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lunedì 11 maggio 2015

LA CANZONE D'AMORE DI QUEENIE HENNESSY - Rachel Joyce

Voi l'avete letto L'imprevedibile viaggio di Harold Fry? Un romanzo uscito un paio di anni fa e che ha avuto un successo strepitoso, e che racconta del pellegrinaggio che il protagonista, Harold Fry appunto, decide di affrontare per raggiungere Queenie Hennessy, una donna con cui non aveva più avuto contatti da vent'anni e che, in punto di morte, gli ha scritto un messaggio, semplicemente per salutarlo e ringraziarlo.
A me il libro era piaciuto molto. Avevo adorato Harold Fry, la sua tenerezza e la sua caparbietà in quella sua lunga camminata da una parte all'altra del Regno Unito. Mi era piaciuto il modo in cui l'autrice, Rachel Joyce, aveva criticato la società che tende a strumentalizzare un po' tutto, e amato il finale, commuovente e buonista al punto giusto, pur nel dolore.

Mai, però, mi era venuto in mente di aver bisogno di leggere questa storia da un altro punto di vista. Non credevo fosse necessario, sapere cosa pensava la donna che ha dato origine al viaggio dell'uomo. Forse perché la percepivo solo come una scusa, come uno strumento, per il cammino che Harold doveva intraprendere per ritrovare se stesso.
Eppure, Rachel Joyce, forse per riprendersi un po' dal minore successo avuto dal suo romanzo successivo, Il bizzarro incidente de tempo rubato, ha pensato bene di ritornare a disturbare Harold e, soprattutto, la povera Queenie.

Questo libro parla di lei. Dal momento in cui ha spedito il suo breve messaggio all'uomo che ha sempre amato al giorno in cui lui è finalmente arrivato. Nel mentre, ha vissuto in questa casa di cura per malati terminali, con alcuni di loro ha stretto amicizia e con loro ha condiviso l'attesa, che in qualche modo ha portato un po' di speranza in un posto in cui non ce ne può proprio essere. E ha scritto: del suo passato con Harold, di come lo ha conosciuto e si è innamorata di lui senza mai rivelarglielo, e di dove si è rifugiata dopo, quando non poteva proprio più stargli accanto. Una lunga lettera destinata proprio a lui, per raccontargli tutte quelle cose che non ha mai potuto o saputo dirgli.

Già dalle prime pagine, ho avuto la conferma che questo libro non fosse per niente necessario e che sia andato a svelare il passato in un modo un po' forzato, togliendo al lettore che ha letto il romanzo precedente (e deve averlo letto, per poterci capire qualcosa) il gusto di immaginarselo da solo. 
In più, la tristezza che traspare del libro è una tristezza quasi gratuita. Nel senso, l'attesa, il dolore, l'ineluttabilità di quello che sarebbe successo a Queenie, con l'implorazione continua di Harold di aspettarlo, era ben evidente già nel primo libro, senza che fosse necessario entrare in una casa di cura per malati terminali e vedere tutti spegnersi a poco a poco. L'idea che l'autrice voleva dare era sicuramente quella che si può e si deve cercare di essere felici fino alla fine, però ho avuto l'impressione che sfruttasse la commozione e la lacrima facile per arrivare al lettore in modo, appunto, quasi gratuito.

Detto questo, non posso sicuramente negare che il libro sia scorrevole, scritto bene e di facile lettura, e che in alcuni punti la tristezza venga soppiantata da momenti dolci e divertenti. 
Però, ecco, rimane una lettura che forse non sono tanto io che non avrei dovuto affrontare (ok, in parte sì, perché quando un autore torna su una storia già conclusa a distanza di così pochi anni, probabilmente è perché non sa più bene cosa scrivere e cerca di sfruttare un successo già avuto... ma ero curiosa, dai!) ma soprattutto che l'autrice, per rispetto della sua passata storia e dei suoi personaggi, non avrebbe proprio dovuto scrivere.

Titolo: La canzone d'amore di Queenie Hennesy
Autore: Rachel Joyce
Traduttore: Ada Arduini e Lucia Olivieri
Pagine: 342
Editore: Sperling & Kupfer
Acquista su Amazon:


mercoledì 4 febbraio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #106


Febbraio è il mese dell'ammmmore (e del carnevale, delle bugie e, se siete piemontesi, dei fagioli grassi) e non potevo che dedicare la prima puntata del mese della rubrica di confronto tra titoli a un bel romanzo rosa.
Se sia bello in realtà non lo so, perché non l'ho letto. Ma titolo e copertina della versione italiana sicuramente meritano di finire in questa rubrica.
Perché Come aggiustare un cuore innamorato è il titolo che la Sperling Kupfer ha scelto di dare al romanzo dello scrittore catalano Use Lahoz, che in originale si intitola El año en que me enamoré de todas, letteralmente L'anno in cui mi innamorai di tutte.
«Cavolo, un titolo così non sembra molto romantico, anzi! Questo sembra che innamori di chiunque vede. Non va mica bene!» deve aver pensato l'editore. «Piazziamoci un cuore, un amore e una bella coppia in copertina, così siamo sicuri che i lettori capiscano che si tratta di un romanzo d'amore».
E la copertina? Già, la copertina. Non dico che la copertina italiana sia brutta, per carità. E' una bella foto, molto romantica, etc etc. Però, vedete anche voi, con quella originale non c'entra assolutamente nulla. E, proprio come il titolo, ne cambia un po' il senso e il target.
Insomma, il libro in spagnolo lo comprerei. Quello in italiano, manco morta.
Titolo originale: El año en que me enamoré de todas
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco: Come aggiustare un cuore innamorato
Autore: Use Lahoz
Traduttore italiano: F. Niola
Editore italiano: Sperling Kupfer

mercoledì 10 settembre 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #91


Pensavi eh, cara Sperling & Kupfer che nessuno si sarebbe mai messo a tradurre dallo svedese letteralmente il titolo di questo tuo nuovo libro, ovvero La lettrice che partì inseguendo il lieto fine, per poi far notare a tutti quanto farlocco sia. E pensavi male. Dopo che  questo libro mi è stato gentilmente segnalato (non sia mai che io perda un titolo del genere, tanto ghiotto per questa rubrica) e ho visto quanto già sentito sembrava il titolo italiano, sono andata a cercare l'originale. Poi ho preso quel Läsarna i Broken Wheel rekommenderar, l''ho piazzato su google translator e sperato che non venisse fuori qualcosa di incomprensibile. E invece, il buon google per una volta non spara cavolate (o almeno credo) e mi comunica che letteralmente si tradurre con I lettori a Broken Wheel consigliano.
Che, manco a dirlo, trovo molto, ma molto più bello, perché non si limita a un'unica lettrice ma ne coinvolge tanti, che danno i loro suggerimenti e i loro pareri. E invece no, ancora una volta bisogna attrarre un certo tipo di pubblico, piazzandole addirittura in copertina. Cavolo, ma non siamo mica così sceme, noi lettrici!

Apprezzo invece la scelta di mantenere la copertina originale, davvero molto bella, e che quasi quasi riesce a farmi superare l'assurdità del titolo e farmi venire voglia di leggere il libro. Quasi.

Titolo originale: Läsarna i Broken Wheel rekommenderar
Titolo italiano tradotto in modo assai bislacco:La lettrice che partì inseguendo un lieto fine
Autore: Katarina Bivald
Traduttore italiano:  M. Podestà Heir, R. Nerito
Editore italiano: Sperling & Kupfer

domenica 27 aprile 2014

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA MUCCA INNAMORATA - David Safier

E poi, non si sa bene come, ti ritrovi a leggere un libro che ha come protagonista una mucca. Un gruppo di mucche, in realtà, a cui fanno compagnia anche un gatto spagnolo e un toro smemorato. Ed è strano perché, sebbene direttamente solo da poco, io ci lavoro persino nel campo dei bovini e degli animali da reddito. Eppure, mai mi era venuto in mente che potessi leggere un romanzo che ha come protagoniste delle mucche e che con loro mi portasse a immedesimarmi.

