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mercoledì 11 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché?#107

 


«Uh guarda, un libro ambientato in una libreria! Ma cavolo, dal titolo si capisce! Meglio se lo specifichiamo, che se no poi i lettori appassionati di libri che parlano di libri magari non se n accorgono e non non lo comprano! E poi che ci mettiamo, un faccione o una ragazza di spalle?»
«La ragazza di spalle, il faccione lo abbiamo messo l'ultima volta»
«Hai ragione!Stavo per sbagliarmi».

Ed è così che The moment of everything (letteralmente "Il momento di tutto") di Shelly King è diventato Tutta colpa di un libro.

Titolo originale: The moment of everything
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Tutta colpa di un libro
Autore: Shelly King
Traduttore italiano: Lo sto cercando disperatamente ma non riesco a trovarlo, troppo faticoso metterlo nella pagina del libro sul sito o su Il Libraio, quando viene presentato? EDIT delle 11.40: dalla regia mi informano che la traduttrice è Roberta Scarabelli. 
Editore italiano: Garzanti

mercoledì 14 gennaio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #103

Ogni tanto mi capita di andare a cercare, su wikipedia o sua altre fonti, informazioni sugli autori che non ho mai letto ma che so che dovrei leggere.  Sono molte le lacune letterarie che prima o poi dovrei decidermi a colmare e informarmi sugli autori mi sembra un modo per avvicinarmi a quel momento, o almeno per poter dire "No, non l'ho letto, ma sto per farlo!".

Tra queste lacune da colmare c'è sicuramente William Faulkner con il suo L'urlo e il furore. Lo so, che dovrei leggerlo, ma allo stesso tempo e per qualche motivo non ho mai il coraggio di farlo.
Mentre mi documentavo sull'autore e sulle sue opere, mi è saltato all'occhio un titolo in particolare, che si merita sicuramente una puntata di questa rubrica.
Sto parlando del suo primo romanzo, SOLDIERS' PAY, pubblicato per la prima volta nel 1926.




Così di primo impatto, sembra impossibile immaginare che la traduzione letterale del titolo di questo libro possa aver causato dei problemi, in quanto Soldiers' pay significa semplicemente, La paga dei soldati.

Eppure qualcosa è successo. La prima traduzione italiana, a opera di Massimo Alvaro, è comparsa nel 1953 per la casa editrice Garzanti, con il titolo LA PAGA DEL SOLDATO



C'è stato un evidente errore di comprensione da parte di chi ha tradotto il titolo, che ha fatto confusione con la "s" e l'apostrofo del genitivo sassone inglese, trasformando i soldati, plurale, in soldato, singolare (il genitivo sassone al plurale vuole che la s sia attaccata alla parola precedente e l'apostrofo sia immediatamente dopo, mentre al singolare c'è l'apostrofo e poi la s... non so se mi sono spiegata).
Questo errore si è trascinato per anni da un'edizione e all'altra fino al 1986, quando Garzanti ha commissionato una nuova traduzione a Mario Materassi, in seguito ripubblicata da Adelphi nel 2008, che ha corretto il titolo in LA PAGA DEI SOLDATI



Sicuramente i mezzi a disposizione di un traduttore negli anni '50 erano ben diversi da quelli di oggi, così come lo era la conoscenza approfondita della grammatica e della lingua. Certo, fa strano che a nessuno, prima di mandare in stampa il libro, sia venuto il dubbio che ci fosse qualcosa che non quadrasse ma, soprattutto, che questo errore si sia mantenuto fino al 1986.

mercoledì 10 dicembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #101


Dai su, era da qualche settimana che non parlavo di un romanzo Garzanti. E recupero, grazie alla segnalazione di Cristina, con un libro che incarna perfettamente tutte le mie battaglie, perse, contro i titoli sempre uguali. The map of true places di Brunonia Barry, letteralmente traducibile con "la mappa dei luoghi veri", diventa La ragazza che rubava le stelle. Effettivamente la traduzione letterale del titolo originale non suona poi così bene ma, anziché pensare a un titolo che potesse avere più o meno lo stesso senso, la casa editrice ha fatto ricorso alla solita "Ragazza che..." fa qualcosa. Nello specifico qui ruba le stelle (come faccia, di preciso, non lo so)

