Visualizzazione post con etichetta Olimpiadi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Olimpiadi. Mostra tutti i post

martedì 29 marzo 2016

GIRL RUNNER - Carrie Snyder

Ricordo che sussurravo la parola indistruttibile mentre correvo o quando sentivo arrivare un grande dolore, ma lo ripetevo perché sapevo di non esserlo. Non ho mai corso perché ero forte, se capite cosa intendo. Non era la forza che mi rendeva un'atleta, era il desidero di essere forte.
Correvo per coraggio. Lo faccio ancora, anche se è solo nella mia mente.

Non sono mai stata molto sportiva. Mi piace nuotare e pattinare, ma non lo faccio poi così spesso, in realtà. E andare a correre è forse l’attività fisica che odio di più. Ci avevo provato, qualche anno fa, a farlo con una certa costanza, ma non sono mai riuscita ad appassionarmici (troppa fatica, troppo sudore, troppo dolore alle gambe dopo). So che mi farebbe bene, che è uno sport quasi a costo zero e, vivendo in campagna, avrei anche molte strade poco trafficate in cui andare. Ma no, mi spiace, proprio non ci riesco.

Quando mi è stata proposta la lettura di Girl Runner di Carrie Snyder, romanzo da poco uscito per la casa editrice Sonzogno con la traduzione di Gioia Guerzoni, il primo pensiero è stato che qualcuno mi stava facendo uno scherzo. Oppure che volesse provare a convincermi a correre passando tramite l’attività che amo di più, la lettura. Sono stata molto indecisa se leggerlo o meno, devo dire la verità. A convincermi è stata una frase che ho letto a proposito di questo romanzo, scritta in una recensione pubblicata su Star Tribune, che lo paragonava a Olive Kitteridge di Elizabeth Strout. Ok, allora non è solo il libro di una che si mette a correre e corre per 280 pagine. Ci deve essere sicuramente qualcosa di più.

Girl Runner racconta la storia di Aganetha Smart, che nel 1928 conquistò la medaglia d’Oro alle Olimpiadi negli 800 metri. Correva fin da quando era bambina, Aganetha, tra un lavoro di campagna e l’altro, da sola o insieme a tutte le sue sorelle. Poi è cresciuta, e ha continuato a correre, con dei vecchi scarponcini che le rovinavano i piedi e poi via, veloce come il vento, con delle scarpe vere e su una pista vera. E poi ha vinto, è diventata famosa, allontanandosi da quella sua numerosa famiglia e da quasi tutti i problemi che le aveva sempre portato. Ma poi la disciplina è stata abolita e la sua vita è tornata quella di prima. Fino ad aver seppellito tutti i famigliari e con essi tutti i ricordi, gli scandali, le gioie e i dolori. Fino a 104 anni e a quella casa di riposo che non sa che lei correva e che ancora lo fa nella sua mente. Ma forse anche a 104 anni, anche su una sedia rotelle, anche con una voce fioca che a volte non riesce a farsi sentire, c’è ancora tempo per un’ultima corsa.

Girl Runner è stata una lettura inaspettatamente bella. Inaspettatamente, perché come dicevo all’inizio temevo fosse un libro incentrato principalmente sulla corsa. E in parte lo è sicuramente, perché Aganetha (che è un personaggio inventato, anche se fino a che non lo si legge nella nota finale dell’autrice non ce ne si rende conto) corre, corre sempre, nella pista, certo, ma anche nella sua vita. 
Una saga famigliare che in realtà parla di una sola generazione, che parte dai primi anni del Novecento in Canada, quando si moriva ancora di epidemie, o di parto, o di aborto clandestino, o, molto semplicemente, in guerra, e arriva fino a oggi.

Carrie Snyder è stata bravissima a creare questo personaggio e tutta la sua incredibile famiglia di contorno; è stata brava a mettere su carta, oltre alla corsa, alle Olimpiadi e al ruolo e alla considerazione delle donne nello sport di quegli anni, anche altri argomenti difficili da affrontare per l’epoca; è stata brava a saltare tra passato e presente senza generare confusione, ma creando un meccanismo perfetto. Quello che ne è venuto fuori è un libro coinvolgente e bellissimo.