Ci voleva David Safier, autore di cui avevo già letto L'orribile attesa del giudizio universale, per farmelo fare e, devo ammettere, è stato molto più divertente di quanto mai avrei potuto immaginare.
La fattoria in cui vive Lolle con le sue amiche Gilda e Ravanella sta per essere venduta e, se non vogliono finire in un panino di McDonald, devono fuggire da lì prima che sia troppo tardi. E quale posto migliore per una mucca dell'India, paese in cui sono sacre e venerate? A convincerle di ciò è Santiago, gatto spagnolo dal passato oscuro (e terribilmente simile al Gatto con gli stivali di Shrek) che piomba nel vita di Lolle per caso, mentre sta fuggendo dal temibile Old Dog che se lo vuole mangiare. Lolle lo aiuta a salvarsi ma, così facendo, attira su di sé la terribile minaccia del perfido cane che l'accompagnerà per tutto il viaggio. Perché sì, Lolle riesce a convincere un paio di sue amiche a seguirla: Ravanella e Gilda proprio solo per il legame che le unisce, e Susi, invece, per fuggire dalla delusione d'amore con Champion, in realtà fidanzato di Lolle, che l'ha lasciata dopo che quest'ultima li ha colti sul fatto. Inizia così un lungo viaggio che porterà le mucche in giro per il mondo, alla ricerca della felicità.

Il romanzo è sicuramente molto divertente, soprattutto grazie alle sue protagoniste, la mucca Ravanella fra tutte, ma offre anche diversi spunti di riflessione. Oltre a quello, abbastanza prevedibile, sul mangiare la carne e su come vivono gli animali destinati all'alimentazione, ci sono tanti aspetti umani riportati in chiave bovina: il tema dell'accettazione del diverso e di come questa presunta diversità faccia sentire chi la vive, il tema dell'amore e del tradimento e, soprattutto, tanta, tanta amicizia.
Certo, il punto di vista è in realtà totalmente umano (e non potrebbe essere altrimenti), ma l'autore riesce a immaginare in modo molto divertente e quasi credibile come potrebbe essere il mondo visto dagli occhi di una mucca.
Unica pecca è forse l'eccessiva somiglianza del gatto Santiago con il Gatto con gli Stivali di Shrek: spagnolo, un po' malizioso e un po' sboccato. Ma se avete adorato il felino spadaccino della Dreamworks adorerete anche questo.

Sicuramente non smetterò di mangiare carne dopo aver letto questo libro (mi spiace, ma non ci riuscirei mai), però è stata davvero una lettura piacevole, che mi ha fatta ridere, sorridere, riflettere e un po' anche commuovere, e che quindi mi sento caldamente di consigliare se si è in cerca di un libro leggero ma non banale.

Titolo:  L'insostenibile leggerezza della mucca innamorata
Autore: David Safier
Traduttore: L. Bortot, S. Camatta
Pagine: 275
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Sperling Kupfer
ISBN: 978-8820054199
Prezzo di copertina: 18,90 €
Acquista su amazon:
formato brossura: L'insostenibile leggerezza della mucca innamorata

venerdì 4 aprile 2014

IL BIZZARRO INCIDENTE DEL TEMPO RUBATO - Rachel Joyce

Deve essere difficile per uno scrittore scrivere il secondo libro. Più  difficile che scrivere il primo, secondo me. Perché con il primo c'è l'effetto novità e l'effetto esordiente, quindi se è un bel libro c'è stupore, se è bruttino c'è qualche giustificazione.
Il secondo, invece, è quello che ti segna. Che ti conferma al pubblico di lettori o te ne fa allontanare, più o meno definitivamente.

Il primo romanzo di Rachel Joyce, L'imprevedibile viaggio di Harold Fry, per me è un piccolo capolavoro. Con qualche imperfezione, certo, ma un libro davvero molto bello, molto dolce, che merita di essere letto. 
Ho aperto questo secondo romanzo con titubanza, un po' per la trama riportata sulla quarta, che aveva qualcosa che non mi convinceva, un po' perché i pareri che avevo sentito in merito non erano molto positivi. E non mi ci sono volute molte pagine per capirne il motivo.

Innanzitutto per leggere questo libro ci va del tempo, per entrare nella storia, per comprendere i personaggi e, soprattutto, per riuscire a trovargli un senso, a capire cosa l'autrice volesse davvero dire. Poi, una volta scoperto, ci va del tempo per rifletterci su, per capire se il libro ha convinto oppure no, per guardarsi un po' dentro e vedere che cosa il libro ha lasciato.

D'altronde il tempo è un elemento chiave del romanzo. Lo è per Byron, bambino protagonista del romanzo, rimasto affascinato e turbato dalla notizia che quell'anno verranno aggiunti due secondi al tempo. Lui non sa quando succederà e osserva continuamente l'orologio, sperando di accorgersene. E infatti se ne accorge, quando succede, ed è talmente entusiasta che mostra l'orologio alla madre  Diana mentre sta guidando. Lei però sbanda e investe una bambina. Non so se ne accorge e riparte. Il tempo è anche quelle due settimane che Byron ci mette a dire alla madre quello che è successo. E lei inizialmente non gli crede, poi controlla e scopre che forse sì, ha davvero investito qualcuno. I sensi di colpa invadono la già sua provata mente, accanto a un marito che forse non ha mai amato e che si fa vedere solo nei fine settimana. Per cui va a cercare la bambina e conosce la madre Beverly. Da lì, il tempo nella mente di Diana inizia a correre veloce, passato e presente che si mescolano, con l'infelicità e i sensi di colpa.
Ma il tempo è importante anche per Jim, altro protagonista del libro, che lavora come pulisci tavoli in una tavola calda di un centro commerciale, dopo che gli innumerevoli elettroshock a cui è stato sottoposto da giovane non gli hanno fornito altre possibilità. Il tempo è quello che ricorda, è quello che trascorre da solo, quello che gli serve per compiere i suoi rituali e, forse, anche per perdonarsi e per perdonare.

Se avessi scritto questa recensione a metà lettura, lo avrei massacrato. Non scherzo. Troppo lento. Troppo angoscioso e, soprattutto, troppo oscuro. Non si riesce a capire cosa l'autrice vuole dire, che storia ci vuole raccontare. Poi, a poco a poco i tasselli tornano al loro posto e le cose diventano un po' più chiare. E il giudizio sul libro migliora un po'. Ci sono tanti aspetti che però avrebbero dovuto essere trattati meglio, meglio approfonditi e non lasciati in sospeso. Così come avrebbe dovuto essere meglio approfondito il rapporto tra i vari personaggi, perché così si fa davvero troppa fatica a capire.
Ha del grande potenziale, sicuramente. Ma gli manca qualcosa e questa mancanza si sente parecchio. Peccato.

Ah comunque, prima di mettere un "bizzarro" nel titolo, forse bisognerebbe assicurarsi che di bizzarro ci sia davvero qualcosa nel romanzo. Questo romanzo è tutto fuorché bizzarro.

Titolo:  Il bizzarro incidente del tempo rubato
Autore: Rachel Joyce
Traduttore: A. Arduini
Pagine: 371
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN:978-8820055196
Prezzo di copertina: 17 90€
Acquista su amazon
formato brossura: Il bizzarro incidente del tempo rubato




mercoledì 26 febbraio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #70

E siamo arrivati alla settantesima puntata della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Lo so, avrei dovuto pensare a uno di quei cambi eclatanti, sconvolgenti, che ti tormentano per giorni e giorni. Ma questo, come vi ho già detto, è un periodo molto indaffarato della mia vita e il tempo per fare le ricerche è ridotto all'osso. Mi sono quindi ritrovata ieri sera senza aver la più pallida idea di che libro parlarvi oggi. Vado nel panico quando mi succede (per fortuna non poi così spesso) e allora ricorro ai miei più fidati consiglieri: voi lettori.

Il libro di oggi mi è stato suggerito da Barbara, fan della pagina, follower del blog, nonché grande, grandissima amica, che ho contagiato con questa mia mania dei titoli. E mi ha dato un suggerimento bellissimo, che non potevo che cogliere.