A questo si aggiunge poi la copertina, con la solita figura di spalle (ricorrente tanto quanto i faccioni, sulle copertine Garzanti) che guarda verso l'infinito. C'è da dire che l'originale è molto simile, e addirittura un meno poetica di quella italiana, che sarebbe anche bella, se non fosse che si è già vista e rivista. 


Titolo originale: The map of true places
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: La ragazza che rubava le stelle
Autore: Brunonia Barry
Traduttore italiano: Alba Mantovani
Editore italiano: Garzanti

mercoledì 29 ottobre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #96


Questa volta non so davvero se ridere o piangere. È terribile il titolo italiano, con la solita struttura della frase (ma un "In cerca di me" o un "Cercandomi"era troppo difficile?) e ancor più terribile la copertina, ennesimo esempio della scarsa fantasia e della standardizzazione che ormai si trova in certi tipi di libro.
Possibile che nessuno si ribelli?

Titolo originale: Looking for me
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: La bottea dei sogni smarriti
Autore: Beth Hoffman
Traduttore italiano:  F. Merani
Editore italiano: Piemme

mercoledì 17 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #92



Approfitto di un'altra graditissima segnalazione di titolo cambiato, questa volta arrivata da Daniela di Un libro per amico, per la puntata di oggi.
Just what kind of mother are you? di Paula Daly racconta la storia di Lisa, madre di tre figli, a cui un giorno la sua migliore amica affida anche sua figlia. Che però, in un attimo di distrazione della donna, scompare nel nulla. 
Il titolo originale letteralmente si potrebbe tradurre con "Ma che razza di madre sei?". Longanesi evidentemente ha giudicato il titolo troppo forte e ha deciso di tradurlo con Da quando sei scomparsa, spostando così l'attenzione dalla madre alla figlia (che i bambini piccoli si sa, scompaiono da soli e di loro volontà). Ha poi cambiato anche la copertina, togliendo la bambina e sostituendola con delle rose gialle un po' sporche, che potrebbero voler dire qualunque cosa. 
Pur non avendo letto il libro e non avendo nemmeno intenzione di farlo in futuro, trovo l'originale molto più inquietante e più adatto alla storia che racconta. L'italiano è, come ormai sempre più spesso accade, banale e privo di coraggio, forse per non urtare troppo la sensibilità delle lettrici-madri. Che però non credo siano sceme e, soprattutto, che si divertano a farsi imbrogliare da un titolo.

Titolo originale: Just what kind of mother are you?
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Da quando sei scomparsa
Autore: Paula Daly
Traduttore italiano:  A. Biavasco; V. Guani
Editore italiano: Longanesi

mercoledì 10 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #91


Pensavi eh, cara Sperling & Kupfer che nessuno si sarebbe mai messo a tradurre dallo svedese letteralmente il titolo di questo tuo nuovo libro, ovvero La lettrice che partì inseguendo il lieto fine, per poi far notare a tutti quanto farlocco sia. E pensavi male. Dopo che  questo libro mi è stato gentilmente segnalato (non sia mai che io perda un titolo del genere, tanto ghiotto per questa rubrica) e ho visto quanto già sentito sembrava il titolo italiano, sono andata a cercare l'originale. Poi ho preso quel Läsarna i Broken Wheel rekommenderar, l''ho piazzato su google translator e sperato che non venisse fuori qualcosa di incomprensibile. E invece, il buon google per una volta non spara cavolate (o almeno credo) e mi comunica che letteralmente si tradurre con I lettori a Broken Wheel consigliano.
Che, manco a dirlo, trovo molto, ma molto più bello, perché non si limita a un'unica lettrice ma ne coinvolge tanti, che danno i loro suggerimenti e i loro pareri. E invece no, ancora una volta bisogna attrarre un certo tipo di pubblico, piazzandole addirittura in copertina. Cavolo, ma non siamo mica così sceme, noi lettrici!