Voglia di andare a correre Girl Runner non me l’ha fatta venire, questo no. E forse è proprio per questo motivo che lo consiglio a tutti, anche ai più pigri, anche a quelli che come me a prima vista, per il titolo (che non poteva comunque essere diverso, secondo me) e per la copertina (con la bella illustrazione di Maria Cecilia Azzali… e non ricordo se vi ho già detto quanto io adori queste nuove copertine Sonzogno), avevano pensato non facesse per loro. Sono sicura che vi stupirà, proprio come ha stupito me.


Titolo: Girl Runner
Autore: Carrie Snyder
Traduttore: Gioia Guerzoni
Pagine: 281
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Sonzogno
Prezzo di copertina: 16,50€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Girl runner
formato ebook:Girl runner (Romanzi)

domenica 5 ottobre 2014

NON DIRMI CHE HAI PAURA - Giuseppe Catozzella

Credo molto poco nella qualità letteraria del premio Strega. Perché è più una questione di case editrici, e di influenza e potenza delle stesse, che non di bravura degli autori. Non sto dicendo che tutti i vincitori o i finalisti dello Strega non siano bravi scrittori, ci mancherebbe. Dico che, per quanto mi riguarda, non è un parametro che può influenzare la mia scelta di leggere o meno un libro (a differenza del Pulitzer, ad esempio, di cui mi fido ciecamente). 
Quest'anno però ho letto sia il vincitore del Premio Strega chiamiamolo ufficiale, Francesco Piccolo, e, adesso, anche il vincitore del Premio Strega Giovani 2014 (che viene assegnato dagli studenti delle scuole superiori), questo giovane Giuseppe Catozzella.

La storia che racconta Catozzella nel suo libro è una storia forte e, soprattutto, una storia vera: quella di Samia, una ragazza somala che nel 2008 è riuscita a qualificarsi per correre i 200 m alle Olimpiadi di Pechino. Ha perso, ovviamente, perché la sua preparazione fisica era nettamente inferiore a quella di tutte le altre: lei si allenava in mezzo alle rovine, coperta da un burqua e senza alcun preparatore atletico, se non il suo migliore Alì. Tutto il mondo però, quando l'ha vista correre e arrivare dieci secondi dopo le altre, ha tifato per lei. Ma è la storia anche di quella Samia che sognava le Olimpiadi del 2012 a Londra ed è morta in mare mentre cercava di raggiungere l'Italia e poi la sorella nel Nord Europa, per potersi preparare al meglio. Inseguiva un sogno, Samia. Un sogno che si infranto in mare, come quello delle migliaia di profughi che ogni giorni tentano disperatamente di fuggire dal loro paese e dalle condizioni terribili in cui vivono, in cerca di una vita migliore.

Quella di Samia è una storia che colpisce molto e che meritava sicuramente di essere raccontata (come sono sicura lo meriti quella di chiunque perda la vita così). Il problema è che non basta una storia forte e potente per fare di un libro un bel libro. Non basta nemmeno avere il coraggio di raccontarla, nonostante sia già di per sé ammirabile. Ci va anche un certo stile, una certa bravura, che, mi spiace dirlo, io in Giuseppe Catozzella non ho trovato. Il suo modo di scrivere è probabilmente indirizzato a un pubblico più giovane (e non per niente ha vinto il Premio Strega Giovani), che fa più attenzione alla storia che non al modo in cui è narrata. Per me, è stata una lettura incredibilmente difficile: troppe similitudini, troppe ripetizioni, un linguaggio troppo semplice che, non si sa bene come, non riesce nemmeno a risultare scorrevole. Più e più volte ho avuto la tentazione di prendere una matita e sistemare le frasi, la sintassi, di eliminare qualcosa. Oltre a questo, c'è stata poi la voglia di saperne di più: è una sorta di diario, certo, ed è scritto in prima persona da una ragazza poco più che adolescente, quindi è normale che non ci siano analisi più approfondite di certi argomenti. Però, ecco, si ha la sensazione di frettolosità, di mancanza di qualcosa, di scarso approfondimento.
E trovo che questo sia davvero un peccato, perché una storia così forte, così toccante e disperata, si sarebbe meritata sicuramente una scrittura migliore.

Titolo: Non dirmi che hai paura
Autore: Giuseppe Catozzella
Pagine: 236
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Feltrinelli
ISBN: 978-8807030772
Prezzo di copertina: 15 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Non dirmi che hai paura