Oggi vi parlo quindi del romanzo di Maria Goodin FELICITA' E' UN PIZZICO DI NOCE MOSCATA:


Pubblicato nel 2013 dalla casa editrice Sperling & Kupfer, con la traduzione di A. Roccato, il romanzo racconta la storia di Meg, che un giorno scopre che le bellissime storie sul suo passato e la sua infanzia che le ha sempre raccontato la madre non sono altro che bugie. Meg taglia i ponti con la madre, per poi riavvicinarsi a causa della malattia che colpisce la genitrice. Cosa centri bene la noce moscata, non lo so... credo si riferisca a qualche profumo dell'infanzia della donna, che in qualche modo la perseguita.

Il titolo originale del libro è NUTMEG:


Letteralmente il titolo avrebbe dovuto essere tradotto semplicemente con "Noce moscata". Spezia che viene mantenuta anche nel titolo italiano ma accompagnata da tutta una serie di parole che, come al solito, standardizzano il titolo entro certi parametri. Perché aggiungere tutte queste parole, "felicità", "pizzico", che nell'originale non ci sono? Paura che si confondesse con un libro di cucina o che non avrebbe attratto un certo target di lettrici? Non so, però il risultato italiano non mi piace per niente.
Per quanto riguarda la copertina, invece, ormai non so nemmeno più cosa dire per esprimere tutto il mio disappunto. Quella originale è molto carina, quella italiana molto abusata.

Che ve ne pare? Vi sarebbe piaciuto "Noce moscata" come titolo? E non vi verrebbe da prendere a randellate i grafici della copertina italiana?

lunedì 17 febbraio 2014

L'ORRIBILE ATTESA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE - David Safier

Ho scoperto che le trasposizioni della Bibbia mi piacciono. Quei libri che prendono storie dalla Bibbia, in particolare su Gesù, e le portano ai giorni nostri, oppure che rivisitano in qualche modo le vite di questi personaggi nelle loro epoche. Mi viene in mente Il Vangelo secondo Gesù Cristo del grande Saramago oppure lo spassosissimo Vangelo secondo Biff, di Christopher Moore, passando poi per l'esilarante ma anche molto, molto angosciante A volte ritorno di John  Niven. Non so bene da cosa derivi questa mia "passione". Forse dal fatto che non sono molto religiosa e che non riesco ad accettare quello che la Bibbia dice senza scetticismo, senza pormi domande, dubbi o pensare "sì, vabbè, ma oggi come sarebbe?".


L'orribile attesa del Giudizio Universale di David Safier si inserisce in questo filone, con una rivisitazione della figura di Gesù e di certi dittami della Bibbia.
Protagonista è Marie, una donna che, lasciato il promesso sposo davanti all'altare, ritorna a vivere con il padre, ora fidanzatosi con una donna conosciuta su un sito di appuntamenti, dopo aver finalmente superato lo shock per la separazione dalla moglie. Quasi all'improvviso, Marie si ritrova a frequentare un uomo, Joshua, di professione falegname. Non è esattamente un falegname comune, questo Joshua, in quanto in realtà si tratta di Gesù, giunto sulla Terra a causa dell'ormai imminente Giudizio Universale. Marie e Joshua iniziano a trascorrere del tempo insieme, nonostante l'opposizione di Gabriel, parroco della chiesa frequentata, non poi così spesso, da Marie, nonché ex angelo fattosi uomo per amore. Tra i due si crea un forte legame, destabilizzante per entrambi: Marie non crede in Dio ma non può non riconoscere che Joshua sia veramente chi dice di essere, mentre quest'ultimo inizia a rendersi conta di cosa si sia perso ad essere il Messia.
Ma oltre a Joshua, anche Satana è arrivato sulla Terra, pronto ad arruolare i quattro cavalieri dell'apocalisse e porre fine a tutto. Marie si scoprirà presto innamorata di Joshua, ora combattuto tra il suo ruolo divino e la sua voglia di essere solo e semplicemente un uomo. 

Nel complesso il romanzo è molto divertente, ma lascia anche parecchio su cui pensare. I rapporti con le persone che ci circondano, la facilità con cui il nostro odio può venir fuori, con o senza Cavalieri dell'Apocalisse, ma anche il rapporto tra Dio, la fede e tutte le brutture che esistono nel mondo e che sono troppo difficili da accettare.
Mi aspettavo un libro un po' più dissacrante, e mi sono ritrovata di fronte invece un romanzo che è molto più religioso di quanto si possa immaginare. O almeno io l'ho percepito così. Semplicemente tratta tanti temi dell'eterna contrapposizione tra credenti e non credenti in modo molto originale, ironico. Tende sicuramente più verso il secondo gruppo, umanizzando Gesù al punto da farlo innamorare, ma senza mai cadere nel blasfemo. 

Nonostante la bravura di Safier nel trattare il tema e alcune scene davvero esilaranti, non sono però del tutto soddisfatta di questo romanzo. E' bello, ma avrebbe potuto esserlo ancora di più. Certi aspetti sono stati trattati in modo troppo sbrigativo, e forse l'autore in alcuni casi avrebbe dovuto osare un po' di più.
Nel complesso, comunque, lo consiglio. Ai non credenti ma anche ai credenti, per vedere da un'altro punto di vista la vita del Messia.


Titolo:  L'orribile attesa del Giudizio Universale
Autore: David Safier
Traduttore: L. Bortot
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN: 978-8820048549

mercoledì 5 febbraio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #67

Per la puntata di oggi della rubrica di confronto tra titoli avevo l'imbarazzo della scelta. Grazie ad alcuni di voi e alle vostre segnalazioni se non mi venisse più in mente nulla sarei comunque a posto per almeno un mese. E questo mi fa un grande piacere, perché vuol dire che l'argomento suscita ancora grande interesse e soprattutto che non sono sola a infervorarmi di fronte a certi cambiamenti.
Oggi sfrutto un suggerimento indiretto, ovvero un libro che mi è arrivato in prestito e che, grazie al suo titolo sicuramente originale, mi ha spinta a fare qualche ricerca. E ho scoperto che tutti i libri pubblicati in Italia di questo autore hanno subito dei bislacchi cambiamenti di titolo: sto parlando dei cinque romanzi dello scrittore tedesco David Safier.

Si inizia nel 2007, con l'arrivo in libreria, per la casa editrice Sperling & Kupfer e la traduzione di L. Bortolo, di L'ORRIBILE KARMA DELLA FORMICA

Il romanzo racconta la storia di Kim una donna arrivista e dispotica pronta a sacrificare tutto per la sua carriera. A seguito di un incidente però si ritrova misteriosamente trasformata in formica. Da lì incomincerà tutta una serie di trasformazioni e reincarnazioni che la donna decide di affrontare per riprendersi la sua vita.
La copertina è molto carina, anche se di formiche non se ne vedono, e il titolo è sicuramente molto curioso.
Il romanzo in lingua originale era uscito con un titolo leggermente diverso però, ovvero MIESES KARMA


La traduzione letterale sarebbe Karma negativo. La versione italiana è quindi molto simile, anche se utilizza molte più parole per rendere lo stesso concetto ed esplicita la presenza della formica, cosa che non si trova nella versione tedesca, anche se l'animale compare poi sulla copertina. Forse si è sentita la necessità di specificare meglio l'argomento del libro, onde evitare di attirare appassionati di Karma e di cose spirituali.

Nel 2008 è arrivato in libreria un altro libro, sempre per la casa editrice Sperling & Kupfer e la traduzione di L. Bortot, con il titolo: L'ORRIBILE ATTESA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

Protagonista è Marie, una donna single che ha da poco superato la trentina e che proprio non riesce a trovare l'amore della sua vita. Nemmeno dell'uomo che sta per sposare è poi così sicura e infatti decide di annullare tutto. Ormai decisa a chiudere con gli uomini, incontra Joshua, un giovane falegname, che le rivela di essere in realtà Gesù Cristo (non è spoiler eh, è scritto nella quarta del libro!).
Vedendo il ripetersi di una parola già presente nel primo romanzo e, soprattutto, della stessa struttura del titolo, è facile immaginare che questa volta il cambio nel passaggio da una lingua all'altra sia stato molto più drastico che nel caso precedente. E infatti in lingua originale il romanzo è uscito con il titolo JESUS LIEBT MICH


Letteralmente si tradurrebbe con "Gesù ti ama" e anche la copertina, rispetto a quella italiana, è molto più esplicita (oltre che molto più bella). Probabilmente si è scelto di cambiare per evitare che il libro passasse per un romanzo religioso o fosse mal visto dalla chiesa. Secondo me però nel cambiamento ci perde parecchio.