Apprezzo invece la scelta di mantenere la copertina originale, davvero molto bella, e che quasi quasi riesce a farmi superare l'assurdità del titolo e farmi venire voglia di leggere il libro. Quasi.

Titolo originale: Läsarna i Broken Wheel rekommenderar
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco:La lettrice che partì inseguendo un lieto fine
Autore: Katarina Bivald
Traduttore italiano:  M. Podestà Heir, R. Nerito
Editore italiano: Sperling & Kupfer

mercoledì 27 agosto 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #89

  

Stessa copertina, anche se con i colori un po' diversi. Stesso sottotitolo, tradotto abbastanza fedelmente. 
Ma allora perché non sono riusciti a fare la stessa cosa con il titolo? Perché anziché tradurre semplicemente con "Tracce di zampe al chiaro di luna", hanno dovuto scomodare il povero Calvino e il suo Se una notte d'inverno un viaggiatore? Perché, perché, perché?

(Potreste obiettare che io ho fatto la stessa cosa con il nome del blog. Però è ben diverso: il mio è un gentile omaggio, adattato tra l'altro. E soprattutto non avevo un titolo originale in un'altra lingua!)


Titolo originale: Paw tracks in the Moonlinght
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Se una notte d'inverno un gatto
Autore: Denis O'Connor
Traduttore italiano: B. Piccioli
Editore lingua originale: Constable
Editore italiano: De Agostini

mercoledì 4 giugno 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #82

Come vi ho già raccontato nel post di resoconto, durante il Salone del libro di Torino sono andata a sentire la conferenza sulla traduzione dei classici. E' un argomento che mi ha sempre incuriosita molto, perché una delle mie maggiori difficoltà nei confronti dei classici sta proprio nella difficoltà di lettura in italiano. Spesso infatti si tratta di traduzioni vecchie di parecchi anni, ricche di errori (comprensibilissimi, visto il periodo in cui sono state fatte, senza internet e senza tutte le fonti di informazione che ci sono ora) e scritte in un linguaggio parecchio antiquato. A volte editori illuminati decidono di ritradurre queste opere, di svecchiarle un po', rispettandone ovviamente contenuto, senso ed epoca di scrittura.

Durante l'incontro ho scoperto il cambiamento di titolo che sarà oggetto della rubrica di oggi. Si tratta del romanzo di Thomas Mann, DER ZAUBERBERG, romanzo tedesco uscito nel 1924 e tradotto in italiano per la prima volta nel 1932, da Bice Giachetti-Sorteni, con il titolo LA MONTAGNA INCANTATA



Nel corso degli anni il romanzo è stato poi ripubblicato diverse volte, da diverse case editrici: la Dall'Oglio editore nel 1945, da Mondadori nel 1965 con la nuova traduzione di Ervino Pocar, da Corbaccio e da Tea.

Per arrivare a una nuova traduzione del romanzo di Mann dal 1965 bisogna arrivare fino al 2010, quando Mondadori decide di pubblicare il libro nella collana I Meridiani. La traduzione viene affidata a Renata Colorni che, tra le altre cose, decide di cambiarne il titolo. Il romanzo non viene pubblicato come La montagna incantata ma come LA MONTAGNA MAGICA


Sebbene si tratti di una scelta decisamente coraggiosa, quella di cambiare dopo anni e anni il titolo di un'opera già diffusasi e consolidatasi nel tempo, la scelta compiuta da Renata Colorni è in realtà legata alla fedeltà rispetto all'originale. Der Zauberberg, infatti, letteralmente significa "La magia della montagna" o, appunto, "La montagna magica".  Stando a qualche ricerca, pare che già il precedente traduttore, Ervino Pocar abbia fatto notare la discrepanza del titolo italiano, non solo rispetto all'originale ma anche alle traduzioni nelle altre lingue (La montaña mágica in spagnolo, The Magic Mountain in inglese, La Montagne magique in francese). La risposta era però stata che ormai il titolo era consolidato e cambiarlo sarebbe stato un azzardo (qui l'articolo in cui se ne parla).

