amore piazzato in bella vista, attirasse di più, Che fare, quindi, se non cambiarlo?

Già questo è sufficiente a farmi arrabbiare. Odio questi strani cambiamenti nelle trasposizioni cinematografiche. Trovo che creino solo confusione.

Ma, come se non bastasse, la Neri Pozza che ha fatto? Ha cambiato il titolo del libro, ovviamente! Quindi un libro uscito quattro anni fa ora ritorna in libreria, in edizione non tascabile ovviamente, con il titolo AMORE, CUCINA E CURRY e una nuova copertina, che non è l'originale, non è quella della prima versione italiana e non è nemmeno quella dei film. Perché?


(Per correttezza segnalo che all'interno della quarta di copertina viene detto che il romanzo è stato originariamente pubblicato con un altro titolo).

mercoledì 17 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #92



Approfitto di un'altra graditissima segnalazione di titolo cambiato, questa volta arrivata da Daniela di Un libro per amico, per la puntata di oggi.
Just what kind of mother are you? di Paula Daly racconta la storia di Lisa, madre di tre figli, a cui un giorno la sua migliore amica affida anche sua figlia. Che però, in un attimo di distrazione della donna, scompare nel nulla. 
Il titolo originale letteralmente si potrebbe tradurre con "Ma che razza di madre sei?". Longanesi evidentemente ha giudicato il titolo troppo forte e ha deciso di tradurlo con Da quando sei scomparsa, spostando così l'attenzione dalla madre alla figlia (che i bambini piccoli si sa, scompaiono da soli e di loro volontà). Ha poi cambiato anche la copertina, togliendo la bambina e sostituendola con delle rose gialle un po' sporche, che potrebbero voler dire qualunque cosa. 
Pur non avendo letto il libro e non avendo nemmeno intenzione di farlo in futuro, trovo l'originale molto più inquietante e più adatto alla storia che racconta. L'italiano è, come ormai sempre più spesso accade, banale e privo di coraggio, forse per non urtare troppo la sensibilità delle lettrici-madri. Che però non credo siano sceme e, soprattutto, che si divertano a farsi imbrogliare da un titolo.

Titolo originale: Just what kind of mother are you?
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Da quando sei scomparsa
Autore: Paula Daly
Traduttore italiano:  A. Biavasco; V. Guani
Editore italiano: Longanesi

mercoledì 10 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #91


Pensavi eh, cara Sperling & Kupfer che nessuno si sarebbe mai messo a tradurre dallo svedese letteralmente il titolo di questo tuo nuovo libro, ovvero La lettrice che partì inseguendo il lieto fine, per poi far notare a tutti quanto farlocco sia. E pensavi male. Dopo che  questo libro mi è stato gentilmente segnalato (non sia mai che io perda un titolo del genere, tanto ghiotto per questa rubrica) e ho visto quanto già sentito sembrava il titolo italiano, sono andata a cercare l'originale. Poi ho preso quel Läsarna i Broken Wheel rekommenderar, l''ho piazzato su google translator e sperato che non venisse fuori qualcosa di incomprensibile. E invece, il buon google per una volta non spara cavolate (o almeno credo) e mi comunica che letteralmente si tradurre con I lettori a Broken Wheel consigliano.
Che, manco a dirlo, trovo molto, ma molto più bello, perché non si limita a un'unica lettrice ma ne coinvolge tanti, che danno i loro suggerimenti e i loro pareri. E invece no, ancora una volta bisogna attrarre un certo tipo di pubblico, piazzandole addirittura in copertina. Cavolo, ma non siamo mica così sceme, noi lettrici!

Apprezzo invece la scelta di mantenere la copertina originale, davvero molto bella, e che quasi quasi riesce a farmi superare l'assurdità del titolo e farmi venire voglia di leggere il libro. Quasi.

Titolo originale: Läsarna i Broken Wheel rekommenderar
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco:La lettrice che partì inseguendo un lieto fine
Autore: Katarina Bivald
Traduttore italiano:  M. Podestà Heir, R. Nerito
Editore italiano: Sperling & Kupfer