Nel 2010 esce poi DELIRIO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Edito sempre dalla Sperling & Kupfer con la traduzione di L. Bortot, racconta la storia di Rosa, una giovane maestra dal cuore spezzato che, a seguito dell'incantesimo di un sedicente mago, si ritrova reincarnata in William Shakespeare.
E il richiamo shakesperiano è effettivamente molto evidente nel titolo, che scimmiotta il celebre Sogno di una notte di mezza estate. Così come è evidente che difficilmente in originale potesse essere così.
E infatti,  in Germania il libro è uscito con il titolo Plötzlich Shakespeare:


Letteralmente si potrebbe tradurre con "Improvvisamente Shakespeare". Niente rivisitazioni di titoli delle tragedie del Bardo quindi, ma qualcosa di molto più corto e diretto. Con una copertina, ancora una volta, magnifica.

Nel 2012 esce poi, sempre con la stessa casa editrice e lo stesso traduttore, LA MIA FAMIGLIA E ALTRI ORRORI

Il libro racconta la storia di una famiglia un po' al collasso, tra stress, fallimenti, crisi ormonali e adolescenti difficili. Un giorno però arriva un'amica di famiglia che li invita tutti a una festa in maschera...
Il libro in lingua originale era uscito con il titolo HAPPY FAMILY, traducibile letteralmente con "famiglia felice":

Il titolo italiano quindi, a differenza dell'originale, anticipa un po' quanto succederà nel libro inserendo la parola "orrori". Cambia poi l'intera struttura, allontanandosi ancora una volta dalla brevità dell'originale.

L'ultimo libro di Safier è uscito in italiano l'anno scorso, sempre per la Sperling & Kupfer e la traduzione di L. Bortot e S. Camatta, con il titolo L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA MUCCA INNAMORATA

Il romanzo racconta la storia della mucca Lolla, follemente innamorata dell'amore e, soprattutto, del toro Champion, un vero e proprio dongiovanni. Oltre all'amore, Lolla deve fare i conti anche con il contadino che ha deciso di mandare al macello tutta la mandria. A salvarla arriva un gatto, che le parla di un paese in cui le mucche anziché mangiate sono venerate.
Anche in questo caso, è fin troppo evidente che il titolo italiano è stato cambiato e, nello specifico, scimmiotta L'insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera. Difficilmente avrebbe potuto essere così anche in originale.
E infatti il libro in tedesco è uscito con un titolo secondo me magnifico, nonché decisamente distante da quello italiano: MUH!

Io un libro che ha come titolo il verso di una mucca lo avrei comprato sicuramente, un altro che invece richiama quello di un capolavoro della letteratura mondiale invece difficilmente sarebbe entrato in casa mia. Peccato che la Sperling & Kupfer non abbia voluto osare e pubblicarlo così.

Se si esclude il primo caso, tutti i libri di David Safier nel passaggio alla nostra lingua hanno subito una trasformazione evidente e, secondo me, quasi mai efficace del titolo.
Per quanto riguarda le copertine, anche le versioni italiane seguono tutte una stessa linea, proprio come le originali, che trovo però molto più belle.

Che ve ne pare?
A breve vi saprò anche dire cosa ne penso delle trame, oltre che dei titoli e delle copertine!

mercoledì 11 dicembre 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché?#61

Dopo il viaggio a New York della settimana scorsa, nella puntata di oggi della rubrica di confronto tra titolo originale e titolo tradotto non andiamo da nessuna parte. Rimaniamo fermi qua, meglio se seduti, perché il confronto di oggi, per chi ancora non avesse visto in giro i libri di cui parlerò, potrebbe essere un po' scioccante.
Ammetto che, da quando l'ho notato, mi è sembrato sempre talmente tanto assurdo che ero perfino restia a parlarne. Mi sembrava un po' di sparare sulla croce rossa, mettendo in evidenza come questa maledetta moda dei titoli tutti uguali potesse davvero raggiungere livelli imbarazzanti. Però non ho avuto tempo di cercare altri libri, di fare ricerche più approfondite e quindi ho deciso di parlarne. Anche perché, diciamo la verità, voglio essere sicura che questo incredibile autogol arrivi a più persone possibile.

Qualche mese fa è uscito, per la casa editrice Garzanti, un romanzo dal titolo L'AMORE IN UN GIORNO DI PIOGGIA, scritto da Sarah Butler e tradotto da E. Budetta:


Sempre qualche mese fa è uscito, per la casa editrice Sperling & Kupfer, un romanzo dal titolo L'AMORE IN UN GIORNO DI PIOGGIA, scritto da Gwen Cooper e tradotto da G. Balducci:


Ovviamente, non ci potevo credere. Ho voluto anche dare il beneficio del dubbio alle due case editrici, andando a controllare i rispettivi titoli originali. E indovinate un po'? Nessuno dei due titoli originali corrisponde ai due titoli italiani.
Quello di Sarah Butler in originale si intitola, infatti, TEN THINGS I'VE LEARNED ABOUT LOVE

Tradotto letteralmente: Dieci cose che ho imparato sull'amore.

Quello di Gwen Cooper, invece, si intitola LOVE SAVES THE DAY

Tradotto letteralmente: L'amore salva la giornata.

Com'è possibile quindi che due libri che in originale hanno due titoli completamente diversi (l'unica cosa in comune è la parola amore sulla copertina), si siano ritrovati ad avere in italiano un titolo identico? 
Anche guardando la data di pubblicazione, è difficile capire di chi sia la disattenzione: entrambi sono usciti a settembre di quest'anno (il primo il 12 e il secondo il 10)... si tratta quindi di un'incredibile casualità? (in realtà pare che quello della Garzanti circolasse già qualche mese prima in ebook... ma per il momento non sono riuscita a trovare riscontri in proposito).
Può darsi quindi che sia una coincidenza, di quelle che fanno sorridere qualcuno ma sudare freddo altri, però ci terrei a sottolineare ancora una volta che se fossero stati mantenuti i titoli originali, questo non sarebbe mai successo.

E poi, porca misera, ma perché non hanno mantenuto le due bellissime copertine originali?

mercoledì 30 ottobre 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #55

Per la puntata di oggi avevo preparato un post diverso. Lo avevo scritto quasi di getto, la settimana scorsa, dopo una discussione non proprio piacevole avuta con una casa editrice su twitter che si era risentita per l'inserimento di un suo libro tra le "tiffanate". Sono stata indecisa fino all'ultimo se pubblicarlo o meno, perché se da un lato la delusione per quella discussione e per il tono in cui mi è stato risposto è stata tanta e quindi ha generato una piccola voglia di "vendicarsi" in qualche modo, dall'altro non volevo alimentare polemiche alla fin fine abbastanza inutili. Alla fine, ho preferito lasciar stare.

Ci tengo però a specificare una cosa. Questa rubrica non è nata con intento polemico, tant'è che all'inizio prima di pubblicare ogni post contattavo la casa editrice interessata per chiedere spiegazioni sul cambio di titolo. Delle sei o sette volte che ho provato, ho ottenuto risposta (gentilissima tra l'altro!) solo una volta e ho quindi deciso di lasciar perdere: alla fine il mio è un blog pubblico e chiunque può arrivarci abbastanza facilmente e commentare.
L'intento della rubrica è quello di porre in evidenza i cambiamenti di titolo, cercare di provare a fornire una giustificazione plausibile (che non sempre è possibile) sul perché si verificano o esprimere la mia personalissima opinione su un cambio che non trovo adeguato. Certo, in alcuni casi sono stata più ironica e diretta che in altri, ma credo senza mai aver offeso nessuno. Vorrei che questo fosse chiaro, anche perché le mie obiezioni si sono sempre limitate ai titoli e ho parlato anche di case editrici che stimo e di cui vorrei comunque leggere tutto il catalogo.