Renata Colorni ha avuto quindi un certo coraggio, sicuramente. Ma ha anche ripristinato il vero senso del romanzo, togliendo forse un po' di fascino al titolo (la parola "incantata" mi piace di più della parola "magica"), ma rispettando quello che Mann voleva effettivamente dire. Come evidenzia Piero Citati in un articolo apparso su Repubblica, proprio in occasione dell'uscita della nuova traduzione:

Con ogni probabilità, Thomas Mann derivò il titolo del suo romanzo La montagna magica, pubblicato nel 1924 (Meridiani Mondadori, a cura di Luca Crescenzi, traduzione di Renata Colorni, con un saggio di Michael Neumann, pagine CLXXVIII-1422, euro 55), da una frase di Nietzsche: "Ora si apre a noi il monte magico dell'Olimpo e ci mostra le sue radici". Per Nietzsche, il monte magico dell'Olimpo era il mondo di Apollo: il mondo della violenza, della dismisura, della colpa, della tenebra, miracolosamente capovolti in legge, armonia, misura, equilibrio, quiete, purezza, profezia. Non so se Mann lo amasse: forse riteneva che non era quello moderno, anzi modernissimo, dove scriveva il suo ardimentoso romanzo sinfonico.

Vera o no che sia questa origine, il nuovo titolo è comunque una traduzione letterale dell'originale e quindi, per quanto coraggiosa, è anche la scelta migliore.  

mercoledì 19 marzo 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché?#72

Dato che più volte ultimamente mi è stato chiesto come mai io non faccia confronti al contrario, ovvero io non prenda un libro italiano e veda come è stato tradotto all'estero, ho deciso per questa puntata di seguire un suggerimento arrivato nei commenti la settimana scorsa. Anche perché si tratta di un cambiamento curioso e significativo, che merita un post.

Il libro in questione è stata per me una rivelazione dell'anno passato, un romanzo che ho amato moltissimo e che ancora adesso consiglio ogni volta che qualcuno mi domanda un suggerimento per una lettura piacevole e divertente. Sto parlando del romanzo di Luca Bianchini, edito dalla casa editrice Mondadori, IO CHE AMO SOLO TE



Il libro prende ovviamente il suo titolo dall'omonima canzone incisa da Sergio Endrigo nel 1962, e racconta la storia di un matrimonio pugliese.

Il romanzo ha avuto qui in Italia un successo strepitoso e stanno arrivando le prime traduzioni straniere. Tra queste c'è quella tedesca,  che uscirà a luglio 2014. Probabilmente il titolo che si trova online è ancora quello provvisorio (di mesi per cambiarlo ce ne sono ancora), ma vale comunque la pena analizzarlo. Anche perché è parecchio evidente, anche per chi il tedesco non lo conosce. Il romanzo di Bianchini uscirà infatti nelle librerie tedesche con il titolo HEIRATEN AUF ITALIENISCH


Letteralmente si traduce con "Sposarsi all'italiana". Si perde quindi il riferimento alla canzone di Sergio Endrigo, ma si tratta tutto sommato di una scelta abbastanza comprensibile, visto che è un riferimento culturale che ha il suo senso solo nel nostro paese (anche se a questo punto sarei curiosa di sapere come hanno risolto il "problema" all'interno della narrazione). 
Approvo un po' meno invece la copertina, perché trovo l'immagine della vespa l'ennesimo esempio della stereotipizzazione degli italiani e dell'Italia all'estero (ok, già dovremmo ringraziare che non ci sono pizze, spaghetti o mandolini... però, che cavolo!). Anche perché si sarebbe potuto tranquillamente mantenere il peperoncino italiano. Vabbè...

Che ve ne pare?