Per la puntata di oggi mi avvalgo del suggerimento di una fan (che ringrazio tantissimo!), che dimostra ancora una volta come i cambiamenti nel passaggio tra titolo originale (ovvero quello con cui il libro è uscito la prima volta nella lingua in cui è stato scritto, giusto per specificare) e titolo in traduzione possono essere davvero drastici.

Sto parlando del nuovo romanzo di Rachel Joyce, PERFECT:


Uscito a luglio del 2013, il romanzo ha come protagonista Byron Hemmings, un bambino di undici anni dalla vita felice e perfetta, che rimane colpito e sconvolto dalla notizia che quell'anno verranno aggiunti due secondi al tempo, per allineare gli orologi al movimento naturale della Terra. Il bambino si chiede come sia possibile aggiungere due secondi senza sconvolgere la vita di nessuno.

Il romanzo è stato tradotto in italiano sempre quest'anno da A. Arduini per la casa editrice Sperling & Kupfer, con il titolo IL BIZZARRO INCIDENTE DEL TEMPO RUBATO


Un titolo, come si può vedere, completamente diverso, molto più lungo rispetto all'originale (che letteralmente si potrebbe tradurre con "Perfetto"). Leggendo la trama, questo fa verosimilmente riferimento a uno strano incidente che capita a Byron mentre è in auto con la madre: il suo orologio torna indietro di due secondi e davanti a loro appare una bambina in bicicletta, di cui si accorge però solo lui (non sto facendo spoiler eh, è tutto scritto nella quarta di copertina).
Di per sé quindi anche il titolo dell'edizione italiana sembra avere un senso con il contenuto del libro (senso amplificato anche dalla scelta di mantenere la stessa copertina aggiungendoci però una bambina in bicicletta). A questo però si aggiunge secondo me anche un'altra cosa, ovvero la volontà di creare un rimando, un richiamo con il primo libro di Rache Joyce, L'imprevedibile viaggio di Harold Fry (un romanzo che mi è piaciuto molto e che vi consiglio caldamente!). Stesso numero di parole, stessa struttura della frase, stesso utilizzo di un aggettivo che richiama l'attenzione. Unica differenza, in originale si intitola The unlikely pilgrimage of Harold Fry"(tradotto quindi in modo abbastanza fedele).

Che ve ne pare?

venerdì 22 marzo 2013

TU, PER ORA #PERSEMPRE - Laurie Frankel

L'amore non è un'opinione: lo sa bene Sam, ingegnere informatico di mestiere (ovvero, un mago del computer) e scapolo per vocazione (ovvero, mille fidanzate, mai quella giusta). Grazie a un algoritmo da lui inventato, Sam ha ideato la ricetta per far incontrare al primo colpo le anime gemelle. Tanto che perfino lui, tempo un click del mouse, ha trovato l'amore: si chiama Meredith, ha la testa fra le nuvole e vive in un appartamento con il soffitto pieno di modellini di aeroplani colorati. Tra i due è l'idillio. Almeno fino al giorno in cui Sam sorprende Meredith disperata: la nonna cui era molto legata è morta improvvisamente, e lei non ha neanche potuto dirle addio. Sam decide di aiutarla: facendo leva su tutto il suo genio informatico, s'inventa un sistema che, basandosi sulla corrispondenza passata della nonna - e-mail, lettere, chat - permette a Meredith di entrare in contatto con lei, e ricevere ancora suoi messaggi, come quando era viva. È il computer a scriverli - nello stile della nonna e con le stesse parole che avrebbe usato lei - ma questo a Meredith non interessa. Preferisce lasciarsi cullare dal dolcissimo inganno creato da Sam. Perché non c'è tentazione più forte, per chi resta, del trascorrere ancora un po' di tempo con chi se n'è andato. Ma quando sarà proprio Sam ad averne bisogno, si accorgerà allora della sottile differenza che corre tra perdere qualcuno e lasciarlo andare.

Questa sarà una recensione diversa dal solito e spero che il libro e la sua autrice non me ne vogliano più di tanto. Ma non posso parlare di questo libro così, come se fosse un libro qualsiasi. O meglio, avrei potuto farlo, se non fosse che la scelta di marketing scelta dall'editore ha condizionato la mia lettura (e imbrogliato forse i potenziali lettori). Quindi sarà più un'invettiva, abbastanza pacata, contro le politiche editoriali recenti

Se vedete una copertina così, voi cosa pensate? "Che carina la copertina!", "Sarà il solito romanzetto rosa, senza troppe pretese, utile per svagarsi", "Wow! Un libro che parla di twitter" (l'esclamazione wow può essere sostituita anche da un'imprecazione, se non siete amanti del genere). Sì insomma. Cose così. Chi non ama il genere se ne terrà alla larga, chi ha bisogno di qualcosa di leggero, penserà di aver trovare il libro che fa al caso suo, chi ama il "sole, cuore, amore" correrà a comprarlo.

E poi cosa succede? Succede che scopri che questo è un libro triste, che parla di un argomento triste con cui purtroppo per natura, destino, sfiga, chiamatelo come volete, prima o poi dobbiamo fare i conti tutti: la morte di una persona amata, il dolore della perdita e la forte, terribile mancanza che si sente dopo e quella sensazione di rimpianto per non aver detto o fatto qualcosa quando si era ancora in tempo. 
Sam, esperto informatico, crea un sistema, un algoritmo, per creare una sorta di proiezione delle persone che non ci sono più e per farle comunicare, partendo dalle loro e-mail, i loro post su facebook, le chat. Inizialmente lo fa per consolare Meredith, la donna che ama, sconvolta dalla morte della nonna. Poi la cosa si diffonde, si apre un vero e proprio business, con tutti i dubbi e le rimostranze del caso. E' davvero utile un sistema del genere per superare una perdita? Non influisce con il normale decorso dell'elaborazione del lutto? Finché, ovviamente, succede quello che tutti potete immaginare che succeda (e che la quarta di copertina non è che celi poi così tanto...) e Sam dovrà porre su se stesso queste domande. E alla fine scoprirà che il contatto umano, quello vero, è l'unica cosa che ci salva.

Intendiamoci, non si tratta assolutamente di un capolavoro: l'inizio, con la nascita dell'amore tra Sam e Meredith, è abbastanza zoppicante, e non sono sicura che sia davvero possibile creare un sistema tanto perfetto di proiezioni come quello creato nel libro. E, come dicevo prima, è abbastanza prevedibile cosa succederà e come andrà a finire e non tutti i personaggi risultano costruiti così bene. Però non è nemmeno quella storia banale che una copertina del genere vorrebbe far credere. Perché comunque ti porta inevitabilmente a porti qualche interrogativo, a chiederti cosa faresti tu in casi del genere, a schierarti inevitabilmente con chi dice che è un'idea folle che specula sul dolore o con chi invece è d'accordo per congedarsi definitivamente. Non penso che si possa leggere questo libro con leggerezza e spensieratezza.
Arrivati alla fine si prova un po' di angoscia, un po' di magone, di tristezza, di empatia con tutti i personaggi. e, perché no, si sorride anche un po'. 

Poi, passate le emozioni che inevitabilmente si provano una volta girata l'ultima pagina di un libro, si prova un forte moto di rabbia. (o almeno l'ho provato io che, come sapete, sono sensibile ai cambiamenti di titolo e alle traduzioni) nei confronti di chi ha pubblicato il libro in questo modo. Prima di tutto perché twitter praticamente non compare, e considerando che c'è un # in copertina io mi aspettavo fosse l'elemento principale. Poi perché il titolo originale sarebbe "Goodbye for now" ("Arrivederci per adesso"), molto più chiaro e inerente al libro. Poi, come dicevo all'inizio, per la copertina.

Io capisco le operazioni di marketing. Capisco che è più facile vendere un libro così confezionato rispetto a uno che parla dichiaramente di morte e di tutti i sentimenti che la circondano. Cambia sicuramente lo spirito con cui ci si avvicina alla lettura (io, ad esempio, ero un po' titubante, convinta di trovarmi di fronte all'ennesimo romanzetto rosa che non amo particolarmente).
Ma così si prendono in giro i lettori. E questa cosa mi fa davvero rabbia.

Nota alla traduzione: nulla di particolare da segnalare, direi fatta abbastanza bene!

Titolo: Tu, per ora #persempre
Autore: Laurie Frankel
Traduttore: S. Chiarappa
Pagine: 371
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN: 978-8820053598
Prezzo di copertina: 17,90 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Tu, per ora #persempre

mercoledì 20 febbraio 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #22

Per la puntata di oggi del confronto tra i titoli fino a cinque minuti fa ero completamente in alto mare. Non sono riuscita a fare tutte le ricerche che avevo in mente in merito all'autore che avevo intenzione di trattare e quindi stavo per prendere a caso un libro dalla mia libreria e parlare di quello (certo, se il titolo fosse stato uguale, avrei avuto un serio problema...).
Poi però mi è arrivata una graditissima segnalazione da uno dei miei fantastici fan, che ho deciso di cogliere al volo. Anche perché, effettivamente, sebbene non conosca il libro di cui mi ha parlato, sul titolo c'è sicuramente qualcosa da dire. Ringrazio quindi Francesco per avermene parlato.

Il libro in questione non è un romanzo, ma una sorta di manuale, che vuole "insegnare" ai lettori a fare qualcosa di particolare... Sto parlando di " THE ART OF PROCRASTINATION", ovvero "LA NOBILE ARTE DEL CAZZEGGIO" di John Perry


Uscito nel 2012, il libro è arrivato in Italia per la casa editrice Sperling & Kupfer, con la traduzione di A. Plazzi, all'inizio di quest'anno. Si tratta evidentemente di un manuale semiserio su come riuscire a gestire la propria vita rimandando e posticipando sempre tutto. L'intento dell'autore, sebbene ironico, è anche in parte serio: vuole spiegare, come riuscire a prendere la vita in modo più rilassato, adottando la filosofia del "lo faccio dopo", non semplice in tempi frenetici come i nostri.

La differenza tra titolo originale e titolo italiano è evidente. Sebbene il senso trasmesso sia simile, la scelta italiana a mio avviso attribuisce un significato non presente in originale. La traduzione letterale sarebbe molto semplice da fare: "L'arte della procrastinazione". Si è scelto però di dare un tono più ironico, introducendo un aggettivo per accompagnare arte e soprattutto sostituendo "procrastinazione" con "cazzeggio", una parola molto più nostra, forse un pochino troppo colloquiale e che, a mio avviso, abbassa un po' il livello del titolo. "L'arte della procrastinazione" diventa quindi "La nobile arte del cazzeggio"

In italiano cambia anche il sottotitolo. Certo, in questo caso, l'inglese era molto difficile da tradurre letteralmente (verrebbe fuori qualcosa come "Una guida per un'efficace perdita di tempo, bighellonaggio e rinvio"), però la scelta italiana di nuovo, a mio avviso, toglie un po' di serietà rispetto a quanto trasmetteva l'originale. E la colpa è anche questa volta dell'inserimento di un aggettivo: "Un programma geniale per risolvere tutto rimandando all'infinito".

Sebbene il titolo italiano sia sicuramente efficace, se si guarda all'inglese viene spontaneo domandarsi il perché di questi cambiamenti, soprattutto alla luce del fatto che non c'erano grosse difficoltà traduttive.

domenica 13 gennaio 2013

LA FAVOLOSA VITA DI HENRY N. BROWN ORSETTO CENTENARIO - Anne Helene Bubanzer

Bath, 1921. La guerra è finita da poco, e Alice Sheridan è una ragazza triste. Il suo grande amore, William, non ha più fatto ritorno dal fronte, e la sua vita non è più quella di prima. E per questo che un giorno, all'ora del tè, Alice decide di prendere ago e filo e mettere insieme i pezzi di un nuovo amico: due bottoni per gli occhi, un batuffolo di cotone per il naso, ed ecco Henry N. Brown, orsetto di peluche. Un orsacchiotto diverso dagli altri: perché Alice gli ha cucito dentro un segreto. Un minuscolo segreto di metallo che lei chiama amore. Comincia così la storia di Henry, che, da allora, di amore ne ha dato e ricevuto, durante i lunghi anni in cui è passato di mano in mano: la sua esistenza è stata ricca, curiosa, piena di incontri. Ovunque sia approdato, ha conquistato adulti e bambini con il suo sguardo tenero e sapiente e l'incrollabile capacità di ascoltare. Ha visto la guerra e il suo furore, ha conosciuto le grandi città d'Europa e ha avuto moltissimi amici: dal piccolo Robert con cui condivise una spericolata infanzia parigina, a Marlene che lo regalò al fidanzato in partenza per il fronte russo, a Nina, bambina ammalata nell'Ungheria sovietica. Senza mai dimenticare la sua prima amica, che gli fece il regalo più importante. E così, oggi, Henry ci racconta la sua storia. Che è soprattutto una storia d'amore: quello che gli è stato cucito dentro il primo giorno, il filo rosso della sua lunga vita.

Ciao a tutti, sono Yoghi, l'orsacchiotto che Elisa ha da quando aveva tre anni. Lei non sa che sto scrivendo io questo post e spero proprio non si arrabbi. Così come non sa che anche io, quando lei non c'era, ho letto questo libro. Sì, insomma, lo capite anche voi che se un orsacchiotto racconta le sue avventure in un romanzo, io, altrettanto orsacchiotto, non posso non leggerlo. E ora credo che nessun meglio di me possa parlarne. Ammetto di non avere mai avuto aspirazioni da scrittore: essere un cartone animato, un gadget e, soprattutto, la più grande attrazione di Yellowstone è più che sufficiente. Però riconosco il talento e devo ammettere che il mio collega Henry N. Brown ha raccontato la vita di noi orsacchiotti di peluche in modo ineccepibile.

Henry non è nato da un cartone animato come me, ma è stato cucito appositamente dalla sua prima proprietaria, una ragazza il cui marito è stato dato disperso durante la prima guerra mondiale. Alice, si chiamava, ed era alla disperata ricerca di affetto e compagnia. E nessuno meglio di noi orsacchiotti di peluche può svolgere al meglio questo lavoro. Saper ascoltare in silenzio e offrire una pancia calda e pelosa di accarezzare. Henry ne ha vissute tante nel corso della sua lunga vita. E' stato perduto e regalato, è stato abbandonato e ritrovato da un sacco di persone, più o meno adulte, con cui ha sempre condiviso un sacco di momenti, purtroppo non molto belli. Io, cosa sia la guerra per fortuna non lo so, mentre lui lo sa fin troppo bene: è stato l'orsacchiotto di un bambino francese che lo ha dovuto abbandonare durante una fuga. E' stato l'orsacchiotto di una coppia di tedeschi, lui soldato, lei moglie a casa ad attenderlo, e ha capito che non sempre chi esegue gli ordini crede in quello che fa. Li ha persi entrambi, ma poi ha proseguito il suo cammino in casa d'altri. Pensate che è addirittura andato a Firenze, a spalare quando c'era stata l'alluvione! Ha vissuto a Parigi, in Inghilterra, persino un giro negli Stati Uniti ha fatto! (Anche io vengo da là, ma ho viaggiato in aereo, molto più rapido e confortevole che una nave). E' stato vicino a bambini malati, a bambini tristi ma anche ad adulti felici o in difficoltà. Ha vissuto più di un secolo attraverso la storia europea e mondiale. Non che ne sapesse niente, lui, di quello che stava succedendo, se non quelle poche cose che capiva da chi lo possedeva in quel momento. Eppure lui era sempre lì, con il suo sguardo rassicurante e la sua panciotta pelosa, pronto a consolare chiunque ne avesse bisogno.
Ha vissuto tanti momenti tristi, impotente davanti a tutto il male del mondo. Eppure, nel suo piccolo è riuscito un po' ad alleviarli e a dare tanto. Certo, ogni tanto un po' di fatica l'ha fatta, ed è stato più e più volte vittima di soprusi inauditi: spalle slogate da bambini che lo tiravano su nel modo sbagliato, gatti che lo martoriavano e gli facevano pipì addosso. Una volta è persino caduto in una botte piena di vino! Ce n'è voluto prima che la puzza se ne andasse (parlo per esperienza personale, ogni volta che vengo lavato, per farmi asciugare ci vuole un secolo). Però è sopravvissuto a tutto e a tutti, e ora ci ha raccontato in questo libro la sua storia.

Certo, forse a volte è un tantino un po' troppo stucchevole... ma siamo orsacchiotti, cosa potete aspettarvi? Nessuno ci insegna le parolacce (io ogni tanto qualcuna la dico, ma solo quando Bubu non mi sente), né ci spiega come essere cattivi. Perché dovremmo, poi? C'è già tanto male nel mondo e il nostro scopo è proprio quello di essere coccolosi e di offrire un rifugio morbido e sicuro in cui sfogarsi. Povero Henry, ne ha vissute davvero tante, troppe forse per un povero orsacchiotto dal cuore tenero come lui. Eppure non si è mai scoraggiato né lasciato sopraffare dagli eventi.

Non so cosa si provi a passare di mano in mano, io sono sempre stato con la mia padroncina, anche adesso che ha quasi 28 anni ho ancora il mio posto d'onore sulla mensola, insieme agli altri suoi compagni di avventura di quando era bambina. E non potrei mai immaginare di essere con qualcun altro. E non ho nemmeno vissuto una vita così terribile, anzi! I traumi più grossi sono stati il taglio del mio bellissimo cravattino da parte del fratello della mia padroncina quando aveva sette anni e qualche operazione di ulcera, ottimamente svolta dalla sua mamma con ago e filo.
Ma Henry è riuscito in modo incredibile ad adattarsi ad ogni situazione e ogni nuovo proprietario, mostrando sempre il giusto coraggio anche nelle occasioni più difficili, senza mai abbattersi.

Sono contento che qualcuno finalmente abbia deciso di raccontare la vita di noi orsacchiotti di peluche, perché siamo molto più importanti di quanto a volte si possa immaginare.

Bene, ora scappo che sta arrivando Elisa. Penso che le verrebbe già un mezzo colpo se mi vedesse qui seduto al pc a scrivere, figuriamo se sapesse che ho persino pubblicato una recensione. Adoro farle le sorprese però!
Comunque, leggete la storia di Henry N. Brown, recuperate i vostri orsacchiotti (o qualunque altro peluche abbiate avuto da bambini) e stringeteli forte a voi ancora una volta. Che se lo meritano proprio.

Nota alla traduzione: oh sì, dunque... la mia padroncina analizza sempre anche le traduzioni. Vediamo, io la laurea in lingue non ce l'ho, però posso dire che a parte qualche ripetizione la traduzione mi sembra fatta abbastanza bene. Probabilmente Henry ha degli amici orsetti traduttori.


Titolo: La favolosa vita di Henry N. Brown orsetto centenario
Autore: Anne Helene Bubenzer
Traduttore: Aglae Pizzone
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN: 978-8867150960
Prezzo di copertina: 17,90 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: La favolosa vita di Henry N. Brown orsetto centenario

lunedì 3 dicembre 2012

L'IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY - Rachel Joyce

Quando viene a sapere che una sua vecchia amica sta morendo in un paesino ai confini con la Scozia, Harold Fry, tranquillo pensionato inglese, esce di casa per spedirle una lettera. E invece, arrivato alla prima buca, spinto da un impulso improvviso, comincia a camminare. Forse perché ha con la sua amica un antico debito di riconoscenza, forse perché ultimamente la vita non è stata gentile con lui e con sua moglie Maureen, Harold cammina e cammina, incurante della stanchezza e delle scarpe troppo leggere. Ha deciso: finché lui camminerà, la sua amica continuerà a vivere. Inizia così per Harold un imprevedibile viaggio dal sud al nord dell'Inghilterra, ma anche dentro se stesso: mille chilometri di cammino e di incontri con tante persone, che Harold illuminerà con la sua saggezza e la forza del suo ottimismo. Harold Fry è - a suo modo - un eroe inconsapevole, proprio come Forrest Gump: un uomo speciale capace di insegnarci a credere che tutto è possibile, se lo vogliamo davvero.

Avete presente i giorni prima di un evento importante? Quando si accumulano ansie e aspettative, e da un lato non si vede l'ora che arrivi il giorno X mentre dall'altro ci si gode, seppur forse inconsciamente, quell'attesa che tende a rendere un evento speciale ancor più speciale. Ecco, questa è più o meno l'emozione che mi ha suscitato "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry". Volevo leggerlo dal primo momento in cui l'ho visto sullo scaffale delle novità in libreria. Ho provato invano a vincerlo in un simpatico concorso organizzato dalla casa editrice Sperling & Kupfer su Facebook. L'ho preso in mano, riposato, ripreso in mano, riposato almeno una decina di volte un pomeriggio in un centro commerciale, combattuta tra la mia incredibile voglia di leggerlo e la mia tirchieria acuta (per me, spendere più di 15 € per un libro è un po' un furto, anche se la storia li valesse veramente). E poi alla fine il mio ragazzo, un po' impietosito e un po' (tanto) stanco dei miei conflitti interiori me l'ha regalato.
Le prime pagine sono state difficili. Non perché il libro non sia scritto bene, sia chiaro, ma semplicemente perché le aspettative, oltre a rendere più grande un evento, a volte hanno il terribile vizio di tentare di rovinarlo, per la paura di essere disattese. E se avessi atteso tanto per un libro che alla fine non valeva pena?
Poi però a un certo punto Harold mi ha presa per mano e mi sono lasciata andare, anzi, accompagnare tra le sue pagine e il suo viaggio, per poi riuscire a staccarmene solo alla fine, con estrema riluttanza e solo perché è stato lui stesso a chiedermelo.

Harlod Fry è un tranquillo pensionato che vive con la moglie Maureen in una cittadina nel sud dell'Inghilterra. Il rapporto con la donna non è dei migliori ormai da molti anni a causa di alcuni avvenimenti del passato che la donna non riesce a perdonare all'uomo. Una mattina Harold riceve una lettera: Queenie, una sua vecchia collega di lavoro licenziata in tronco dall'azienda tanti anni prima, sta morendo di cancro in una casa di cura ai confini con la Scozia, e gli ha scritto per congedarsi. Questa notizia turba molto l'uomo che, uscendo di casa per andare a spedire un'insulsa lettera di risposta, inizia a camminare e si rende subito conto di quale sarà la sua meta. Deve andare dalla donna, convinto che finché lui camminerà lei vivrà e che una volta giunto a destinazione lei sarà completamente guarita. Poco importa se non indossa gli abiti e le scarpe adatte, se non ha avvisato nessuno prima di partire e se tra la sua città e quella della donna ci sono circa 1000 km.  E' una cosa che sente di dover fare. Lungo il cammino incontrerà tante persone diverse tra loro, che in un modo o nell'altro cercano di aiutarlo nel portare a termine il suo viaggio: chi con del cibo, chi con un riparo, chi offrendogli dei cerotti, chi semplicemente raccontandogli una storia, per fargli capire che per quanto assurdo sia quello che sta facendo, le persone sono con lui. Certo, incontrerà anche qualche disadattato, qualcuno che deciderà di seguirlo nel suo viaggio per poi vendere la storia a giornali e televisioni, arrivando addirittura a cercare di prendere il suo posto. Ma Harold continua imperterrito. Anche quando non ce la fa più, anche quando vorrebbe solo tornare a casa, riabbracciare sua moglie, che a poco a poco si è resa conto di quanto male si sono fatti negli ultimi anni e di quanto lei sia stata ingiusta, e suo figlio. 
Ma poi alla fine arriva alla meta. E succede l'unica cosa che può succedere.

E' un libro incantevole, pervaso da una nota di buonismo reale, mai eccessivo o sopra le righe, che davvero si può incontrare tra le persone. Il personaggio di Harold Fry è assolutamente ben riuscito, dolce, garbato, gentile e desideroso di riparare un torto compiuto nel passato, per cercare così di far fronte a tutto il dolore degli ultimi anni. E' impossibile non affezionarsi, non provare tenerezza, simpatia e non ritrovarsi a sperare che davvero ce la faccia, che non si arrenda e che alla fine del viaggio possa ritrovare la serenità che in tutti questi anni lo ha abbandonato.

La trama è costruita davvero bene: attorno al viaggio di Fry ruota tutto il resto. Il rapporto con la moglie e con il passato, e la presa di coscienza di quest'ultima su quanto ami quell'uomo sebbene negli ultimi anni non gliel'abbia mai dimostrato. Le difficoltà nel crescere i figli e il senso di impotenza quando si fallisce. Una velata critica alla società della tv e delle persone che si approfittano dell'uomo per i propri scopi personali, snaturando un po' il senso del viaggio. E il finale che ti insegna ad andare avanti, un passo dopo l'altro, per quanto male facciano i piedi, per quanto il dolore sia una tortura, perché ci sarà sempre qualcuno che ti aspetta, che ti tende la mano o che ritorna dopo essersi perso per strada.

Credo sia inutile dire che è stato decisamente all'altezza delle mie aspettative... merita davvero!

Nota alla traduzione: c'è qualche calco, ma a parte questo direi ben fatta!

Titolo: L'imprevedibile viaggio di Harold Fry
Autore: Rachel Joyce
Traduttore: M Bartocci, C. Brovelli
Pagine: 310
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN: 978-8820052706
Prezzo di copertina: 17,90 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: L'imprevedibile viaggio di Harold Fry

mercoledì 18 luglio 2012

UNA SPOSA CONVENIENTE - Elsa Chabrol

In uno sperduto paesino di montagna nella Francia del sud i pochi abitanti rimasti sono tutti più vicini ai novanta che ai settanta. I giovani se ne sono andati da tempo, a eccezione di Pierrot, un "ragazzo" di quarantasette anni che per quei vecchietti brontoloni rappresenta la salvezza. Pierrot è infatti munito di una macchina ed è generoso: è lui che sbriga tutte le commissioni, fa la spesa per il gruppetto, distribuisce la posta, ripara quel che si rompe. Ma un giorno Pierrot annuncia che vuole andarsene per cercare moglie. Dopo il panico iniziale, gli anziani accantonano i loro reciproci rancori per far fronte all'emergenza e mettono in atto un diabolico piano per trovare a Pierrot la moglie giusta... su Internet! Costringendolo così a restare nei paraggi. 

C'è un piccolo paese, un gruppo di case più che altro, sulle colline alessandrine proprio ai confini con la Liguria, che porta il mio cognome. Non so quanti abitanti vi risiedano adesso, ma già pochi anni fa bastavano le dita di due mani per poterli contare. Certo, non è sempre stato così: quando ci vivevano i miei nonni e mio padre di gente ce n'era tanta (o comunque, tanta rispetto ad adesso). Poi però è passato il tempo: i più anziani sono morti a poco a poco, i più giovani se ne sono andati, vuoi per lavoro, vuoi per amore, vuoi semplicemente per comodità, e in quelle quattro case non ci è rimasto praticamente nessuno.
E' una storia comune a molte piccole frazioni di campagna, che sono rimaste in qualche modo ancorate al passato e che, con l'avvento del progresso, hanno più o meno consapevolmente deciso di rimanere indietro.

Ed è proprio quello che succede a Poulipeac, la piccola frazione nel sud della Francia, in cui è ambientato il romanzo "Una sposa conveniente". In quel gruppo di case sono rimaste meno di quindici persone: la più anziana, Juliette, è una centounenne molto in gamba che passa le sue giornate ad allenarsi a fare espressioni da morta, a pronunciare ogni sua parola come se fosse l'ultima e a tenere d'occhio tutto il paese dalla sua finestra. Il più giovane è Pierrot, un omone di quarantesette anni, rimasto in paese per accudire l'anzia madre e che svolge per tutti gli abitanti del luogo il ruolo di fattorino (in quanto è l'unico ad avere l'automobile) e tutto fare.
Quando la madre di Pierrot muore improvvisamente, tutta la popolazione di Poulipeac cade nello sconforto: non solo perché il loro già esiguo numero si è ridotto ancora di più, ma soprattutto perché Pierrot decide che è ora di andarsene, di cercare di costruirsi una vita e una famiglia, cosa che difficilmente potrà avvenire in paese vista la scaristà di popolazione femminile aldisotto dei cinquant'anni.
Gli altri abitanti vanno nel panico: se Pierrot se ne va, loro rimarranno ancora più isolate e abbandonati a loro stessi. Nessuno farà più la spesa per loro, nessuno li aiuterà più nei lavori di casa. Rimarranno ancora più soli.
Per risolvere il problema decidono allora di cercare loro una moglie per l'uomo, una donna disposta ad andare a vivere in un paesino sperduto, in cui ancora salta la corrente in caso di maltempo e che ancora rimane isolato quando nevica. Come fare a trovarla? Ma tramite internet, naturalmente!
Basterà andare su un sito per single,  creare un falso profilo di Pierrot, scegliere una donna, preferibilmente straniera, corteggiarla un po' e raccontarle la verità solo quando sarà il momento, magari dopo il matrimonio.
Il tutto ovviamente di nascosto da Pierrot, che non accetterebbe mai questa interferenza nella sua vita da parte di dieci vecchini ficcanaso.
Inutile dire che l'idea si rivelerà un esilarantissimo disastro.

E' un libro davvero carino, questo della Chabrol, in grado di offrire un ritratto molto, molto fedele della vita in queste piccole frazioni quasi deserte, che alla fin fine tendono ad assomigliarsi un po' tutte. La forza di questo romanzo non sta tanto nella trama, sebbene sia molto buffa e divertente nella sua banalità, ma nella caratterizzazione dei personaggi del paese: dalla già citata Juliette, con la sua bella lapide già pronta che al momento tiene in salotto per quando sarà ora di usarla e che mostra a tutti con orgoglio, a tutti gli altri abitanti. C'è "La Talpa", ad esempio, una ottantottenne che ha come ultimo desiderio quello di non morire vergine e che cerca quindi di adescare qualunque uomo le si avvicini; c'è "la Vispetta", che vive in funzione dei programmi in tv e che odia tutti gli uomini dopo essere stata abbandonata dal marito, un odio che ha trasmesso anche alla figlia Aurelie, anch'essa abbandonata, impedendole di vivere le sue passioni. C'è Ginette, che nutre un amore immenso che sfocia nell'idolatria verso il figlio cialtrone e che si occupa del marito un po' fuori di testa, convinto che la bottega del paese che gestiva da giovane sia ancora aperta. E poi ci sono "i Crucchi", i forestieri trasferitisi in paese da poco per cercare di fuggire dal dolore della perdita del figlio.
Insomma, Elsa Chabrol è riuscita a creare una galleria di personaggi incredibilmente ben caratterizzata, che interpretano al meglio la vita nei piccoli paesini, dove vecchi ranconti, antipatie, prese in giro, pettegolezzi e ricordi del passato alimentano la vita di tutti i giorni, rendendola stabile e sicura e nascondendo quell'affetto e quella solidarietà che in realtà tutti provano nei momenti più tristi.

E' un libro leggero, che si legge in fretta, a tratti molti divertente, a tratti un po' malinconico. Sicuramente non è un capolavoro della letteratura mondiale, ma, a mio avviso, merita di essere letto.

Nota alla traduzione: pessima scelta del titolo italiano che si discosta troppo sia dall'originale ("L'heure de Juliette"), sia dal significato del libro.
Ci sono poi diverse note, alcune dell'autrice altre del traduttore, non sempre indispensabili.


Titolo: Una sposa conveniente
Autore: Elsa Chabrol
Traduttore: Francesco Bruno
Pagine:303
Prezzo di copertina: 9,50 €
Editore: Sperling Paperback
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